"Nel 1963 la Honda decise di mettere in naftalina la 50cc a dispetto di tutti gli investimenti e le energie spese, per concentrarsi sulla 125, 250 e 350...
Quello fu l'anno in cui ebbi un grande scontro con Tarquinio Provini nella 250 e con Mike Hailwood e la sua MV nella 350 però feci in modo da vincere entrambi i campionati..."
Inizia così il capitolo 10 del libro autobiografico di Jim Redman pubblicato nel 1998, la traduzione è praticamente letterale e da queste parole si sente si intuisce quanto il plurititolato pilota rhodesiano sia fiero di avere battuto nello stesso anno in due diverse classi il grande campione italiano e quello che per le sue imprese sarebbe diventato un'icona del motociclismo da competizione.
"Chi fosse il migliore dei piloti Honda non saprei dirlo. certo era lui (Redman) il numero uno dalla 250 in su, forse perchè insieme a Tom Phillis (deceduto al TT nel 1962) era stato tra i primi a collaborare con la Honda. E' stato il primo che ho visto bilanciare la moto guidando con le ginocchia all'infuori come fanno adesso. Ma forse più che una tecnica di guida era a causa della sua statura."
Questo invece è Provini in un'intervista rilaciata a Roberto Patrignani mooolto tempo dopo. quella fantastica stagione 1963 che ho ripreso da “Motociclismo d’Epoca” aprile 2003.
Come si vede Tarquinio riconosce in qualche modo il valore dello spilungone pilota della Honda ma preferisce mettere l'accento sul suo stile di guida.
Quel mondiale 1963 della 250 era iniziato a Barcellona col GP di Spagna il 5 maggio dove Tarquinio e la sua fantastica Mrini “mono” avevano vinto davanti a Redman e alla sua nuovissima quadricilindrica Honda .
Provini si ripeteva a Hockenheim, un circuito nel quale la Morini - che nel ’63 erogava 38 CV a 15000 giri - diede la seconda bastonata alle pluricilindriche nipponiche di Robb e Redman nell’ordine che erano in grado di esprimere 46 CV a 13000 giri.
Otto cavalli in meno non sono da sottovalutare nemmeno nella moderna Moto GP, pensate cosa potevano significare allora sul velocissimo circuito tedesco. Eppure Tarquinuio riuscì a battere tutto lo squadrone Honda, composto oltre che dai due piloti già citati anche dal campione svizzero Luigi Taveri e dal valido giapponese Kunimitsu Takahashi.
Il Gp successivo era il TT. La Morini con Tarquinio in testa al mondiale rinunciò a partecipare: E’ ancora Provini che parla:”Le solite incertezze.
Il comm. Morini. Era molto suscettibile e se prevedeva che non ci si poteva battere alla pari cion la MV tentennava fino a quando era troppo tardi per muoversi.”
La mancata partecipazione al TT fu un errore di rilievo assoluto e Redman ne approfittò per vincere davanti alla Yamaha bicilindrica di Fumio Ito e avvicinarsi in classifica.
Il 29 giugno si correva ad Assen e…”A patto che la Morini arrivasse sul circuito e si potesse fare una messa a punto come intendo io ….la Morini poteva essere sfruttata in tutto e per tutto. Invece si lavorava con l’acqua alla gola…”.
Tarquinio è terzo, Redman vince ancora . E sarà ancora terzo a SPA Francorchamps il 7 luglio con Redman assente per i postumi di una caduta nella 350 ad Assen.
Scrive Ezio Pirazzini nella sua Storia dei Motomondiali:”Assente Redman, la Yamaha si portava al pieno onore della cronaca con Ito e Sunako davanti a Provini che lamentava una cattiva partenza.”
