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Pu? l'europa non considerare un nobel dell'economia???

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    #1

    Pu? l'europa non considerare un nobel dell'economia???

    L?economista americano premio Nobel Joseph Stiglitz risponde su Le Nouvel Observateur alle domande poste dai lettori.
    Quali pensate che siano le cause della crisi economica mondiale? E? semplicemente una ?classica? crisi di sovrapproduzione?
    Joseph Stiglitz: Non ? una crisi di sovrapproduzione. Il problema ? la mancanza di domanda. Ma dietro c?? un altro problema: gli Stati Uniti e l?Europa avranno bisogno di cambiare la struttura delle loro economie. Diventa urgente.
    Nel XIX secolo, siamo passati dall?agricoltura all?industria. I lavoratori agricoli erano pi? del necessario. Hanno dovuto fare qualcosa di diverso e questa altra cosa era la fabbrica. Ora siamo nella stessa situazione.
    Si passa dall?industria ai servizi. Abbiamo un?industria che funziona molto bene, che ? molto produttiva. Ma fornisce molti meno posti di lavoro rispetto a prima. Tanto pi? che in parte se ne vanno nei paesi emergenti. I mercati non rendono un buon servizio per questo. C?? uno spazio da occupare per i governi.

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa della crisi europea e delle misure di rigore e di austerit? che i leader della zona euro ci fanno passare come le sole e uniche soluzioni per superare questa crisi.
    Joseph Stiglitz: L?austerit? non ? la soluzione. Non permette ai governi di aiutare le imprese a passare dalla vecchia alla nuova economia. Al contrario, essa limita le possibilit? di sostegno.
    Ora l?economia in Occidente sta passando dall?industria ai servizi: l?istruzione, la sanit?, la cultura, il turismo, ecc. La cosa interessante ? che tra questi settori, molti sono pubblici. Questo ? il motivo per cui avremo sempre pi? bisogno dei nostri governi, ancora pi? che per l?industria, che gi? richiedeva l?intervento dello Stato. Il settore pubblico non deve solo dirottare il suo sostegno verso i nuovi settori, ma deve anche rafforzarlo.
    Ad esempio, negli Stati Uniti, spendiamo troppi soldi per la difesa. Produciamo molte armi che non servono a combattere contro tutti questi nemici che non esistono. E? spreco di denaro. Si finanziano anche molto le imprese, invece che i dipendenti. Sono degli esempi. ? possibile riorientare la spesa verso quello che serve a rafforzare l?economia del futuro.

    In Francia, la crescita ha subito un rallentamento, ma Fran?ois Hollande ha annunciato tagli alla spesa e aumenti delle tasse che peseranno sulla crescita, per raggiungere gli obiettivi europei. Ci sta portando nel precipizio?
    Joseph Stiglitz: Limitare il disavanzo strutturale, come previsto dai trattati europei, funziona quando si ? in piena occupazione, ma non quando si ? in una fase di recessione. E? irresponsabile cercare di avere un bilancio in pareggio o addirittura un disavanzo strutturale al 3% in una economia debole.
    Penso che la decisione di Fran?ois Hollande avr? conseguenze molto negative. L?austerit? conduce alla recessione. L?austerit? in Spagna ha portato alla depressione.
    I leader europei tuttavia continuano a dire che la crescita ? necessaria. E? quello che continuano a ripetere da anni, ma non hanno proposto nulla di concreto in questa direzione. Ci sono stati alcuni progressi, ma arrivano molto lentamente e non saranno sufficienti.
    Ad esempio, avete rafforzato la Banca europea per gli investimenti per consentirle di fare pi? investimenti. Ma la misura di ci? che viene proposto ? troppo scarsa. Non sar? sufficiente a compensare i danni dell?austerit?.

    Non c?? un altro modo per rilanciare l?economia? Se ? cos?, perch? i capi di Stato europei insistono in questa direzione?
    Joseph Stiglitz: Il grande errore degli europei, e della Germania in primo luogo, ? che fanno una diagnosi sbagliata del problema. Essi credono che la crisi derivi da un atteggiamento troppo spendaccione. Ma l?Irlanda e la Spagna prima della crisi erano in surplus . Non sono state le spese a mandarle a fondo.
    E? la crisi economica che ha causato il deficit, non il deficit che ha causato il rallentamento. Introdurre una maggiore austerit? non far? che esacerbare la crisi. Ma i leader europei non lo capiscono.

