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Coronavirus, cronaca di un insabbiamento.

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    Coronavirus, cronaca di un insabbiamento.

    Articolo molto interessante.


    "Un manipolo di giornalisti coraggiosi inchioda Pechino."

    I 15 giorni durante i quali un?epidemia locale si ? trasformata in pandemia, per la manifesta volont? di insabbiamento e disinformazione del Partito Comunista Cinese

    Chi un giorno racconter? la vera storia del coronavirus dovr? partire da due mattoncini di puro giornalismo che ci arrivano da terre cinesi. Quel che sappiamo sui primi passi dell?epidemia che sta sconvolgendo il pianeta lo dobbiamo finora soprattutto a un quotidiano di Hong Kong e a un sito di informazione di Pechino. Il primo ? lo storico South China Morning Post (SCMP), che il 27 febbraio ha pubblicato un dettagliato resoconto della diffusione del Covid-19, frutto del lavoro di cinque reporters inviati a Wuhan dal 3 al 23 gennaio, quando la citt? venne isolata. Il secondo ? una piattaforma digitale di carattere economico che si sta accreditando come la fonte pi? autorevole per conoscere dall?interno l?evoluzione della crisi sanitaria in corso, in un contesto proibitivo per la libera informazione come quello della Cina continentale: si chiama Caixin Global e i suoi aggiornamenti in tempo reale sono ormai diventati un riferimento a livello internazionale. Mentre a Hong Kong la stampa ? ancora relativamente indipendente, Il Caixin Global sa di giocare con il fuoco: facendo un uso molto accorto dei dati in suo possesso, genera articoli difficilmente attaccabili dal punto di vista oggettivo, rinunciando alla critica diretta all?operato del regime. Allo stesso tempo, per?, le sue informazioni permettono al lettore di leggere tra le righe di una realt? opaca, condizionata dalle logiche del potere autoritario. Un esempio concreto. Dalla pubblicazione degli aggiornamenti in tempo reale dei contagiati e dei deceduti provincia per provincia si deduce che, dove i funzionari hanno agito tempestivamente e in certi casi al margine delle direttive e delle tempistiche di Pechino, le conseguenze dell?epidemia sono state meno drammatiche. Il ragionamento sotteso conduce direttamente alle responsabilit? dei vertici del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping in testa, nella gestione delle prime fasi dell?emergenza, notoriamente decisive.

    In un Paese dove il potere costituito non deve rendere conto a nessuno delle sue azioni e in cui lo scrutinio dell?opinione pubblica ? praticamente inesistente, il lavoro di pochi giornalisti alieni alle logiche della propaganda rappresenta l?unica possibilit? di rompere la barriera della censura.

    La ricostruzione della catena di eventi, azioni ed omissioni che hanno determinato la propagazione del virus dalla Cina al resto del mondo ? un fattore centrale non solo dal punto di vista sanitario ma anche da quello politico. Assume quindi una speciale rilevanza l?articolo che il Caixin ha pubblicato pochi giorni fa, il cui titolo recita: ?Come sono stati individuati, trasmessi e occultati i primi indizi di un virus simile alla SARS?. In patria la versione online ? durata poche ore, finch? la polizia di Internet l?ha fatta rimuovere dal sito: ma alcuni utenti hanno avuto il tempo di salvarne una copia e di diffonderla in rete. Sulla pagina internazionale l?analisi ? disponibile a pagamento. Perch? ? un documento importante? Perch? mette insieme, grazie a un incredibile lavoro di indagine, i tasselli finora disponibili del mosaico coronavirus, dai primi casi manifestatisi a met? dicembre fino al coprifuoco sanitario di Wuhan. A differenza dei colleghi di Hong Kong, per?, i giornalisti del Caixin non si limitano alla cronaca degli avvenimenti ma rivelano chiaramente la volont? di insabbiamento da parte delle autorit? cinesi. Di seguito i passaggi fondamentali della vicenda, secondo la ricostruzione dell?articolo (occhio alle date).

    ? La prima notizia di un potenziale caso di polmonite atipica risale al 15 dicembre, quando un sessantacinquenne che lavora al mercato del pesce di Wuhan accusa sintomi di febbre alta e indisposizione. Tre giorni dopo entra in ospedale dove viene trattato con antibiotici ma senza esito. Il 24 dicembre (sono passati gi? nove giorni dai primi sintomi) un campione del suo fluido polmonare ? inviato al Guangzhou Weiyuan Gene Technology Lab., che comincia a lavorare sulla sequenza genetica del virus. Il 27 dicembre il laboratorio contatta l?ospedale di Wuhan e comunica che si tratta di un nuovo coronavirus, di cui ricava un genoma quasi completo, senza peraltro rilasciare un report ufficiale.

