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Parliamo di musica

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    #271
    Festeggiato di recente come un'icona, dopo una carriera decennale che lo ha consacrato fra gli uomini-simbolo del Blues, John Mayall ?, insieme ad Alexis Korner, il pi? rappresentativo esponente inglese di questo genere musicale. Oltre ai meriti della sua carriera solista, Mayall ha contribuito al lancio di molti famosi musicisti che hanno lavorato con lui tra cui Eric Clapton, Jack Bruce, Peter Green e John McVie. Nato il 29 novembre del 1933 a Macclesfield ha studiato arte a Manchester e ha cominciato a suonare boogie woogie al piano quando aveva tredici anni. Secondo una sua stessa confessine la molla che lo spinse a fare della musica una professione fu l'ascolto di un pezzo di Muddy Waters, in cui il geniale chitarrista di colore esprimeva come solo lui sapeva fare tutta l'anima struggente e malinconica del Blues.

    Ma la strada per diventare un musicista professionista era decisamente in salita. Dopo essersi arruolato nell'esercito ed aver passato un periodo in Corea, nel 1961 fonda il suo primo gruppo chiamato prima "Powerhouse four" e successivamente "Blues syndicate". Nel 1962 si trasferisce a Londra dove forma un nuovo gruppo chiamato "The bluesbreakers" di cui faceva parte anche John McVie, futuro fondatore dei Fleetwood Mac.
    Il primo disco "Crawling up a hill", un 45 giri, viene inciso nel 1964 mentre l'anno dopo esce il primo album "John Mayall plays John Mayall".
    In quello stesso anno porta nel gruppo un ancor giovane Eric Clapton, che aveva lasciato gli Yarbirds poco prima, ed insieme incidono l'album "John Mayall with Eric Clapton" riconosciuto come un dei migliori dischi dell'allora emergente Blues bianco.

    Nel frattempo entra nel gruppo anche il bassista Jack Bruce e, dopo l'abbandono di Clapton, fa ritorno John McVie. Poco dopo entra per? nel gruppo anche Peter Green per incidere "A hard road", album dalle intense atmosfere: uno dei suoi pi? riusciti. Tuttavia i rapporti fra i musicisti non sono dei migliori e in sala d'incisione serpeggia una certa inquietudine. Uno stato di tensione che si riversa nel criticato "Blues alone" che John Mayall registra in un solo giorno senza i Bluesbreakers. Il musicista si riscatta con "Thru' the years" che racconta i primi anni di Mayall e riporta alcuni pezzi inediti, oltre che l'ultima collaborazione con Green (il quale emigra nei "Fleetwood Mac"). Lo sostituisce Mick Taylor, futuro membro dei Rolling Stones, subito utilizzato per "Crusade".

    Del 1968 ? il doppio album "Diary of a band" che segue la tourn?e dell'anno prima. Nascono altri problemi proprio nella band e Mayall scioglie di nuovo il gruppo trasferendosi a Los Angeles dove nel 1969 incide "Blues from Laurel Canyon". Anche Taylor abbandona. Mayall si ritrova in mano una band allo sbando e decide di effettuare una revisione radicale dell'organico. Toglie batteria e chitarra elettrica e inserisce un sax. Con questa formazione incide due titoli "The turning point" (1969) e "Empty rooms" (1970), dischi fortemente influenzati dal jazz. E' un periodo di grande popolarit?, anche grazie a pezzi come "Room to move", nei quali si esibisce con l'armonica.

    Instancabile, vulcanico, sull'onda del successo crea un nuovo gruppo in cui ancora una volta manipola l'organico, aggiungendo un violino, alla ricerca di nuove sonorit?. Il risultato ? il doppio album "Back to the roots" nel quale compaiono anche molti ex compagni. Nel 1972 registra in diretta "Jazz, blues, fusion" e "Moving on", entrambi assai apprezzati dalla critica. L'anno dopo ? la volta del meno riuscito "Ten years are gone", il primo passo verso una serie di lavori senza mordente e di scarsa personalit?. John Mayall, in cerca d'ispirazione, se ne va dunque a New Orleans, la patria del jazz, dove insegue nuovi progetti e nuove mescolanze sonore, i cui risultati sono ancora oggetto di dibattito tra i fan.

    La verit? ? che la sua vera strada ? il Blues, quello ? il suo marchio di fabbrica e quello ? il genere che si porta nel sangue. Torna allora all'antico amore e i risultati si vedono immediatamente. Incide due nuovi album che riconquistano i fan: "Chicago line" e "A sense of place", di grande slancio e pregevole fattura.
    Nel 1993 ritorna con "Wake up call", disco dalle atmosfere pi? ricercate e moderne. E' il momento del suo grande riscatto dopo un lungo periodo di appannamento. Nel complesso si pu? dire infatti che negli anni '90 John Mayall ha pubblicato diversi album che si pongono allo stesso livello dei suoi capolavori se non - come sostengono alcuni - di qualit? ancora pi? alta, perlomeno per i nuovi orizzonti che aprono ad una musica dalle nobili tradizioni come quella Blues.

