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Lettera dei biologi nutrizionisti

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    #121
    in compenso c'? questa notizia interessante

    pellicola di plastica sostituita da quella fatta con proteine del latte..




    buono a sapersi (scommetto che qualcuno dir?.. ehh... vedi che il latte fa male come la plastica?)

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      #122
      Originally posted by AndreaRS250 View Post
      in compenso c'? questa notizia interessante

      pellicola di plastica sostituita da quella fatta con proteine del latte..




      buono a sapersi (scommetto che qualcuno dir?.. ehh... vedi che il latte fa male come la plastica?)

      interessante...soprattutto perch? rientra nel settore per il quale lavoro, il packaging.
      E' gi? qualche anno che si sta cercando un'alternativa al film convenzionale, molte aziende hanno iniziato con l'ultrasuoni per dare via all'utilizzo di materiale biodegradabile, visto che quello attuale ? comunque plastico e derivato dal petrolio.

      Se prende piede ? un motivo in pi? per non bere latte...diventerebbe ancora pi? insostenibile la richiesta per soddisfare tutte le esigenze.

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        #123
        Domanda da ignorante.
        La caseina ? la proteina pi? usata dai palestrati come integrazione. Dite che fa veramente cos? male?

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          #124
          Originally posted by AndreaRS250 View Post
          in compenso c'? questa notizia interessante

          pellicola di plastica sostituita da quella fatta con proteine del latte..




          buono a sapersi (scommetto che qualcuno dir?.. ehh... vedi che il latte fa male come la plastica?)
          Si notizi di qualche giorno fa ora dopo aver bevuto il latte ci si pu? magnare pure la scatola:gaen:
          rifiuti zero:gaen:

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            #125
            Nel 1993, lo scienziato Bob Elliott not? che i bambini della Samoa che andavano a vivere in Nuova Zelanda erano molto suscettibili al diabete di tipo 1, mentre quelli che restavano nelle isole di Samoa avevano un'incidenza molto bassa di questa patologia. La differenza pu? essere espressa solo da un fattore ambientale o di alimentazione. Elliott sospett? che fosse correlata al consumo di latte, che era pi? basso a Samoa.
            Quindi studi? la biochimica e composizione del latte vaccino.

            La composizione del latte vaccino

            Il latte vaccino ? composto da circa un 87% di acqua e un 13% da solidi:

            - grassi (panna)
            - minerali
            - solidi lattei, rappresentati dagli zuccheri (lattosio) e dalle proteine, che sono: l'alfa-caseina, la beta-caseina, la kappa-caseina e le proteine sieriche. La beta-caseina ? la proteina presente nella percentuale maggiore.

            La beta-caseina

            Ci sono due principali tipi di proteina beta-caseina, note come A1 e A2. Esistono anche altre varianti minori oltre a questi due tipi, ma attualmente non sono conosciuti.
            Le beta-caseine trovate nel latte vaccino sono composte da 209 aminoacidi in una sequenza fissa e la differenza tra tipo A1 e A2 sta in un singolo aminoacido. Infatti mentre il latte A1 ha un aminoacido istidina in posizione 67, il latte A2 in quella posizione ha una prolina.
            La prevalenza tra la proteina beta-caseina A1 e A2 varia dalla razza delle mucche e anche dalla regione. Nel mondo occidentale ? diffuso il tipo A1, dalla sottospecie Bos taurus (foto 1 nel libro).

            Le vacche asiatiche della sottospecie Bos indicus (foto 2 nel libro) non producono invece beta-caseina di tipo A1.
            Le vacche africane (foto 3 nel libro), anche se sono soprattutto Bos taurus, non producono comunque beta-caseina A1.
            Gli scienziati ipotizzano che circa 8000 anni fa sia avvenuta una mutazione aminoacidica in posizione 67, dove la prolina ? stata sostituita dall'istidina.
            Ad oggi ? noto che due meccanismi patogenetici principali della relazione tra latte vaccino e diabete mellito di tipo 1 sono:

            - l'attivit? oppioide della beta-casomorfina-7, che compromette lo sviluppo dell'immunit? intestino-associata

            - il mimetismo molecolare tra la beta-caseina e un epitopo del trasportatore GLUT-2, con il conseguente sviluppo di autoanticorpi capaci di colpire le cellule-beta del pancreas.

            L'attivit? oppioide della beta-casomorfina-7

            Bob Elliott volle investigare se il rischio di sviluppare diabete di tipo 1 dipendesse dalla quota di latte che era stato bevuto e dalla proporzione della proteina A1 nel latte. Il fattore di rischio sarebbe quindi la quota di latte moltiplicato per il proprio contenuto di A1.
            Egli studi? il problema con un approccio epidemiologico, confrontando l'incidenza della patologia con l'assunzione di latte A1 e A2 per ciascuna regione (figura 4).


            Figura 4: Incidenza del diabete mellito di tipo 1 e introito di proteine del latte, da Laugesen e Elliott, New Zealand Medical Journal 116 (1168), 2003.

            L'84% della variazione dell'incidenza del diabete pu? essere spiegata dalla variazione dell'introito di beta-caseina A1. E' una relazione molto forte. Il grafico ? simile comprendendo o meno nell'analisi il formaggio.

            Bob Elliott fece uno studio su animali, aiutato dal Dr. Jeremy Hill, in cui somministr? i due diversi tipi di beta-caseina a topi. I topolini nutriti con la beta-caseina di tipo A2 non svilupparono il diabete di tipo 1, mentre il 47% di quelli nutriti con il tipo A1 divennero diabetici dopo 250 giorni. Egli scopr? anche che somministrando il naloxone con la beta-caseina A1 questo effetto si annullava. Il naloxone ? un antagonista degli oppiodi, ossia blocca l'effetto narcotico degli oppioidi.
            La differenza tra beta-caseina di tipo A1 e A2, sta nel rilascio di una molecola chiamata beta-casomorfina-7 (BCM7), un potente oppioide gi? pubblicato nel 1985 (figura 5). Gli effetti negativi della beta-caseina A1 sarebbero correlate all'attivit? oppioide della BCM7.




            Figura 5: il rilascio della BCM7.

            Il latte umano contiene meno dell'1% della BCM7 contenuta nel latte vaccino di tipo A1.
            I neonati possono assorbirla visto che le loro pareti intestinali permettono facilmente il passaggio di molecole grandi al flusso sanguigno.
            Questa ? la forma in cui sono capaci di assorbire il colostro della madre.
            Dato che devono assorbire i complessi macromolecolari del colostro, i neonati hanno una mucosa intestinale assai permeabile, che li rende pi? suscettibili ai danni della BCM7.
            La BCM7 rappresenta un fattore infiammatorio sull'epitelio vascolare, stimola la produzione di muco dalle mucose ed ha affinit? per i recettori μ e δ, esplicitando quindi attivit? oppioide.