    ? Prima della fine di dicembre l?ospedale di Wuhan raccoglie almeno nove campioni da altrettanti pazienti con polmonite e li manda a differenti laboratori. Il 30 dicembre il Beijing Boao Medical Laboratory informa che i test confermano che si tratta di un virus della famiglia della SARS. Tecnicamente ? un errore, come si scoprir? pi? avanti, ma il richiamo alla nota malattia mette in allarme lo staff medico di Wuhan. ? in base a questa informazione che Li Wenliang, un oftalmologo dello stesso ospedale, pubblica attraverso la piattaforma WeChat la notizia secondo cui ?ci sono sette casi confermati di SARS provenienti dal mercato del pesce della citt? e attualmente in isolamento?. Nei giorni successivi Li Wenliang riceve la visita della polizia che lo costringe a firmare un documento in cui ritratta le sue dichiarazioni. Un mese dopo il medico muore in circostanze sospette, ufficialmente a causa dello stesso virus la cui esistenza aveva contribuito a rivelare.

    ? Tra l?1 e il 3 gennaio il Beijing Boao Medical Laboratory completa l?intera sequenza del virus. Ancora una volta la scoperta non viene annunciata pubblicamente. Sono giorni decisivi per la prevenzione del contagio ma ufficialmente non esistono ancora informazioni sulla malattia. Lo stesso giorno il professor Zhang Yongzhen del Shanghai Public Health Clinical Center riceve i campioni e il 5 gennaio conferma i risultati gi? ottenuti da altri laboratori, aggiungendo due elementi fondamentali: si tratta di un virus mai visto prima ed ? trasmissibile attraverso le vie respiratorie. Zhang Yongzhen comunica i risultati alle autorit? sanitarie competenti di Shanghai e raccomanda che vengano adottate misure di prevenzione pubbliche.

    ? Nel frattempo per? succede qualcosa. Il primo giorno dell?anno, il responsabile di uno dei laboratori incaricati delle analisi riceve una telefonata da un ufficiale del Dipartimento di sanit? della provincia dell?Hubei che gli ordina di distruggere i campioni in suo possesso e di interrompere la ricerca. Lo avverte che qualsiasi fuga di notizie dovr? essere riportata agli organi competenti. Il 3 gennaio, proprio mentre si isola la sequenza genetica completa, dagli uffici del Ministero della sanit? (da Pechino, quindi) arrivano direttive vincolanti sull?utilizzo dei campioni: nessun invio ai laboratori senza autorizzazione degli organismi centrali, soppressione immediata di quelli esistenti, divieto di pubblicazione di qualsiasi informazione su test e attivit? sperimentali. Passano altri otto giorni ? cruciali ? senza che le autorit? rendano pubblico quello che ormai in ambiente medico tutti conoscono come un nuovo e pericoloso coronavirus. Zhang Yongzhen, a quel punto, decide di pubblicare autonomamente il genoma del virus (? l?11 gennaio) nel database della GenBank e sul sito della GISAID Initiative. Per la prima volta l?informazione ? condivisa a livello mondiale. La stessa sera Pechino annuncia finalmente che le informazioni sul coronavirus saranno inviate all?Organizzazione Mondiale della Sanit?. Ventiquattro ore dopo, il laboratorio del professor Zhang Yongzhen viene chiuso per ?rettifiche? e, ad oggi, non ? stato riaperto.

    Conclusione. Dal 27 dicembre all?11 gennaio, sia la popolazione cinese che la comunit? internazionale sono state tenute all?oscuro dal governo di Pechino dell?esistenza, delle caratteristiche e del pericolo di diffusione del nuovo coronavirus. Il Partito Comunista ha deliberatamente deciso di occultare gli avvertimenti degli specialisti e i risultati delle prove effettuate. Quindici giorni probabilmente decisivi per il contenimento dell?epidemia, durante i quali un problema locale si ? trasformato in fenomeno globale, per la manifesta volont? di insabbiamento e disinformazione delle autorit?.

    Nel frattempo, secondo i dati ufficiali, pi? di tremila operatori sanitari hanno contratto il virus in Cina e una decina di medici sono morti. Chi ha provato a denunciare l?opera di manipolazione e propaganda del regime (avvocati, professori e attivisti per i diritti umani) ? stato arrestato o ridotto al silenzio. Ma Jian, scrittore dissidente proibito in Cina, ha scritto sul Guardian:
    ?Negli ultimi 70 anni, il Partito Comunista Cinese ha condannato il suo Paese a una serie di catastrofi provocate dall?uomo, dalla Grande Carestia, alla Rivoluzione Culturale, al massacro di Piazza Tiananmen, alla forte repressione dei diritti a Hong Kong e in Tibet, all?internamento massivo di Uiguri nello Xinjiang. L?omert? e la corruzione ufficiali hanno moltiplicato il numero delle vittime di calamit? naturali, dal virus Sars al terremoto del Sichuan?.

