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Joe Biden, chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti al potere da 40 anni

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    Joe Biden, chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti al potere da 40 anni

    Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Alla fine di una campagna tormentata e combattuta come poche altre, e di uno spoglio elettorale ricco di colpi di scena, Biden si troverà con ogni probabilità a gestire un Paese nel pieno di una pandemia distruttiva e gravato da una pesantissima crisi economica. Soprattutto, a Biden toccherà un compito ingrato: superare le divisioni della campagna e riunire un’America spaccata. Nel suo messaggio di ieri ai cittadini, in cui chiede di restare tranquilli e aspettare la fine degli scrutini, Biden ha detto proprio questo: “Ho fatto campagna elettorale da democratico. Sarò il presidente di tutti gli americani”.

    A 78 anni – è nato a Scranton, Pennsylvania, il 20 novembre 1942 – Biden è il più anziano candidato della storia delle presidenziali a salire alla Casa Bianca. È per lui il coronamento di una carriera politica lunga e di una vita segnata da pesanti tragedie. Biden entra molto giovane al Senato americano. A soli 30 anni, nel 1972, al termine di una campagna elettorale avventurosa e combattuta con pochissimi soldi, batte il repubblicano J. Caleb Boggs e diventa senatore del Delaware. L’entusiasmo per la vittoria dura poco. L’8 dicembre 1972 la moglie Neilia e la figlia di un anno Amy muoiono in un incidenteautomobilistico. Gli altri due figli, Beau e Hunter, restano feriti. È la tragedia che segna per sempre la vita di Biden, l’evento cui lui tornerà continuamente e che modellerà la sua carriera politica.


    Entrato al Senato nel 1972, Biden ne esce nel 2008, per diventare vice di Barack Obama. In quei 36 anni, diventa una delle facce più note dell’establishment democratico. In un’intervista al “Washingtonian” del 1972, spiega di essere liberal in tema di libertà civili e conservatore quanto ad aborto ed esercito. In realtà, la sua storia politica al Senato pare segnata dal centrismo più moderato e prudente. Si oppone al busing, la pratica che cercava di favorire l’integrazione razziale attraverso il trasporto degli studenti in scuole al di fuori delle aree di residenza. Vota per il “Defense of Marriage Act”, che proibiva il riconoscimento federale per le coppie dello stesso sesso. Sponsorizza una legge che tutela gli interessi di banche e istituti di credito in tema di bancarotta (duramente contestata dalle associazioni dei consumatori). Gestisce il passaggio dell’infausto e criticatissimo “Comprehensive Crime Control Act”, la legge responsabile dell’incarcerazione di migliaia e migliaia di giovani, soprattutto afro-americani, per reati minori. Più tardi, lui stesso la definirà “un grave errore”.

    La sua vera passione è però la politica estera. Fa parte per anni della Commissioni Esteri del Senato, dove si occupa di controllo degli armamenti, di Nato, di tessere relazioni diplomatiche con gli alleati. È a favore dell’intervento militare nella ex-Yugoslavia. Vota per la guerra in Afghanistan del 2001, affermando che “tutto ciò di cui c’è bisogno, dobbiamo farlo”. Si dà un gran da fare per definire Saddam Hussein una minaccia alla sicurezza nazionale e nel 2002 appoggia senza esitazioni l’invasione dell’Iraq. Fa anche parte, per anni, nella Commissione Giustizia del Senato. È lui a gestire in modo brusco e spiacevole la testimonianza di Anita Hill, la donna che accusa il giudice della Corte Suprema Clarence Thomas di condotta inappropriata. Anche per quell’episodio, segnato da un non troppo mascherato maschilismo, Biden in seguito deve chiedere scusa.

    Dal Senato, al centro di una complessa rete di relazioni internazionali, diplomatiche, militari, Biden gestisce gli anni della politica clintoniana e quelli della guerra al terrore di George W. Bush. La sua collocazione è sempre, stabilmente, “al centro”. Dove si trova lui, si trova la maggioranza del suo partito. Si trova l’establishment democratico. Le sue ambizioni vanno al di là del Senato. Nel 1988 e nel 2008 tenta l’avventura presidenziale. Gli va male in entrambe le occasioni. La prima volta è costretto a ritirarsi per l’accusa di aver plagiato un discorso del leader laburista Neil Kinnock. La seconda si ritrova come avversari alle primarie Hillary Clinton e Barack Obama. Il suo conto in banca e la sua forza politica non sono in grado di rivaleggiare. È protagonista, durante le primarie, di una gaffe pesante – le gaffe sono spesso state un suo problema. Viene infatti registrato mentre dice, di Barack Obama: “Abbiamo il primo afro-americano che si esprime bene, che è intelligente e pulito e di bell’aspetto. Ragazzi, è da libro delle favole”. Biden corre ai ripari, dice di essere stato equivocato, chiede scusa ma non si riprende più. Finisce, quasi subito, per ritirarsi dalle primarie democratiche.