            David Chamberlain, dall'Istituto di Ricerca Hannah in Scozia, condusse un team di scienziati per osservare cosa accade quando le beta-casomorfine (inclusa la BCM7) vengono infuse direttamente nell'abomaso (una parte del rumine) delle vacche. Essi hanno trovato che le beta-casomorfine abbassano la risposta insulinica del pancreas e credono che questo dipenda direttamente da un effetto oppioide diretto.
            La BCM7 inoltre ha una correlazione in diversi studi con il diabete di tipo 1, ipercolesterolemia, intolleranza al lattosio, alterazioni neurologiche come l'autismo, la sindrome di Asperger e la schizofrenia.

            Il mimetismo molecolare tra la beta-caseina e un epitopo del trasportatore GLUT-2

            La logica dietro quest'affermazione risiede nella in una sequenza di aminoacidi (un peptide) nella beta-caseina bovina che ? molto simile con una sequenza aminoacidica contenuta nel GLUT-2, la molecola che trasporta il glucosio all'interno delle cellule-beta del pancreas (figura nel libro), che producono l'insulina. Infatti, la sequenza dei quattro aminoacidi (Prolina-Glicina-Prolina-Isoleucina) ? identica.

            Lo scienziato italiano Paolo Pozzilli ha suggerito che questa sequenza e i frammenti pi? lunghi di beta-caseina che la contengono “sono responsabili per l'induzione di una risposta immunitaria contro la caseina che, per cross-reattivit?, sarebbe diretta contro la sequenza omologa dei GLUT-2, causando danno alle cellule che producono l'insulina”.
            Nel 1999, Pozzilli ha pubblicato una review che includeva la relazione tra diabete mellito di tipo 1 e le singole proteine del latte. Ha concluso che la beta-caseina era una delle responsabili pi? probabili. Ha riportato i risultati del suo laboratorio, con 51% di coloro che soffrivano di diabete mellito di tipo 1 mostravano linfociti T che erano sensibili alla beta-caseina, contro il 2,7% dei controlli non-diabetici. Egli ha anche trovato che il 37% dei diabetici di tipo 1 mostravano anticorpi anti-beta-caseina, mentre solo il 5,6% dei controlli aveva questi anticorpi.

            Un anno dopo, alcuni scienziati di Francoforte, diretti da S. Padberg, pubblicarono i risultati dei test sugli anticorpi confrontati tra diabetici e non-diabetici, non solo per la beta-caseina, ma anche per il tipo A1 e A2. Trovarono che i diabetici hanno alti livelli di anticorpi contro la beta-caseina di tipo A1, mentre i non-diabetici hanno alti livelli di anticorpi contro la beta-caseina A2. I risultati erano significativi con p<0,001.
            Quindi gli Autori conclusero che questo studio potrebbe confermare l'ipotesi che “nel diabete mellito di tipo 1 c'? una scarsa immuno-tolleranza al latte vaccino”, ossia il sistema immunitario confonde la BCM7 e le proprie molecole del trasportatore del glucosio GLUT-2. Dapprima il corpo produce anticorpi contro la BCM7 e poi, per errore, attacca anche le cellule-beta del pancreas, perch? queste cellule sono produttrici di molecole con la stessa sequenza aminoacidica della parte terminale della BCM7.

            La relazione patogenetica tra cereali e diabete mellito di tipo 1

            Il problema dei cereali ? correlato al glutine che contengono. Il glutine ? la principale proteina nel grano, ed ? anche presente nell'orzo e nella segale, ma non nel mais. E' il costituente della farina che conferisce elasticit? al pane quando lievita. A oggi sono conosciute due proteine del glutine: glutenina e gliadina. Quando la gliadina viene parzialmente digerita, pu? formare alcuni peptidi oppioidi, di cui il pi? importante ? la gliadomorfina (nota anche come gliadorfina e gliadinomorfina).
            Il punto importante della questione ? che la gliadomorfina ha una struttura molto simile alla BCM7. Entrambe presentano 7 aminoacidi; entrambe hanno una tirosina seguita da una prolina; entrambe hanno una prolina in posizione 4 e 6. Nonostante alcune lievi differenze, gli scienziati le considerano omologhe, simili fra loro, soprattutto per il numero di patologie con cui pare siano correlate. Infatti, una delle strategie pi? raccomandate per ridurre il rischio di patologie auto-immuni nelle persone a rischio ? mantenere un'alimentazione priva di caseina e priva di glutine (GFCF diet).

            Perch? l'incidenza di diabete mellito di tipo 1 sta aumentando?

            Non esiste una risposta chiara a questa domanda, ma scienziati come Bob Elliott e Dr. Andrew Clarke della Corporazione A2 hanno ipotizzato che il motivo risieda nella glicazione della BCM7. Nel 2007, Bob Elliott pubblic? uno studio sulla rivista Medical Hypotheses. La glicazione ? un processo in cui il glucosio e altri zuccheri reagiscono con le proteine, formando proteine modificate dallo zucchero, chiamate prodotti della glicazione avanzata (AGE). Gli AGE, secondo numerosi studi, sono correlati ad un vasto numero di malattie degenerative. La BCM7 glicata ? uno di questi prodotti AGE, i cui livelli sono aumentati dai moderni processi alimentari, come il trattamento del latte a temperatura ultra-alta (UHT, molto comune in Europa), l'uso dell'acido ascorbico nei prodotti confezionati per il processo di conservazione in scatola e dal livello sempre maggiore di bibite zuccherate consumate dai bambini. Solo il tempo ci dir? se questa ? la risposta.

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              #126
              I ricercatori di oxford possiamo ascoltarli o ? fuffa modaiola ?

              "Con dieta vegan in tutto il mondo 8,1 milioni di morti in meno nel 2050" - Il Fatto Quotidiano

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                #127
                .. abbastanza imbarazzante il riassuntivo del fatto cherry picking quotidiano


                Se parli inglese ti consiglio di leggere la fonte.. ridurre il consumo di carne e migliorare la dieta non sono sinonimi di dieta vegana.. ma poi te nemmeno sei vegano.

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                  #128
                  Prova a fare un sondaggio su quanti han capito che la "transazione dalla dieta attuale verso le diete prevalentamente vegetali" comporti :

                  un miglioramento ambientale, minor effetto serra
                  Miglioramento della salute, meno morti
                  Meno spese per tutti, aumento del pil

                  Poi guardiamo il sondaggio

                  Quello che faccio io, o te, ha rilevanza meno di zero
                  Last edited by arabykola; 05-09-16, 08:57.

