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Ma è sempre meglio partecipare no?
"ho deciso che ti ricorder? con un sorriso, con quel sorriso che avevi sempre. Ti ricorder? con quell'esclamazione che ho avuto oggi quando ti ho visto prima di partire con quel coso giallo in testa e gli occhiali da sole, ho detto "minchia sic, fortuna che sei simpatico, perch? sei proprio brutto".
Ti ricorder? come quello che a monza, quando ti ho visto ? sceso dalla macchina ha tolto il casco e incazzato come una iena se n'? andato a piedi dopo aver perso.
Ti ricorder? come "quel bastardo di sic" che stava diventando un mostro.
Ti ricorder? come l'amico pazzo di vale, quello del primo mondiale 125 cc, quello che a inizio stagione lo volevano mettere nei casini perch? "era violento".
Ti ricordero' come il campione che sei sempre stato..
Sei un grande e ti portero' per sempre nel mio cuore.♥"
[valentino rossi]
"Per mettere a posto la macchina seguo la teoria dell'idraulico, secondo la quale, se ti monto il cesso due centimetri pi? avanti o pi? indietro, quello che devi fare lo fai lo stesso" Alex Zanardi
"Nell’88 la Bimota mi offre di fare le ultime tre gare promettendomi di iscrivermi al mondiale Superbike se avessi vinto il titolo italiano. Manco a dirlo, vinco. Nell’88-89 il pilota Bimota ? Fabio Bigliotti. Mi dicono: porta casco e guanti a Donington, ti facciamo provare e vediamo se vai bene. Il venerd? ? il giorno delle prove libere. Biliotti mi fa <Vieni dietro a me che cos? impari le traiettorie>. Ok. Il sabato ci sono le ufficiali. Giriamo un’ora e alla fine escono i tempi: Biliotti 24esimo, Falappa pole position. Vado da lui e gli do una pacca sulle spalle: <Grazie mille, sei stato un ottimo maestro>" Giancarlo Falappa
"Tutti parlate dei miei record in pista, delle pole position, dei titoli mondiali.. ma la vita di un pilota non finisce qui... ci sono anche gli affari, non sei completo se non sai gestire i tuoi affari... sono il solo pilota che ha corso con i quattro marchi di tabacco pi? importanti... Jps, Camel, Marlboro e adesso Rothmans... se si considera che non fumo, non ? questo il vero record...?!"
Ayrton Senna
Inizia una nuova settimana ragazzi.Si riparte,? quello che bisogna fare,? quello che va fatto,? il modo per onorare chi lo ha fatto sempre,con il ritmo nel cuore,con la luce negli occhi.Io ho una strana convinzione,credo che un sorriso vero,la cosa pi? volatile in natura,sia in realt? una porta che si apre verso l'infinito,verso l'aldil?,il prima,il dopo,il sempre.Ieri mia moglie ha ritrovato questa foto con il Sic e con Vale fatta in un giorno di qualche anno fa in giro in moto per il nostro appennino.Sono insieme a due grandi campioni che quella mattina erano due "pischelli" su due enduro a divertirsi come sempre,a sfidarsi,a ridere,a toccare il limite.L'ho guardata per tutto il giorno e stamattina l'ho riguardata di nuovo,come prima cosa della giornata,e quel sorriso del Sic al centro mi ha scaldato il cuore,mi ha dato una spinta,ho risentito la sua voce da "pataca" che mi ha detto di alzarmi,di continuare a girare,di migliorare i tempi,di divertirmi pi? che posso,di impegnarmi pi? che posso,di vivere pi? che posso.
di: Lorenzo Jovanotti Cherubini
“Fare il pilota di moto!”…
Da bimbo avevo questo sogno qua, sognavo di correre e di vincere quelle gare di Motomondiale che guardavo la domenica in televisione con mio babbo.
Quando andai, gasato da matti, a provare per la prima volta una mini-moto sulla pista di Cattolica, a 6 anni, ci rimasi malissimo, perch? c’erano dei bambini che andavano come dei missili, e praticamente mi davano un giro ogn......i tre! Mi ricordo che dentro di me pensavo: “*** bo’ se viaggiano!”. E mi dicevo: “Ma te, vuoi vincere il mondiale delle 500 cc e 2 bambini ti suonano come un tamburo!?! Sar? meglio che prima impari ad andare come loro…” Cos? era cambiato “leggermente” il mio obbiettivo… in effetti era meglio fare un passo per volta. Ma il sogno era sempre lo stesso.