    Obama non gli porta rancore e lo sceglie come suo vice. La ragione è soprattutto una. Dopo uno scontro epico con Hillary Clinton, sostenuta dai big del partito, Obama ha bisogno di rassicurare, di ritessere i rapporti con la leadership democratica. Biden, da questo punto di vista, è perfetto. È appunto, da sempre, il centro del centro. Ha una storia politica, e relazioni, che vanno indietro di 36 anni. Non ha una personalità forte, e una visione originale, che rischino di mettere in ombra il candidato. Biden sa stare al suo posto e fare quello che il partito gli chiede di fare. In questo caso, il vice di Obama. La coppia Obama/Biden salpa quindi per l’avventura presidenziale 2008. I due si completano bene. L’astro nascente e il politico navigato. L’ansia di futuro e l’esperienza. La visione più idealistica e il lavoro concreto nelle Commissioni del Congresso. Ciò non toglie che nel corso degli otto anni di mandato, Obama e Biden si avvicinino anche da un punto di vista personale. Ha detto Obama: “Quando ho scelto Joe, non lo conoscevo. In otto anni, ho imparato ad apprezzarne l’umanità e la capacità di sentire la sofferenza degli altri”.

    Il resto è storia più recente. Dato da molti come candidato democratico alle presidenziali 2016, Biden alla fine si tira indietro. È ancora una tragedia familiare ad abbattersi sulla sua vita. Nel 2015 il figlio Beau muore per un tumore al cervello. Per molti è politicamente finito ma, come dirà poi, è la Casa Bianca di Donald Trump, il suo livello di tradimento dei valori americani, a convincerlo a tornare in scena e tentare di nuovo l’avventura presidenziale. Le primarie, per lui, partono malissimo. È ancora una volta, manco a dirlo, il candidato “ufficiale” del partito, ma questa volta i suoi limiti risaltano in modo chiaro.
    Appare spento, affaticato. Non rappresenta la novità, come Pete Buttigieg. Non ha dietro la forza politica di un movimento, come Bernie Sanders. Non mostra la competenza di Elizabeth Warren. I primi appuntamenti elettorali sono un disastro. Perde in Iowa, perde in New Hampshire, sembra sul punto di scivolare velocemente nell’irrilevanza. È il voto degli afro-americani del South Carolina a riportarlo politicamente in vita. È stato, Biden, il vice di Barack Obama, e questo basta a far convergere su di lui migliaia di consensi. La sua campagna riprende slancio. Lentamente, i diversi gruppi di interesse del partito democratico prendono posizione dietro di lui: il sindacato, i maggiorenti di Washington, i grandi finanziatori. Impegnato in un testa a testa con Bernie Sanders, è alla fine Biden a prevalere.


    notizia da: ilfattoquotidiano.it

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    #2
    FIG.a la descrizione di uno Che le ha sempre prese nel corso della sua carriera... e nonostante ciò trump é riuscito a perdere, sembra una barzelletta ma non lo é

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      #3
      mancò la fortuna non il valore..

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        #4
        Un Pedo conclamato...

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          #5


          Quella vecchia volpe, sapeva tutto in anticipo

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            #6
            Una vecchia cariatide sacrificabile in queste elezioni incerte e in questi momenti difficili.
            Ha una sola funzione, preparare il terreno e spianare la strada per la vera star democratica del futuro , the Black Michelle...
            Last edited by Bulun; 08-11-20, 10:54.

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              #7
              Usa 2020, il primo discorso di Joe Biden da presidente eletto: "Domani sarà un giorno migliore" | "E' arrivato il momento di guarire l'America"


              La vicepresidente Harris: "Non bisogna mai dare per scontata la democrazia. Ora abbiamo il potere di costruire un futuro migliore"

              "La gente di questo Paese ha parlato, abbiamo ottenuto una vittoria netta". Con queste parole Joe Biden ha aperto il suoprimo discorso da presidente eletto degli Stati Uniti. "Domani sarà un giorno migliore - ha aggiunto -. Sarò un presidente che unisce e non che divide: torniamo ad ascoltarci, siamo tutti americani. Non ci sono Stati blu o Stati rossi, ci sono solo gli Stati Uniti".

