Quattro ottave di estensione al servizio non bel canto, bens? di una sofferta ricerca dei limiti dello strumento voce e della narrazione, senza mezze misure e cautele autocensorie, di temi terribili: l'Aids, il disagio mentale, la guerra. Non pu? dirsi piacevole o di facile ascolto la voce di Diamanda Galas, cos? come le sue opere non si prestano ad uso di commercio. Frutto forse, questa vocalit? esasperata, di un divieto, quello di genitori greci di religione ortodossa emigrati a San Diego, che nel canto intuivano un'espressione artistica peccaminosa. Il peccato, appunto, o meglio, il concetto insito, ? un argomento che turba e affascina la Galas: "Contro chi ritiene la mia arte peccaminosa e il mio linguaggio immondo posso solamente dire: 'Se pensate che vesta i panni dell'osceno, allora sappiate: mi ci sento a mio agio'".
Il peccato, nel vangelo deviante di Diamanda Galas, alligna nelle menti degli alfieri del moralismo e dell'ipocrisia, come testimonia You Must Be Certain Of The Devil, la terza parte della trilogia Masque Of The Red Death dedicata al dramma dell'Aids. "Il male, il diavolo sta l? dove stanno i codardi, gli uomini spiritualmente impotenti, gli omofobi, chi si ostina a non guardare, chi diserta la realt?". Amen.
Hanno titoli terribili e svelano terribili temi i lavori della Galas: Litanies of Satan (ispirato all'urgenza della poesia mistica di Baudelaire), Saint of the Pit e Divine Punishment (prima e seconda parte della suddetta trilogia, ancora Baudelaire e le visioni apocalittiche del Vecchio Testamento), Plague Mass (la sua esibizione dal vivo nella cattedrale newyorkese Saint John The Divine), Vena Cava (il decorso della malattia e la pazzia provocata dall'Aids), Schrei X (manipolazioni della mente), Malediction & Prayer (le voci inquiete della poesia e del blues). Temi che rivelano riferimenti autobiografici: la morte per Aids nell'86 del fratello, il drammaturgo e poeta Philip Dimitri Galas ("Uno dei pi? grandi e prolifici scrittori dei nostri tempi"), un'adolescenza difficile (ero una tossicodipendente, poi realizzai di avere pi? talento come pianista che come criminale. Non dico che l'una cosa sia meglio dell'altra. Credo di essere la sintesi delle due cose), l'amore per l'opera e la letteratura ("tutti credono che sia una cantante lirica frustrata che si d? all'avanguardia, invece io continuo a studiare perch? ? l'unico modo per alimentare il mio canto").
Stupisce tutti nel '94 per la collaborazione con John Paul Jones, il roccioso ex bassista dei Led Zeppelin. I due danno alle stampe un album di dieci brani per basso, batteria, voce e poco altro che viene considerato un piccolo capolavoro del rock indipendente. La "Rosa Nera dell'Avant-garde" incontra dunque l'ex Led Zep che dallo scioglimento della sua band non ha mai cessato di muoversi nello show business musicale, ma con maggior grazia rispetto ai suoi compagni, avendo collaborato a vario titolo con R.E.M., Butthole Surfers, Brian Eno e molti altri. Non ? un caso che Jones abbia incrociato il basso con la voce della "diabolica" Galas: si dice di lui sia stato l'unico dei Led Zeppelin a non accettare il patto con il Diavolo che avrebbe assicurato fama e successo al gruppo. Un patto solo rinviato, dunque.
Il suo ultimo concept work, Defixiones, Will And Testament, suona come un monito, un'avvertenza contro i profanatori di tombe della Grecia e dell'Asia Minore. Si tratta di un'allegoria che richiama l'orrore del genocidio armeno da parte dei turchi a cavallo tra gli anni Dieci e Venti, a proposito del quale la Galas parla con trasporto nella nostra videointervista: "Non avete idea di ci? che successe. Non si tratt? di un semplice sterminio, fu molto di pi?: una civilt? venne cancellata in modo che non rimanesse assolutamente nulla". La Galas denuncia questo Olocausto dimenticato, e lo fa con la voce della poesia, con i versi dell'armeno Samianto, del belga di lingua francese Henri Michaux; del siriano Adonis, delle canzoni del Pireo e di Tessalonica di Sotiria Bellou e con il blues di Blind Willie Johnson e Son House. Per dimostrare - contrariamente a quanto ? stato detto - che la poesia ha ancora un senso dopo lo sterminio.