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      #272
      Howlin' Wolf (Chester Burnett) imparo` il blues da Charley Patton nel nativo Mississippi, dove lavoro` come bracciante fino allo scoppio della guerra. Nel Dopoguerra si trasferi` come disc-jockey a Memphis, dove fece comunella con l'armonicista James Cotton e con il pianista Ike Turner. In breve amplio` la band fino a comprendere due armoniche (Junior Parker, o Cotton, piu` se stesso), piano, batteria e chitarra. In brani come How Many More Years (1951), Moaning At Midnight (1951) e Saddle My Pony (1952) Willie Johnson fece risuonare un pesante riverbero di riff chitarristico che, accoppiato al funereo vocalizzo di Wolf, divenne l'archetipo del dialogo fra canto e strumento nell'era elettrica.

      Nel 1952 si trasfer? a Chicago, dove rivaleggio` a lungo con Muddy Waters, pur rappresentando uno stile piu` compromesso con il boogie amplificato di Memphis e piu` lontano dalle origini rurali, basato piu` sull'irruenza che sulla tecnica. Affidato a Willie Dixon, e con il fido Hubert Sumlin alla chitarra (che era subentrato a Johnson nel 1954), Wolf ricatturo` lo spirito di Memphis in Evil Is Going On (1954), Smokestack Lightning (1956, basata su Charley Patton's Moon Going Down) e la sua Killing Floor (1964), e incise nel 1961 il miglior disco di blues di Chicago, Howlin' Wolf (Chess 1469, 1961), che contiene due brani di Wolf, Who's Been Talking e Tell Me, e una sorta di "greatest hits" di Dixon.

      Nei primi anni '60 i brani firmati da Willie Dixon tradivano anche l'influenza del rock'n'roll. Il suo tour del 1964 in Gran Bretagna ispiro` gran parte dei complessi rock dell'epoca (in particolare i chitarristi, che appresero molto da Sumlin).

      I suoi grugniti, torbidi, aspri, selvatici, gravidi di libidini erotiche palesi, di consumazioni carnali, di lascivie irreprimibili, e al tempo stesso di rabbia, orgoglio, amarezza e sarcasmo, aggredivano ogni nota con un'irruenza e un'esuberanza tanto rozze e sanguigne quanto lucide ed argute. Le grevi dosi di volgarita` e di caricatura, le bestemmie abrasive, le smorfie al vetriolo, gli ululati e i ringhi debosciati, erano il frutto del traumatico adattamento della comunicativita` blues al violento clima lirico del ghetto metropolitano.

      Il suo blues sismico e` l'ultimo grande testamento eroico della civilta' nera.

      Going Back Home (Syndicate Chapter) contiene incisioni del 1948-58.

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        #273
        Oi! ? un'evoluzione musicale e sociale del punk, in particolare del punk britannico, poich? nasce in Inghilterra verso la fine degli anni settanta e viene attribuito principalmente al movimento Skinhead.

        Il genere musicale Oi! affonda le proprie radici nel Punk 77 britannico: il periodo di massima visibilit? del genere ? compreso tra il 1978 ed il 1983. Inizialmente venne chiamato Street Punk, ed in seguito Oi!; oggi lo Street Punk puo assumere diversi significati: puo essere rivolto sia all'Oi!, sia ad un'altra variante del Punk Rock di ispirazione britannica. Il primo gruppo ad essere riconosciuto come Oi! fu quello degli Sham 69, con lo storico brano "If the Kids Are United" (contenuto nell'album The Adventures of Hersham Boys del 1979), vero e proprio inno per gli Skinheads, e che getter? le basi per quelle che saranno poi le caratteristiche della musica Oi! (nonostante nel brano, la parola Oi! non venga ancora menzionata).

        A partire dal biennio 1982 - 1983, inizi? ad essere fatta della propaganda nazi-fascista ai concerti di numerosi gruppi di questo genere. A partire da quegli anni inizi? un rapido declino della musica Oi!. Da quel momento il genere ha continuato ad attrarre consensi pur su scala notevolmente ridotta rispetto al passato.

        "Oi" ? un'interiezione in slang cockney (il dialetto dell'East End londinese) che significa letteralmente "Hey!", o ancora "Hey you!", il primo ad usarlo e ad introdurlo come nome da attribuire al genere fu il batterista dei Cockney Rejects.