    L?agenzia statale di notizie Xinhua invece celebra la pubblicazione di un libro in cui si sottolineano ?la dedizione, la missione, la visione strategica e la leadership? di Xi Jinping nella ?battaglia contro il Covid-19?, che si d? gi? per vincente.

    Ma anche da noi c?? chi esalta l?esempio cinese come modello di gestione delle crisi e delle emergenze, ignorandone le responsabilit?, le omissioni e le reiterate violazioni dei codici di condotta. ?Qual ? il costo della menzogna??, si chiedeva l?ex membro dell?Accademia delle Scienze dell?Unione Sovietica Valery Legasov a proposito del disastro di Chernobyl? Aggiungerei altre domande: qual ? il costo del relativismo morale, della connivenza ideale con le dittature, del masochismo intellettuale delle democrazie, dell?incultura delle nostre classi dirigenti e delle nostre opinioni pubbliche?

    Fonte atlanticoquotidiano.it



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    #2
    Altro articolo molto interesante.

    "Coronavirus in Europa gi? da gennaio: altro che scuse, a Xi dovremmo chiedere i danni"



    Alla luce dell?aggiornamento di ieri della Protezione civile, ? fondato supporre che questa sera il numero di contagiati da coronavirus in Italia possa sfondare quota 2.000. Il contagio rilevato nei focolai del nostro Paese raddoppia in soli due giorni invece dei quattro stimati dagli epidemiologi per questo virus. Ieri sera infatti risultavano 1.694 contagiati totali (+566), di cui 34 decessi (+5), 83 guariti e 1.577 ancora positivi. Di questi ultimi, 140 sono in terapia intensiva (il 9 per cento). Casi positivi quasi raddoppiati in 24 ore in Francia e in meno di 2 giorni in Germania. Anche da l? giungono resoconti di assalti ai supermercati. A Parigi casi sospetti rispediti a casa perch? troppi (forse per panico) da esaminare e Museo del Louvre chiuso. Insomma, tutto fa pensare che la progressione possa rivelarsi non molto diversa dalla nostra. Dati che ci confermano, come scrivevamo sabato, che siamo solo all?inizio, che proprio in questi giorni ci stiamo giocando le nostre chance di contenere, rallentare l?epidemia, e quindi quanto siano fuori luogo oggi gli appelli a ?tornare alla normalit?? e insulse le polemiche sulle partite di Serie A.

    Ci? non significa, naturalmente, non potersi occupare delle misure di riduzione del danno economico, che comunque soprattutto nel settore turistico e del trasporto aereo sar? di scala europea e globale, quindi anche qui mantenendo i nervi saldi, senza farsi prendere dal panico.

    Ma nella giornata di ieri sono arrivate tre autorevoli conferme dell?ipotesi di cui da alcuni giorni stiamo parlando qui su Atlantico, e cio? che il virus sia arrivato in Italia (e in Europa) molto prima di quanto pensassimo, probabilmente prima che il presidente cinese Xi Jinping e l?Oms dichiarassero l?emergenza, quindi gi? da met? gennaio. Ipotesi non cos? assurda, se come ormai accertato il virus si ? diffuso in Cina almeno a partire dai primi di dicembre, e come ipotizzato da uno studio scientifico italiano potrebbe essersi manifestato gi? tra met? ottobre e met? novembre dell?anno scorso.

    Non bisogna dimenticare, quindi, oltre ai gravi errori del nostro governo, che la diffusione del coronavirus si deve ad una catena di omissioni, silenzi e ritardi che viene da lontano, da molto lontano, come abbiamo gi? sottolineato su Atlantico. E pi? passano i giorni, pi? emergono elementi di prova, sia dalla Cina (come ricostruisce Enzo Reale nel suo informatissimo articolo di oggi) sia sul campo in Italia, ad inchiodare alle proprie responsabilit? il governo di Pechino (e, inevitabilmente, anche l?Oms).

    Uno di questi ? la testimonianza a Repubblica di Francesca Russo, uno dei medici impegnati nell?indagine epidemiologica, nella ricerca dell?ormai mitologico ?paziente zero?. I due anziani di Venezia positivi al coronavirus ? 86 e 88 anni, residenti in due quartieri distinti del centro storico ? non hanno fatto viaggi in Cina, non hanno avuto contatti con persone tornate dalla Cina, raramente escono di casa, vivono da soli. Com?? possibile, allora, che si siano infettati? ?Una spiegazione plausibile? ? che ?il virus circolasse sotto traccia in Europa da molto tempo, almeno da un mese prima rispetto a venerd? 21 febbraio, quando sono stati diagnosticati i due casi di Vo? Euganeo?, confondendosi con il normale virus influenzale, fino a quando non sono emersi i casi pi? gravi. La dottoressa Russo ipotizza che il contagio a Vo? ?possa essere stato causato da qualcuno proveniente dalla Cina, perch? il cluster ? molto ampio ed ? legato alla frequentazione di un locale pubblico?.