Cos? ho iniziato ad andare a girare con la mini-moto a noleggio, praticamente tutte le domeniche, fino a che mio babbo me ne ha comprata una e nel 1996 a nove anni ho iniziato a fare le gare. In quegli anni sono arrivato due volte secondo e due volte ho vinto il Campionato Italiano, battagliando anche con quei due bambini che, il giorno del mio debutto, non vedevo neanche. Ero riuscito ad arrivare dove, qualche tempo prima, mi sembrava impensabile. A quest’obbiettivo ne sono seguiti molti altri, ognuno che mirava un po’ pi? in alto del precedente; ma la storia ? stata pi? o meno sempre la stessa. Non sono mancate le docce fredde, i momenti difficili in cui sembrava impossibile trovare la via d’uscita. Ma proprio in quei momenti, il sogno che covi dentro di te, ti pu? dare la forza di uscirne. Il mio, oggi che ho 24 anni e corro in MotoGP, ? ancora quello di quel bambino che guardava le gare di moto in TV con il suo babbo.
Ragazzi, con determinazione, spirito di sacrificio e un sogno nel cassetto si pu? fare molta strada… Provateci! A me ? capitato!
La Yamaha 250 non andava. Io e Rainey chiamammo il nostro Boss Kenny Roberts e lui arriv? dall'America al Gp di Francia, in jet.
Era un ex pilota da due anni. Ci ascolt?, chiese tuta e casco e scese in pista a Le Castellet. Fece 5 tornate, poi scese e si cambi?. Cristo, ci aveva rifilato un secondo al giro. La riunione tecnica con lui dur? 20 secondi. Ci disse:
"Ora ho 2 punti fermi:
1) Siete delle teste di *****.
2) Salite in moto e date pi? gas.
Se non ci sono domande, ora io me ne torno in California..."
Dottor Costa
"Al crepuscolo di questa domenica piena di dolore il mio sogno vorrebbe disperatamente che un piccolo frammento di stella dal nome Marco Simoncelli non venisse spazzato via. Destino crudele, perch? minacci il mio sogno? Cosa posso sperare? E sperare di fare che cosa, al di l? delle lacrime per la fanciullezza perduta e al di l? dell’angoscia nuda del dolore, sempre pi? insopportabile perch? mi fa sentire impotente e colpevole di non averti stretto fra le mie braccia? Nulla. Quando il destino bussa alla porta proviamo la terribile sensazione di essere impotenti. Il giovane campione di nome Marco se n’? andato con il tramonto del sole della Malesia e il suo andare ? stato un rumore di vita, il rumore gioioso che Marco ci ha sempre regalato. Il rumore dell’intervista che Marco mi ha rilasciato al Mugello nel mese di luglio mentre veniva massaggiato dal suo fidato fisioterapista. Quel giorno, all’inizio dell’intervista, avrei voluto rivolgermi ad un antico cavaliere e lui mi ha detto: “Diob?! Sono solo un lesto ragazzo con una folta capigliatura gradito a tanti, amato dalla sua ragazza e dai suoi genitori.” Il massaggio continua, la sua pelle viene accarezzata da mani esperte che scivolano sul suo atletico corpo e mi allontano un poco per rispettare quel rituale. Con commozione riporto la conclusione dell’intervista che gli avevo fatto per il libro che sto scrivendo e che con tutto il mio affetto gli dedicher?. Ecco le ultime domande.
…dottorcosta: “Cosa pensi del dolore”?
Marco: “ Non mi piace. Ma lo sopporto. E’ inutile lamentarsi. Lo sopporto in silenzio. Diob? ? meglio cos?”.
dottorcosta: “Cosa pensi del dolore dell’ anima”?
Marco: “? brutto, tanto brutto, ma dopo lo sconforto che deriva da questa cosa brutta, mi viene come una carica. Mi sento meglio e guido meglio la moto”
dottorcosta: “Quando corri contro chi corri”?
Marco: “Mi verrebbe da dire per battere gli altri. Poche pugnette non voglio stare dietro. Poi, se ci penso ti dico che corro perch? provo una sensazione unica, non te lo so spiegare, ma ? qualcosa di speciale, nascosto dentro di me”.
dottorcosta: Perch? hai i capelli lunghi”?
Marco: “Mi piacciono, non mi fanno sentire normale, mi fanno sentire particolare, me stesso, unico”.
dottorcosta: “Ti senti solo”?