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                    #129
                    Tradotto con google

                    "Il sistema alimentare ? responsabile di pi? di un quarto di tutte le emissioni di gas serra, mentre le diete non sane e ad alto peso corporeo sono tra i pi? grandi collaboratori di mortalit? prematura. Il nostro studio fornisce un'analisi comparativa dei benefici per la salute e cambiamento climatico di cambiamenti nella dieta globale per tutte le principali regioni del mondo. Noi progetto che i benefici per la salute e il cambiamento climatico saranno entrambi maggiore ? la pi? bassa la frazione di alimenti di origine animale di provenienza nelle nostre diete. Tre quarti di tutti i benefici si verificano in paesi in via di sviluppo, anche se l'impatto pro capite dei cambiamenti nella dieta sarebbe maggiore nei paesi sviluppati. Il valore monetizzato del miglioramento della salute potrebbe essere paragonabile a, e forse pi? grande di, i benefici ambientali dei danni evitati dal cambiamento climatico.astrattoCi? che mangiamo notevolmente influenza la nostra salute personale e l'ambiente che tutti condividiamo. Recenti analisi hanno evidenziato la probabile benefici ambientali di riduzione della frazione di alimenti di origine animale di origine nella nostra dieta dual salute e. Qui, coppia per la prima volta, a nostra conoscenza, un modello mondiale per la salute specifici per regione in base a fattori dietetici e legati al peso rischio con la contabilit? delle emissioni e dei moduli di valutazione economica per quantificare la salute legati e le conseguenze ambientali dei cambiamenti nella dieta. Troviamo che gli impatti dei cambiamenti nella dieta verso meno carne e pi? diete a base vegetale variano notevolmente tra le regioni. I maggiori vantaggi per l'ambiente e per la salute assoluti il ​​risultato di cambiamenti di dieta nei paesi in via di sviluppo, mentre ad alto reddito e medio reddito paesi occidentali guadagnano pi? in termini pro capite. La transizione verso altre diete a base vegetale che sono in linea con le linee guida dietetiche standard, potrebbe ridurre la mortalit? globale da 6-10% e le emissioni di gas a effetto serra legate al cibo da 29-70% a fronte di uno scenario di riferimento nel 2050. Troviamo che il valore monetizzato dei miglioramenti in materia di salute sarebbe paragonabile a, o superare, il valore dei benefici ambientali, anche se il metodo di valutazione esatto utilizzato notevolmente influenza gli importi stimati. Nel complesso, si stima i benefici economici per migliorare le diete ad essere 1-31 miliardi di dollari, che equivale al 0,4-13% del prodotto interno lordo globale (PIL) nel 2050. Tuttavia, sarebbero necessari cambiamenti significativi nel sistema alimentare globale per le diete regionali per abbinare i modelli alimentari studiati qui."