    Cosa bisogna fare?
    Joseph Stiglitz: L?area dell?euro soffre principalmente di un problema di regole, e i dirigenti non se ne occupano. Devono farlo. Essi devono:
    mettere in comune i debiti;
    implementare un sistema finanziario comune;
    armonizzare le imposte;
    modificare il mandato della Banca Centrale Europea, che si concentri non solo sull?inflazione, ma anche sull?occupazione, la crescita e la stabilit? finanziaria.
    Sono riforme da pianificare ed eseguire molto rapidamente, perch? l?Europa ? in declino e tutto ci? ? costoso in termini di disuguaglianze e di erosione del capitale umano. I giovani devono cercare di costruire le proprie abilit? ma passano il loro tempo disoccupati, cadendo nella disillusione e nell?isolamento.

    George Soros si ? espresso per dire che la cosa migliore per l?Europa ? rifondarsi senza la Germania (parafrasando un po?). Lei ? d?accordo con questa diagnosi?

    Joseph Stiglitz: Credo che abbia ragione quando dice che la Germania deve gestire, prendere in mano l?eurozona, oppure uscirne.
    Egli sottolinea che, se la Germania lasciasse l?eurozona, questa si troverebbe probabilmente in condizioni migliori. Perch? l?euro sarebbe meno apprezzato. Diventereste pi? competitivi, aumentereste le esportazioni, e sarebbe un bene per la vostra economia.

    Cosa ne pensa dell?idea proposta da alcuni economisti (non necessariamente vicino al FN) di uscire dall?euro per uscire dalla crisi?
    Joseph Stiglitz: Ci sono vantaggi e svantaggi ad avere un grande mercato come l?Europa. Ma se non lo si pu? riformare, io non credo che non sia poi cos? male tornare alle vostre vecchie monete.
    Le unioni monetarie spesso durano soltanto un breve periodo di tempo. Ci proviamo, e o funziona o non funziona. Il regime di Bretton Woods ? durato trent?anni. L?Irlanda ha ottenuto l?indipendenza dal Regno Unito e ha creato una propria moneta. Quando succede ? un grande evento, ma succede. Ed ? possibile.
    L?idea che sarebbe la fine del mondo ? sbagliata. Sarebbe un periodo molto difficile, ma la fine dell?euro non sarebbe la fine del mondo.
    Guardate la Spagna: il paese ? in depressione, la met? dei giovani sono disoccupati. E cosa offre l?Europa? Aiuto, ma a certe condizioni. E queste condizioni sono basate proprio sugli stessi principi che hanno portato la Spagna alla depressione. Questa ? la cura che uccide il paziente! Dire ?Vi aiuter?, ma prima dovete suicidarvi?, non d? molte speranze.

    Delle forme di protezionismo, per esempio in materia di criteri sociali e ambientali, non potrebbero stabilizzare l?economia globale e incoraggiare i paesi che praticano il dumping sociale e ambientale come principale strategia economica a convergere verso dei modelli pi? rispettosi della natura e degli uomini?

    Joseph Stiglitz: Imporre il protezionismo sarebbe un errore, perch? si importa e si esporta. Se non importate pi?, gli altri paesi non compreranno le vostre merci. Quindi questa non ? la direzione giusta da seguire.
    Se si ha un tasso di cambio flessibile, invece che una moneta comune, ? possibile regolare il cambio per rendere i propri prodotti pi? competitivi. E? qui che l?euro ha posto un vincolo, come il gold standard durante la Grande Depressione. La domanda rimane la stessa: ? possibile risolvere i problemi posti dall?euro? La risposta ? s?, se si riformano le regole dell?euro.
    Quello che serve ? riuscire a spostare le persone dai settori meno competitivi ai settori pi? competitivi. Si tratta di sostenere l?occupazione, di garantire che le banche offrano finanziamenti per aiutare le persone a cambiare lavoro o a creare nuove imprese, di investire nelle universit? per avere pi? ricercatori, che lavoreranno nelle imprese pi? competitive.