        Prima di essere Ribattezzato "Oi!", questo genere veniva identificato come "Street Punk", attualmente quest'ultimo termine pu? essere riferito sia al classico Oi!, che ad un altro stile di punk, originariamente britannico.
        Il termine nacque nel 1980 da un'abitudine del batterista dei Cockney Rejects nell'urlare Oi per coinvolgere il pubblico.
        Da un punto di vista musicale l'Oi! presenta alcune caratteristiche proprie rispetto al classico punk rock britannico. Le basi ritmiche spesso riprendono veri cori da stadio, per il resto, almeno nella prima versione, il genere ? riconosciuto come parte del punk rock britannico.

        Due caratteristiche sono da sottolineare nell'Oi!, l'abitudine del cosiddetto coro da bettola, ovvero spazi in cui si canta tutti assieme possibilmente pogando e bevendo alcol. Il secondo ? la caratteristica dei testi volutamente retorici e diretti, legati spesso all'oppressione, alla vita di strada, ed in certi casi comprende testi politici schierati da entrambe le fazioni.

        I testi, invece, da un lato si caratterizzano su un impegno socio-economico giovanile, in certi casi possono essere schierati politicamente da entrambe le parti, criticando gli schieramenti politicamente opposti, i governi ecc..., oppure, come accade nelle Oi! band apolitiche, spesso sfociano nel semplice richiamo al divertimento, alla fratellanza con i rude boy, alle origini, allo stesso Oi! o allo ska, all'alcool o alla violenza.

        La violenza ? un tema molto ricorrente nei brani dei vari gruppi Oi!, violenza spesso manifestata anche dai molti skinhead al seguito delle band. A questo riguardo sono emblematiche le parole di Gary Hodges, cantante nel gruppo dei The 4 Skins: "Non incitiamo alla violenza, cantiamo solo di quello che ci succede attorno".

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          #274
          I The Stranglers sono un gruppo musicale British Punk fondato nel 1974.

          Membri originari del gruppo, per tutta la sua significativa esistenza, ovvero fino ai primi anni '90, sono il chitarrista-cantante Hugh Cornwell, il batterista Jet Black, il bassista (e voce) Jean Jacques Burnel e il tastierista Dave Greenfield. Per un paio d'anni la band ? presente solo sul palco ma con notevole successo, facendo da spalla ad artisti gi? lanciati, del calibro di Patty Smith.

          La prima produzione, IV Rattus Norvegicus, del 1977, segue l'onda nuova punk rock, con qualche stravaganza barocca dettata dall'organo Hammond di Greenfield, dal basso distorto e opprimente di Burnel, e soprattutto dalla copertina: cupo interno di castello medioevale, con tanto di armature e inquietanti teste di uccello impagliate alle pareti, dai cui anfratti fanno capolino le ancora pi? inquietanti figure dei musicisti. All'interno troneggia invece la silhouette del Ratto che accompagner? a lungo la band. Nel complesso non c'? molto di nuovo rispetto ad altre band del periodo, ma sono degni di essere segnalati i brani Peaches, Hanging Around, Princess of the Street e Down in the sewer, in cui si possono cogliere le capacit? artistiche del gruppo.

          Dello stesso prolifico anno ? No More Heroes, che non si discosta molto dal precedente. Bello il brano omonimo ed altri brani orecchiabili: Bitching e Something Better Change. La copertina ? ancora pi? tetra: corona di fiori e lapide con inciso il titolo dell'album.
          Segue nel 1978 l'album Black and White, in cui ha inizio la sperimentazione elettronica, e l'hammond dalle assonanze Doors lascia il posto a sonorit? pi? sintetiche. Struggente Death, Night and Blood, dedicata da Burnel al suo maestro di karate ucciso in un combattimento, ma soprattutto interessante il brano Nice'n'Sleazy.

          Il Long-Playing The Raven, del 1979, ? il risultato pi? alto della sperimentazione della band: dalla velocissima Longship fino alle ipnotiche Meninblack e Genetix ? tutto un crescendo di synth e innovazione. Sempre dello stesso genere elettronico, ma in tono minore, ? il successivo The Gospel According To The Meninblack , in cui spicca un simpatico Waltzinblack, un'aria sintetica a ritmo di valzer.

          Nei primi anni '80 gli Stranglers seguono il filone goth decadente, con le ultime due produzioni degne di nota: La Folie, 1981, e Feline, 1983. Dal primo sono da annotare il brano omonimo, cantato in francese dal bassista Burnel, madrelingua, e Golden Brown. Si nota come col tempo il basso aggressivo di Burnel sia diventato un elegante contrabbasso e l'hammond di Greenfield si sia trasformato in un clavicembalo medioevale. Di Feline non si pu? non citare Midnight Summer Dream e Blue Sister.