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                      #130
                      Il sistema alimentare ? responsabile di pi? di un quarto di tutte le emissioni di gas serra, mentre le diete non sane e ad alto peso corporeo sono tra i pi? grandi collaboratori di mortalit? prematura. Il nostro studio fornisce un'analisi comparativa dei benefici per la salute e cambiamento climatico di cambiamenti nella dieta globale per tutte le principali regioni del mondo. Noi progetto che i benefici per la salute e il cambiamento climatico saranno entrambi maggiore ? la pi? bassa la frazione di alimenti di origine animale di provenienza nelle nostre diete. Tre quarti di tutti i benefici si verificano in paesi in via di sviluppo, anche se l'impatto pro capite dei cambiamenti nella dieta sarebbe maggiore nei paesi sviluppati. Il valore monetizzato del miglioramento della salute potrebbe essere paragonabile a, e forse pi? grande di, i benefici ambientali dei danni evitati dal cambiamento climatico.astrattoCi? che mangiamo notevolmente influenza la nostra salute personale e l'ambiente che tutti condividiamo. Recenti analisi hanno evidenziato la probabile benefici ambientali di riduzione della frazione di alimenti di origine animale di origine nella nostra dieta dual salute e. Qui, coppia per la prima volta, a nostra conoscenza, un modello mondiale per la salute specifici per regione in base a fattori dietetici e legati al peso rischio con la contabilit? delle emissioni e dei moduli di valutazione economica per quantificare la salute legati e le conseguenze ambientali dei cambiamenti nella dieta. Troviamo che gli impatti dei cambiamenti nella dieta verso meno carne e pi? diete a base vegetale variano notevolmente tra le regioni. I maggiori vantaggi per l'ambiente e per la salute assoluti il ​​risultato di cambiamenti di dieta nei paesi in via di sviluppo, mentre ad alto reddito e medio reddito paesi occidentali guadagnano pi? in termini pro capite. La transizione verso altre diete a base vegetale che sono in linea con le linee guida dietetiche standard, potrebbe ridurre la mortalit? globale da 6-10% e le emissioni di gas a effetto serra legate al cibo da 29-70% a fronte di uno scenario di riferimento nel 2050. Troviamo che il valore monetizzato dei miglioramenti in materia di salute sarebbe paragonabile a, o superare, il valore dei benefici ambientali, anche se il metodo di valutazione esatto utilizzato notevolmente influenza gli importi stimati. Nel complesso, si stima i benefici economici per migliorare le diete ad essere 1-31 miliardi di dollari, che equivale al 0,4-13% del prodotto interno lordo globale (PIL) nel 2050. Tuttavia, sarebbero necessari cambiamenti significativi nel sistema alimentare globale per le diete regionali per abbinare i modelli alimentari studiati qui.Le diete sostenibili cambiamento di dieta delle emissioni di gas sistema di salute alimentare analisi serraLe scelte che facciamo per il cibo che mangiamo influenzare la nostra salute e avere importanti implicazioni per lo stato dell'ambiente. Il sistema alimentare ? responsabile di pi? di un quarto di tutte le emissioni di gas serra (GHG) (1), di cui fino al 80% sono associati con la produzione di bestiame (2, 3). Le decisioni dietetiche aggregati che facciamo quindi hanno una grande influenza sui cambiamenti climatici. Elevato consumo di consumo di rosso e carni lavorate e basso di frutta e verdura sono importanti fattori di rischio inerenti al regime alimentare che contribuiscono alla mortalit? precoce sostanziale nella maggior parte delle regioni, mentre oltre un miliardo di persone sono in sovrappeso o obesi (4). Senza cambiamenti nella dieta mirati, la situazione ? destinata a peggiorare come una crescente e pi? ricco della popolazione mondiale adotta diete con conseguente pi? emissioni di gas serra (5) e che aumentare l'onere sanitario da, malattie non trasmissibili croniche (MNT) associati ad alto peso corporeo e non sano diete (6).Recenti analisi hanno messo in evidenza i benefici ambientali di riduzione della frazione di alimenti di origine animale di provenienza nelle nostre diete e hanno anche suggerito che tali cambiamenti nella dieta potrebbe portare a un miglioramento della salute (7⇓⇓⇓⇓⇓⇓-14). Essi hanno dimostrato che la riduzione del consumo di carne e altri cambiamenti nella dieta potrebbero allentare la pressione sulle uso del suolo (11, 12) e ridurre le emissioni di gas serra (7, 11⇓⇓-14). Modifica delle diete possono essere pi? efficaci rispetto alle opzioni di mitigazione tecnologiche per evitare cambiamenti climatici (14) e possono essere essenziale per evitare gli impatti ambientali negativi come grande espansione agricola (7) e il riscaldamento globale di pi? di 2 ? C (13), garantendo nel contempo l'accesso ai alimenti sicuri e accessibili per una popolazione mondiale in aumento (8, 15).Le diete indagate in questi studi includono diete con una riduzione proporzionale in prodotti di origine animale (carne di ruminanti, carne totale, prodotti lattiero-caseari) (11, 13, 14), abitudini alimentari specifici che comprendono la riduzione o niente carne (come il Mediterraneo, "pescatarian, "e diete vegetariane) (11, 12), e le diete a base di raccomandazioni su una sana alimentazione (7, 11). Le conseguenze per la salute derivanti dall'adozione di tali diete non sono stati esplicitamente modellati o quantitativamente analizzato, ma invece deduzioni sono state tratte dalle informazioni disponibili in letteratura epidemiologica (16). Nello studio pi? completo fino ad oggi, Tilman e Clark (12) ha analizzato le emissioni di gas serra di una serie di diete che differivano nel loro contenuto alimenti di origine animale di provenienza e presentato i loro risultati al fianco di una serie di studi osservazionali sulle conseguenze per la salute di adottare il diverso diete.Qui, usiamo un modello globale di salute specifiche regione per collegare le conseguenze per la salute e l'ambiente di diete che cambiano. Facciamo anche un primo tentativo, a nostra conoscenza, per la stima del valore economico delle diverse scelte alimentari attraverso i loro effetti sulla salute e sull'ambiente. Per l'analisi di salute, abbiamo costruito un modello di valutazione comparativa del rischio per stimare l'et? e la mortalit? specifica per regione associata a cambiamenti di fattori di rischio dietetici e legati al peso (4, 17). I fattori di rischio specifici influenzano la mortalit? attraverso relazioni dose-risposta, che ci permettono di confrontare diversi scenari alimentari in base alla loro esposizione a tali fattori di rischio. Data la disponibilit? di dati epidemiologici coerenti, ci siamo concentrati sui cambiamenti nel consumo di carne rossa e di frutta e verdura, che insieme rappresentano pi? della met? delle morti legate all'alimentazione nel 2010 (4), e anche la frazione di persone che sono in sovrappeso o obesi attraverso il consumo di calorie in eccesso, che troppo ? associato fortemente con la mortalit? delle malattie croniche (18, 19). La malattia stati inclusi erano malattia coronarica (CHD), l'ictus, il diabete di tipo 2 (DM2), e il cancro che ? un aggregato di tumori sito-specifici. Questi quattro stati di malattia hanno rappresentato circa il 60% dei decessi NCD e per circa il 40% dei decessi a livello globale nel 2010 (6). Dato che i fattori di rischio dietetici e legati al peso sono prevalentemente associati a mortalit? malattia cronica, ci siamo concentrati sulle implicazioni sanitarie dei cambiamenti in tali fattori di rischio per gli adulti (di et? compresa tra 20 y e anziani).Per l'analisi ambientale, abbiamo collegato Abbinamento livelli di consumo regionale e specifiche scenario emissioni di gas serra utilizzando Tilman e Clark di meta-analisi di studi del ciclo di vita (12), anche se abbiamo adeguato alle probabili futuri miglioramenti della produttivit? (3). Nell'analisi economica, abbiamo messo un valore monetario a cambiamenti di emissioni di gas serra, utilizzando stime del costo sociale di carbonio (20) e esplorato monetizzare le conseguenze sulla salute utilizzando il valore della vita statistica (21, 22) e le proiezioni di assistenza sanitaria spesa per causa di morte (23⇓-25). Sottolineiamo fin dall'inizio che noi consideriamo la valutazione economica di essere un primo passo e che le stime non sono esattamente confrontabili n? si comprendono tutte le conseguenze dei cambiamenti nella dieta da.Abbiamo usato questo quadro modellazione accoppiata ad analizzare gli impatti ambientali e sulla salute di quattro scenari alimentari nel 2050 (SI Appendice, Tabella S1) (7, 9⇓⇓⇓-13). Il primo (di seguito definito REF) ? uno scenario di riferimento sulla base di proiezioni dalla Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite (FAO), con aggiustamenti per tenere conto della frazione di cibo non commestibili e sprecato (26, 27). Il secondo scenario [sani diete globali (HGD)] assume l'attuazione delle linee guida alimentari globali su una sana alimentazione (16, 28) e che le persone consumano solo abbastanza calorie per mantenere un peso corporeo sano (29). Gli ultimi due scenari anche assumono un apporto energetico sano, ma basate su diete vegetariane osservati (30, 31), sia tra cui