Il peccato, nel vangelo deviante di Diamanda Galas, alligna nelle menti degli alfieri del moralismo e dell'ipocrisia, come testimonia You Must Be Certain Of The Devil, la terza parte della trilogia Masque Of The Red Death dedicata al dramma dell'Aids. "Il male, il diavolo sta l? dove stanno i codardi, gli uomini spiritualmente impotenti, gli omofobi, chi si ostina a non guardare, chi diserta la realt?". Amen.
Hanno titoli terribili e svelano terribili temi i lavori della Galas: Litanies of Satan (ispirato all'urgenza della poesia mistica di Baudelaire), Saint of the Pit e Divine Punishment (prima e seconda parte della suddetta trilogia, ancora Baudelaire e le visioni apocalittiche del Vecchio Testamento), Plague Mass (la sua esibizione dal vivo nella cattedrale newyorkese Saint John The Divine), Vena Cava (il decorso della malattia e la pazzia provocata dall'Aids), Schrei X (manipolazioni della mente), Malediction & Prayer (le voci inquiete della poesia e del blues). Temi che rivelano riferimenti autobiografici: la morte per Aids nell'86 del fratello, il drammaturgo e poeta Philip Dimitri Galas ("Uno dei pi? grandi e prolifici scrittori dei nostri tempi"), un'adolescenza difficile (ero una tossicodipendente, poi realizzai di avere pi? talento come pianista che come criminale. Non dico che l'una cosa sia meglio dell'altra. Credo di essere la sintesi delle due cose), l'amore per l'opera e la letteratura ("tutti credono che sia una cantante lirica frustrata che si d? all'avanguardia, invece io continuo a studiare perch? ? l'unico modo per alimentare il mio canto").
Stupisce tutti nel '94 per la collaborazione con John Paul Jones, il roccioso ex bassista dei Led Zeppelin. I due danno alle stampe un album di dieci brani per basso, batteria, voce e poco altro che viene considerato un piccolo capolavoro del rock indipendente. La "Rosa Nera dell'Avant-garde" incontra dunque l'ex Led Zep che dallo scioglimento della sua band non ha mai cessato di muoversi nello show business musicale, ma con maggior grazia rispetto ai suoi compagni, avendo collaborato a vario titolo con R.E.M., Butthole Surfers, Brian Eno e molti altri. Non ? un caso che Jones abbia incrociato il basso con la voce della "diabolica" Galas: si dice di lui sia stato l'unico dei Led Zeppelin a non accettare il patto con il Diavolo che avrebbe assicurato fama e successo al gruppo. Un patto solo rinviato, dunque.
Il suo ultimo concept work, Defixiones, Will And Testament, suona come un monito, un'avvertenza contro i profanatori di tombe della Grecia e dell'Asia Minore. Si tratta di un'allegoria che richiama l'orrore del genocidio armeno da parte dei turchi a cavallo tra gli anni Dieci e Venti, a proposito del quale la Galas parla con trasporto nella nostra videointervista: "Non avete idea di ci? che successe. Non si tratt? di un semplice sterminio, fu molto di pi?: una civilt? venne cancellata in modo che non rimanesse assolutamente nulla". La Galas denuncia questo Olocausto dimenticato, e lo fa con la voce della poesia, con i versi dell'armeno Samianto, del belga di lingua francese Henri Michaux; del siriano Adonis, delle canzoni del Pireo e di Tessalonica di Sotiria Bellou e con il blues di Blind Willie Johnson e Son House. Per dimostrare - contrariamente a quanto ? stato detto - che la poesia ha ancora un senso dopo lo sterminio.
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