    Mentre molte persone si rammaricano per la deindustrializzazione, non ? che alla fine l?industria ? destinata a scomparire dai paesi pi? ricchi, come ? quasi scomparsa l?agricoltura o alcune industrie come quelle estrattive?
    Joseph Stiglitz: In Francia, potete riuscire a riportare dei lavori che sono stati esternalizzati. Ma soprattutto occorre ricordarsi che la crescita della produttivit? ? tale che, in ogni caso, avrete bisogno di meno lavoratori, delocalizzazione o no. E? cos? ovunque. Anche in Cina, l?occupazione manifatturiera ? diminuita. Dobbiamo accettarlo, ? il prezzo del successo.
    Francia, Germania e Italia da quel lato hanno prospettive migliori degli Stati Uniti. Voi disponete di un sistema di istruzione di qualit?, una tradizione di piccole e medie imprese specializzate nel campo dell?ingegneria e delle alte tecnologie, che noi non abbiamo.
    Gli Stati Uniti si sono specializzati nella produzione su larga scala e a basso costo. E in questo gioco, la Cina ha vinto. E? difficile per noi competere. Ma per voi, a un livello di alta qualit?, ? pi? facile.
    Tuttavia, ? ancora necessario ristrutturare la vostra economia.

    Su quali settori potremmo puntare in Francia?
    Joseph Stiglitz: La Francia ha per esempio un sistema di assistenza sanitaria che ? molto efficiente e egualitario. E ci sono dei pazienti in tutto il mondo che vogliono questo livello di cure. Potete vendere i vostri servizi non solo ai cittadini, ma anche agli altri.
    Senza spingersi fino a specializzarsi esclusivamente in questo. Avete anche tra i migliori studenti di ingegneria. Negli Stati Uniti sono i nostri migliori elementi. Si tratta di un?area da gestire. ? necessario investire nelle vostre scuole.

    Molti credono che la mancanza di competitivit? delle imprese francesi sia legata al costo del lavoro. Istituzioni come l?Unione europea o anche l?OMC non potrebbero intervenire per metter fine al livellamento verso il basso e al pericolo sociale che ne consegue?
    Joseph Stiglitz: L?idea che i problemi economici sarebbero risolti con un mercato del lavoro pi? flessibile ? stata completamente screditata dalla crisi. Gli Stati Uniti hanno il mercato del lavoro pi? flessibile tra i paesi industrializzati occidentali, e ancora oggi, un americani su sei ? in cerca di lavoro a tempo pieno senza trovarlo. Non ha funzionato.
    Non bisogna puntare sulla flessibilit?. Dobbiamo chiederci come spostare le persone dai settori vecchi ai nuovi. Questo implica flessibilit?, ma anche sicurezza e formazione. Non bisogna aumentare l?ansia dei lavoratori, questo non fa che impedire il buon funzionamento del mercato del lavoro.
    Cosa bisogna fare?
    Joseph Stiglitz: I lavoratori hanno bisogno di una prospettiva a lungo termine. Negli Stati Uniti, quando l?economia va male, le aziende possono licenziare. ? flessibile. Si trovano a licenziare delle persone che sono state preparate, a volte a lungo. Perch? si concentrano solo sui prossimi sei mesi. Delle volte succede che devono assumerle di nuovo quando la crisi ? finita. Questo non ? molto efficiente, mina la fedelt? e crea pi? disuguaglianze. Non funziona.
    Pertanto, bisogna riformare il modo di procedere. Le imprese devono poter dire:
    ?Abbiamo tutti capito che dobbiamo cambiare, eppure non vi getteremo in mezzo alla strada. Faremo in modo di potervi spostare da un lavoro ad un altro.?