Il 10 agosto al Gp dell’Ulster a Belfast la Morini è di nuovo seconda dietro alla potente Honda di Redman. E’ sempre Pirazzini che scrive:”Nella verde zona dell’Irlanda del Nord, tra piovaschi e vento, sul vecchio tracciato sempre più ingobbito dal tempo, Redman e la sua Honda trovano la giusta carburazione proprio all’opposto del binomio Provini-Morini, costretto alla resa, non prima di avere realizzato il giro record”.
Il 18 agosto si disputa il Gp della Germania Est al Sachsenring. E’ in questo momento che per Provini e la Morini arriva l’apice della farsa. E’ ancora Provini racconta:”La verità è che dopo tante indecisioni siamo partiti il giorno di Ferragosto. Considerando che la gara era il 18 e le prove nei due giorni precedenti, è chiaro che eravamo ancora una volta in ritardo. Questo ci ha impedito di rimediare allo stop in dogana per i visti mancanti. Non ci è restato altro da fare che prendere la via del ritorno. La Morini non disponeva, come le altre case del responsabile per l’organizzazione delle trasferte”.
Potrebbe essere la disfatta ma la sfortuna vuole essere equa e…:”Provini però aveva la soddisfazione di non perdere ulteriore terreno nei confronti di Redman che non sapeva cogliere tanta manna dal cielo. Infatti il rhodesiano (ancora dolorante) terminava strabattuto dalle MZ bicilindriche di Hailwood e Shepherd”. Puntualizza Pirezio.
Quasi un mese dopo, il 15 settembre si corre il GP d’Italia a Monza:”Nonostante alcuni inconvenienti alla vigilia (due cadute di Provini nelle prove e il motore della Morini che denunciava allarmanti vibrazionio a certi regimi), il binomio emiliano agguantava quella vittoria che aveva inseguito dopo i due successi iniziali”.
E’ la gara del debutto di un certo Giacomo Agostini in una gara di campionato del mondo sull’altra Morini ufficiale, un debutto che fa capire immediatamente qual è la stoffa del ragazzo. Patrignani su Motociclismo d’Epoca scrive:”La gara è una meraviglia e Provini affronatndo a manetta e in carenatura il curvone (allora privo di varianti) domina il lotto Honda, rifila 13”9 a Redman e stabilisce anche il giro più veloce, In quanto ad Agostini, dopo un ottimo inizio è fermo per l’allentamento del tubo di scarico (mistero)”. E Pirazzini:”Dapprima Provini controllava l’azione di Redman tutt’altro che rassegnato, poi, visto che le cose minacciavano di complicarsi per l’intervento di Shepherd (il quale in ritardo di un giro si era inserito nella coppia di testa con l’evidente intenzione di dare una mano al rhodesiano), rompeva gli indugi e con inesorabile progressione staccava il campione del mondo. Al traguardo 14” separavano i due conduttori e Provini si riapriva la via verso il titolo”. E Provini:”Nel ’63 eravamo arrivati a 38 CV, in quanto ai giri si è sempre parlato di circa 11000 giri. Ma questo era il regime di coppia massima che si leggeva al banco. Io invece la facevo girare a 14000 e in certi strappi a 15000. Il motore si prestava al fuorigiri e quando parlo di messa a punto meticolosa intendo poter disporre del motore al meglio assoluto per poter raggiungere questi regimi senza pericolo.
In quanto alla velocità con i rapporti di Monza abbiamo cronometrato i 218 all’imbocco del curvone poco meno, prima della staccata della Parabolica.
Della Honda si parlava di 46 CV e una decina di km/h in più. La differenza a mio favore saltava fuori specialmente al curvone che facevo in pieno in sesta, in carenatura. E pensare che nelle prove ero caduto per un tratto di pista sporca che poi ho pulito personalmente”.
Ora restavano solo gli ultimi due gran premi: l’Argentina e il Giappone.
