LA PANDEMIA
Long Covid: «Disturbi a cuore e polmoni, alcuni non guariranno mai»
Dal mal di schiena alla depressione, dal fibroma alla paralisi facciale, tra gli ex contagiati c’è chi dovrà fare i conti col virus per molti anni
di Andrea Prianteshadow
«La schiena ogni tanto torna a farmi male. Sono dei dolori molto forti alla zona lombare». Felice Costa, 48 anni di Castelfranco, è il direttore di Assindustria Venetocentro. Fu uno dei primi ad ammalarsi di Covid: il 17 marzo del 2020 finì in terapia intensiva, intubato. Riprese conoscenza il 23 marzo, la mattina del compleanno di sua figlia. Sono trascorsi 599 giorni ma ancora oggi Costa deve confrontarsi con ciò che ha passato. «Ho sempre fatto attività sportiva - racconta - e, anche se dopo le dimissioni i medici mi avevano consigliato di stare a riposo, io proprio non ce la faccio a rimanere tutto il giorno seduto. Così ogni tanto vado a giocare a calcetto o a paddle. Il problema è che poi la schiena mi presenta il conto da pagare e allora per giorni interi non riesco più a muovermi. Spero almeno che in futuro non peggiori».
I 460mila veneti guariti dal virus
Questo manager è in buona compagnia. Tra i 460mila veneti guariti dal virus, sono probabilmente migliaia quelli che continuano a soffrire di disturbi. Alcuni anche molto seri. All’inizio della pandemia c’era chi sosteneva che dal Covid se ne esce solo in due modi: morti o guariti. Ventuno mesi dopo la scoperta del primo focolaio a Vo Euganeo, gli esperti si ritrovano purtroppo a constatare una terza via: dal coronavirus si può anche non uscirne mai.
Il «long Covid»
Gli scienziati lo chiamano «long Covid» oppure «Sindrome post acuta da Covid 19». In realtà dentro questa definizione ricade una serie di disturbi presente a distanza di almeno due mesi dal contagio. «Si tratta di sintomi dovuti alla malattia ma che non sempre sono direttamente collegabili alla principale manifestazione del virus, e cioè la polmonite» spiega Andrea Vianello, pneumologo e professore del Dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari dell’Università di Padova. «Stando agli ultimi studi, si riscontrano quasi cinquanta diversi disturbi che persistono anche diversi mesi dopo il contagio».
I casi più gravi
Nei casi più gravi, il paziente probabilmente non guarirà mai e sarà costretto per tutta la vita a fare i conti con i postumi dell’infezione. Il timore è che tra dieci anni ci ritroveremo con centinaia di «invalidi del covid», persone che hanno difficoltà a camminare, a parlare e perfino a respirare. «Stando agli ultimi studi - spiega Vianello - circa il 70 per cento dei ricoverati in terapia intensiva, rischia di soffrire di fibrosi polmonare. Si tratta di “cicatrici” del polmone che possono causare insufficienza respiratoria. La gran parte di loro, con il passare del tempo sembra recuperare. Ma i casi più seri, che si registrano soprattutto tra i maschi, i fumatori e chi già soffre di altre patologie, non sono guaribili e quei pazienti forse non torneranno più a fare la vita di prima: avranno il fiato corto, non potranno camminare per troppo tempo, figuriamoci fare sport. Proprio qui a Padova, per un paio di loro si è perfino tentata la strada del trapianto di polmone».