    Come limitare il potere delle banche, come Goldman Sachs, che ora dirigono alcuni paesi (ad esempio la Grecia)?
    Joseph Stiglitz: Sappiamo cosa fare perch? le banche si comportino meglio? S?. Sappiamo che dobbiamo fare qualcosa a proposito:
    . delle banche che sono dette troppo grandi per fallire;
    . della trasparenza;
    . della eccessiva assunzione di rischio;
    . dei conflitti di interesse;
    . dei prestiti spropositati;
    e di tutte queste cose che Goldman Sachs ha praticato.
    La questione non ? se siamo in grado di regolare le banche. Sappiamo farlo, e in passato l?abbiamo fatto. Dopo gli anni ?30, le nostre banche funzionavano abbastanza bene.
    Qual ? il problema allora?
    Joseph Stiglitz: Il problema oggi ? che le banche hanno molto potere, anche potere politico. E che i nostri politici sono guidati dal denaro. Negli Stati Uniti d?America, in particolare, devono trovare il modo di finanziare la loro campagna presidenziale. E poi devono ricambiare.
    Tuttavia, anche negli Stati Uniti, abbiamo alcuni buoni sistemi di controllo delle banche. Non abbastanza per i miei gusti, ma anche troppo per i gusti delle banche. Questo significa che conosciamo i metodi.
    Che cosa si dovrebbe fare?
    Joseph Stiglitz: Separare le attivit? commerciali dalle attivit? d?investimento delle banche, per esempio. Gli Stati Uniti non lo prendono in considerazione, ma ? una buona idea.
    L?abrogazione del Glass-Steagall Act [che stabiliva la separazione tra le attivit? di deposito e d'investimento delle banche, ndr] da parte del Presidente Clinton ? spesso citato come il peccato originale della deregolamentazione e la fonte di caos finanziario che ha portato alla crisi del 2008. Che cosa gli avevate consigliato a quel tempo (Stiglitz ? stato consigliere di Clinton, ndt) ?
    Joseph Stiglitz: Bill Clinton non ha abrogato il Glass-Steagall Act quando ero il suo consigliere, l?ha fatto dopo. Ma ne avevamo discusso molto. Io ero fortemente contrario, e all?epoca mi sono battuto contro Robert Rubin. Il segretario al Tesoro veniva da Goldman Sachs.
    Citibank voleva diventare una banca universale. E il suo direttore, Sandy Weil, pensava di poter fare un sacco di soldi mettendo insieme le diverse attivit? delle banche. Ha fatto pressioni. Fino a ottenere quella che talvolta ? stata definita ?la legge Citibank?.
    Il segretario al Tesoro Robert Rubin, poi ? entrato in Citibank ? La cosa interessante ? che Sandy Weil ha detto di recente che bisognerebbe reintrodurre la separazione delle attivit? bancarie. Ho trovato questo capovolgimento di posizione molto scioccante.

    Lei ? stato ai vertici di questa economia. Perch? non ? stato possibile migliorare le cose quando lei guidava le istituzioni internazionali?
    Joseph Stiglitz: I poteri in atto sono molto forti. Ma dal di dentro, a volte si pu? fare in modo che le cose comincino a cambiare. E? molto pi? difficile cambiarle completamente.
    A volte si possono fare cose che sono poco visibili, ma sono importanti. Ad esempio, ? importante per gli anziani poter acquistare dei titoli che siano protetti dall?inflazione. Alle banche questo non mi piace, a loro piace l?incertezza. Ma siamo riusciti a creare questi titoli protetti. La gente ha apprezzato, hanno avuto un grande successo.
    Tutto dipende dalle dimensioni della lotta. Possiamo portare avanti tante piccole battaglie. Ma condurre grandi battaglie ? molto pi? difficile.


    Link: http://www.investireoggi.it/economia...#ixzz26vNifxcQ

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    #2
    stiglitz ? uno dei "tanti" che dice le cose giuste (almeno secondo me... quoto ogni suo pensiero espresso!!) e che non viene ascoltato proprio a causa di quello che dice nell'ultimo capoverso...

    io dubito che un economista qualsiasi possa pensare differentemente: se lo fa ci sono interessi dietro non certo scuole di pensiero diverse... cos? come dubito che monti non sappia tutto ci? ma che lo faccia per sommo studio o interesse...

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      #3
      eheh....Stiglitz ? uno che a Monti fa cos?.... ...stesso dicasi per Krugman.....
      e questa non ? gente uscita dalla Bocconi... ma gente che ? stata a capo di organismi internazionali e/o ha lavorato in importanti universit?....
      purtroppo il pensiero dominante, da venti anni a questa parte (quello che ? stata la causa profonda del disastro) appartiene alla corrente opposta.....

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        #4
        che dire..............come essere in disaccordo ? ...........
        Last edited by Darth Maul; 19-09-12, 19:41.

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          #5
          Certo pero' che negare il protezionismo ma suggerire la svalutazione competitiva nella stessa frase e' davvero un ossimoro....

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            #6
            Originally posted by Gibbolamappa View Post
            Certo pero' che negare il protezionismo ma suggerire la svalutazione competitiva nella stessa frase e' davvero un ossimoro....
            io direi che... anche no...

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              #7
              Originally posted by Gibbolamappa View Post
              Certo pero' che negare il protezionismo ma suggerire la svalutazione competitiva nella stessa frase e' davvero un ossimoro....

              ???.........io comunque non vedo la svalutazione come una vera forma di protezionismo..........al massimo vedo i dazi come forma di protezionismo....

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                #8
                Per restare in tema........