          Brani degni di nota della produzione che segue sono Always the Sun e la cover All Day And All Of The Night. Il ricorso alle cover ? a volte segnale dell'esaurimento della vena creativa di un gruppo. Nel 1991 Hugh Cornwell lascia il posto a Paul Roberts (voce e percussioni) e Baz Warne (chitarra e voce), che attualmente completano la band assieme agli altri tre elementi originari.

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            #275
            I Nabat si formano a Bologna nel 1979. La prima line-up era composta da Steno voce (gi? bassista di un? altra formazione bolognese, i RAF PUNK), Stiv chitarra, Giulio basso e Davide alla batteria. Il primo gig si tiene al circolo anarchico ?C.Bernieri?, dove i Nabat suonano insieme ad altre storiche formazioni delle scena punk bolognese come i gi? citati RAF Punk, gli Stalag 17, i Bacteria, gli Anna Falks etc.
            Con la seguente formazione Steno alla voce, Stiv chitarra, UI- UI alla batteria e Abbondante al basso, i Nabat registrano un demo-tape con i concittadini RIP-OFF. La cassetta riscuote, per quanto riguarda i Nabat, un discreto successo. La band comincia a farsi conoscere anche fuori Bologna. Qualche tempo dopo Abbondante lascia il gruppo per unirsi ad una band rockabilly, mentre i Nabat, rimasti in tre, intraprendono con i Soldier Of Fortune un memorabile tour nel sud Italia. Nel 1982, la band registra al Teatro Dehon (uno studio di registrazione di tipo parrocchiale) il primo ed indimenticabile E.P. "Scenderemo nelle Strade" contenente cinque pezzi.
            Il disco esce nel giugno dello stesso hanno per la loro etichetta la C.A.S. e vende circa 2000 copie (cifra considerevole per l'epoca).
            Nel frattempo alla band si unisce al basso Riccardo (ex batterista dei Rip Off e dei Bacteria). In poco tempo i Nabat, anche in virt? di una impressionante attivit? live (circa 90 concerti nel solo 1982), diventano una delle pi? amate OI! band italiane.

            Nel 1983, sempre su C.A.S., esce in una lussuosa veste grafica il secondo E.P. ?Laida Bologna?. Nello stesso periodo, i Nabat sono tra i protagonisti, nonch? tra i promotori, dei due raduni OI nazionali di Monza e Bologna, ben recensiti dalle fanzine e dalla stampa musicale indipendente.
            Lo scopo di questi concerti, in cui suonano band Skin e Punk, ? quello di superare le divergenze che dividono i due movimenti.
            ?SKIN E PUNK SARANNO UNITI GLI OBBIETTIVI SON COMUNI QUESTI FOTTUTI PERBENISTI? cantano i Nabat. Da dimenticare invece il terzo ed ultimo raduno Oi di Certaldo (maggio 1983) che finisce tra gli incidenti e le provocazioni di stampo fascista dei Rip Off e di una parte del pubblico.

            I Nabat inoltre producono, sempre per la C.A.S, due ottime compilation :
            ?Skin+Punk =TNT? E.P. con Nabat, Dioxina, Armm e Rappresaglia e pi? tardi il LP ?Quelli che urlano ancora? con vari gruppi della scena punk e skin italiana tra cui Cani, Klaxon, Basta, UDS, Hydra etc.

            Quindi nell' 85, viene pubblicato dopo una lunga attesa il primo L.P. ?Un altro giorno di gloria?, grande album con 10 grandi pezzi non solo OI. Alla chitarra c?e? Red (ex Dioxina). Il disco ? dedicato a Nelson Mandela ed a Mart? dei Judas (band bolognese degli anni 60).

            La band si scioglie nel 1987.

            Ma il 23-1-92 ,in una magica notte, Steno ritorna sul palco ed accompagnato dagli Stab da vita ad un pirotecnico concerto, immortalato sul CD ?Live alla morara? edito dalla Twins Records nel 1994. Il disco contine una manciata dei migliori pezzi dei Nabat piu? una cover di ?If the kids are united? degli Sham 69.

            Nel 1995 i Nabat si riformano in occasione del ?TIZIANO ANSALDI BENEFIT TOUR? , da loro stessi organizzato per raccogliere fondi in favore della mamma del loro mitico ex manager scomparso nel 1994. La band si esibisce insieme ai bolognesi Ghetto 84 e ai Klasse Kriminale, prima al Leoncavallo di Milano e poi al Livello 57 di Bologna.

            Tra il dicembre 95 e gennaio 96 viene registrato ?Nati per niente? CD pubblicato su Banda Bonnot. Dodici pezzi, pi? una bonus track, potenti e diretti che sono una ulteriore conferma delle capacit? della band, diventata nel frattempo un quintetto. Il disco ? dedicato a IQBAL MASIH leader dei bambini pakistani, morto assassinato.

