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Tangenti mose: arrestato sindaco venezia e altri 34
Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni ? stato arrestato nell'inchiesta per corruzione, concussione e riciclaggio, della Procura di Venezia nell'ambito delle indagini sull'ex ad della Mantovani Giorgio Baita e gli appalti per il Mose. In manette anche l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso.
Secondo fonti della Procura veneziana, a vario titolo, sono finite in manette 35 persone complessivamente ed un altro centinaio sarebbero gli indagati. Tra le persone arrestate anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo nonch? il generale in pensione Emilio Spaziante. La Procura avrebbe chiesto l'arresto anche dell'ex governatore e ministro e Giancarlo Galan attualmente parlamentare e per il quale ? necessario il via libera dell'apposita commissione.
Inchiesta Mose, clamorosi arresti:
in manette Chisso e Orsoni
Richiesta per Giancarlo Galan
Corruzione e riciclaggio: 35 arrestati, un centinaio di denunciati
Coinvolti anche il generale della Gdf Spaziante e il finanziere Meneguzzo
VENEZIA - Corruzione, concussione, riciclaggio. Mazzette a politici, commercialisti, protagonisti della finanza che conta, generali a tre stelle delle Fiamme Gialle.
Tutto all'ombra degli appalti per il Mose, il sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall'acqua alta e realizzato dal Consorzio Venezia Nuova quale concessionario unico.
Ci siamo. Ecco la nuova Tangentopoli veneta.
In queste ore i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Venezia stanno eseguendo le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip lagunare Alberto Scaramuzza su richiesta dei pm Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini. Su tutto il territorio regionale ma anche a Roma e a Milano, centinaia di militari impiegati fin dalle prime ore di questo 4 giugno destinato a passare alla cronaca come il giorno della resa dei conti.
Trentacinque arresti, un centinaio di indagati e altrettante perquisizioni.
In manette, personaggi di spicco fra cui l'attuale assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia, Renato Chisso, di Favaro, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, il consigliere regionale Pd, Giampietro Marchese di Jesolo, il presidente del Coveco, una delle cooperative consorziate in Cvn, Franco Morbiolo di Cona, il generale in pensione Emilio Spaziante, casertano, fino al 4 settembre 2013 comandante in seconda della Guardia di Finanza e il vicentino Roberto Meneguzzo, fondatore e amministratore della Palladio Finanziaria spa, la holding diventata punto di riferimento della finanza dell'intero Nordest e nos solo, che ha recitato la parte del leone in partite finanziarie del calibro di Fonsai e Generali.
Richiesta di arresto anche per l'ex governatore del Veneto ed ex ministro all'Agricoltura e ai Beni culturali, ora senatore di Forza Italia, il padovano Giancarlo Galan, ma per poter procedere occorre il beneplacito dell'apposita Commissione di Palazzo Madama.
? il risultato finale di tre anni di indagini serrate svolte dagli investigatori in grigioverde veneziani che hanno raccolto prove schiaccianti e incontrovertibili di un vero e proprio sistema di corruzione e collusione fra politica, imprenditoria e finanza che gli stessi aderenti non hanno potuto fra altro che confermare, messi con le spalle al muro dalla mole di riscontri dettagliati raccolta.
Una guerra di resistenza quella combattuta dagli inquirenti costretti ad affrontare continue fughe di notizie e pesanti ingerenze, contro un "nemico" in grado di infiltrasi a tutti i livelli, anche all'interno delle forze dell'ordine, mettendo a libro paga un vicequestore della polizia di Stato, un generale della Guardia di Finanza ed ex appartenenti ai servizi segreti.
Il primo colpo al sistema viene inferto il 28 febbraio 2013 con l'arresto di Piergiorgio Baita, allora ai vertici della Mantovani il colosso padovano delle costruzioni, fra i soci pesanti di Cvn ora impegnato sul fronte di Expo 2015 con l'aggiudicazione di lavori er circa 65 milioni di euro. L'accusa, formulata dal pm Stefano Ancilotto, ? associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale attraverso un giro vorticoso di fatture false tramite "cartiere" collocate per lo pi? all'estero. Con Baita finiscono in carcere Claudia Minutillo, ex segretaria personale di Galan e ad di Adria Infrastrutture societ? della galassia Mantovani, il responsabile amministrativo di quest'ultima Nicola Buson e il console onorario di San Marino William Colombelli a capo della Bmc Broker, azienda di consulenza che dalle pendici del Titano garantiva a Baita un flusso ininterrotto di "uscite certificate" per attivit? mai svolte. Circa 20 milioni di euro la cifra calcolata per la maxi evasione.