                [YOUTUBE]FLaF9c1ZPTQ[/YOUTUBE]

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                  #9
                  Originally posted by Darth Maul View Post
                  Per restare in tema........

                  [YOUTUBE]FLaF9c1ZPTQ[/YOUTUBE]
                  Io ne ho citato uno ma giustamente ce ne sono altri.

                  Mi hai fatto notare che per 2 "saputelli" l'europa poteva anche passare sopra.

                  Vediamo allora chi aveva detto cosa???





                  Rudiger Dornbusch.

                  Per chi non lo conosce: allievo di dottorato di Robert Mundell (premio Nobel per l?economia nel 1999), ? stato professore di economia al MIT (3? istituzione al mondo nella graduatoria REPEC e nella graduatoria Reuters) dal 1975 al 2002, anno in cui ? morto prematuramente di cancro. Un evento tragico, che nel suo caso lo diventa doppiamente, perch? gli ha impedito di ottenere a sua volta il Nobel che certissimamente avrebbe ottenuto per i suoi meriti scientifici (346 pubblicazioni scientifiche di cui 112 articoli su rivista, di cui due sono fra i pi? citati nel dopoguerra, e un manuale di macroeconomia che ? diventato il punto di riferimento di generazioni di economisti), e perch? gli ha impedito di farsi due risate alle nostre spalle.

                  Da ?Euro fantasies?, Foreign Affairs, vol. 75, n. 5, settembre/ottobre 1996.

                  Pag. 113: ?The most likely scenario is that EMU will occur but will neither end Europe?s currency troubles nor solve its prosperity problems.? (lo scenario pi? probabile ? che l?unione monetaria si far? ma non porr? fine alle difficolt? valutarie dell?Europa n? risolver? i suoi problemi).

                  Pag. 115: ?Once Italy is in, with an appreciated currency, the country will soon be back on the ropes, just as in 1992, when the currency came under attack.? (Una volta entrata l?Italia, con una valuta sopravvalutata <n.d.t.: l?euro>, si trover? di nuovo alle corde, come nel 1992, quando venne attaccata la lira).

                  Pag. 120: ?The most serious criticism of EMU is that by abandoning exchange rate adjustments it transfers to the labor market the task of adjusting for competitiveness and relative prices... losses in output and employment (and pressure on the European central bank to inflate) will predominate.? (la critica pi? seria all?Unione monetaria ? che abolendo gli aggiustamenti del tasso di cambio trasferisce al mercato del lavoro il compito di adeguare la competitivit? e i prezzi relativi... diventeranno preponderanti recessione, disoccupazione (e pressioni sulla Bce affinch? inflazioni l?economia)).

                  Pag. 121: ?Italians dream that the Ecb will make their life easier than the Bundesbank does now... The new central bank is certain to establish itself at the outset as a direct continuation of the German central bank? (gli italiani sognano che la Bce render? la loro vita pi? facile di quanto faccia ora la Bundesbank... <ma> ? certo che la nuova banca centrale si proporr? fin dall?inizio come continuazione diretta della banca centrale tedesca).

                  ?If there was ever a bad idea, EMU it is? (p. 124). Se c'? stata una cattiva idea, l'unione monetaria europea ? sicuramente una



                  Paul Krugman

                  Per chi non lo conosce: studente di dottorato di Dornbusch, ha insegnato a Yale, Mit, Stanford e Princeton (sono tutte nella top ten mondiale). Ha conseguito nel 2008 il premio Nobel per l?economia, risultato di una carriera brillantissima, con 417 lavori scientifici di rilevanza internazionale, di cui 114 articoli su rivista, una decina dei quali si collocano nell?un per mille degli articoli pi? citati nel secondo dopo guerra. Blogger del New York Times, e autore anche lui di un manuale di economia diffusissimo.

                  Da ?The euro: beware of what you wish for? Fortune (1998), disponibile su The euro: beware of what you wish for.

                  ?EMU wasn't designed to make everyone happy. It was designed to keep Germany happy - to provide the kind of stern anti-inflationary discipline that everyone knew Germany had always wanted and would always want in future.? (l?Unione monetaria non ? stata progettata per fare tutti contenti. ? stata progettata per mantenere contenta la Germania ? per offrire quella severa disciplina antinflazionistica che tutti sanno essere sempre stata desiderata dalla Germania, e che la Germania sempre vorr? in futuro)

                  ?The clear and present danger is, instead, that Europe will turn Japanese: that it will slip inexorably into deflation, that by the time the central bankers finally decide to loosen up it will be too late.? (il pericolo immediato ed evidente ? che l?Europa diventi giapponese: che scivoli inesorabilmente nella deflazione, e che quando i banchieri centrali alla fine decideranno di allentare la tensione sar? troppo tardi).