            Agli inizi del 1997 Riccardo Pedrini (chitarrista dei Nabat) ha pubblicato il libro "Skinehaed: lo stile della strada" edito da Castelvecchi.
            Il libro, molto bello, ripercorre la storia del movimento Skinhead, dalle origini fino ad oggi, con particolare riferimento alla scena italiana, e contiene una vasta e dettagliata bibliografia e discografia, nonch? un elenco di siti internet e di fanzine Skinhead.
            Sempre Riccardo nell' estate 1998 a pubblicato "Ordigni", saggio sulla scena punk bolognese dei primi anni ottanta.

            Nel settembre 1998 e' uscito per la Potere Records uno splendido bootleg intitolato "Campane a Stormo" che raccoglie le registrazioni apparse sul primo demo tape della band, due live ed alcuni pezzi tratti principalmente dal primo LP del gruppo bolognese.

            Purtroppo la band si e' definitivamente sciolta nell'Ottobre 98 alla vigilia di un concerto in terra vicentina in occasione del 1 Festival SHARP Tre Venezie durante il quale pero' Steno a improvvisato un mini-gig accompagnato dai alcuni membri dei Los Fastidios.

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              #276
              Confusional Quartet nasce casualmente all'inizio del 1979 col nome di Confusional Jazz Rock Quartet, occupandosi solo di musica. L'interesse suscitato sin dalle prime apparizioni al Punkreas, attira l'attenzione di Oderso Rubini che coinvolge la band nel progetto del Bologna Rock, dove il bruciante attacco forse fu quanto di pi? punk quella manifestazione ebbe.

              Cambiato il nome in Confusional Quartet, molto meno limitativo e pi? aderente al tentativo di evidenziare la confusione di matrici che influenza la sua musica (dal rock alla disco, dal jazz alla beguine, dall'elettronica ai rumori), le sempre pi? numerose esibizioni dal vivo si caratterizzano proprio per l'estremizzazione del concetto di confusione casuale ed ogni concerto ? radicalmente diverso dal precedente e da quello successivo. Il passo successivo ? la registrazione del primo LP, realizzato in fase di preproduzione negli studi dell'Harpo's e poi finalizzato nello studio di Gianni Gitti in via Schiavonia. Durante la lavorazione, CQ scopre, sempre casualmente, che la sua concezione di dinamica artistica coincide in modo sorprendente con quella del movimento futurista italiano. proprio per questo motivo non si sofferma in esercizi revivalistici (tanto amati dagli intellettuali dell'epoca), ma continua il proprio lavoro di ricerca anche nella ricostruzione di 'Volare', leit-motiv internazionale deli anni '60. Con ironia corrosiva.

              Contemporaneamente al disco CQ, sempre con la fondamentale collaborazione di Gianni Gitti e la supervisione di oderso Rubini, produce alcuni filmati in 16 mm che diventeranno parte integrante del live-set. nel giugno del 1980 partecipa alla IV Settimana Internazionale della Performance di Bologna, presentando un defil?e con abiti di propria creazione, e subito dopo l'estate inizia ad occuparsi del progetto banale, dell'uso cio? di elementi considerati normalmente banali nella musica, nell'abbigliamento, nel design. Il notevole successo di critica riscosso dal primo LP, porta come naturale conseguenza la band in Studio di registrazione (ancora gli studi dell'Harpo's Bazaar, ormai Italian Records, e ancora Oderso Rubini, per produrre molte banalit? che usciranno in diversi formati: 1-un Mini LP 10" (o 25 cm se preferite), che nel lato B contiene 6 diverse versioni di una ipotetica Sigla televisiva. 2-Una confezione (numerata) di 3 Flexy disk (consumabili e facilmente deteriorabili). 3-Un brano per la Nice Label che produsse un doppio LP con artisti vari allegato al Red Ronnie's Bazar.

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                #277
                I Gaznevada sono un gruppo musicale bolognese attivo tra la fine degli anni '70 e la prima met? degli anni '80.

                Il gruppo si ? formato a Bologna nel 1977 come "Centro D'Urlo Metropolitano" nell'ambito del rock alternativo, del quale rappresentano una delle pi? importanti e innovative (seppur brevi) esperienze italiane, e influenzato dalla nota "Traumfabrik" di cui facevano parte Andrea Pazienza e Filippo Scozzari. Nel tardo 1977 il nome viene mutato in "Gaznevada". Nel periodo in cui il gruppo ? nato, la fine degli anni Settanta, Bologna era una delle capitali di questo genere musicale (anche grazie alla casa discografica Italian Records, che raccoglieva anche i Confusional Quartet e gli Stupid Set).