A distanza di circa 4 mesi e mezzo arriva il secondo colpo al sistema. ? il 12 luglio 2013 quando si capisce che in laguna nulla sar? come prima. L'arresto di Giovanni Mazzacurati, sconvolge insieme all'opinione pubblica, equilibri che sembravano eterni. Il creatore del Mose si era dimesso dalla carica di presidente di Cvn appena da due settimane, mettendo fine a un trentennio di assoluto dominio, dentro e fuori il Consorzio. Il sostituto procuratore Paola Tonini, che lo definisce "il grande burattinaio" gli contesta la turbativa d'asta per un appalto riguardante dei lavori nell'area portuale. E anche in questo caso spuntano fatture false e bustarelle. A 81 anni finisce ai domiciliari l'uomo che aveva condizionato la politica e l'economia veneziana e veneta. Stessa misura cautelare per Pio Savioli e Federico Sutto, nell'ordine consigliere e dipendente di Cvn, i responsabili della Cooperativa San Martino di Chioggia, Roberto Boscolo Anzoletti, Mario Boscolo Bacheto e Stefano Boscolo Bacheto e un altro chioggiotto Gianfranco Boscolo Contadin della Nuova Coedmar.
Due inchieste un unico filone, alla ricerca dei fondi neri milionari creati truccando le gare e facendo lievitare i costi non solo del Mose ma anche delle opere connesse alla salvaguardia di Venezia e finanziate con la Legge speciale. Soldi depositati su conti criptati e affidati alla "discrezione" di istituti bancari con sede nei paradisi fiscali. Gi? un anno fa la domanda, retorica, che si erano posti gli inquirenti era: a cosa serviva tutto quel denaro fantasma? La risposta era contenuta nella ponderosa relazione trasmessa dal pm al gip, costellata da numerosi omissis motivati da esigenze investigative, dietro i quali si nascondevano nomi cosiddetti eccellenti di corruttori e corrotti. All'alba di oggi, a due giorni dalla festa della Repubblica, il crollo definitivo del sistema.
Tangenti e fondi neri che finivano nelle tasche dei politici per gli appalti del Mose, il sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall?acqua alta e realizzato dal Consorzio Venezia Nuova quale concessionario unico. E? questa l?ipotesi dell?inchiesta condotta dalla Procura di Venezia che ha portato in carcere 35 persone tra politici e imprenditori. A finire in manette il sindaco del Partito democratico Giorgio Orsoni e l?assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia Renato Chisso, insieme ad altre 33 persone. Gli indagati in tutto sarebbero un centinaio. La Procura ha chiesto anche l?arresto per l?ex governatore e ministro e Giancarlo Galan, attualmente parlamentare e per il quale ? necessario il via libera dell?apposita commissione. I reati contestati a vario titolo vanno dalla corruzione, alla concussione, fino al riciclaggio.
Tra gli altri nomi eccellenti finiti in manette ci sono quelli del consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, e degli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo, oltre al generale della Guardia di Finanza in pensione Emilio Spaziante. Le indagini sono partite da una inchiesta della Guardia di finanza di Venezia avviata circa tre anni fa. Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino della Direzione distrettuale antimafia aveva scoperto che l?ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicol? Buson aveva distratto dei fondi relativi al Mose in una serie di fondi neri all?estero. Il denaro, secondo l?accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc.
Le Fiamme gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, cos? occultati, erano finiti in conti esteri d?oltre confine e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare all?alba di questa mattina l?operazione. Dopo questa prima fase, lo stesso pool, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito ?il grande burattinaio? di tutte le opere relative al Mose. Indagando su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all?arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.
Le indagini della Procura hanno smascherato un sistema di corruzione che legava politica, imprenditoria e finanza e che poteva contare ? secondo gli inquirenti ? su informazioni riservate relative alle indagini. Secondo i magistrati, infatti, il gruppo aveva messo a libro paga un vicequestore della polizia di Stato, un generale della Guardia di Finanza ed ex appartenenti ai servizi segreti. Durante il suo iter, il lavoro della Procura ? stato ostacolato da continue fughe di notizie e ingerenze. La scorsa settimana era trapelata la notizia di un coinvolgimento anche dell?ex ministro dell?Ambiente e delle Infrastrutture Altero Matteoli. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, il senatore e dirigente di Forza Italia avrebbe ricevuto una notifica dai pm.
Le misure cautelari di oggi sono state disposte dal gip del capoluogo Veneto Alberto Scaramuzza ed eseguite dal dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Venezia. Tra gli arresti eccellenti spicca il nome di Giancarlo Galan attualmente senatore di Forza Italia e considerato un ?fedelissimo? di Silvio Berlusconi. Galan ? stato governatore del Veneto per 15 anni (1995-2010) per poi essere nominato prima ministro alle Politiche agricole e poi ai Beni culturali. L?ex governatore, padovano di 58 anni, si ? formato politicamente nel Partito liberale italiano, poi con la ?discesa in campo? di Berlusconi si ? inserito subito nei ranghi di Forza Italia lasciando gli incarichi nelle aziende dell?ex Cavaliere per la politica. Proprio con Berlusconi Presidente del Consiglio, Galan ha posto la prima pietra del Mose nel 2003.
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