La direzione ? sbagliata
Sono giorni cruciali per l?euro e per l?Europa. Mario Monti ? al centro delle discussioni in cui sono impegnati i leader europei e questo ruolo contribuisce a ridare prestigio al nostro Paese. Ma la riguadagnata reputazione internazionale non sopravvivrebbe alla percezione che lo sforzo riformatore del suo governo rischi il fallimento. Gi? molti osservatori sono rimasti perplessi per i passi indietro compiuti sulle liberalizzazioni e sulla riforma del mercato del lavoro. Ora si chiedono in che direzione si muover? il governo Monti. A noi pare si vada in quella sbagliata.
Il provvedimento pi? importante che il governo si appresta a varare riguarda le infrastrutture fisiche. Lo abbiamo detto pi? volte, ma ? bene ripeterlo: non ? questa la priorit? dell?Italia. Che beneficio arreca a un?impresa risparmiare mezz?ora fra Civitavecchia e Grosseto se poi deve attendere dieci anni per la risoluzione di una causa civile, due per sapere da un giudice se dovr? reintegrare sul posto di lavoro un dipendente che aveva licenziato, oltre un anno per essere pagata da un?amministrazione pubblica?
A un Paese post industriale come l?Italia non servono pi? infrastrutture fisiche. Servono infrastrutture di altro tipo: una giustizia veloce, certezza del diritto, regolamenti snelli, un?amministrazione pubblica che faccia il suo dovere e non imponga costi enormi a cittadini e imprese, un?universit? che produca buon capitale umano e buona ricerca, e una lotta efficace alla criminalit? organizzata. Certo, pi? strade non impediscono di riformare la giustizia, l?amministrazione pubblica o il mercato del lavoro. Ma in realt? quando i politici progettano infrastrutture lo fanno perch? non sanno che cosa altro fare, bloccati dai mille vincoli che impediscono le vere riforme. Pi? facile costruire strade e ferrovie aumentando le tasse, che fare quelle riforme a costo zero che per? toccano lobby potenti. Purtroppo non ? ubriacandoci di asfalto e traverse ferroviarie che il Paese ricomincer? a crescere. Senza contare che con tassi sul debito pubblico al 6 per cento non ? certo un buon momento per indebitarsi.
Il governo pare si appresti a varare un provvedimento per favorire il merito. Si concederanno benefici fiscali alle imprese che assumono i ?primi della classe?. Perch? mai? Vogliamo premiare gli imprenditori solo perch? fanno il loro interesse, assumendo i migliori? Si dice che questo permetta pi? informazione sul merito dei laureandi: ma basterebbe obbligare tutte le universit? a pubblicare sui loro siti i voti degli studenti e la valutazione dei professori che hanno dato loro quei voti.
Pare poi che il ministro dell?Universit?, Francesco Profumo, voglia mettere mano con vari ritocchi alla riforma Gelmini. Si rischia, fra l?altro, di smontare gli incentivi introdotti da quella legge, ponendo un limite a quanti fondi pubblici un ateneo pu? perdere se risulta fra i peggiori: l?opposto di ci? che si dovrebbe fare. Finch? le universit? non pagheranno di persona per le scelte non meritocratiche che effettuano, ma saranno sempre e comunque salvate dal contribuente, non c?? ritocco che quadri il cerchio.
Ci? che il governo oggi sta discutendo ci pare, purtroppo, molto pi? simile alla vecchia politica che alla ventata innovatrice che respirammo per qualche settimana lo scorso novembre.
Alberto Alesina
Francesco Giavazzi
Sono giorni cruciali per l?euro e per l?Europa. Mario Monti ? al centro delle discussioni in cui sono impegnati i leader europei e questo ruolo contribuisce a ridare prestigio al nostro Paese. Ma la riguadagnata reputazione internazionale non sopravvivrebbe alla percezione che lo sforzo riformatore del suo governo rischi il fallimento. Gi? molti osservatori sono rimasti perplessi per i passi indietro compiuti sulle liberalizzazioni e sulla riforma del mercato del lavoro. Ora si chiedono in che direzione si muover? il governo Monti. A noi pare si vada in quella sbagliata.
Il provvedimento pi? importante che il governo si appresta a varare riguarda le infrastrutture fisiche. Lo abbiamo detto pi? volte, ma ? bene ripeterlo: non ? questa la priorit? dell?Italia. Che beneficio arreca a un?impresa risparmiare mezz?ora fra Civitavecchia e Grosseto se poi deve attendere dieci anni per la risoluzione di una causa civile, due per sapere da un giudice se dovr? reintegrare sul posto di lavoro un dipendente che aveva licenziato, oltre un anno per essere pagata da un?amministrazione pubblica?
A un Paese post industriale come l?Italia non servono pi? infrastrutture fisiche. Servono infrastrutture di altro tipo: una giustizia veloce, certezza del diritto, regolamenti snelli, un?amministrazione pubblica che faccia il suo dovere e non imponga costi enormi a cittadini e imprese, un?universit? che produca buon capitale umano e buona ricerca, e una lotta efficace alla criminalit? organizzata. Certo, pi? strade non impediscono di riformare la giustizia, l?amministrazione pubblica o il mercato del lavoro. Ma in realt? quando i politici progettano infrastrutture lo fanno perch? non sanno che cosa altro fare, bloccati dai mille vincoli che impediscono le vere riforme. Pi? facile costruire strade e ferrovie aumentando le tasse, che fare quelle riforme a costo zero che per? toccano lobby potenti. Purtroppo non ? ubriacandoci di asfalto e traverse ferroviarie che il Paese ricomincer? a crescere. Senza contare che con tassi sul debito pubblico al 6 per cento non ? certo un buon momento per indebitarsi.
Il governo pare si appresti a varare un provvedimento per favorire il merito. Si concederanno benefici fiscali alle imprese che assumono i ?primi della classe?. Perch? mai? Vogliamo premiare gli imprenditori solo perch? fanno il loro interesse, assumendo i migliori? Si dice che questo permetta pi? informazione sul merito dei laureandi: ma basterebbe obbligare tutte le universit? a pubblicare sui loro siti i voti degli studenti e la valutazione dei professori che hanno dato loro quei voti.
Pare poi che il ministro dell?Universit?, Francesco Profumo, voglia mettere mano con vari ritocchi alla riforma Gelmini. Si rischia, fra l?altro, di smontare gli incentivi introdotti da quella legge, ponendo un limite a quanti fondi pubblici un ateneo pu? perdere se risulta fra i peggiori: l?opposto di ci? che si dovrebbe fare. Finch? le universit? non pagheranno di persona per le scelte non meritocratiche che effettuano, ma saranno sempre e comunque salvate dal contribuente, non c?? ritocco che quadri il cerchio.
Ci? che il governo oggi sta discutendo ci pare, purtroppo, molto pi? simile alla vecchia politica che alla ventata innovatrice che respirammo per qualche settimana lo scorso novembre.
Alberto Alesina
Francesco Giavazzi
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