              L'appello all'unità"Basta trattare i nostri oppositori come nemici", ha detto Biden lanciando un appello all'unità nazionale. "Mi impegnerò a essere un presidente per rappresentare anche coloro che non mi hanno sostenuto. Ho perso anche io un paio di volte, ora, diamoci una possibilità aiutandoci l'uno con l'altro". "Stanotte il mondo ci guarda", ha aggiunto, "e noi torneremo ad essere un Paese rispettato nel mondo. Questo è il momento di guarire l'America".

              "Debellare la pandemia e sconfiggere il razzismo""Il nostro lavoro - ha spiegato il presidente eletto illustrando i primi punti che intende affrontare - inizia con il mettere sotto controllo il coronavirus. Non risparmierò alcuno sforzo contro questa pandemia". Biden presenterà lunedì una task force di scienziati e esperti che lo aiuteranno a elaborare un piano per affrontare la pandemia. "Il piano sarà costruito sulla base della scienza e su compassione, empatia e preoccupazione", ha spiegato. "Dobbiamo battere il virus, la povertà economica, il razzismo sistemico, accettare la sfida del cambiamento climatico, dare a tutti i nostri concittadini una possibilità".

              "Ricostruire l'anima dell'America""L'America è sempre stata plasmata da momenti storici - ha ricordato Biden -: Lincoln nel 1860, Roosevelt nel 32, Kennedy nel 1960 e anni fa Obama, quando disse 'possiamo farcela'. Siamo anche adesso in un momento storico, possiamo ricostruire l'anima dell'America. Dobbiamo trovare un equilibro tra ragione e impulso. L'America si può definire con una sola parola: possibilità. Io credo nelle opportunità che questo Paese offre, in un'America che non lascia nessuno indietro, e non si fa spaventare da nulla".

              notizia da : Tgcom24


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                #8
                ancora non ha vinto , la decisione definitiva spetterà alla corte suprema che dovrà esaminare le prove e testimonianze di eventuali brogli elettorali e dare il verdetto entro l'8 dicembre

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                  #9
                  Si ma gli USA che votano un pastina come sto Biden mi pare quasi un film di fantascienza

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                    #10
                    Originally posted by Lele-R1-Crash View Post
                    Si ma gli USA che votano un pastina come sto Biden mi pare quasi un film di fantascienza
                    Su carisma sono d'accordo non regge il confronto coi suoi predecessori, sulle sue competenze io aspetterei a bollarlo.. non è l'ultimo arrivato

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                      #11
                      Originally posted by JB hsm View Post

                      Su carisma sono d'accordo non regge il confronto coi suoi predecessori, sulle sue competenze io aspetterei a bollarlo.. non è l'ultimo arrivato
                      Per pastina qui in brianza si intende uno "molliccio" ...

                      Trump era troppo l'opposto e secondo me impersonificava anche troppo lo stereotipo dell'americano medio .

                      Ad ogni modo io da lui mi aspetto tante belle parole e pochi fatti

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                        #12
                        Originally posted by Lele-R1-Crash View Post

                        Per pastina qui in brianza si intende uno "molliccio" ...

                        Trump era troppo l'opposto e secondo me impersonificava anche troppo lo stereotipo dell'americano medio .

                        Ad ogni modo io da lui mi aspetto tante belle parole e pochi fatti
                        Si vedrà, io non so proprio cosa aspettarmi ad essere sincero.. ecco giusto che dia na raddrizzata sul fronte delle fonti energetiche e sul cambiamento climatico.. già quello secondo me sarebbe buono, non solo per l'America ma per tutti..

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                          #13
                          Biden per me farà la testa di legno...un fantocio messo là x la transizione...dietro le quinte che orchetrano ci sono Obama & Michelle....a preparare il terreno.. vedremo se mi sbaglio.

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                            #14
                            Beh gli americani han messo Trump ma appena possibile l'han buttato giù (almeno questo dicono) .
                            si capisce l'america è diventata una nazione pacifica e calma .

                            Sarà felicissima Russia e soprattutto Cina

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                              #15
                              Un pò vecchia cariatide iun effetti è... incroceranno le dita per la vicepresidente donna..

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