uova e latticini [latto-ovo vegetariano (VGT)] o completamente a base vegetale [vegan (VGN)]. I tre scenari nonreference non sono destinati ad essere gli esiti alimentari realizzabili a livello globale, ma sono progettati per esplorare la gamma dei possibili risultati ambientali e sanitarie di escludere progressivamente pi? alimenti di origine animale provenienti da diete umane (7, 9⇓⇓⇓-13) .I diversi scenari di dieta sono state attuate regolando le diete regionali specifici descritte nello scenario REF, che ha mantenuto il carattere regionale dei consumi alimentari (SI appendice, sezione SI.1). La dieta HGD inclusa (al giorno) un minimo di cinque porzioni di frutta e verdura (16), meno di 50 g di zucchero (16), un massimo di 43 g di carne rossa (28), ed un contenuto energetico di 2,200- 2.300 kcal, a seconda della composizione et? e sesso della popolazione (29). Le diete VGT e VGN differivano dal HGD in cui sei (VGT) o sette (VGN) porzioni di frutta e verdura (30, 31) e una porzione di legumi (30, 31), senza carne rossa, pollame, o pesce , e nella dieta VGN senza latticini o uova. l'assunzione di energia ? stato adeguato ai livelli obiettivo variando la percentuale di alimenti di base nella dieta, ma conservando la loro composizione specifica regione.risultatiMeno della met? di tutte le regioni si incontrano, o si prevede che incontrare, consigli dietetici per il consumo di frutta, verdura e carne rossa, e anche superare la dose ottimale di energia totale (SI appendice, Fig. S1). Di conseguenza, sarebbe necessario grandi cambiamenti nel sistema alimentare per raggiungere i modelli alimentari qui considerate (SI Appendice, Tabella S7). Nello scenario HGD, i cambiamenti includono l'aumento di frutta globale e il consumo di verdura del 25% (99 g⋅d-1) e da pi? nell'Africa sub-sahariana (190%, 323 g⋅d-1), l'Asia del Sud (101% , 248 g⋅d-1), e in America Latina (39%, 138 g⋅d-1) e diminuendo il consumo globale di carne rossa del 56% (42 g⋅d-1), e da pi? in alto reddito occidentale e paesi a reddito medio (78%, 113 g⋅d-1 e il 69%, 72 g⋅d-1, rispettivamente), l'Asia orientale (74%, 93 g⋅d-1), e in America Latina (72%, 83 g⋅d-1). Le diete nonmeat richiedono un maggiore aumento nel consumo di frutta e verdura (VGT, 39%, 152 g⋅d-1; VEG, 54%, 212 g⋅d-1), e degli impulsi (324%, 61 g⋅d -1, ciascuno). Rispetto allo scenario di riferimento, le diete alternative richiedono il 15% in meno di consumo energetico totale.Salute urti.Trasferirsi in diete con un minor numero di alimenti di origine animale di provenienza dovrebbe avere importanti benefici per la salute (Fig. 1A). Rispetto allo scenario di riferimento, prevediamo che l'adozione di linee guida dietetiche globali (HGD) si tradurrebbe in 5,1 milioni di morti evitate all'anno [95% intervallo di confidenza (CI), 4.8-5.5 milioni] e 79 milioni di anni di vita salvata (CI, 75-83 milioni), (Fig. 1A e SI appendice, Fig. S2). Le cifre corrispondenti per il vegetariano (VGT) dieta sono 7,3 milioni di morti evitate (CI, 7.0-7.6 milioni) e 114 milioni di anni di vita salvati (CI, 111-118,000,000) e per il vegan (VGN) dieta 8,1 milioni di morti evitate ( CI, 7.8-8.5 milioni) e 129 milioni di anni di vita salvato (CI, 125-133,000,000). Differenziati per fattori di rischio, oltre la met? delle morti evitate (51-57% in tutti e tre gli scenari) sono dovuti alla diminuzione del consumo di carne rossa, 24-35% di aumento del consumo di frutta e verdura, e il 19-30% di una minore prevalenza di il sovrappeso e obesi associata a limitare l'assunzione eccessiva di energia. La riduzione della mortalit? nel VGT e scenari VGN rispetto allo scenario HGD era dovuto al minor consumo di carne rossa (1,7 milioni di ulteriori morti evitate in ciascuna) e la frutta pi? alto e il consumo di verdure (VGT, 0,8 milioni; VGN, 1,8 milioni di ulteriori morti evitate) . Attraverso i tre scenari nonreference, circa il 45-47% di tutti i decessi evitati sono stati da ridotti malattia coronarica (CHD), il 26% da ictus, 16-18% di cancro, e il 10-12% da diabete di tipo 2 (DM2) (SI appendice, Fig. S3). Adottando le diete nonreference ridotto il numero combinato di morti l'anno da malattia coronarica, ictus, cancro, e diabete di tipo 2 nel 2050 del 12% (HGD), 17% (VGT), e il 19% (TSA) e il numero complessivo di morti per tutte le cause del 6% (HGD), il 9% (VGT), e il 10% (TSA) (SI appendice, tabella S8).Figura. 1.Visualizza versione pi? grande:In questa finestraIn una nuova finestraScarica PPTFigura. 1.Salute e l'analisi ambientale del cambiamento di dieta per l'anno 2050. Gli scenari di dieta includono uno scenario di riferimento sulla base di proiezioni FAO (REF), uno scenario basato sulle linee guida globali su una sana alimentazione e l'assunzione di energia (HGD), e scenari basati su vegetariana (VGT ) e vegan (VGN) schemi dietetici. (A) Numero di decessi evitati negli scenari alimentari relativi allo scenario di riferimento nel 2050 per fattore di rischio e regione. I fattori di rischio includono i cambiamenti nel consumo di frutta e verdura [ΔC (frutta e verdura)] e carni rosse [ΔC (carne rossa)], i cambiamenti combinati in sovrappeso e obesit? (Δweight), e tutti i fattori di rischio combinati (totale). L'aggregazione regionale ? dettagliato nel SI appendice, tabella S3 e la sezione SI.1). (B) Variazione di gas a effetto serra legate al cibo (GHG) negli scenari alimentari relativi allo scenario di riferimento nel 2050 per gruppo alimentare e regione.La nostra analisi consente una ripartizione regionale dei benefici per la salute del cambiamento nella dieta. Il maggior numero di decessi evitati (~72% nei tre scenari nonreference) si ? verificato nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Asia orientale (31-35%) e Asia meridionale (15-19%) (Fig. 1A). Ridurre il consumo di carne rossa ? stata il fattore di rischio che ha avuto l'effetto pi? positivo sulla salute in Asia orientale (78-82%), paesi ad alto e medio reddito occidentali (64-71%; 58-65%), e in America Latina ( 42-48%). Aumentare il consumo di frutta e verdura ? stato responsabile per la maggior parte dei decessi evitati nelle regioni meno sviluppate (Asia del Sud, 75-83%, l'Africa sub-sahariana, 72-84%). Ridotto apporto energetico e il conseguente minor numero di persone in sovrappeso e obese sono stati particolarmente importanti nel Mediterraneo orientale (41-79%), America Latina (32-48%), e occidentale paesi ad alto e medio reddito (29-40%; 20 -33%). I risultati del modello possono anche essere espressi come morti evitate pro capite, una misura del rischio personale (SI appendice, fichi S5-S7). Con questa misura i maggiori vantaggi di cambiamento di dieta si sono verificati nei paesi sviluppati a causa delle relativamente pi? grandi riduzioni pro capite del consumo di carne rossa e l'assunzione totale di energia che sono necessarie per soddisfare le linee guida dietetiche (HGD) o una dieta vegetariana (VGT, VGN) (SI Appendice, Tabella S7).Emissioni urti.In linea con altri studi (7, 12, 13), troviamo che i cambiamenti nella dieta verso meno alimenti di origine animale di provenienza possono contribuire a mitigare una crescita prevista delle emissioni di gas serra legati agli alimenti. Sotto il nostro scenario di riferimento, proiettiamo emissioni di gas serra associate al consumo di cibo per aumentare del 51%, da 7,6 ? 0,1 tonnellate giga (Gt) ⋅y-1 (misurato in equivalenti di CO2) nel 2005/2007 a 11,4 ? 0,2 Gt⋅y- 1 nel 2050 (SI appendice, Fig. S8). emissioni di gas serra legate al cibo nello scenario HGD erano 8.1 ? 0.1 Gt⋅y-1, che ? il 29% in meno rispetto emissioni REF nel 2050 e il 7% in pi? rispetto a emissioni 2005/2007. Le due diete vegetariane provocato emissioni di gas serra legate all'alimentazione a met? del secolo (VGT, 4.2 ? 0.1 Gt⋅y-1; VEG, 3.4 ? 0.1 Gt⋅y-1) che erano inferiori 45-55% rispetto ai livelli 2005/2007 e 63-70% inferiore a quello delle emissioni REF. riduzione delle emissioni nello scenario HGD erano in gran parte attribuibile alla riduzione del consumo di carne rossa (3.2 ? 0.1 GtCO2, 97%), mentre riduzioni di carne rossa (6.1 ? 0.1 GtCO2, 85%) e pollame (1,08 ? 0,01 GtCO2, 15%) sono stati responsabili per ridurre le emissioni VGT, e un minore consumo di carne rossa (76%), il pollame (13%), e le uova e latticini (1,2 ? 