Oggi nel forum Ducati si parlava di trattori e mi ? subito venuto in mente lui...
Il Desmo sta nella testa: e prima che nella testa delle moto, lo si trova in quella della gente, in Emilia. Il primo a 4 valvole, per dire, ? fiorito nella testa di uno studente in ingegneria di Bologna, che si ? laureato nel 1974 con una tesi su un accrocchio complicatissimo, peggio di un movimento automatico per orologio svizzero, ma che sarebbe finito in cima ai cilindri della rivoluzionaria 851.
Vive a Treviglio, adesso, l?ingegner Massimo Bordi, a fare i trattori alla Same. La prima mezz?ora dell?intervista la passo a parlare di motori. In Ducati dal 1978, a progettare il Desmo quattro valvole, appunto, che dalla matita di Taglioni proprio non ne voleva sapere di uscirne. Come mai, mi viene da chiedere, con tutto il solletico che gli facevano in quegli anni i giapponesi, il quattro valvole non usciva?
?Taglioni era contrario per una serie di ragioni, sosteneva le camere ovoidali, per teste a due valvole, che avevano solo lo swirl (rotazione della colonna gassosa secondo un piano parallelo al cielo del pistone) mentre il quattro valvole, che comportava anche il tumble (rotazione in un piano perpendicolare al precedente) non gli ? mai piaciuto. Siccome il Desmo 4V ? particolarmente complicato, quando fece il 4V fu costretto a farlo a molle, con valvole molto inclinate e tutto quel che ne conseguiva: condotti a pipa, doppia candela, camera di fatto sdoppiata e pistone rigonfio. Cos? alla fine rendeva meno del 2V. Taglioni rimase forse scettico a causa di questi primi tentativi, certo ? che lui tratt? sempre il 4V come una derivazione del 2V, che non ? sicuramente il modo corretto di fare.?
Per realizzare il 4 valvole della Superbike, mi rivela, ci sono stati problemi difficilissimi da risolvere. Per forza i tecnici della generazione precedente si erano spaventati. Ma di sicuro, per fare le gare bisogna girare alto. Per girare alto, c?? bisogno di respirare bene. Per respirare bene a quei regimi ? molto meglio il 4 valvole, tutto qui. Insomma lo fecero questo benedetto 4 valvole con Mengoli e Farn?, tra il 1984 e il 1987. Quegli anni l?, una simile squadra tecnica la HRC la usava al massimo per progettare il variatore di un ciclomotore.
?Quello fino al primo mondiale del ?90 ? stato il periodo pi? bello della mia vita. Abbiamo rifondato la Ducati, tutto quel che ? venuto poi ? disceso, in un modo o nell?altro, da l?. Le gare vere, quelle con i giapponesi, le abbiamo vinte allora, non prima.?
Dice, Massimo Bordi: il due cilindri ad alte prestazioni l?ha inventato Massimo Bordi. Prima non c?era, dopo s?, mi dice. A quattro tempi, mi viene da dire, che di due tempi ce n?erano gi? i pacchi. Invece gli chiedo cosa sarebbe successo se nel 1978 fosse stato assunto in Moto Guzzi. ?Con tutta probabilit? avrebbero vinto 10 titoli mondiali.?
Ma con quell?architettura a V trasversale, dico? Col cardano? Coi cilindri dentro nelle ginocchia del pilota? Allora ci ripensa. Dice che molte cose si potevano fare lo stesso. Dice, certo l?architettura Ducati, per fare le corse, era in assoluto la pi? favorevole. Un?altra cosa interessantissima, Bordi ? convinto che l?era 2 tempi abbia portato ad una specie di immobilit? nello sviluppo tecnologico. Questo progettista si interessa anche di problemi gestionali, e si capisce benissimo.
Va bene, adesso parliamo di Bologna. Com?era la citt?, nel 1970?
