Le tensioni nell'area del Canale di Suez rallentano le merci. E anche le consegne di moto e scooter (oltre che dei componenti semilavorati) sui nostri mercati. Il rischio è quello di bissare le forniture a singhiozzo del 2022
Abbiamo superato il Covid-19, il rincaro (fino a 15 volte tanto) dei trasporti marittimi, la mancanza di materiali per i semiconduttori. E nonostante tutto, il settore delle due ruote ce l'ha sempre fatta (come testimoniano i floridi dati di mercato italiani). Eppure le grane per il nostro mondo non sembrano essere finite qui. Il 2024 infatti si è aperto all'insegna dell'instabilità globale: i numerosissimi conflitti in corso in questo momento nel mondo stanno mettendo a rischio il passaggio strategico del canale di Suez.
"E a noi che ce ne frega?" diranno i lettori meno avveduti. Ce ne frega eccome. E' da lì infatti che transita la totalità delle merci (leggi: le moto finite) e dei componenti semilavorati con cui vengono assemblati moto e scooter nelle (poche) fabbriche rimaste sul suolo europeo.
TRASPORTI IN CRISI
Già oggi, il numero dei container trasportati in nave sul Mar Rosso in questi giorni è crollato di quasi il 70% rispetto al traffico atteso in questo periodo, a causa degli attacchi del gruppo Houthi dello Yemen alle navi internazionali che attraversano queste acque. Si è passati dai 500mila ai 200mila container al giorno, secondo i dati del Kiel Institute riportati dal Sole 24 Ore.
LE RIPERCUSSIONI
Una spada di Damocle che pende sul rifornimento di merci destinate ai mercati europei. E che con quasi certezza si ripercuoterà sui tempi di consegna a concessionari e rivenditori di moto e scooter già ordinati.
Si tratta di un danno che non riguarda solo i mezzi, ma anche il mercato degli accessori (caschi, abbigliamento, eccetera) che in egual misura dipende dalle forniture provenienti dall'estremo oriente.
La crisi del Mar Rosso, indirettamente, si ripercuote sul costo dei noleggi dei container sui quali viaggiano le merci. I quali sono già schizzati verso l'alto. Senza (per fortuna) raggiungere i picchi folli dei 15mila dollari registrato nel 2022, negli ultimi tre mesi sono passati da 1.500 a 4mila dollari. Un costo, anche questo, che potrebbe ripercuotersi anche sugli anelli a valle della filiera. Con un evidente danno per i clienti finali.
notizia da: dueruote.it
Abbiamo superato il Covid-19, il rincaro (fino a 15 volte tanto) dei trasporti marittimi, la mancanza di materiali per i semiconduttori. E nonostante tutto, il settore delle due ruote ce l'ha sempre fatta (come testimoniano i floridi dati di mercato italiani). Eppure le grane per il nostro mondo non sembrano essere finite qui. Il 2024 infatti si è aperto all'insegna dell'instabilità globale: i numerosissimi conflitti in corso in questo momento nel mondo stanno mettendo a rischio il passaggio strategico del canale di Suez.
"E a noi che ce ne frega?" diranno i lettori meno avveduti. Ce ne frega eccome. E' da lì infatti che transita la totalità delle merci (leggi: le moto finite) e dei componenti semilavorati con cui vengono assemblati moto e scooter nelle (poche) fabbriche rimaste sul suolo europeo.
TRASPORTI IN CRISI
Già oggi, il numero dei container trasportati in nave sul Mar Rosso in questi giorni è crollato di quasi il 70% rispetto al traffico atteso in questo periodo, a causa degli attacchi del gruppo Houthi dello Yemen alle navi internazionali che attraversano queste acque. Si è passati dai 500mila ai 200mila container al giorno, secondo i dati del Kiel Institute riportati dal Sole 24 Ore.
LE RIPERCUSSIONI
Una spada di Damocle che pende sul rifornimento di merci destinate ai mercati europei. E che con quasi certezza si ripercuoterà sui tempi di consegna a concessionari e rivenditori di moto e scooter già ordinati.
Si tratta di un danno che non riguarda solo i mezzi, ma anche il mercato degli accessori (caschi, abbigliamento, eccetera) che in egual misura dipende dalle forniture provenienti dall'estremo oriente.
La crisi del Mar Rosso, indirettamente, si ripercuote sul costo dei noleggi dei container sui quali viaggiano le merci. I quali sono già schizzati verso l'alto. Senza (per fortuna) raggiungere i picchi folli dei 15mila dollari registrato nel 2022, negli ultimi tre mesi sono passati da 1.500 a 4mila dollari. Un costo, anche questo, che potrebbe ripercuotersi anche sugli anelli a valle della filiera. Con un evidente danno per i clienti finali.
notizia da: dueruote.it