                La band, composta da Billy Blade, Bat Matic, Andy Nevada, Chainsaw Sally e Robert Squibb nacque nel clima della contestazione, di Radio Alice, della rivista a fumetti "Cannibale", della tensione e degli anni di piombo, sulla scia del movimento post-punk americano. Il gruppo inizi? a suonare musica punk ispirandosi ai Ramones, ma riusc? in breve tempo a creare un proprio stile, fatto di suoni nevrotici, sax molto ruvidi, ritmi quasi funk, influenze new wave (Devo e Contorsions per esempio) ma anche elettroniche.

                Il Centro D'Urlo Metropolitano fa in tempo a documentare su cassetta il suo brano "Mamma Dammi La Benza". Il brano viene distribuito su "Sarabanda" distribuita all'epoca del "Convegno Sulla Repressione" (Bologna 1977).
                La prima pubblicazione a nome Gaznevada fu una cassetta intitolata "Gaznevada" (Harpo's Bazar, 1979).
                Il loro primo lavoro su disco, Sick Soundtrack (1980), anticipato dal singolo totalmente autonomo, Nevada Gaz/Blue TV Set, li impose all?attenzione della critica come una band totalmente nuova, capace di accogliere e rielaborare le nuove sonorit? che arrivano dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. La loro immagine noir/fantascientifica accresce la curiosit? e il successo.

                Il loro secondo lavoro, il mini-album Dressed To Kill, conferma la loro importanza nell'ambito del movimento underground italiano.

                In seguito il gruppo cambier? rotta, inserendosi nel filone della dance sofisticata e facendosi un po' pi? commerciale: sono testimoni di questo passaggio brani come Ic-Love affair (che ebbe abbastanza successo nelle discoteche di tutta Europa) e Ticket to Los Angeles, con cui la band partecip? al Festivalbar 1984. La svolta fu tuttavia vista come un tradimento dalla critica e dal mondo musicale da cui provenivano. La band si sciolse poco tempo dopo, lasciando dei patinati quanto scialbi singoli e un album prodotti da Guido Elmi, storico produttore di Vasco Rossi. Una sua costola diede quindi vita al gruppo dance Datura, alcune canzoni dei quali furono di ispirazione a molte band, negli anni successivi.

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                  #278
                  ?Una singolare unione di irruenza e tenerezza, di audacia e saggezza, qualcosa come un intenso trash-bossa?. ? di Marcello Lorrai questa azzeccata definizione della musica di Arto Lindsay, improvvisatore, compositore di pop-songs, chitarrista e vocalist, produttore, sonorizzatore ambientale. Coniugare infatti l?estremismo sonoro e la carezzevole ambiguit? della bossanova ? stata l?idea vincente che Lindsay ha realizzato alla fine degli anni 90, trovando una collocazione del tutto originale sulla scena musicale contemporanea.

                  Arto Lindsay, americano di nascita brasiliano di formazione artistica, torna a New York dopo aver vissuto da vicino le esperienze ?tropicaliste?. Il suo non-stile chitarristico fa scalpore all?interno del gruppo DNA (trio con Ikue Mori e Tim Wright), quando nel 1978 Brian Eno (altro celebre ?non musicista?..) inserisce nel 33 giri ?No New York? alcune tracce incise dal gruppo.

                  Da allora, Arto Lindsay diventa un punto di riferimento per la scena ?no wave?. ? nella formazione originale dei Lounge Lizards, nei Golden Palominos, a fianco di Kip Hanrahan, John Zorn, in mille contesti di musica radicale. Il suo interesse per la forma canzone lo porta per? a correggere il tiro. Insieme al tastierista Peter Scherer, Lindsay d? vita ad Ambitious Lovers, dove convergono la sua cultura brasiliana, il funk, la dance, sempre commentati da una chitarra-caos, volutamente antimelodica.

                  Il lato ?pop? di Lindsay prende sostanza quando l?artista produce uno dei dischi capolavoro di Caetano Veloso, ?Estrangeiro?. In seguito molti altri autori brasiliani (Gal Costa, Marisa Monte, Carlinhos Brown) si affidano al suo talento di regista sonoro, tanto da spingere lo stesso Arto a comporre canzoni in portoghese. Nasce ?O Corpo Sutil / The Subtle Body?, primo di una serie di cd che individuano in Arto Lindsay uno tra i pi? intelligenti autori del nostro tempo. Composizioni brevi, elettro-acustiche, dove convivono temi melodici obliqui e ritmiche ossessive, dolcezza e aggressione elettrica: sono il contenuto anche dei successivi ?Mundo Civilizado?, ?Noon Chill?, ?Prize?, ?Invoke?, ?Salt?.

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                    #279
                    Steven Siro Vai (6 giugno 1960) è un chitarrista virtuoso rock/metal e compositore musicale statunitense con origini italiane (la sua famiglia emigrò dall'Italia verso gli Stati Uniti, e più precisamente il padre viveva a Milano). Oltre alla rinomata carriera solista, Vai ha militato in precedenza in note band del panorama heavy metal come David Lee Roth, gli Alcatrazz e i Whitesnake.

