Da ilrisparmiotradito.it Se il datore di lavoro ruba la pensione al dipendente, non ? colpa di nessuno
"Un dipendente di un'azienda del Varesotto, aderente a Cometa, scopre che dal 2009 i previsti versamenti nel fondo pensione sono stati omessi in tutto o in parte. E ci? anche per la quota a suo carico, trattenuta dalla sua busta paga e poi incamerata (illecitamente) dall'imprenditore. Prescindiamo dagli aspetti penali e ovviamente da quelli etici. Prescindiamo dal sindacalista che l'ha esortato, a voce, a pazientare per non creare problemi a un'impresa in difficolt?. Aggiungiamo solo che, compresa la crescita del valore delle quote del fondo, se le avesse avute, mancano ora circa 30 mila euro alla sua tanto decantata pensione di scorta."
"Il punto ? che da un lato il fondo pensione appare inerte, anzich? solerte nel richiedere i versamenti previsti. Dall'altro non ? neppure chiaro contro chi si debba agire giudizialmente: contro il fondo in quanto tale, contro i suoi consiglieri, contro la Covip per omessa vigilanza?"
"Preoccupa poi quanto si legge in una sentenza del tribunale del lavoro di Milano del 5-11-2012, relativa a otto lavoratori che avevano citato in giudizio Atahotels per omessi versamenti. Scrive infatti il giudice che la famigerata legge sulla previdenza integrativa (D.lgs. 225/2005) "non ha disciplinato la questione dell'omissione contributiva e non ha indicato quale sia il soggetto titolare del credito di previdenza complementare", cio? dev'essere il lavoratore a pretendere i versamenti al fondo o spetta a esso esigerli? Comunque ai lavoratori viene dato torto, anche perch? "non hanno mai provveduto a mettere in mora il fondo pensione"."
"Con tutte le poltrone e prebende che i sindacati si spartiscono nei fondi negoziali sarebbe il lavoratore, operaio tunisino o ingegnere padano che sia, a dover controllare i versamenti e poi mettere in mora il fondo pensione. La stortura ? a monte: i rappresentanti dei lavoratori e delle imprese siedono gomito a gomito negli organi di direzione e di (presunto) controllo dei fondi pensione negoziali."
Il Corriere esalta i fondi negoziali, in realt? sono solo un magna-magna
"C'? chi deve pagare gli spazi per la pubblicit? e chi l'ottiene gratis. Cos? il Corriere della Sera di gioved? scorso ha pubblicato una specie di grosso spot per i fondi pensione negoziali a firma Mauro Mar? e Michele Tronconi. Due soggetti a contratto l'uno di una societ? per promuovere la previdenza integrativa (Mefop) e l'altro dell'associazione stessa dei fondi negoziali. Sono chiamati cos? quelli derivanti da un accordo fra sindacati e associazioni padronali: Cometa, Fonchim, Priamo, Fonte ecc. L'intervento, dal tono compassato, ? in realt? una sequela di affermazioni tendenziose, infondate o reticenti al fine di sostenere che essi sono il non-plus-ultra per la previdenza integrativa.
? vero il contrario: i fondi negoziali sono il prodotto di un obbrobrio normativo, codificato dall'orribile legge di riforma del TFR (d.lgs. n. 252/2005). Che resta uno dei peggiori provvedimenti bipartisan dello scorso decennio, emanata da Tremonti e Maroni e aggravata dal governo Prodi.
Stabilisce infatti (art. 5) che i loro consiglieri, presidenti e vicepresidenti, organi di controllo ecc. siano spartiti met?-met? fra rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori. Cosa assurda, anzi perversa. Perch? mai i datori di lavoro dovrebbero avere voce in capitolo sul risparmio previdenziale dei lavoratori? La frottola sempre ripetuta dagli economisti di regime ? che tale diritto gli spetta, perch? versano il c.d. contributo datoriale nel fondo (e in futuro potrebbero smettere di farlo, cosa regolarmente taciuta).
Ma questa ? una baggianata, perch? allora avrebbero titolo anche per sindacare come i loro dipendenti spendono lo stipendio, visto che glielo versano loro sul conto corrente.
In realt? il fine dei fondi negoziali ? innanzi tutto realizzare una mangeria. Sono uno strumento di concertazione fra sindacati (Cgil, Cisl, Uil ecc.) e associazioni padronali (Confcommercio, Federmeccanica, Federchimica ecc.) per spartirsi un po' di poltrone e relative prebende.
Ma c'? anche di peggio: met? di coloro che decidono direttamente o indirettamente gli investimenti rappresentano gli imprenditori. Cos? in futuro all'occorrenza potranno indirizzare fino al 30% dei quattrini dei lavoratori (art. 6, comma 13/b) all'acquisto di azioni e/o obbligazioni delle loro aziende, magari decotte."
