Era da poco finita l?ultima gara di campionato italiano Superbike quando, sulla pit-lane di Vallelunga si ? presentata una Yamaha R1 blu, numero 52.
La gioia dei titoli nazionali appena vinti ? diventata silenzio. E attenzione. A portare la moto di Alessio Perilli, la stessa moto coinvolta nell?incidente di Assen a causa del quale il 19enne romano ha perso la vita due settimane fa, era un suo amico dai tempi delle minimoto, Michel Fabrizio.
Tutti gli addetti ai lavori, mentre Michel (in tuta e casco ma con sopra una maglietta bianca con scritto ?Alessio # n. 52?) partiva per l?ultimo giro di pista della R1 colorata come la M1 di Valentino Rossi, si sono stretti intorno ai parenti ed agli amici di Alessio.
Era strano sentire il silenzio assoluto e la tristezza che scendevano in un luogo solitamente euforico, pieno di vita ed allegro qual?? un tracciato in un giorno di gare motociclistiche. L?unica protagonista di quegli attimi era la musica del quattrocilindri di Iwata, che suonava, amplificata in una scena assurda ma purtroppo reale, nella conca che ospita il circuito alle porte di Roma.
Gli applausi continui, che i 7.000 di Vallelunga hanno tributato al pilota della Superstock, sono scattati alla prima impennata e sono durati per tutto il tempo che il talento della Romanina ha impiegato per percorrere il ?corto? della pista di Campagnano.
E non sono finiti nemmeno quando la R1 del Team Ducci ? arrivata sul traguardo e si ? resa protagonista del burn ? out finale, sotto gli occhi del padre Antonio e della famiglia, che al saluto del pubblico di casa e della gente del paddock proprio non potevano mancare.
Tornato sulla pit-lane, Fabrizio, con la visiera ancora abbassata e visibilmente emozionato, ha lasciato la moto nelle mani di Antonio Perilli. Era giusto cos?, perch? prima di Assen, alla fine di ogni gara di europeo era Antonio a riportare al box la R1 di Alessio.
L?ha fatto anche stavolta, seguito in silenzio da tutta la gente del paddock, che invece di fermarsi subito a salutare sotto il podio i nuovi campioni italiani ha continuato a camminare verso la tenda del Team Ducci prima di ritornare, sparpagliandosi, ognuno al proprio box ed alla passione per le moto.
Sul primo gradino del podio, i genitori di Perilli hanno ritirato una targa consegnata dal presidente del Gentlemen?s Motor Club.
E? stato bello vedere sotto di loro tutti i campioni italiani ed i vincitori della gara di Vallelunga, ancora in tuta, stringere ad uno ad uno in successione le mani di Antonio e della signora Tiziana.
Ciao Alessio.
La gioia dei titoli nazionali appena vinti ? diventata silenzio. E attenzione. A portare la moto di Alessio Perilli, la stessa moto coinvolta nell?incidente di Assen a causa del quale il 19enne romano ha perso la vita due settimane fa, era un suo amico dai tempi delle minimoto, Michel Fabrizio.
Tutti gli addetti ai lavori, mentre Michel (in tuta e casco ma con sopra una maglietta bianca con scritto ?Alessio # n. 52?) partiva per l?ultimo giro di pista della R1 colorata come la M1 di Valentino Rossi, si sono stretti intorno ai parenti ed agli amici di Alessio.
Era strano sentire il silenzio assoluto e la tristezza che scendevano in un luogo solitamente euforico, pieno di vita ed allegro qual?? un tracciato in un giorno di gare motociclistiche. L?unica protagonista di quegli attimi era la musica del quattrocilindri di Iwata, che suonava, amplificata in una scena assurda ma purtroppo reale, nella conca che ospita il circuito alle porte di Roma.
Gli applausi continui, che i 7.000 di Vallelunga hanno tributato al pilota della Superstock, sono scattati alla prima impennata e sono durati per tutto il tempo che il talento della Romanina ha impiegato per percorrere il ?corto? della pista di Campagnano.
E non sono finiti nemmeno quando la R1 del Team Ducci ? arrivata sul traguardo e si ? resa protagonista del burn ? out finale, sotto gli occhi del padre Antonio e della famiglia, che al saluto del pubblico di casa e della gente del paddock proprio non potevano mancare.
Tornato sulla pit-lane, Fabrizio, con la visiera ancora abbassata e visibilmente emozionato, ha lasciato la moto nelle mani di Antonio Perilli. Era giusto cos?, perch? prima di Assen, alla fine di ogni gara di europeo era Antonio a riportare al box la R1 di Alessio.
L?ha fatto anche stavolta, seguito in silenzio da tutta la gente del paddock, che invece di fermarsi subito a salutare sotto il podio i nuovi campioni italiani ha continuato a camminare verso la tenda del Team Ducci prima di ritornare, sparpagliandosi, ognuno al proprio box ed alla passione per le moto.
Sul primo gradino del podio, i genitori di Perilli hanno ritirato una targa consegnata dal presidente del Gentlemen?s Motor Club.
E? stato bello vedere sotto di loro tutti i campioni italiani ed i vincitori della gara di Vallelunga, ancora in tuta, stringere ad uno ad uno in successione le mani di Antonio e della signora Tiziana.
Ciao Alessio.
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