    Un?altra testimonianza arriva invece dalla prima linea della lotta all?epidemia di coronavirus in Lombardia: l?infettivologo Massimo Galli, primario dell?Ospedale Sacco di Milano, dice al Corriere di non aver mai visto, in 42 anni di professione, ?un?influenza capace di stravolgere l?attivit? dei reparti di malattie infettive e delle rianimazioni di un?intera regione tra le meglio organizzate e preparate alle emergenze d?Italia?. E spiega che ?tanti quadri clinici gravi e tutti assieme fanno pensare che l?infezione abbia iniziato a diffondersi nella cosiddetta zona rossa da abbastanza tempo?, forse prima che fossero bloccati i voli dalla Cina. ?? verosimile che i ricoverati negli ultimi giorni si siano contagiati da due a quattro settimane fa?. Anche perch?, a leggere le anamnesi, osserva Galli, ?mi sembra che assomigli alla SARS, anche nelle modalit? di decorso, con le manifestazioni pi? impegnative che in molti casi compaiono 7-10 o pi? giorni dai primi sintomi?.

    Il problema, come ci sforziamo da giorni di sottolineare, non ? tanto la letalit? del virus in s?, ma quella che deriverebbe da un collasso del sistema sanitario dovuto ai tanti casi che necessitano di terapia intensiva. E la testimonianza del professor Galli dal fronte lo conferma:

    ?Ci troviamo a dover gestire una grande quantit? di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia? una marea montante di pazienti impegnativi? Nessun sistema sanitario avanzato pu? essere predisposto per ricoverare tanti pazienti critici tutti assieme e per di pi? in regime di isolamento. Venerd? in Lombardia erano 85 i posti letto di rianimazione occupati da malati intubati con diagnosi di Covid-19, una fetta molto importante di quelli disponibili. Va ricordato che gli altri motivi per cui una persona pu? aver bisogno di un letto in rianimazione non spariscono soltanto perch? ? arrivato il coronavirus?.

    Dopo la dottoressa Russo e il professor Galli, anche Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell?Istituto superiore di sanit?, ha osservato ieri, durante il punto stampa alla Protezione civile, che i primi casi positivi risalgono ?all?inizio di febbraio, ma l?infezione gi? circolava in Italia nella seconda met? di gennaio?.

    Il che rende tempi e spostamenti in Italia sia della coppia di turisti cinesi curata allo Spallanzani di Roma, sia della famiglia di Taiwan trovata positiva al rientro in patria il primo di febbraio, compatibili con l?arrivo del virus nel nostro Paese ? non potendo ovviamente escludere che ad introdurlo sia stato un viaggiatore europeo di ritorno dalla Cina.

    Ci? che qui si vuole sottolineare, per?, ? che se il virus ? presente, almeno in Europa, da cos? tanto tempo, da met? gennaio e forse anche da prima, i ritardi per negligenza o dolo nel dare l?allarme, i silenzi e le omissioni, sia da parte di Pechino che dell?Oms assumono una gravit? ancora maggiore. Risale al 31 dicembre scorso, per esempio, il primo comunicato della Commissione municipale per la salute di Wuhan, nel quale per la prima volta si parla ufficialmente di una nuova letale forma di polmonite, riferendo di 27 casi, di cui 7 critici, ma negando che fosse riscontrata una trasmissione ?da uomo a uomo?, come nei giorni successivi la stessa Oms avrebbe ripetuto.

    Basta collegare gli elementi presentati in questo articolo che collocano la presenza del coronavirus in Europa gi? da met? gennaio con la timeline dell?insabbiamento iniziale da parte del governo cinese, che trovate ricostruita nell?articolo di oggi di Enzo Reale per Atlantico, e il quadro che emerge ? disarmante nella sua chiarezza. Altro che scuse, a Pechino dovremmo chiedere i danni.

    Fonte atlanticoquotidiano.it

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      #3
      Purtroppo l'idea ? quella che non scopriremo mai esattamente come sono andate le cose....ci sar? sempre qualcosa che ci sfuggir? perch? questo ? il modo di muoversi delle dittature e altrettanto purtroppo, nessuno mai avr? il coraggio di puntare il dito seriamente contro la Cina e le sue mancanze che potrebbero causare una recessione mondiale, perch? la Cina ? uno dei detentori di titoli di debito pubblico di molti Stati.....

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