?Era in pieno ?68, molto movimentata. Quel periodo, quei fermenti li ho vissuti anche con partecipazione, ho dei bellissimi ricordi. Pure nel 1977 tirava aria turbolenta, anche quelli erano gli anni della contestazione; per? ero appena tornato da Terni dove avevo lavorato per un periodo, sicch? quei giorni li ho vissuti pi? da esterno, anche perch? ormai pensavo a lavorare. La Ducati era un mio vecchissimo sogno, io andavo in moto gi? da pi? di 10 anni e si pu? dire che passavo pi? tempo in officina che al liceo. Ancora oggi smonto e monto un motore in un pomeriggio? In azienda dal 1978 al ?90 ci furono dei su e gi? terribili, cambiarono ben 3 propriet?. A un certo punto sembravamo destinati a fare i motori diesel, e si ricominci? a respirare aria di moto solo con la gestione Castiglioni, dal 1984. Allora pot? partire veramente il progetto quattro valvole. Curiosamente, su questo progetto erano scettici persino i Castiglioni, all?inizio. Ma non potevamo neanche continuare a prendere 9 secondi al giro come faceva la due valvole alla prima gara a cui partecipai con la squadra corse?.
Da allora ne ? passata di acqua sotto i ponti; le cose cambiano, anche il lambrusco ha il suo doc, ? sparito il vantaggio di peso per le 2 e 3 cilindri nel mondiale Superbike, la Ducati sembra destinata ad affiancare la Ferrari nell?immaginario collettivo. Ma il modo di fare le moto ? cambiato?
?Certamente oggi non si possono pi? fare le cose come allora. In fabbrica la passione la si vede ancora, certo molti ?pezzi di storia? hanno lasciato, sto pensando in particolare a Franco Farn?. In definitiva oggi la Ducati ? pi? legata al sistema che ai singoli, il che tutto sommato ? un bene per la sopravvivenza dell?azienda.?
Questo ? il calcolo razionale di cui parlava Livio Lodi, lo riconosco. ?Il cuore non guasta ma il sistema ? indispensabile? dice Bordi.
Il Desmo sta nella testa: e prima che nella testa delle moto, lo si trova in quella della gente, in Emilia. Il primo a 4 valvole, per dire, ? fiorito nella testa di uno studente in ingegneria di Bologna, che si ? laureato nel 1974 con una tesi su un accrocchio complicatissimo, peggio di un movimento automatico per orologio svizzero, ma che sarebbe finito in cima ai cilindri della rivoluzionaria 851.
Vive a Treviglio, adesso, l?ingegner Massimo Bordi, a fare i trattori alla Same. La prima mezz?ora dell?intervista la passo a parlare di motori. In Ducati dal 1978, a progettare il Desmo quattro valvole, appunto, che dalla matita di Taglioni proprio non ne voleva sapere di uscirne. Come mai, mi viene da chiedere, con tutto il solletico che gli facevano in quegli anni i giapponesi, il quattro valvole non usciva?
?Taglioni era contrario per una serie di ragioni, sosteneva le camere ovoidali, per teste a due valvole, che avevano solo lo swirl (rotazione della colonna gassosa secondo un piano parallelo al cielo del pistone) mentre il quattro valvole, che comportava anche il tumble (rotazione in un piano perpendicolare al precedente) non gli ? mai piaciuto. Siccome il Desmo 4V ? particolarmente complicato, quando fece il 4V fu costretto a farlo a molle, con valvole molto inclinate e tutto quel che ne conseguiva: condotti a pipa, doppia candela, camera di fatto sdoppiata e pistone rigonfio. Cos? alla fine rendeva meno del 2V. Taglioni rimase forse scettico a causa di questi primi tentativi, certo ? che lui tratt? sempre il 4V come una derivazione del 2V, che non ? sicuramente il modo corretto di fare.?