Nella gara sud-americana l’italiano vince ancora, anche se la trasferta viene fatta grazie al finanziamento della FMI e con lo stesso Provini che dona i suoi ingaggi perché il comm. Morini non ha alcuna intenzione di far fronte alle ingenti spese di una simile trasferta (roba da matti!). Redman è secondo e Umberto Masetti al quale era stata affidata una Morini bialbero nella speranza che togliesse punti al pilota Honda fa il terzo dimostrando di essere ancora in gamba nonostante l’età.
A questo punto per vincere il mondiale bisogna arrivare primi in Giappone.
Sul circuito di Suzuka la Honda affida le sue moto oltre ai piloti ufficiali anche a numerosi locali, in più scendono in campo le versioni più evolute della Yamaha e della 4 cilindri Suzuki a disco rotante velocissima per la quale si parla di una potenza di 54 CV.
Scrive Pirazzini:”L’avventura in Estremo Oriente di una esile motocicletta e di un uomo solo contro tutti terminava con l’immaginabile sconfitta in cui le attenuanti non potevano certo equilibrare i valori emersi dalla parte opposta….Ma se di recriminazioni c’era da parlare queste dovevano esser rivolte da Provini e Morini alla nebbia di Clermont Ferrand, al visto d’ingresso del Sachsenring e alla mancata partecipazione al TT”.
Provini è costretto a correre con un fastidioso dolore all’orecchio:”… il problema all’orecchio non era un’otite ma un disturbo dovuto forse al lungo viaggio aereo…” puntualizza il pilota di Roveleto.
E Redman nel suo libro, dopo avere saltato a piedi pari senza citarle tutte le sberle che si era preso dal duo bolognese se la cava così:”All’ultimo GP a Suzuka sapevo di dover vincere ad ogni costo. Sapevo che i miei rivali erano Provini e la nuovissima Yamaha di Phil Read. In realtà quello che andò più vicino a battermi fu Fumio Ito, anche lui su Yamaha ultimo modello, ma ero capace di superarlo all’esterno all’ultima curva e vincevo per pochi centimetri”.
La Classifica finale era
1° Redman 44
2° Provini 42
Due miserabili punti e due decisioni stupide avevano tolto a Tarquinio Provini la possibilità di vincere un mondiale da leggenda.
Quello fu l'anno in cui ebbi un grande scontro con Tarquinio Provini nella 250 e con Mike Hailwood e la sua MV nella 350 però feci in modo da vincere entrambi i campionati..."
Inizia così il capitolo 10 del libro autobiografico di Jim Redman pubblicato nel 1998, la traduzione è praticamente letterale e da queste parole si sente si intuisce quanto il plurititolato pilota rhodesiano sia fiero di avere battuto nello stesso anno in due diverse classi il grande campione italiano e quello che per le sue imprese sarebbe diventato un'icona del motociclismo da competizione.
"Chi fosse il migliore dei piloti Honda non saprei dirlo. certo era lui (Redman) il numero uno dalla 250 in su, forse perchè insieme a Tom Phillis (deceduto al TT nel 1962) era stato tra i primi a collaborare con la Honda. E' stato il primo che ho visto bilanciare la moto guidando con le ginocchia all'infuori come fanno adesso. Ma forse più che una tecnica di guida era a causa della sua statura."
Questo invece è Provini in un'intervista rilaciata a Roberto Patrignani mooolto tempo dopo. quella fantastica stagione 1963 che ho ripreso da “Motociclismo d’Epoca” aprile 2003.
Come si vede Tarquinio riconosce in qualche modo il valore dello spilungone pilota della Honda ma preferisce mettere l'accento sul suo stile di guida.
Quel mondiale 1963 della 250 era iniziato a Barcellona col GP di Spagna il 5 maggio dove Tarquinio e la sua fantastica Mrini “mono” avevano vinto davanti a Redman e alla sua nuovissima quadricilindrica Honda .
Provini si ripeteva a Hockenheim, un circuito nel quale la Morini - che nel ’63 erogava 38 CV a 15000 giri - diede la seconda bastonata alle pluricilindriche nipponiche di Robb e Redman nell’ordine che erano in grado di esprimere 46 CV a 13000 giri.
