Come volevasi dimostrare
EUROPA
Ocse: la crisi allarga la disparit? di reddito a livelli record in Italia
dal nostro corrispondente Marco Moussanet
PARIGI - Negli anni della crisi il divario tra ricchi e poveri ? fortemente aumentato e non ? mai stato cos? ampio da 30 anni a questa parte. Una situazione che ha un forte impatto sul rallentamento della crescita economica. ? quanto spiega l'Ocse in uno studio sulla situazione dei Paesi membri dell'organizzazione.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2011-2012 il reddito del 10% della popolazione pi? ricca ? superiore di 9,5 volte a quello del 10% della popolazione pi? povera. Il cui reddito ? infatti cresciuto, ma a ritmi pi? lenti. A met? degli Ottanta il rapporto era di 7 a 1.
Gli esperti dell'organizzazione parigina hanno utilizzato il coefficiente di Gini per misurare l'aumento della diseguaglianza (il valore varia da zero se il rapporto ? perfetto a 1 se l'intero reddito va a una persona sola) e hanno constatato che tra il 1985 e il 2011-2012 (le rilevazioni variano a seconda dei Paesi) il coefficiente ? cresciuto di tre punti, passando in media Ocse dallo 0,29 allo 0,32. Il valore ? aumentato in 16 dei 21 Paesi per i quali si possono avere serie cronologiche abbastanza lunghe, in tre casi ? rimasto invariato e solo in due casi (Grecia e Turchia, dove le disparit? erano pi? forti) ? leggermente diminuito.
L'Italia si ? mossa esattamente nella media Ocse, passando appunto da 0,29 a 0,32. Nel 2011 il reddito del 10% della popolazione pi? povero era pari a un decimo di quello del 10% della popolazione pi? ricca (il 2,4% rispetto al 24,4%). E il divario resta molto ampio anche prendendo in considerazione le fasce del 20% della popolazione: il 20% pi? povero disponeva del 7,1% del reddito nazionale, rispetto al 39,9% del 20% pi? ricco.
Per la prima volta l'Ocse fa per? un passo in pi?, sostenendo che l'aumento della disparit? ha un impatto sulla crescita. Secondo gli esperti dell'organizzazione parigina, i 3 punti di aumento del coefficiente di Gini si traducono in una perdita potenziale di aumento del Pil nell'ordine dello 0,35% all'anno nei 25 anni successivi alle misurazioni dell'incremento delle disparit?, cio? un 8,5% del Pil.
In testa a questa classifica ci sono Messico e Nuova Zelanda, con oltre 10 punti persi di potenziale crescita, seguiti dalla Gran Bretagna con quasi 9 punti. Solo in tre Paesi (Spagna, Francia e Irlanda) una situazione di maggiore equit? si ? tradotta in un aumento del Pil.
L'Italia si trova in una posizione intermedia, insieme a Stati Uniti e Svezia. Senza un aggravamento delle disparit? di reddito, nel periodo 1990-2010 la crescita cumulata del Pil pro capite avrebbe potuto essere del 14,7% rispetto all'8% effettivamente ottenuto. La perdita ?teorica? ? quindi di 6,7 punti.
Sulla base di queste considerazioni, l'Ocse sollecita i Paesi membri a rafforzare politiche di maggiore coesione sociale, soprattutto per quanto riguarda l'accesso all'istruzione.
EUROPA
Ocse: la crisi allarga la disparit? di reddito a livelli record in Italia
dal nostro corrispondente Marco Moussanet
PARIGI - Negli anni della crisi il divario tra ricchi e poveri ? fortemente aumentato e non ? mai stato cos? ampio da 30 anni a questa parte. Una situazione che ha un forte impatto sul rallentamento della crescita economica. ? quanto spiega l'Ocse in uno studio sulla situazione dei Paesi membri dell'organizzazione.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2011-2012 il reddito del 10% della popolazione pi? ricca ? superiore di 9,5 volte a quello del 10% della popolazione pi? povera. Il cui reddito ? infatti cresciuto, ma a ritmi pi? lenti. A met? degli Ottanta il rapporto era di 7 a 1.
Gli esperti dell'organizzazione parigina hanno utilizzato il coefficiente di Gini per misurare l'aumento della diseguaglianza (il valore varia da zero se il rapporto ? perfetto a 1 se l'intero reddito va a una persona sola) e hanno constatato che tra il 1985 e il 2011-2012 (le rilevazioni variano a seconda dei Paesi) il coefficiente ? cresciuto di tre punti, passando in media Ocse dallo 0,29 allo 0,32. Il valore ? aumentato in 16 dei 21 Paesi per i quali si possono avere serie cronologiche abbastanza lunghe, in tre casi ? rimasto invariato e solo in due casi (Grecia e Turchia, dove le disparit? erano pi? forti) ? leggermente diminuito.
L'Italia si ? mossa esattamente nella media Ocse, passando appunto da 0,29 a 0,32. Nel 2011 il reddito del 10% della popolazione pi? povero era pari a un decimo di quello del 10% della popolazione pi? ricca (il 2,4% rispetto al 24,4%). E il divario resta molto ampio anche prendendo in considerazione le fasce del 20% della popolazione: il 20% pi? povero disponeva del 7,1% del reddito nazionale, rispetto al 39,9% del 20% pi? ricco.
Per la prima volta l'Ocse fa per? un passo in pi?, sostenendo che l'aumento della disparit? ha un impatto sulla crescita. Secondo gli esperti dell'organizzazione parigina, i 3 punti di aumento del coefficiente di Gini si traducono in una perdita potenziale di aumento del Pil nell'ordine dello 0,35% all'anno nei 25 anni successivi alle misurazioni dell'incremento delle disparit?, cio? un 8,5% del Pil.
In testa a questa classifica ci sono Messico e Nuova Zelanda, con oltre 10 punti persi di potenziale crescita, seguiti dalla Gran Bretagna con quasi 9 punti. Solo in tre Paesi (Spagna, Francia e Irlanda) una situazione di maggiore equit? si ? tradotta in un aumento del Pil.
L'Italia si trova in una posizione intermedia, insieme a Stati Uniti e Svezia. Senza un aggravamento delle disparit? di reddito, nel periodo 1990-2010 la crescita cumulata del Pil pro capite avrebbe potuto essere del 14,7% rispetto all'8% effettivamente ottenuto. La perdita ?teorica? ? quindi di 6,7 punti.
Sulla base di queste considerazioni, l'Ocse sollecita i Paesi membri a rafforzare politiche di maggiore coesione sociale, soprattutto per quanto riguarda l'accesso all'istruzione.
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