Per realizzare il 4 valvole della Superbike, mi rivela, ci sono stati problemi difficilissimi da risolvere. Per forza i tecnici della generazione precedente si erano spaventati. Ma di sicuro, per fare le gare bisogna girare alto. Per girare alto, c?? bisogno di respirare bene. Per respirare bene a quei regimi ? molto meglio il 4 valvole, tutto qui. Insomma lo fecero questo benedetto 4 valvole con Mengoli e Farn?, tra il 1984 e il 1987. Quegli anni l?, una simile squadra tecnica la HRC la usava al massimo per progettare il variatore di un ciclomotore.
?Quello fino al primo mondiale del ?90 ? stato il periodo pi? bello della mia vita. Abbiamo rifondato la Ducati, tutto quel che ? venuto poi ? disceso, in un modo o nell?altro, da l?. Le gare vere, quelle con i giapponesi, le abbiamo vinte allora, non prima.?
Dice, Massimo Bordi: il due cilindri ad alte prestazioni l?ha inventato Massimo Bordi. Prima non c?era, dopo s?, mi dice. A quattro tempi, mi viene da dire, che di due tempi ce n?erano gi? i pacchi. Invece gli chiedo cosa sarebbe successo se nel 1978 fosse stato assunto in Moto Guzzi. ?Con tutta probabilit? avrebbero vinto 10 titoli mondiali.?
Ma con quell?architettura a V trasversale, dico? Col cardano? Coi cilindri dentro nelle ginocchia del pilota? Allora ci ripensa. Dice che molte cose si potevano fare lo stesso. Dice, certo l?architettura Ducati, per fare le corse, era in assoluto la pi? favorevole. Un?altra cosa interessantissima, Bordi ? convinto che l?era 2 tempi abbia portato ad una specie di immobilit? nello sviluppo tecnologico. Questo progettista si interessa anche di problemi gestionali, e si capisce benissimo.
Va bene, adesso parliamo di Bologna. Com?era la citt?, nel 1970?
?Era in pieno ?68, molto movimentata. Quel periodo, quei fermenti li ho vissuti anche con partecipazione, ho dei bellissimi ricordi. Pure nel 1977 tirava aria turbolenta, anche quelli erano gli anni della contestazione; per? ero appena tornato da Terni dove avevo lavorato per un periodo, sicch? quei giorni li ho vissuti pi? da esterno, anche perch? ormai pensavo a lavorare. La Ducati era un mio vecchissimo sogno, io andavo in moto gi? da pi? di 10 anni e si pu? dire che passavo pi? tempo in officina che al liceo. Ancora oggi smonto e monto un motore in un pomeriggio? In azienda dal 1978 al ?90 ci furono dei su e gi? terribili, cambiarono ben 3 propriet?. A un certo punto sembravamo destinati a fare i motori diesel, e si ricominci? a respirare aria di moto solo con la gestione Castiglioni, dal 1984. Allora pot? partire veramente il progetto quattro valvole. Curiosamente, su questo progetto erano scettici persino i Castiglioni, all?inizio. Ma non potevamo neanche continuare a prendere 9 secondi al giro come faceva la due valvole alla prima gara a cui partecipai con la squadra corse?.
Da allora ne ? passata di acqua sotto i ponti; le cose cambiano, anche il lambrusco ha il suo doc, ? sparito il vantaggio di peso per le 2 e 3 cilindri nel mondiale Superbike, la Ducati sembra destinata ad affiancare la Ferrari nell?immaginario collettivo. Ma il modo di fare le moto ? cambiato?
?Certamente oggi non si possono pi? fare le cose come allora. In fabbrica la passione la si vede ancora, certo molti ?pezzi di storia? hanno lasciato, sto pensando in particolare a Franco Farn?. In definitiva oggi la Ducati ? pi? legata al sistema che ai singoli, il che tutto sommato ? un bene per la sopravvivenza dell?azienda.?
Questo ? il calcolo razionale di cui parlava Livio Lodi, lo riconosco. ?Il cuore non guasta ma il sistema ? indispensabile? dice Bordi.
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