Se dovessimo raccontare le moltitudini di storie d'amore che si consumano, quotidianamente, nell'ombra(o alla luce) di un non meglio precisato luogo del globo terrestre, probabilmente non basterebbe tutto il fiato che umanamente possiamo.
Se poi volessimo descriverne le diversit?, non avremmo sufficiente tempo a disposizione su questa terra.Una vita mi pare un limite troppo angusto allo scopo.
Eppure ? di loro che si discute ogni giorno. Indispettiti, illusi, innamorati, arrabbiati, disincantati, nascosti.Una linea comune raccoglie a s? chi non pu? non aver vissuto(dal momento in cui ha acquisito la capacit? di intendre e volere)le contraddizioni che evoca il termine pi? inflazionato a questo mondo: l'amore.
Per ottenere il beneficio che l'esclusiva attenzione di un uomo(o di una donna)hanno il potere di regalarci si ? disposti a tutto.
Ci si affama dell'altro.
Se l'oggetto(anche se di soggetto si tratta!)del nostro desiderio per un motivo qualunque smettesse di respirare, saremmo disposti a restituirgli l'aria che merita con il nostro fiato, sopportando l'apnea(e i danni cerebrali da essa derivanti )se proprio dovesse occorrere!
E del resto l'apnea ? una costante.Oltre al pugno allo stomaco e ad altri risvolti patologici clinicamente valutabili.
Ci sono poi quelle condizioni ibride, in cui si crea una fittissima corrispondenza di sensi, senza che mai nessuno dei due estremi della citata reciprocit? esca allo scoperto.
Una sofferenza nascosta, masticata e mai digerita, come una caramella (dal gusto pessimo)che non si consuma MAI dovessimo succhiarla per il resto della vita.
E per quanto ci si arrovelli per tradurre l'accaduto(sciagurato) per renderlo a parole, mai nessuna tra quelle trovate riuscir? a rendere il senso.
I misteri si moltiplicano.Vere e proprie fortezze, che io non sono ancora riuscita ad aprire, oltre le quali si svolgono percorsi pi? insidiosi di una passeggiata in un bosco in piena notte.
La sofferenza non ? un luogo comune. Una pena severa che si consuma(e ci consuma) nella cruda consapevolezza di aver fallito anche quando siamo noi a voler chiudere.
Un pensiero a chi sta soffrendo per amore.....
Se poi volessimo descriverne le diversit?, non avremmo sufficiente tempo a disposizione su questa terra.Una vita mi pare un limite troppo angusto allo scopo.
Eppure ? di loro che si discute ogni giorno. Indispettiti, illusi, innamorati, arrabbiati, disincantati, nascosti.Una linea comune raccoglie a s? chi non pu? non aver vissuto(dal momento in cui ha acquisito la capacit? di intendre e volere)le contraddizioni che evoca il termine pi? inflazionato a questo mondo: l'amore.
Per ottenere il beneficio che l'esclusiva attenzione di un uomo(o di una donna)hanno il potere di regalarci si ? disposti a tutto.
Ci si affama dell'altro.
Se l'oggetto(anche se di soggetto si tratta!)del nostro desiderio per un motivo qualunque smettesse di respirare, saremmo disposti a restituirgli l'aria che merita con il nostro fiato, sopportando l'apnea(e i danni cerebrali da essa derivanti )se proprio dovesse occorrere!
E del resto l'apnea ? una costante.Oltre al pugno allo stomaco e ad altri risvolti patologici clinicamente valutabili.
Ci sono poi quelle condizioni ibride, in cui si crea una fittissima corrispondenza di sensi, senza che mai nessuno dei due estremi della citata reciprocit? esca allo scoperto.
Una sofferenza nascosta, masticata e mai digerita, come una caramella (dal gusto pessimo)che non si consuma MAI dovessimo succhiarla per il resto della vita.
E per quanto ci si arrovelli per tradurre l'accaduto(sciagurato) per renderlo a parole, mai nessuna tra quelle trovate riuscir? a rendere il senso.
I misteri si moltiplicano.Vere e proprie fortezze, che io non sono ancora riuscita ad aprire, oltre le quali si svolgono percorsi pi? insidiosi di una passeggiata in un bosco in piena notte.
La sofferenza non ? un luogo comune. Una pena severa che si consuma(e ci consuma) nella cruda consapevolezza di aver fallito anche quando siamo noi a voler chiudere.
Un pensiero a chi sta soffrendo per amore.....
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