0,03 GtCO2, 15%) per la riduzione delle emissioni VGN (Fig. 1B). In relazione a un percorso di emissioni che si crede di essere in grado di limitare l'aumento della temperatura globale al di sotto di 2 ? C (32), prevediamo che il rapporto tra emissioni di gas serra legate al cibo alle emissioni di gas serra da tutte le fonti aumenta dal 16% nel 2005 / 2007-52%, 37%, 19%, e il 15% nel 2050 nel REF, HGD, VGT, e gli scenari VGN, rispettivamente (SI appendice, Fig. S6 e la sezione SI.3).Siamo in grado di identificare dove modifiche alle diete regionali specifici contribuiscono maggiormente alla riduzione delle emissioni di gas serra. Circa tre quarti del totale riduzioni (72-76% tra gli scenari nonreference) si sono verificati in paesi in via di sviluppo, in particolare in Asia orientale (HGD, il 55%; VGT, 41%; VEG, 38%) e in America Latina (13- 15%) (Fig. 1B). Al contrario, le emissioni di gas serra legate al cibo pro capite ? sceso due volte tanto in sviluppati rispetto ai paesi in via di sviluppo in tutti e tre gli scenari nonreference (SI appendice, Fig. S10), trainata principalmente dalla riduzione del consumo di carne rossa (SI appendice, tabella S7). Come risultato, la differenza di origine alimentare emissioni pro capite di gas serra tra paesi sviluppati e in via di sviluppo ridotto (SI appendice, Fig. S9). La media delle emissioni pro capite di gas serra per da qualcuno in un paese in via di sviluppo era del 53% quella di una persona da un paese sviluppato nello scenario REF, ma solo il 26% e il 20% negli scenari HGD e VGT, rispettivamente. Nello scenario VGN, emissioni di gas serra legate al cibo pro capite sono state inferiori del 4% nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, che ? stato a causa di frutta pi? alto e il consumo di verdure in alcuni paesi in via di sviluppo (superiore a valori regolati nella linea di base) (SI appendice, tabella S8). A livello Paese, 77 delle regioni 105 nell'analisi ambientale ridotto le loro emissioni di gas serra legate al cibo pro capite nello scenario HGD mentre un aumento si ? verificato in 28 (SI appendice, Fig. S11). Questi aumenti delle emissioni sono stati relativamente minori (insieme hanno fatto circa il 2% del totale delle variazioni di emissioni di gas serra legate al cibo) e sono stati principalmente a causa di aumentare l'assunzione di energia nelle regioni con una vasta denutrizione corrente, in particolare in Africa. Negli scenari VGT e VGN, il numero di regioni in cui emissioni di gas serra legate al cibo pro capite ? aumentato ? stato ridotto 28-1 (Repubblica Democratica del Congo).Valutazione economica.Abbiamo usato due approcci complementari per valutare il valore economico dei benefici per la salute associati al cambiamento di dieta. In primo luogo, utilizzando tecniche di "costo della malattia" (23, 25), abbiamo calcolato i costi diretti sanitari ei costi indiretti di cure informali e giornate lavorative perse che sono associati con i morti per malattie specifiche. In secondo luogo, abbiamo utilizzato i dati specifici per la regione dalla volont? degli individui a pagare per riduzioni incrementali mortalit?, il "valore della vita statistica" (VSL) (21, 22), per ottenere una stima del costo della vita (e di vita anni) salvate con ogni scenario alimentare. I due approcci coprire l'intervallo di metodi di valutazione potenziali (33, 34); l'approccio VSL ? comunemente utilizzato nelle analisi costi-benefici (22) per indicare le preferenze della societ?, mentre l'approccio del costo della malattia, in particolare la sua componente diretta dei costi, mette in evidenza l'impatto economico sul settore sanitario e su pazienti (23, 25).Utilizzando l'approccio del costo della malattia, si stima che il risparmio sui costi legati alla salute del passaggio alle diete basate su linee guida dietetiche (HGD) da quello ipotizzato nello scenario REF saranno 735 miliardi di dollari all'anno ($ 735 billion⋅y -1) nel 2050 con valori nell'intervallo [sulla base incertezze nel metodo di trasferimento costo (Metodi)] $ 482-987 billion⋅y-1 (Fig. 2). risparmi maggiori si verificano con l'adozione di diete vegetariane (VGT, $ 973 billion⋅y-1, vanno $ 644-1,303 billion⋅y-1) e le diete vegane ($ 1.067 billion⋅y-1, vanno $ 708-1,426 billion⋅y-1) . In percentuale del prodotto interno lordo mondiale previsto (PIL) nel 2050, questi risparmi ammontano a 2,3% (1,5-3,1%) per le diete HGD, 3,0% (2,0-4,0%) per le diete VGT, e 3,3% (2,2-4,4 %) per le diete VGN. Circa due terzi dei risparmi (64-66% tra gli scenari nonreference) sono dovuti alla riduzione dei costi di assistenza-salute connessi diretta, un terzo (31-33%) a meno bisogno di cure informali non retribuito (anche se questa cifra ? una stima per difetto perch? non siamo stati in grado di ottenere stime dei costi indiretti del diabete), e una piccola frazione (3-4%) di riduzione della produttivit? da tempo di lavoro perso (sI appendice, Fig. S12). Anche se pi? di due volte il numero di morti sono state evitate nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, pi? della met? di tutti i risparmi sui costi (54-56%) si sono verificati nei paesi sviluppati a causa della loro maggiore spesa sanitaria e di reddito (SI appendice, Fig. S12 e Fig. 1A).Figura. 2.Visualizza versione pi? grande:In questa finestraIn una nuova finestraScarica PPTFigura. 2.valutazione economica dei sanitari e ambientali benefici del cambiamento nella dieta rispetto a uno scenario di riferimento per l'anno 2050. I tre scenari nonreference sono le seguenti: una basata sulle linee guida globali su una sana alimentazione e l'assunzione di energia (HGD) e due sulla base di vegetariani e vegani modelli alimentari (VGT e VGN). (A sinistra) Il valore dei benefici ambientali derivanti da stime del costo sociale di carbonio (SCC) e il valore delle prestazioni di assistenza sanitaria sulla base delle stime dei costi di malattia (COI), tra cui i costi sanitari diretti e costi totali, che includono anche indiretta costi associati alla non pagati per la cura e la produttivit? delle perdite informali da tempo di lavoro perso. (A destra) Il valore dei benefici per la salute associati con la disponibilit? a pagare per una riduzione della mortalit? in base al valore della vita statistica e anno di vita (VSL e VSLY). Gli intervalli di incertezza per lo stelo di valutazione ambientale da diversi valori di SCC nel 2050 [71 dollari per tonnellata di CO2 (71 USD / t CO2); 27-221 USD / t CO2], e gli intervalli di incertezza per lo stelo di valutazione della salute da valori alti e bassi dei costi di malattia (? 30%) e il VSL (? 50%).L'approccio value-of-statistico-vita ha portato a molto pi? elevate stime dei benefici economici associati al cambiamento di dieta (Fig. 2). Per lo scenario HGD, si stima che il valore monetizzata associato con i cambiamenti legati all'alimentazione in quantit? mortalit? a 21 miliardi di dollari (o 1012) dollari USA all'anno ($ 21 trillion⋅y-1) nel 2050 con una serie (ancora una volta riflette incertezze nella metodologia) di $ 10-31 trillion⋅y-1. I valori otteniamo per la dieta VGT sono $ 28 trillion⋅y-1 ($ 14-42 trillion⋅y-1), e per il VGN dieta $ 30 trillion⋅y-1 ($ 15-46 trillion⋅y-1). In termini di percentuale del PIL globale previsto nel 2050, questi valori sono pari al 9% (4-14%) per le diete HGD, il 12% (6-18%) per le diete VGT, e il 13% (6-20%) per VGN diete (Fig. 2). Una critica dell'approccio VSL, che tratta ogni morte evitato altrettanto prezioso, ? che la maggior parte delle morti evitate si verificano in et? avanzata (SI appendice, Fig. S4). Ricalcolando le stime monetizzando gli anni di vita salvata li riduce di circa la met? (Fig. 2). La distribuzione regionale dei benefici economici monetizzati corrisponde a grandi linee alla distribuzione delle variazioni di mortalit? nonostante variazione regionale nel valore della vita statistica (SI appendice, Fig. S13).Per esplorare i benefici economici di emissioni di gas serra ridotte, abbiamo usato le stime del costo sociale di carbonio (20) per l'anno 2050 e calcolato il valore di danno evitato a causa di meno CO2 nell'atmosfera (Fig. 2). Abbiamo scoperto che l'adozione di diete che soddisfano le linee guida dietetiche (HGD) avrebbe monetizzato benefici ambientali di $ 234 billion⋅y-1, con valori nella gamma $ 89-729 billion⋅y-1 per le diverse ipotesi circa i tassi di sconto (metodi). I benefici sono stati maggiori per le diete con un minor numero di alimenti di origine animale di provenienza: per VGT, $ 511 billion⋅y-1 ($ 194-1,589 billion⋅y-1) e, per VGN, $ 570 billion⋅y-1 ($ 217-1,773 billion⋅y -1). In percentuale del PIL mondiale previsto nel 2050, i benefici sono stati pari a 0,10% (0,04-0,32%) per le diete HGD, 0,22% (0,08-0,69%) per le diete VGT, e lo 0,25% (0,09-0,77%) per le diete VGN . La distribuzione regionale dei benefici ambientali monetizzati riflette in larga misura le variazioni di emissioni di gas serra (SI Appendice, Fig. S14 e Fig. 1B).DiscussioneLa nostra analisi indica che cambiamenti nella dieta verso un minor numero degli animali e pi? alimenti a base vegetale sono associati a significativi benefici a causa di riduzione della mortalit? legate alla dieta e le emissioni di gas serra. Le variazioni del consumo di carne rossa, frutta e verdura e di apporto energetico totale possono causare una riduzione della mortalit? totale del 6-10%, rispetto ad una dieta di riferimento nel 2050. Questa stima ? probabile una sottostima dell'impatto totale che il modelli alimentari studiati qui potrebbero avere sulla mortalit? legate alla dieta, perch? non siamo stati in grado di modellare le conseguenze sulla salute dei cambiamenti nel consumo di tutti i gruppi alimentari. Ad esempio, le diete con un minor numero di alimenti di origine animale di provenienza includono tipicamente pi? frutta a guscio e cereali integrali (30, 31), che sono elementi per affermare avere benefici per la salute e sono suscettibili di aumentare il numero di decessi evitati (4). Allo stesso modo, ? noto che il sale e lo zucchero ingerito in bevande zuccherate influiscono sulla salute (4), ma comparativi i dati internazionali sui loro effetti non ? sufficiente a includere nei nostri modelli, mentre l'impatto sulla salute di