Marco: “No! No! C’? la mia famiglia, la mia morosa i miei amici che godono dei miei successi, c’? la clinica mobile che mi aiuta nei momenti difficili. Sento quanto bene c’? attorno a me, tanto di quel bene che mi scalda”.
Il massaggio ? finito, l’intervista ? finita. Il padre Paolo e la graziosa morosa di Marco hanno ascoltato compiaciuti. Io ringrazio, con una carezza, uno dei miei piloti preferiti e gli racconto una mia riflessione: “Quando in questo campionato sei caduto e sei caduto tante volte molti ti hanno criticato, giudizi diabolici, ingiusti, invidiosi. Molti hanno addirittura preteso d’insegnarti ad andare in moto. Alcuni hanno vivamente consigliato di dirti di stare tranquillo, di consigliarti la prudenza. Ti ricordi, invece, cosa ti ho detto? Ti ho confessato che il collettivo, abbaiando contro l’umanit?, ha dimenticato, forse perch? non lo pu? ricordare, quando ha iniziato a camminare. Si cade, ci si rialza, si torna a cadere, ci si rialza di nuovo e spesso si ritorna a cadere. Tutto questo accompagnati dal sorriso della madre che ci consola e ci incita a perseverare, senza nessun accenno di rimprovero. Poi tutti abbiamo imparato a camminare spediti, ma pochi sono riusciti a percorrere il sentiero che porta alle vette della vita, perch? la salita era troppo ardua e faticosa. Perch? criticarli? Non sono gi? severamente puniti dal loro insuccesso? Invece tu, caro Marco, non solo salirai i gradini della vetta della vita, ma anche quelli del podio, dove come premio non c’? la coppa, ma il riconoscimento della tua forza di aver guardato in faccia alla Morte e sconfiggerla.”
Ora la mia profezia si ? avverata. Sei salito sul podio della Cecoslovacchia e dell’Australia. Oggi in Malesia hai guardato in faccia la Morte. E mentre ti stava avvolgendo con il suo nero mantello gli hai detto: “Diob?, ma non vedi che io non sono umano, perch? io sono i miei sogni e con il mio talento sono il pane degli Dei che tu non potrai mai toccare? Non ti accorgi che rubi solo il mio corpo? Al contrario, il mio sorriso, la mia bont?, la mia simpatia rimarranno per sempre nel cuore di tutti. Per sempre. Non vedi che nello scacco che ti ho dato le lacrime si stanno per trasformare in ebbrezza? Ci metteranno un po’ di tempo, ma io credo molto in questo miracolo, specialmente per la mia famiglia e la mia ragazza. Questa ? la mia vittoria nel Gran Premio della Malesia durato due giri.”
Chi nello sport, inseguendo i suoi sogni, insegue contemporaneamente la sua tragedia, esce dal mondo della umanit? per entrare nel mondo del divino, cruento, violento, ma pur sempre divino. Chi muore inseguendo un sogno sorride alla morte e il sorriso cancella qualsiasi violenza. L’alpinista sorride alla vertigine dell’altezza, il subacqueo sorride all’inquietudine degli abissi, il motociclista sorride all’ebbrezza della velocit?. Lo sport ? il palcoscenico, dove il corpo e la mente celebrano la loro potenza in quella fase della vita che ? la giovent?. Nel motociclismo il gesto del pilota ? esaltato dal rischio, un filo sottilissimo che separa, nel grigiore dell’asfalto, la vita dalla Morte. Un tenue confine tracciato dal pericolo, dove la vita, per cercare la vittoria, si spinge fino al brivido del suo eccesso. Oggi, Marco, hai provato quel brivido. Ti voglio bene. E non ti dimenticher? mai.
claudio marcello costa, clinica mobile (volutamente in minuscolo)"
La Yamaha 250 non andava. Io e Rainey chiamammo il nostro Boss Kenny Roberts e lui arriv? dall'America al Gp di Francia, in jet.
Era un ex pilota da due anni. Ci ascolt?, chiese tuta e casco e scese in pista a Le Castellet. Fece 5 tornate, poi scese e si cambi?. Cristo, ci aveva rifilato un secondo al giro. La riunione tecnica con lui dur? 20 secondi. Ci disse:
"Ora ho 2 punti fermi:
1) Siete delle teste di *****.
2) Salite in moto e date pi? gas.
Se non ci sono domande, ora io me ne torno in California..."
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