Otto cavalli in meno non sono da sottovalutare nemmeno nella moderna Moto GP, pensate cosa potevano significare allora sul velocissimo circuito tedesco. Eppure Tarquinuio riuscì a battere tutto lo squadrone Honda, composto oltre che dai due piloti già citati anche dal campione svizzero Luigi Taveri e dal valido giapponese Kunimitsu Takahashi.
Il Gp successivo era il TT. La Morini con Tarquinio in testa al mondiale rinunciò a partecipare: E’ ancora Provini che parla:”Le solite incertezze.
Il comm. Morini. Era molto suscettibile e se prevedeva che non ci si poteva battere alla pari cion la MV tentennava fino a quando era troppo tardi per muoversi.”
La mancata partecipazione al TT fu un errore di rilievo assoluto e Redman ne approfittò per vincere davanti alla Yamaha bicilindrica di Fumio Ito e avvicinarsi in classifica.
Il 29 giugno si correva ad Assen e…”A patto che la Morini arrivasse sul circuito e si potesse fare una messa a punto come intendo io ….la Morini poteva essere sfruttata in tutto e per tutto. Invece si lavorava con l’acqua alla gola…”.
Tarquinio è terzo, Redman vince ancora . E sarà ancora terzo a SPA Francorchamps il 7 luglio con Redman assente per i postumi di una caduta nella 350 ad Assen.
Scrive Ezio Pirazzini nella sua Storia dei Motomondiali:”Assente Redman, la Yamaha si portava al pieno onore della cronaca con Ito e Sunako davanti a Provini che lamentava una cattiva partenza.”
Il 10 agosto al Gp dell’Ulster a Belfast la Morini è di nuovo seconda dietro alla potente Honda di Redman. E’ sempre Pirazzini che scrive:”Nella verde zona dell’Irlanda del Nord, tra piovaschi e vento, sul vecchio tracciato sempre più ingobbito dal tempo, Redman e la sua Honda trovano la giusta carburazione proprio all’opposto del binomio Provini-Morini, costretto alla resa, non prima di avere realizzato il giro record”.
Il 18 agosto si disputa il Gp della Germania Est al Sachsenring. E’ in questo momento che per Provini e la Morini arriva l’apice della farsa. E’ ancora Provini racconta:”La verità è che dopo tante indecisioni siamo partiti il giorno di Ferragosto. Considerando che la gara era il 18 e le prove nei due giorni precedenti, è chiaro che eravamo ancora una volta in ritardo. Questo ci ha impedito di rimediare allo stop in dogana per i visti mancanti. Non ci è restato altro da fare che prendere la via del ritorno. La Morini non disponeva, come le altre case del responsabile per l’organizzazione delle trasferte”.
Potrebbe essere la disfatta ma la sfortuna vuole essere equa e…:”Provini però aveva la soddisfazione di non perdere ulteriore terreno nei confronti di Redman che non sapeva cogliere tanta manna dal cielo. Infatti il rhodesiano (ancora dolorante) terminava strabattuto dalle MZ bicilindriche di Hailwood e Shepherd”. Puntualizza Pirezio.
Quasi un mese dopo, il 15 settembre si corre il GP d’Italia a Monza:”Nonostante alcuni inconvenienti alla vigilia (due cadute di Provini nelle prove e il motore della Morini che denunciava allarmanti vibrazionio a certi regimi), il binomio emiliano agguantava quella vittoria che aveva inseguito dopo i due successi iniziali”.