altri gruppi di alimenti (ad esempio prodotti lattiero-caseari) ? inconcludente (35 ). Ove possibile, abbiamo posto le stime di fiducia attorno ai nostri risultati, ma siamo consapevoli che esistono altre fonti di incertezza che non siamo stati in grado di trattare. Quelle incertezze includono la domanda e di mortalit? cibo proiezioni, eventuali deviazioni dalle relazioni dose-risposta lineare che collega i fattori di rischio e la mortalit?, e la nostra incapacit? di eliminare tutti i possibili effetti confondenti quando derivante parametri di rischio relativi.Le nostre stime di salute sono in linea con le attuali evidenze epidemiologiche. Tilman e Clark (12) hanno riportato i risultati di una meta-analisi che indicava che l'adozione di modelli alimentari vegetariani, pescatarian, e mediterranei potrebbe ridurre la mortalit? generale da 0-18%. Orlich et al. (36) hanno riportato i risultati di uno studio prospettico di coorte, incentrata sulla modelli alimentari vegetariani, che indicava una riduzione della mortalit? per tutte le cause di vegetariani e vegani rispetto ai non-vegetariani del 9% e 15%, rispettivamente; e, nel combinare questi risultati con due precedenti studi di coorte prospettici, Le e Sabat? (37) hanno riportato una riduzione della mortalit? a vegetariani rispetto ai non-vegetariani che vivono negli Stati Uniti del 12-20%. Tuttavia, uno studio prospettico di coorte focalizzata sulla vegetariani che vivono nel Regno Unito non ha trovato statisticamente significativa riduzione della mortalit? rispetto ai non-vegetariani (38), le ragioni per le quali sono in discussione (37). In generale, va notato che dedurre l'impatto sulla salute delle abitudini alimentari da studi di osservazione ? complicata dal potenziale presenza di pi? fattori confondenti (anche se alcuni sono controllati per).Il punto di forza della nostra analisi di salute ? che abbiamo usato relazioni dose-risposta di fattori di rischio dietetici e legati al peso, come i cambiamenti nel consumo di carne rossa e sovrappeso, che sono epidemiologicamente pi? robusto l'associazione della mortalit? con le diete complete. Con questo approccio, siamo stati in grado di analizzare le differenze di mortalit? causata da cambiamenti nel consumo di specifici gruppi di alimenti nelle singole regioni. Abbiamo scoperto che circa la met? delle morti evitate a livello mondiale si ? verificato a causa del consumo di meno carne rossa e che l'altra met? ? dovuta ad una combinazione di aumento del consumo di frutta e verdura e la riduzione nel consumo totale di energia (e le diminuzioni associate nella frazione di Le persone in sovrappeso e obesi). Tuttavia, ci sono stati contrassegnati variazioni regionali. Ad esempio, le due aree con il maggior numero di decessi evitati erano Est asiatico e l'Asia meridionale, nella ex determinata principalmente dalla riduzione del consumo di carne rossa e nel secondo da un aumento consumo di frutta e verdura. Regioni anche differivano se la somma netta di decessi evitati era dovuta ad una modesta riduzione del rischio di mortalit? di molte persone o una pi? grande riduzione dei rischi ad una popolazione pi? piccola. Il pi? grande miglioramento nella pro capite riduzione del rischio si ? verificato in paesi ad alto e medio reddito occidentali a causa della riduzione del consumo di carne rossa e prese di energia pi? bassi.Nella nostra analisi ambientale, proiettiamo le emissioni di riferimento per aumentare del 51% tra il 2005/20007 e il 2050 (dal 7,6 GtCO2-eq a 11,4 GtCO2-EQ) e cambiamenti nella dieta per diminuire le emissioni di riferimento dal 29-70% (3.3-8.0 GtCO2 eq). Quest'ultimo ? probabile che sia una stima conservativa perch? non abbiamo considerazione ai effetti benefici del cambiamento nella dieta sull'uso del suolo attraverso la deforestazione evitata. Altri studi hanno stimato che le riduzioni di emissioni associate potrebbero ammontare a 2,1-2,8 GtCO2-eq all'anno tra il 2010 e il 2050 (7, 12). Abbiamo inoltre non ha preso in considerazione una valutazione delle emissioni di una maggiore aspettativa di vita negli scenari dietetico-change. Tuttavia, tali effetti sono suscettibili di essere piccoli per l'impatto sulla salute stimate qui (SI appendice, sezione SI.9).In totale, i nostri risultati sono coerenti con studi precedenti delle conseguenze ambientali del cambiamento nella dieta. Hedenus et al. (13) proiettato che cambiamenti nella dieta (che vanno dalle sostituzioni parziali di carni dei ruminanti con altre carni e di prodotti di origine animale con legumi e cereali) potrebbe ridurre le emissioni di gas serra legate al cibo nel 2050 da 3.4-5.2 GtCO2-eq e che la mitigazione tecnica il settore agricolo e l'aumento della produttivit? potrebbero portare a ulteriori riduzioni di 1,7-2 GtCO2-eq ciascuno. Tilman e Clark (12) prevede che l'adozione di diete mediterranea, pescatarian, e vegetariani ridurrebbe emissioni di gas serra legate al cibo nel 2050 da 4,2-8,4 GtCO2-eq e Bajželj et al. (7) proiettata riduzioni di 5.8-6.4 GtCO2-eq nel 2050, se sono state adottate a livello globale raccomandazioni dietetiche. In contrasto nostro studio, Bajželj et al. (7) incluso le emissioni di uso del suolo, e la loro situazione alimentare ? in gran parte basato sulle linee guida sanitarie nazionali, che sono pi? severi di quelli globali che abbiamo usato nel nostro scenario HGD. Anche se abbiamo adottato gli stessi fattori di emissione di gas serra di base come Tilman e Clark (12), le nostre stime di riferimento sono leggermente inferiori a loro (SI appendice, sezione SI.10) perch? abbiamo rappresentato il miglioramento della produttivit? di uscita basati in agricoltura (intensit? di emissioni che inferiori ), e non abbiamo considerazione per il emissioni di gas serra associate al consumo di pesce e frutti di mare. Un'altra differenza ? che abbiamo usato proiezioni della domanda alimentari derivati ​​dalla FAO, mentre Tilman e Clark hanno generato i propri quelli dipendenti dal reddito.La forza della nostra analisi ambientale ? che siamo stati in grado di esplorare i dettagli regionali. Ad esempio, abbiamo scoperto che alcuni aumenti di alimentari emissioni di gas serra legati al consumo sarebbero necessari per ottenere raccomandazioni dietetiche globali in Africa sub-sahariana, ma che, nel complesso, l'adozione di raccomandazioni dietetiche globali ridurrebbe il divario delle emissioni legate al cibo pro capite tra lo sviluppo e i paesi sviluppati (e colmare il divario completamente se sono state adottate le diete puramente vegetali-based). La nostra analisi ha inoltre indicato che l'adozione di linee guida dietetiche globali non sarebbe sufficiente per ridurre le emissioni di gas serra legate al cibo nella stessa misura che le emissioni totali di gas serra dovranno cadere per realizzare un percorso di stabilizzazione del clima che hanno un'alta probabilit? di limitare l'aumento della temperatura globale a al di sotto di 2 ? C (32). Per la gestione della domanda alimentare (compresi i miglioramenti di efficienza, in linea con le tendenze attuali) per dare il suo contributo proporzionale, riduzioni di alimenti di origine animale della laurea trovano solo in sarebbe necessaria scenario VGN. Dato che tali riduzioni sarebbero difficili da raggiungere, la nostra analisi suggerisce che, per ottenere la stabilizzazione del clima, un equilibrio deve essere colpito tra il grado di adozione di diete a base vegetale, i progressi nelle tecnologie di mitigazione del settore alimentare, e le riduzioni sproporzionate in non alimentari legati emissioni di gas serra.Nella nostra analisi economica, abbiamo trovato che il valore economico dei benefici per la salute associati con pi? diete a base vegetale ? paragonabile a, o supera, il valore dei benefici ambientali (a seconda del metodo di valutazione utilizzato). Tuttavia, anche se queste tecniche di valutazione sono abitualmente utilizzati in analisi costi-benefici (20, 22), non sono strettamente comparabili. Il valore dei benefici ambientali rappresenta il valore dei danni evitati, i benefici per la salute basati su stime del costo della malattia catturare la diretta e alcuni dei costi sanitari indiretti evitati, ed i benefici per la salute sulla base delle stime di valore-di-statistico-vita pu? essere interpretato come il valore complessivo che gli individui nella societ? sarebbero disposti a pagare per la riduzione della mortalit? associati alle diverse abitudini alimentari. Nel valutare il valore dei programmi pubblici volti a raggiungere sano e pi? diete sostenibili per l'ambiente, l'uso di misure sulla base di costi evitati fornisce una stima stretta di costo-efficacia, mentre l'uso di un approccio value-of-statistico-vita pu? essere visto come fornendo una stima pi? ampia di benefici netti sociali.Non siamo a conoscenza di altri studi che contrastavano il valore dei benefici ambientali e sanitari (SI Appendice, sezione SI.11), e ripetiamo l'avvertenza che le tecniche di valutazione che abbiamo usato sono soggette a notevoli incertezze. La pi? importante fonte di incertezza per la valutazione ambientale ? il tasso di sconto utilizzato per calcolare il valore attuale netto del futuro danni causati dai cambiamenti climatici.metodiRingraziamentiP