"Un dipendente di un'azienda del Varesotto, aderente a Cometa, scopre che dal 2009 i previsti versamenti nel fondo pensione sono stati omessi in tutto o in parte. E ci? anche per la quota a suo carico, trattenuta dalla sua busta paga e poi incamerata (illecitamente) dall'imprenditore. Prescindiamo dagli aspetti penali e ovviamente da quelli etici. Prescindiamo dal sindacalista che l'ha esortato, a voce, a pazientare per non creare problemi a un'impresa in difficolt?. Aggiungiamo solo che, compresa la crescita del valore delle quote del fondo, se le avesse avute, mancano ora circa 30 mila euro alla sua tanto decantata pensione di scorta."
"Il punto ? che da un lato il fondo pensione appare inerte, anzich? solerte nel richiedere i versamenti previsti. Dall'altro non ? neppure chiaro contro chi si debba agire giudizialmente: contro il fondo in quanto tale, contro i suoi consiglieri, contro la Covip per omessa vigilanza?"
"Preoccupa poi quanto si legge in una sentenza del tribunale del lavoro di Milano del 5-11-2012, relativa a otto lavoratori che avevano citato in giudizio Atahotels per omessi versamenti. Scrive infatti il giudice che la famigerata legge sulla previdenza integrativa (D.lgs. 225/2005) "non ha disciplinato la questione dell'omissione contributiva e non ha indicato quale sia il soggetto titolare del credito di previdenza complementare", cio? dev'essere il lavoratore a pretendere i versamenti al fondo o spetta a esso esigerli? Comunque ai lavoratori viene dato torto, anche perch? "non hanno mai provveduto a mettere in mora il fondo pensione"."
"Con tutte le poltrone e prebende che i sindacati si spartiscono nei fondi negoziali sarebbe il lavoratore, operaio tunisino o ingegnere padano che sia, a dover controllare i versamenti e poi mettere in mora il fondo pensione. La stortura ? a monte: i rappresentanti dei lavoratori e delle imprese siedono gomito a gomito negli organi di direzione e di (presunto) controllo dei fondi pensione negoziali."
Il Corriere esalta i fondi negoziali, in realt? sono solo un magna-magna
"C'? chi deve pagare gli spazi per la pubblicit? e chi l'ottiene gratis. Cos? il Corriere della Sera di gioved? scorso ha pubblicato una specie di grosso spot per i fondi pensione negoziali a firma Mauro Mar? e Michele Tronconi. Due soggetti a contratto l'uno di una societ? per promuovere la previdenza integrativa (Mefop) e l'altro dell'associazione stessa dei fondi negoziali. Sono chiamati cos? quelli derivanti da un accordo fra sindacati e associazioni padronali: Cometa, Fonchim, Priamo, Fonte ecc. L'intervento, dal tono compassato, ? in realt? una sequela di affermazioni tendenziose, infondate o reticenti al fine di sostenere che essi sono il non-plus-ultra per la previdenza integrativa.
? vero il contrario: i fondi negoziali sono il prodotto di un obbrobrio normativo, codificato dall'orribile legge di riforma del TFR (d.lgs. n. 252/2005). Che resta uno dei peggiori provvedimenti bipartisan dello scorso decennio, emanata da Tremonti e Maroni e aggravata dal governo Prodi.
Stabilisce infatti (art. 5) che i loro consiglieri, presidenti e vicepresidenti, organi di controllo ecc. siano spartiti met?-met? fra rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori. Cosa assurda, anzi perversa. Perch? mai i datori di lavoro dovrebbero avere voce in capitolo sul risparmio previdenziale dei lavoratori? La frottola sempre ripetuta dagli economisti di regime ? che tale diritto gli spetta, perch? versano il c.d. contributo datoriale nel fondo (e in futuro potrebbero smettere di farlo, cosa regolarmente taciuta).
Ma questa ? una baggianata, perch? allora avrebbero titolo anche per sindacare come i loro dipendenti spendono lo stipendio, visto che glielo versano loro sul conto corrente.
In realt? il fine dei fondi negoziali ? innanzi tutto realizzare una mangeria. Sono uno strumento di concertazione fra sindacati (Cgil, Cisl, Uil ecc.) e associazioni padronali (Confcommercio, Federmeccanica, Federchimica ecc.) per spartirsi un po' di poltrone e relative prebende.
Ma c'? anche di peggio: met? di coloro che decidono direttamente o indirettamente gli investimenti rappresentano gli imprenditori. Cos? in futuro all'occorrenza potranno indirizzare fino al 30% dei quattrini dei lavoratori (art. 6, comma 13/b) all'acquisto di azioni e/o obbligazioni delle loro aziende, magari decotte."
Comment