E’ la gara del debutto di un certo Giacomo Agostini in una gara di campionato del mondo sull’altra Morini ufficiale, un debutto che fa capire immediatamente qual è la stoffa del ragazzo. Patrignani su Motociclismo d’Epoca scrive:”La gara è una meraviglia e Provini affronatndo a manetta e in carenatura il curvone (allora privo di varianti) domina il lotto Honda, rifila 13”9 a Redman e stabilisce anche il giro più veloce, In quanto ad Agostini, dopo un ottimo inizio è fermo per l’allentamento del tubo di scarico (mistero)”. E Pirazzini:”Dapprima Provini controllava l’azione di Redman tutt’altro che rassegnato, poi, visto che le cose minacciavano di complicarsi per l’intervento di Shepherd (il quale in ritardo di un giro si era inserito nella coppia di testa con l’evidente intenzione di dare una mano al rhodesiano), rompeva gli indugi e con inesorabile progressione staccava il campione del mondo. Al traguardo 14” separavano i due conduttori e Provini si riapriva la via verso il titolo”. E Provini:”Nel ’63 eravamo arrivati a 38 CV, in quanto ai giri si è sempre parlato di circa 11000 giri. Ma questo era il regime di coppia massima che si leggeva al banco. Io invece la facevo girare a 14000 e in certi strappi a 15000. Il motore si prestava al fuorigiri e quando parlo di messa a punto meticolosa intendo poter disporre del motore al meglio assoluto per poter raggiungere questi regimi senza pericolo.
In quanto alla velocità con i rapporti di Monza abbiamo cronometrato i 218 all’imbocco del curvone poco meno, prima della staccata della Parabolica.
Della Honda si parlava di 46 CV e una decina di km/h in più. La differenza a mio favore saltava fuori specialmente al curvone che facevo in pieno in sesta, in carenatura. E pensare che nelle prove ero caduto per un tratto di pista sporca che poi ho pulito personalmente”.
Ora restavano solo gli ultimi due gran premi: l’Argentina e il Giappone.
Nella gara sud-americana l’italiano vince ancora, anche se la trasferta viene fatta grazie al finanziamento della FMI e con lo stesso Provini che dona i suoi ingaggi perché il comm. Morini non ha alcuna intenzione di far fronte alle ingenti spese di una simile trasferta (roba da matti!). Redman è secondo e Umberto Masetti al quale era stata affidata una Morini bialbero nella speranza che togliesse punti al pilota Honda fa il terzo dimostrando di essere ancora in gamba nonostante l’età.
A questo punto per vincere il mondiale bisogna arrivare primi in Giappone.
Sul circuito di Suzuka la Honda affida le sue moto oltre ai piloti ufficiali anche a numerosi locali, in più scendono in campo le versioni più evolute della Yamaha e della 4 cilindri Suzuki a disco rotante velocissima per la quale si parla di una potenza di 54 CV.
Scrive Pirazzini:”L’avventura in Estremo Oriente di una esile motocicletta e di un uomo solo contro tutti terminava con l’immaginabile sconfitta in cui le attenuanti non potevano certo equilibrare i valori emersi dalla parte opposta….Ma se di recriminazioni c’era da parlare queste dovevano esser rivolte da Provini e Morini alla nebbia di Clermont Ferrand, al visto d’ingresso del Sachsenring e alla mancata partecipazione al TT”.
Provini è costretto a correre con un fastidioso dolore all’orecchio:”… il problema all’orecchio non era un’otite ma un disturbo dovuto forse al lungo viaggio aereo…” puntualizza il pilota di Roveleto.
E Redman nel suo libro, dopo avere saltato a piedi pari senza citarle tutte le sberle che si era preso dal duo bolognese se la cava così:”All’ultimo GP a Suzuka sapevo di dover vincere ad ogni costo. Sapevo che i miei rivali erano Provini e la nuovissima Yamaha di Phil Read. In realtà quello che andò più vicino a battermi fu Fumio Ito, anche lui su Yamaha ultimo modello, ma ero capace di superarlo all’esterno all’ultima curva e vincevo per pochi centimetri”.
La Classifica finale era
1° Redman 44
2° Provini 42
Due miserabili punti e due decisioni stupide avevano tolto a Tarquinio Provini la possibilità di vincere un mondiale da leggenda.
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