Oltre 50 sintomi registrati
Fibrosi, ma non solo. Dei cinquanta sintomi registrati a distanza di mesi, sono parecchi quelli che - per una piccola parte dei pazienti - si stanno rivelando cronici. Lo sanno bene all’ambulatorio Post-Covid che è stato ricavato all’interno del reparto di Fisiopatologia respiratoria dell’azienda ospedaliera universitaria di Padova, che finora ha visitato oltre 500 ex malati. «Diversi organi sono interessati dai disturbi post-contagio - prosegue Vianello - e infatti alcuni dei nostri pazienti hanno manifestato problemi cardiaci che potrebbero non guarire completamente, altri devono convivere con una paralisi facciale, altri ancora, per fortuna in rarissimi casi, sembrano non recuperare il gusto o l’olfatto. Ma ci sono anche disturbi di natura psicologica, come la depressione, le alterazioni del sonno e le crisi d’ansia, che potrebbero richiedere anni per essere superati». Il professor Vianello scuote la testa: «Non avevo mai visto nulla di simile: nessun altro virus respiratorio ha mai lasciato conseguenze così devastanti»
Long Covid: «Disturbi a cuore e polmoni, alcuni non guariranno mai»
Dal mal di schiena alla depressione, dal fibroma alla paralisi facciale, tra gli ex contagiati c’è chi dovrà fare i conti col virus per molti anni
di Andrea Prianteshadow
«La schiena ogni tanto torna a farmi male. Sono dei dolori molto forti alla zona lombare». Felice Costa, 48 anni di Castelfranco, è il direttore di Assindustria Venetocentro. Fu uno dei primi ad ammalarsi di Covid: il 17 marzo del 2020 finì in terapia intensiva, intubato. Riprese conoscenza il 23 marzo, la mattina del compleanno di sua figlia. Sono trascorsi 599 giorni ma ancora oggi Costa deve confrontarsi con ciò che ha passato. «Ho sempre fatto attività sportiva - racconta - e, anche se dopo le dimissioni i medici mi avevano consigliato di stare a riposo, io proprio non ce la faccio a rimanere tutto il giorno seduto. Così ogni tanto vado a giocare a calcetto o a paddle. Il problema è che poi la schiena mi presenta il conto da pagare e allora per giorni interi non riesco più a muovermi. Spero almeno che in futuro non peggiori».
I 460mila veneti guariti dal virus
Questo manager è in buona compagnia. Tra i 460mila veneti guariti dal virus, sono probabilmente migliaia quelli che continuano a soffrire di disturbi. Alcuni anche molto seri. All’inizio della pandemia c’era chi sosteneva che dal Covid se ne esce solo in due modi: morti o guariti. Ventuno mesi dopo la scoperta del primo focolaio a Vo Euganeo, gli esperti si ritrovano purtroppo a constatare una terza via: dal coronavirus si può anche non uscirne mai.
Il «long Covid»
Gli scienziati lo chiamano «long Covid» oppure «Sindrome post acuta da Covid 19». In realtà dentro questa definizione ricade una serie di disturbi presente a distanza di almeno due mesi dal contagio. «Si tratta di sintomi dovuti alla malattia ma che non sempre sono direttamente collegabili alla principale manifestazione del virus, e cioè la polmonite» spiega Andrea Vianello, pneumologo e professore del Dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari dell’Università di Padova. «Stando agli ultimi studi, si riscontrano quasi cinquanta diversi disturbi che persistono anche diversi mesi dopo il contagio».
I casi più gravi
Nei casi più gravi, il paziente probabilmente non guarirà mai e sarà costretto per tutta la vita a fare i conti con i postumi dell’infezione. Il timore è che tra dieci anni ci ritroveremo con centinaia di «invalidi del covid», persone che hanno difficoltà a camminare, a parlare e perfino a respirare. «Stando agli ultimi studi - spiega Vianello - circa il 70 per cento dei ricoverati in terapia intensiva, rischia di soffrire di fibrosi polmonare. Si tratta di “cicatrici” del polmone che possono causare insufficienza respiratoria. La gran parte di loro, con il passare del tempo sembra recuperare. Ma i casi più seri, che si registrano soprattutto tra i maschi, i fumatori e chi già soffre di altre patologie, non sono guaribili e quei pazienti forse non torneranno più a fare la vita di prima: avranno il fiato corto, non potranno camminare per troppo tempo, figuriamoci fare sport. Proprio qui a Padova, per un paio di loro si è perfino tentata la strada del trapianto di polmone».
Oltre 50 sintomi registrati
Fibrosi, ma non solo. Dei cinquanta sintomi registrati a distanza di mesi, sono parecchi quelli che - per una piccola parte dei pazienti - si stanno rivelando cronici. Lo sanno bene all’ambulatorio Post-Covid che è stato ricavato all’interno del reparto di Fisiopatologia respiratoria dell’azienda ospedaliera universitaria di Padova, che finora ha visitato oltre 500 ex malati. «Diversi organi sono interessati dai disturbi post-contagio - prosegue Vianello - e infatti alcuni dei nostri pazienti hanno manifestato problemi cardiaci che potrebbero non guarire completamente, altri devono convivere con una paralisi facciale, altri ancora, per fortuna in rarissimi casi, sembrano non recuperare il gusto o l’olfatto. Ma ci sono anche disturbi di natura psicologica, come la depressione, le alterazioni del sonno e le crisi d’ansia, che potrebbero richiedere anni per essere superati». Il professor Vianello scuote la testa: «Non avevo mai visto nulla di simile: nessun altro virus respiratorio ha mai lasciato conseguenze così devastanti»
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