MILANO ?E' gay, il suo sangue non pu? essere donato?. Questa la secca risposta che i medici del reparto trasfusioni del Policlinico di Milano hanno dato a Paolo Pedone, un omosessuale di 39 anni che il 16 agosto scorso si ? recato per fare la sua prima donazione. Eppure la donazione di sangue non ? pi? off-limits per i gay dal 2001, quando venne approvato il decreto ministeriale che abol?, di fatto, il divieto posto agli omosessuali nella precedente normativa del 1991. Il caso Pedone ha dunque sollevato numerose polemiche e il ministro alla Salute, Francesco Storace, minaccia sanzioni ai medici e apre un'inchiesta.
?Quanto accaduto ? inaccettabile - ha detto Storace - e potrebbe configurare l'esistenza di un reato. Ci sar? un'inchiesta finalizzata ad accertare responsabilit? amministrative, ovvero segnalare comportamenti sanzionalibili dal punto di vista penale, alla Direzione generale della prevenzione del Ministero, in collaborazione con la Direzione della ricerca, cui ? demandata la vigilanza degli Istituti scientifici di cura. Noi controlleremo e indagheremo - ha concluso Storace - ma spetta alle Regioni il controllo diretto sulle strutture sanitarie della zona?. Allo scandalo ha reagito l'onorevole Ds Franco Grillini, che ha presentato un'interrogazione parlamentare mentre il presidente dell'Arci Gay di Roma ha svelato altri casi simili avvenuti a Latina e Viterbo. ?E' un atto di intollerabile discriminazione che va condannato senza alcun appello perch? si basa su pregiudizi inacettabili?, si arrabbiaAlfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi. Se l'accusa che pesa sul Policlinico di Milano ? di discriminazione sessuale, i medici rivendicano il loro dovere di proteggere anzitutto i pazienti: ?Di sangue c'? tanto bisogno - si difende Paolo Rebulla, responsabile del Centro Trasfusionale del Policlinico milanese - ma noi abbiamo il dovere fondamentale di proteggere i pazienti che ricevono il sangue e dunque, da sempre, siamo prudenti. La definizione di rischio ? affidata a parametri oggettivi ma ? integrata dalla valutazione discrezionale del medico. Nel caso in oggetto (ovvero quello di Paolo Pedone, ndr) permangono alcuni elementi relativi al rischio del partner. I test di selezione che si effettuano sul sangue donato presentano dei margini di errore. Da qui nasce il nostro atteggiamento prudenziale, che non ha nulla di discriminatorio?. In effetti Paolo Pedone, quando stava compilando il modulo prima della donazione, ha letto che ?i rapporti sessuali, anche protetti, con persona a rischio, prevedono la sospensione permanente?, e allora ha ammesso di essere gay. Da qui il rifiuto del personale medico di ricevere la sua donazione. Il caso Pedone per? non sembra l'unico: ?Nel Lazio ci sono ancora ospedali che discriminano gli omosessuali - sostengono all'Arci Gay di Roma - e in provincia ? pi? facile trovarsi di fronte a comportamenti omofobici. Complice una cattiva formazione, alcuni camici bianchi ritengono che i gay siano una categoria a rischio?.
RR
?Quanto accaduto ? inaccettabile - ha detto Storace - e potrebbe configurare l'esistenza di un reato. Ci sar? un'inchiesta finalizzata ad accertare responsabilit? amministrative, ovvero segnalare comportamenti sanzionalibili dal punto di vista penale, alla Direzione generale della prevenzione del Ministero, in collaborazione con la Direzione della ricerca, cui ? demandata la vigilanza degli Istituti scientifici di cura. Noi controlleremo e indagheremo - ha concluso Storace - ma spetta alle Regioni il controllo diretto sulle strutture sanitarie della zona?. Allo scandalo ha reagito l'onorevole Ds Franco Grillini, che ha presentato un'interrogazione parlamentare mentre il presidente dell'Arci Gay di Roma ha svelato altri casi simili avvenuti a Latina e Viterbo. ?E' un atto di intollerabile discriminazione che va condannato senza alcun appello perch? si basa su pregiudizi inacettabili?, si arrabbiaAlfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi. Se l'accusa che pesa sul Policlinico di Milano ? di discriminazione sessuale, i medici rivendicano il loro dovere di proteggere anzitutto i pazienti: ?Di sangue c'? tanto bisogno - si difende Paolo Rebulla, responsabile del Centro Trasfusionale del Policlinico milanese - ma noi abbiamo il dovere fondamentale di proteggere i pazienti che ricevono il sangue e dunque, da sempre, siamo prudenti. La definizione di rischio ? affidata a parametri oggettivi ma ? integrata dalla valutazione discrezionale del medico. Nel caso in oggetto (ovvero quello di Paolo Pedone, ndr) permangono alcuni elementi relativi al rischio del partner. I test di selezione che si effettuano sul sangue donato presentano dei margini di errore. Da qui nasce il nostro atteggiamento prudenziale, che non ha nulla di discriminatorio?. In effetti Paolo Pedone, quando stava compilando il modulo prima della donazione, ha letto che ?i rapporti sessuali, anche protetti, con persona a rischio, prevedono la sospensione permanente?, e allora ha ammesso di essere gay. Da qui il rifiuto del personale medico di ricevere la sua donazione. Il caso Pedone per? non sembra l'unico: ?Nel Lazio ci sono ancora ospedali che discriminano gli omosessuali - sostengono all'Arci Gay di Roma - e in provincia ? pi? facile trovarsi di fronte a comportamenti omofobici. Complice una cattiva formazione, alcuni camici bianchi ritengono che i gay siano una categoria a rischio?.
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