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                        #131
                        .. a posto... tradotto con google. E vuoi anche passare per quello che fa scelte consapevoli?
                        Last edited by AndreaRS250; 05-09-16, 09:10.

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                        • Font Size
                          #132
                          Sta a vedere che google traduce in vegano stretto

                          Son al lavoro con lo smartphone, di pi? non riesco

                          Traducilo tu

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                          • Font Size
                            #133
                            Il tema (della discussione che hai aperto tu, mica altri) era la dieta Vegan nei bambini in tenerissima et?...non la "bont?" della dieta Vegan in assoluto.
                            Ora manco le ricerche su Google "a tema" riesci a far pi?

                            In ogni caso...per stare in tema: ?Nei primi 24 mesi le proteine animali sono indispensabili? - Corriere.it

                            Se si vuole invece andare fuori tema: Sfamare il mondo? La dieta vegan (forse) non ? la scelta migliore | Veggo anch
                            Last edited by stradivari; 05-09-16, 09:45.

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                            • Font Size
                              #134
                              Ieri sera ho mangiato pesce, mi sa si vedono i primi efffetti

                              E comunque nell articolo del fq si arriva a conclusioni simili a quello del corriere, e cio? che i regimi alimentari attuali sono i pi? esosi dal punto di vista di risorse naturali del pianeta, mentre pi? si vira verso regimi "vegetali" la richiesta di risorse diminuisce, aumenta la popolazione sfamabile e migliora la salute nel complesso

                              Chiedo cmq venia
                              Last edited by arabykola; 05-09-16, 10:16.

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                              • Font Size
                                #135
                                Originally posted by arabykola View Post
                                Sta a vedere che google traduce in vegano stretto

                                Son al lavoro con lo smartphone, di pi? non riesco

                                Traducilo tu
                                Veramente dovrebbe essere tua premura. Quello che c'era da capire io l'ho capito. Tu invece? O sei fermo al fq? Cherry picking almeno sai cosa significa?

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