That Petrol Emotion: Manic Pop Thrill
C'erano una volta gli Undertones, gruppo di Derry in diretta competizione con i Buzzcoks per il titolo di punk band pi? "poppettara" del Regno Unito: alla voce un giovane e gi? tenorale Feargal Sharkey, alle chitarre i fratelli Damian e John O'Neill, per un coacervo di pop/punk bizzarro ed infettivo. Da quel confronto gli Undertones escono forse sconfitti in popolarit?, ma non certo nella stima della critica, che li considera ancora oggi tra i migliori gruppi Nordirlandesi di ogni tempo: merito di un grande album d'esordio (1979), di un piccolo hit adorato da John Peel ("Teenage Kicks") e di una leggendaria resa dal vivo.
Gli Undertones si sciolsero nel 1983, e i due fratelli O'Neill (con John che adotta il suo vero nome, Sean) diedero vita gi? l'anno successivo ai That Petrol Emotion, aggregando il concittadino Re?mann O'Gormain alla chitarra, Ciaran McLaughlin alla batteria ed un cantante americano (Steve Mack). Con questa lineup danno alle stampe nel 1986 un album scintillante, quello che ci interessa in questa sede: Manic Pop Thrill.
Che non ? solo un album punk, n? solo un disco rock, o pop: Manic Pop Thrill non ? nulla che possa essere definito con comode formulette: ? piuttosto sintesi mirabile del lustro che lo ha preceduto temporalmente ed in parte anticipazione del successivo. Qui dentro c'? il pop pi? suadente del decennio (Natural kind of joy, tenerissima ballata per innamorati su base di tastiere in fiore che un Mack ai limiti della sopportazione canta come se avesse il raffreddore), gli echi di un punk rabbioso ed ancora vicinissimo (Can't Stop), furia iconoclasta (il furore di Lifeblood, circondato da suoni di chitarra in esplosioni controllate e poi ricomposte dalla base ritmica); c'? una ballata sognante e perfettissima come A million miles away che scioglie chitarre e tastiere in una massa zuccherina indistinta, c'?, soprattutto, la conclusiva Blindspot, cinque minuti e mezzo di estasti narcotizzante, con basso e batteria ad intrecciare un tessuto ritmico che la chitarra di O'Neill decora con ghirigori di noncurante bellezza. C'? il rock "irlandese" degli U2 e ci sono le derive rockabilly frammentate della splendida Mouthcrazy.
"Manic Pop Thrill" vibra soprattutto di un'urgenza rabbiosa ed espressiva, un'incazzatura vivissima, un impegno politico militante espresso nei testi e nelle note che accompaganno il disco (un saggio sul malgoverno scritto all'inizio del secolo scorso ed attuale tanto nel 1986 quanto oggi). C'? una base ritmica solida e potente, una chitarra che si fa liquida e concreta con magnifica versatilit?, un cantante eclettico e deciso: tutto il disco esprime nella sua frammentazione un'idea forte ed unificatrice, che ricompone il "rock" da un mosaico di stili ed influenze mentre infila uno dietro l'altro una serie di gioiellini sonori troppo belli per essere veri.
C'erano una volta gli Undertones, gruppo di Derry in diretta competizione con i Buzzcoks per il titolo di punk band pi? "poppettara" del Regno Unito: alla voce un giovane e gi? tenorale Feargal Sharkey, alle chitarre i fratelli Damian e John O'Neill, per un coacervo di pop/punk bizzarro ed infettivo. Da quel confronto gli Undertones escono forse sconfitti in popolarit?, ma non certo nella stima della critica, che li considera ancora oggi tra i migliori gruppi Nordirlandesi di ogni tempo: merito di un grande album d'esordio (1979), di un piccolo hit adorato da John Peel ("Teenage Kicks") e di una leggendaria resa dal vivo.
Gli Undertones si sciolsero nel 1983, e i due fratelli O'Neill (con John che adotta il suo vero nome, Sean) diedero vita gi? l'anno successivo ai That Petrol Emotion, aggregando il concittadino Re?mann O'Gormain alla chitarra, Ciaran McLaughlin alla batteria ed un cantante americano (Steve Mack). Con questa lineup danno alle stampe nel 1986 un album scintillante, quello che ci interessa in questa sede: Manic Pop Thrill.
Che non ? solo un album punk, n? solo un disco rock, o pop: Manic Pop Thrill non ? nulla che possa essere definito con comode formulette: ? piuttosto sintesi mirabile del lustro che lo ha preceduto temporalmente ed in parte anticipazione del successivo. Qui dentro c'? il pop pi? suadente del decennio (Natural kind of joy, tenerissima ballata per innamorati su base di tastiere in fiore che un Mack ai limiti della sopportazione canta come se avesse il raffreddore), gli echi di un punk rabbioso ed ancora vicinissimo (Can't Stop), furia iconoclasta (il furore di Lifeblood, circondato da suoni di chitarra in esplosioni controllate e poi ricomposte dalla base ritmica); c'? una ballata sognante e perfettissima come A million miles away che scioglie chitarre e tastiere in una massa zuccherina indistinta, c'?, soprattutto, la conclusiva Blindspot, cinque minuti e mezzo di estasti narcotizzante, con basso e batteria ad intrecciare un tessuto ritmico che la chitarra di O'Neill decora con ghirigori di noncurante bellezza. C'? il rock "irlandese" degli U2 e ci sono le derive rockabilly frammentate della splendida Mouthcrazy.
"Manic Pop Thrill" vibra soprattutto di un'urgenza rabbiosa ed espressiva, un'incazzatura vivissima, un impegno politico militante espresso nei testi e nelle note che accompaganno il disco (un saggio sul malgoverno scritto all'inizio del secolo scorso ed attuale tanto nel 1986 quanto oggi). C'? una base ritmica solida e potente, una chitarra che si fa liquida e concreta con magnifica versatilit?, un cantante eclettico e deciso: tutto il disco esprime nella sua frammentazione un'idea forte ed unificatrice, che ricompone il "rock" da un mosaico di stili ed influenze mentre infila uno dietro l'altro una serie di gioiellini sonori troppo belli per essere veri.
Comment