Il numero ? talmente alto da far paura.
Nelle ultimi mesi ben 11 presunti jihadisti di stanza in Italia non sono stati arrestati, o sono stati scarcerati, a causa della nuova legge sulla custodia cautelare approvata dal Parlamento il 9 aprile.
Alla prima prova pratica la norma, di fatto ideata per rendere pi? difficili le manette nei confronti dei colletti bianchi, dimostra di avere effetti su qualsiasi tipo di indagato: anche nei confronti di chi ? sotto inchiesta per mafia e terrorismo.
Due reati che, secondo quanto dichiaravano i sostenitori della riforma (tutti i partiti tranne M5S, Lega e Fratelli d?Italia), non avrebbero invece subito conseguenze di sorta.
In realt? ? vero il contrario. Esattamente come era accaduto con la modifica della legge sul voto di scambio politico mafioso, l?intervento bipartisan delle Camere ha finito per rendere molto pi? difficile il lavoro di investigatori e magistrati. A Bologna, il 31 agosto, il gip Letizio Magliaro letta e riletta la nuova legge ha, per esempio, alzato bandiera bianca e ha detto no alle manette per quattro estremisti islamici poi espulsi nei giorni scorsi dal ministero del l?Interno. Dal materiale loro sequestrato nel 2012 ?emerge con chiarezza?, secondo il giudice, l?incitamento e il sostegno ?al cosiddetto jihad?. Un incitamento dalle connotazioni ?sicuramente inquietanti?, che si concretizza ?in inviti alla guerra santa, al martirio personale, all?annientamento dei nemici dell?Islam?.
Un incitamento che ?appare sicura manifestazione di fanatismo religioso islamista sul quale risulta poter attecchire l?attivit? terroristica?. Ma al di l? della discussione giuridica sul tipo di reato eventualmente commesso dai quattro (detenere materiale simile basta per rispondere di ?addestramento ad attivit? con finalit? di terrorismo anche internazionale??), un fatto
per il Gip ? certo: con la modifica della legge sulla custodia cautelare il legislatore ha deciso che per far scattare le manette il pericolo di ?reiterazione del reato? non deve essere solo concreto (come prevedeva la vecchia norma), ma anche attuale nel momento in cui il giudice esamina le prove.
Detto in altre parole: prima di aprile i quattro sarebbero potuti pure finire in manette. Oggi no. E che le cose stiano proprio cos? lo dimostra quello che ? accaduto a Trento, dove ? stata addirittura la procura a chiedere la scarcerazione di sette su 17 presunti jihadisti fermati dopo un?indagine del Ros. Anche qui le prove erano troppo vecchie perch? pericolo di fuga e di reiterazione potessero essere considerati attuali.
INUTILE PER? pensare che tutto questo sia un caso. Lo scopo della legge era proprio quello di mandare in prigione il minor numero di persone possibile. Prima di tutto gli indagati della Casta. E poi, se fosse stato necessario, pure gli altri. Non per niente in primavera il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, aveva visto cadere nel vuoto i suoi allarmi: ?Rischiamo di non poter mai pi? ricorrere alle misure di custodia cautelare al di fuori dei casi di flagranza o dall?immediata minima distanza temporale dei fatti?. E anzi, considerati i risultati, non ? forse sbagliato ritenere che molti nostri parlamentari abbiano trovato nelle parole di Pignatone una conferma: ?Se lo dice lui questa volta abbiamo fatto davvero un buon lavoro?. Per questo se ieri, dopo le scarcerazioni e le espulsioni, Angelo Panebianco sul Corriere della Sera si chiedeva se magistratura italiana sar? ?una risorsa o un anello debole? nella lotta al terrorismo, noi oggi ci domandiamo l?esatto contrario. I nostri politici almeno di fronte al rischio attentati si metteranno a ragionare? Attendiamo ansiosi qualche conferma.
Nelle ultimi mesi ben 11 presunti jihadisti di stanza in Italia non sono stati arrestati, o sono stati scarcerati, a causa della nuova legge sulla custodia cautelare approvata dal Parlamento il 9 aprile.
Alla prima prova pratica la norma, di fatto ideata per rendere pi? difficili le manette nei confronti dei colletti bianchi, dimostra di avere effetti su qualsiasi tipo di indagato: anche nei confronti di chi ? sotto inchiesta per mafia e terrorismo.
Due reati che, secondo quanto dichiaravano i sostenitori della riforma (tutti i partiti tranne M5S, Lega e Fratelli d?Italia), non avrebbero invece subito conseguenze di sorta.
In realt? ? vero il contrario. Esattamente come era accaduto con la modifica della legge sul voto di scambio politico mafioso, l?intervento bipartisan delle Camere ha finito per rendere molto pi? difficile il lavoro di investigatori e magistrati. A Bologna, il 31 agosto, il gip Letizio Magliaro letta e riletta la nuova legge ha, per esempio, alzato bandiera bianca e ha detto no alle manette per quattro estremisti islamici poi espulsi nei giorni scorsi dal ministero del l?Interno. Dal materiale loro sequestrato nel 2012 ?emerge con chiarezza?, secondo il giudice, l?incitamento e il sostegno ?al cosiddetto jihad?. Un incitamento dalle connotazioni ?sicuramente inquietanti?, che si concretizza ?in inviti alla guerra santa, al martirio personale, all?annientamento dei nemici dell?Islam?.
Un incitamento che ?appare sicura manifestazione di fanatismo religioso islamista sul quale risulta poter attecchire l?attivit? terroristica?. Ma al di l? della discussione giuridica sul tipo di reato eventualmente commesso dai quattro (detenere materiale simile basta per rispondere di ?addestramento ad attivit? con finalit? di terrorismo anche internazionale??), un fatto
per il Gip ? certo: con la modifica della legge sulla custodia cautelare il legislatore ha deciso che per far scattare le manette il pericolo di ?reiterazione del reato? non deve essere solo concreto (come prevedeva la vecchia norma), ma anche attuale nel momento in cui il giudice esamina le prove.
Detto in altre parole: prima di aprile i quattro sarebbero potuti pure finire in manette. Oggi no. E che le cose stiano proprio cos? lo dimostra quello che ? accaduto a Trento, dove ? stata addirittura la procura a chiedere la scarcerazione di sette su 17 presunti jihadisti fermati dopo un?indagine del Ros. Anche qui le prove erano troppo vecchie perch? pericolo di fuga e di reiterazione potessero essere considerati attuali.
INUTILE PER? pensare che tutto questo sia un caso. Lo scopo della legge era proprio quello di mandare in prigione il minor numero di persone possibile. Prima di tutto gli indagati della Casta. E poi, se fosse stato necessario, pure gli altri. Non per niente in primavera il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, aveva visto cadere nel vuoto i suoi allarmi: ?Rischiamo di non poter mai pi? ricorrere alle misure di custodia cautelare al di fuori dei casi di flagranza o dall?immediata minima distanza temporale dei fatti?. E anzi, considerati i risultati, non ? forse sbagliato ritenere che molti nostri parlamentari abbiano trovato nelle parole di Pignatone una conferma: ?Se lo dice lui questa volta abbiamo fatto davvero un buon lavoro?. Per questo se ieri, dopo le scarcerazioni e le espulsioni, Angelo Panebianco sul Corriere della Sera si chiedeva se magistratura italiana sar? ?una risorsa o un anello debole? nella lotta al terrorismo, noi oggi ci domandiamo l?esatto contrario. I nostri politici almeno di fronte al rischio attentati si metteranno a ragionare? Attendiamo ansiosi qualche conferma.
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