                    Steve è considerato universalmente uno dei migliori chitarristi di sempre. È spesso conosciuto per il suo tapping ritenuto probabilmente il migliore del mondo. Nel ranking mondiale (classifica ufficiosa) dei migliori chitarristi rock/metal di tutti i tempi è 9°, inoltre è stato eletto (dal sito digitaldreamdoor.com) 4° miglior chitarrista degli anni ottanta preceduto da Eddie Van Halen, Stevie Ray Vaughan e dal suo grande amico Joe Satriani.

                    Steve Vai si fece un nome suonando la "stunt guitar" proprio con il leggendario artista, compositore e produttore rock Frank Zappa, il quale lo assoldò dapprima nel ruolo di trascrittore di partiture ed in seguito come esecutore dei suoi brani più complessi, brani che richiedevano grandi capacità tecniche.

                    Nel 1985 sostituisce Yngwie Malmsteen come chitarra solista negli Alcatrazz di Graham Bonnett, con i quali incide l'album Disturbing the Peace. Dal 1986 al 1989 suona per David Lee Roth, registrando gli album Eat 'em and Smile (1986) e Skyscraper (1987). Nel 1989 e 1990 sostituisce l'infortunato Adrian Vandenberg nei Whitesnake, una delle leggende del rock britannico, poco prima che questi iniziassero le registrazioni dell'album e il tour mondiale per Slip of the Tongue. Vandenberg si era infortunato un polso provando alcuni esercizi che aveva trovato in un libro.

                    Steve Vai continua a suonare in concerto regolarmente, sia con il suo gruppo, che con il suo amico e maestro di chitarra di un tempo, e come lui vincitore del Grammy Awards, Joe Satriani, nella serie di concerti denominata G3, iniziata nel 1996.

                    La musica di Steve Vai è presente in diversi film. Lui stesso è apparso sul grande schermo in un film del 1986 con Ralph Macchio intitolato Mississippi Adventure (Crossroads, di Walter Hill), nel quale recitava la parte di Jack Butler, un chitarrista ispirato dal demonio. Nel momento saliente del film, Vai si impegna in un duello chitarristico con Macchio. La parte di quest'ultimo è doppiata da Vai stesso, a volte erroneamente attribuita a Ry Cooder che invece si occupò solo della colonna sonora del film. La composizione pseudo-classica-barocca in trentaduesimi (intitolata Eugene's Trick Bag) con la quale Macchio vince la competizione è stata scritta da Vai, che si è basato pesantemente sul Capriccio Op.1 #5 di Niccolò Paganini, ed è diventata uno dei brani preferiti da molti chitarristi apprendisti. Ha inoltre partecipato all'esecuzione della colonna sonora del film Fantasmi da Marte di John Carpenter insieme agli Anthrax e a Buckethead.

                    Mentre il contributo di Vai al materiale di altri è stato limitato dallo stile rock o heavy-rock dei gruppi per cui ha suonato, la sua musica di tanto in tanto sembra richiamare l'esoterismo. Vai è un apprezzato produttore musicale: possiede infatti due studi di registrazione, "The mother ship" e "The harmony hut", e le sue registrazioni combinano la sua distintiva abilità nelle nuove composizioni con un considerevole utilizzo di effetti in fase di registrazione. Steve Vai possiede la Favored Nations, una compagnia di registrazione e pubblicazione specializzata nel prendersi cura di nuovi talenti o di artisti di alto profilo di tutto il mondo.
                    Last edited by edorsv99; 06-09-07, 21:11.

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                      #280
                      EDO CONOSCI I TREES DI NAPOLI???
                      SENTI CHE ROBETTA




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                        #281
                        In ricordo di un grande:

                        Addio a Joe Zawinul, anima dei Weather Report

                        Fondò il gruppo con Wayne Shorter, Peter Erskine e Jaco Pastorius
                        Due le canzoni che restano nella storia: "Mercy, Mercy, Mercy" e "Birdland".

                        VIENNA - Di lui resteranno classici immortali come "Mercy, Mercy, Mercy" e Birdland". Per lui parlerà la storia di un gruppo che ha segnato pagine indimenticabili di musica: i Weather Report. Il tastierista Joe Zawinul, 75 anni, si è spento in nottata in un ospedale di Vienna. Era malato di cancro da tempo ed era ricoverato dal 5 agosto.

                        Nato in un quartiere della capitale austriaca il 7 luglio 1932, Zawinul aveva origini magiare, ceche e rom. Il nome di Zawinul resta legato all'avventura dei Weather Report. Era il 1979 e con il sassofonista Wayne Shorter, il percussionista Peter Erskine e il bassista Jaco Pastorius, diede vita ad una delle più importanti formazioni di jazz-rock della storia della musica.