                  Martin Feldstein

                  Per chi non lo conosce: 483 lavori scientifici di cui 198 articoli su rivista di cui cinque nel top un per mille come citazioni, insegna a Harvard (riconosciuta prima universit? al mondo nell?ambito delle scienze economiche), ? presidente emerito del National Bureau of Economic Research (andatevi a vedere cos??, per avere un?idea), e editorialista del Wall Street Journal. Insomma, come i due sopra, ? uno di passaggio.

                  Da: ?EMU and international conflict?, Foreign Affairs, vol. 76, n. 6, novembre/dicembre 1997:

                  Pag. 61: ?Instead of increasing intra-European harmony and global peace, the shift to EMU and the political integration that would follow it would be more likely to lead to increased conflicts within Europe? (invece di favorire l?armonia intra-Europea e la pace globale, ? molto pi? probabile che il passaggio all?unione monetaria e l?integrazione politica che ne conseguir? conduca a un aumento dei conflitti all?interno dell?Europa).

                  Pag. 62 ?Although 50 years of European peace since the end of World War II may augur well for the future, it must be remembered that there were also more than 50 year of peace between the Congress of Vienna and the Franco-Prussian War. Moreover, contrary to the hopes and assumptions of Monnet and other advocates of European integration, the devastating American Civil War shows that a formal political union is no guarantee against an intra-European war?. (anche se i 50 anni di pace dalla fine della seconda guerra mondiale fanno ben sperare, occorre ricordare che ci furono pi? di 50 anni di pace fra il congresso di Vienna e la guerra franco-prussiana. Inoltre, contrariamente alle speranze e alle supposizioni di Monnet e degli altri fautori dell?integrazione europea, la devastante guerra di secessione americana ci ricorda che un?unione politica formale non costituisce di per s? una garanzia contro una guerra intra-europea).

                  Pag. 69 (dedicata al Sarkonano): ?What is clear is that a French aspiration for equality and a German expectation of hegemony are not consistent? (Quel che ? chiaro ? che l?aspirazione francese all?uguaglianza non ? compatibile con le aspettative tedesche di egemonia).

                  Pag. 72 ?A critical feature of the EU in general and EMU in particular is that there is no legitimate way for a member to withdraw... The American experience with the secession of the South may contain some lessons about the danger of a treaty or constitution that has no exits.? (un aspetto cruciale dell?Unione Europea in generale e di quella monetaria in particolare ? che i paesi membri non hanno un modo legittimo di ritirarsi... L?esperienza americana, con la secessione del Sud, potrebbe offrire qualche lezione sui pericoli di un trattato o di una costituzione che non offre vie di uscita).



                  Dominick Salvatore

                  Per chi non lo conosce: insegna alla Fordham University di New York, ? editor del Journal of Policy Modeling, autore di 138 lavori scientifici di cui 81 su riviste, molte di primaria importanza, e anche lui autore di un manuale di economia molto diffuso e apprezzato (insisto sul fatto che queste persone non solo sono tutte molto qualificate, ma sono di fatto quelle che hanno insegnato l?economia al mondo coi loro manuali, il che significa, di converso, che l?universo mondo ? con l?eccezione di qualche politico europeo decotto ? ha riconosciuto loro questa autorevolezza).

                  Da: ?The common unresolved problems within EMS and the EMU?, American Economic Review, vol. 87, n. 2, pp. 224-226.

                  Pag. 225: ?Moving to a full monetary union in Europe is like putting the cart before the horse. A major shock would result in unbearable pressure within the Union because of limited labour mobility, inadequate fiscal redistribution, and a ECB that will probably want to keep monetary conditions tight in order to make the euro as strong as the dollar. This is surely the prescription for major future problems? (Muovere verso una compiuta unione monetaria dell?Europa ? come mettere il carro davanti ai buoi. Uno shock importante provocherebbe una pressione insopportabile all?interno dell?unione, data la scarsa mobilit? del lavoro, l?inadeguata redistribuzione fiscale, e l?atteggiamento della Bce che vorrebbe probabilmente perseguire una politica monetaria restrittiva per mantenere l?euro forte quanto il dollaro. Questa ? certamente la ricetta per notevoli problemi futuri).

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