La lotta ai migranti subsahariani avviata dal capo di Stato mira, evidentemente, a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla grave crisi socio-economica in cui versa il paese.
Durante un Consiglio di sicurezza nazionale, il presidente ha sottolineato la necessità di adottare “misure di emergenza per porre rapidamente fine al fenomeno dell’arrivo di un gran numero di migranti irregolari dall’area sub-sahariana”, aggiungendo che è in corso, dall’inizio del XXI secolo, un chiaro disegno complottistico che mira a una “sostituzione demografica per rendere la Tunisia un paese unicamente africano, che perda i suoi legami con il mondo arabo e islamico”.
Alcune organizzazioni della società civile avevano già avvertito della campagna di istigazione contro gli immigrati avviata dalla presidenza, sottolineando come l’iniziativa fosse organizzata e potesse avere risvolti pericolosi. Infatti, le parole del presidente hanno avuto subito riscontri nella vita di molti immigrati: aggressioni in diverse città a persone di origine subsahariana, diversi arrestati perché senza documenti e famiglie costrette a rimanere chiusi in casa o a dover lasciare la propria residenza in seguito a sfratti.
Nel 2018, la Tunisia è stato il primo paese della regione MENA ad emanare una legge che penalizza la discriminazione razziale e consente alle vittime di razzismo di chiedere un risarcimento per abusi verbali o atti fisici di razzismo. Sembrano tempi lontani.
Tuttavia, il fenomeno razzista era già presente nel paese prima delle dichiarazioni di Saïed. A mo’ di esempio si possono citare i diversi incidenti contro la comunità subsahariana che sono stati segnalati durante la pandemia. Secondo un sondaggio commissionato dalla Bbc nel 2022, infatti, l’80% dei tunisini ritiene che la discriminazione razziale sia un problema nel proprio paese – la cifra più alta nella regione MENA. Con il pretesto di “difendere la sovranità tunisina”, negli ultimi mesi, il poco noto Partito Nazionalista tunisino – che tuttavia trova ampi spazi di manovra nell’attuale contesto – sta conducendo una campagna basata sulla richiesta di espulsione dei migranti irregolari provenienti dai paesi subsahariani.
notizia da:geopolitica.info
Durante un Consiglio di sicurezza nazionale, il presidente ha sottolineato la necessità di adottare “misure di emergenza per porre rapidamente fine al fenomeno dell’arrivo di un gran numero di migranti irregolari dall’area sub-sahariana”, aggiungendo che è in corso, dall’inizio del XXI secolo, un chiaro disegno complottistico che mira a una “sostituzione demografica per rendere la Tunisia un paese unicamente africano, che perda i suoi legami con il mondo arabo e islamico”.
Alcune organizzazioni della società civile avevano già avvertito della campagna di istigazione contro gli immigrati avviata dalla presidenza, sottolineando come l’iniziativa fosse organizzata e potesse avere risvolti pericolosi. Infatti, le parole del presidente hanno avuto subito riscontri nella vita di molti immigrati: aggressioni in diverse città a persone di origine subsahariana, diversi arrestati perché senza documenti e famiglie costrette a rimanere chiusi in casa o a dover lasciare la propria residenza in seguito a sfratti.
Nel 2018, la Tunisia è stato il primo paese della regione MENA ad emanare una legge che penalizza la discriminazione razziale e consente alle vittime di razzismo di chiedere un risarcimento per abusi verbali o atti fisici di razzismo. Sembrano tempi lontani.
Tuttavia, il fenomeno razzista era già presente nel paese prima delle dichiarazioni di Saïed. A mo’ di esempio si possono citare i diversi incidenti contro la comunità subsahariana che sono stati segnalati durante la pandemia. Secondo un sondaggio commissionato dalla Bbc nel 2022, infatti, l’80% dei tunisini ritiene che la discriminazione razziale sia un problema nel proprio paese – la cifra più alta nella regione MENA. Con il pretesto di “difendere la sovranità tunisina”, negli ultimi mesi, il poco noto Partito Nazionalista tunisino – che tuttavia trova ampi spazi di manovra nell’attuale contesto – sta conducendo una campagna basata sulla richiesta di espulsione dei migranti irregolari provenienti dai paesi subsahariani.
notizia da:geopolitica.info
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