                        Dopo il suo scioglimento, fondò nel 1987 la band 'Zawinul Syndicate', composta da musicisti di rango mondiale che si alternavano, come Miles Davis.

                        Il musicista, che viveva da quasi cinque decenni negli Usa, ha sempre tenuto vivi i legami con l'Austria dove tornava regolarmente. Nel 2004 fondò a Vienna il club Joe Zawinul's Birdland, indirizzo cult per la musica jazz nella capitale. Per il 29 settembre prossimo era in programma al Konzerthaus a Vienna una serata 'Absolute Zawinul'. Che, se si farà, sarà fatta in sua memoria.
                        Last edited by edorsv99; 11-09-07, 09:58.

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                        • Font Size
                          #282
                          senti qua che robetta

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                          • Font Size
                            #283
                            Tiro fuori dall'armadio 'sta vecchia discussione. Ieri sera ho ascoltato questo disco e mi ha ben impressionato.

                            The Six Wives of Henry VIII è il primo album solista di Rick Wakeman, tastierista del gruppo progressive inglese Yes.

                            Pubblicato nel 1973 dalla Atlantic Records, The Six Wives è un concept album strumentale composto da 6 brani (uno per ciascuna delle "sei mogli di Enrico VIII"). Sull'album appaiono anche gli altri strumentisti delle due principali formazioni degli Yes dell'inizio anni '70 (Howe, Bruford, Squire, White).

                            In questa opera prima, il virtuosista Wakeman si esibisce in tutti gli stili che costituiscono il suo notevole repertorio, dal rock con contaminazioni classiche alla fuga à la Bach su organo a canne. L'album è certamente, a tutt'oggi, uno dei più famosi momenti della (molto prolifica) carriera solista di Wakeman. Estratti da questi sei celebri brani furono spesso riproposti anche ai concerti degli Yes (per esempio, appaiono nel live più celebre del gruppo, Yessongs).

                            Brani
                            1. Katherine of Aragon (3:45)
                            2. Anne Boleyn (7:50)
                            3. Jane Seymor (6:36)
                            4. Anne of Cleeves (4:44)
                            5. Catherine Howard (6:31)
                            6. Catherine Parr (7:00)
                            (Durata totale: 36:36)

                            E sull'autore:

                            Rick Wakeman, nome completo Richard Christopher Wakeman (Perivale, 18 maggio 1949) è un tastierista britannico.
                            È uno dei più celebri tastieristi del panorama del rock progressivo inglese degli anni settanta.

                            Formatosi come pianista classico, è stato un pioniere nell'uso delle tastiere elettroniche. Diventato celebre negli Yes, è estremamente prolifico anche come solista. Soprannominato "lunga chioma bionda" (sia per la capigliatura fluente che per l'incredibile statura - ben oltre il metro e 90), Wakeman iniziò la propria carriera di musicista professionista nel 1970, suonando nel gruppo The Strawbs, e nel 1971 entrò a far parte degli Yes (unendosi a Jon Anderson, Chris Squire, Bill Bruford e Steve Howe). Il rapporto di Wakeman con il gruppo è stato decisamente turbolento, con almeno quattro abbandoni e successivi ritorni. Dal 2002 è tornato a far parte della band per la quinta volta.

                            Verso la fine degli anni ottanta, Wakeman ha partecipato al progetto di "rifondazione degli Yes classici", realizzato da Jon Anderson col nome Anderson Bruford Wakeman Howe (ABWH), suonando nell'unico album in studio della formazione e nel successivo live.

                            La carriera solista di Wakeman è molto lunga e prolifica, ma solo occasionalmente caratterizzata da veri e propri successi. Fra gli album più apprezzati si possono ricordare The Six Wives of Henry VIII, The Myths and Legends of King Arthur and the Knights of the Round Table e Journey To The Centre Of The Earth, che viene considerato da alcuni uno degli album più significativi del rock progressivo inglese.

                            Ha anche suonato occasionalmente come ospite o session man per artisti anche molto diversi fra loro, come Cat Stevens, John Williams, Brotherhood Of Man, Elton John, Lou Reed, David Bowie e Black Sabbath.

                            Wakeman è uno dei tastieristi che ha saputo "dominare" meglio il mellotron, tastiera elettronica notoriamente ostica, basata sulla riproduzione continua di suoni registrati su nastro. Fu anche inventore, insieme a David Biro, del Birotron, che doveva superare alcuni dei limiti e delle difficoltà del mellotron, ma che non ebbe successo commerciale.
                            Last edited by edorsv99; 06-11-07, 09:24.

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                              #284
                              ho rispescato il post per segnalarvi

                              Perigeo - Azimut (1973)

                              [YOUTUBE]W-efbL1oMo4[/YOUTUBE]

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                                Visto che ? caduto il governo...

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