Originally posted by AndreaRS250
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Anche presso la struttura dell'EOC per la cura delle leucemie si seguono i medesimi protocolli di terapia impiegati nei paesi vicini alla Svizzera e riconosciuti a livello internazionale. Nel caso evocato dalla stampa - precisa l'EOC - in nessun momento la nostra struttura a Bellinzona ha proposto o seguito alcuna pratica alternativa senza legami scientificamente fondati nella cura di queste patologie".
"Purtroppo - continua nella presa di posozione l'EOC - malgrado tutti i nostri sforzi, sia la paziente che i genitori hanno continuato a rifiutare qualsiasi terapia chemioterapica; questo tipo di cura oggi ? in grado di offrire una possibilit? di guarigione definitiva a lungo termine nella misura del'80-85% dei casi. La legislazione svizzera vieta di obbligare una persona capace di discernimento a seguire delle cure proposte dagli specialisti, dopo che queste sono state ampiamente spiegate e dopo aver lasciato il tempo necessario per prendere una decisione. Tutte le persone coinvolte nella presa in carico della paziente, dai colleghi di Padova al nostro Servizio, si sono prodigati per cercare di far comprendere come, in assenza di cure adeguate, le possibilit? di guarigione fossero nulle, tenendo in considerazione le sue paure nei confronti di una terapia che pu? avere effetti secondari sgradevoli, ma transitori".
"L'unica terapia che ci ? stata permessa ? stata l'applicazione di corticosteroidi e ci? ha consentito un transitorio miglioramento, prima che la malattia non riprendesse il suo ineluttabile decorso fatale. Questo triste episodio ci ha profondamente toccati. Malgrado tutti i nostri tentativi, non siamo riusciti a far capire alla paziente e ai suoi genitori il nostro impegno per riuscire a guarirla. La giovane paziente ? rimasta vittima di credenze che ancora oggi purtroppo riescono a mietere vittime quando invece esistono cure riconosciute internazionalmente e applicate sia in Italia che in Svizzera".
Infine, spiega l'EOC nella sua presa di posizione, "vorremmo anche evitare di veicolare un'immagine distorta del lavoro svolto in maniera professionale presso le strutture sanitarie, sia in Svizzera che in Italia e speriamo vivamente che quanto accaduto possa essere di aiuto per altre famiglie che devono prendere delle gravi decisioni".
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