visto che ho "una fervida immaginazione" vi lascio allo scritto di mieli sul corriere che dovrebbe far riflettere sule belle parole di indignazione generale...prosopopea ..moralismi...
per la serie i musulmani ammazzano gli stessi musulmani prima di dar fastidio all occidente....
e l occidente si allea o meno in base ai propi interessi..perch? le notizie ( tutte controllabili nei siti governativi ) non sono mai uscite si giornali o tv...mentre se "scorreggia" un ebreo in israele finisce su tutti i telegiornali......e si parla SOLO di siria...figuriamoci il resto..
e la chicca del scrittore siriano a cui viene dato il premio per la pace in una cittadina tedesca, il quale afferma che assad ? un sant uomo...ci mostra la realt? di un mondo ....ipocrita fino al midollo...
"Il poeta ottantacinquenne Ali Ahmad Said, in arte Adonis, in un?intervista al quotidiano di Beirut As-Safir ha test? sostenuto che Assad non ? affatto un dittatore sanguinario, che ? stato democraticamente eletto, che i profughi sono semplici migranti e che la Siria ? minacciata da un complotto internazionale di forze oscure che vogliono distruggerla. Non sappiamo se sia anche in omaggio a queste sue dichiarazioni che tra qualche giorno la citt? tedesca di Osnabrueck gli assegner? il premio per la pace intitolato a Erich-Maria Remarque. Ma, con tutto il rispetto per quel poeta, forse sarebbe saggio non dare eccessiva enfasi a quella cerimonia. "
Le colpe di Assad (l?alleato)
Sar? dura dover abbassare lo sguardo ogni volta che qualcuno ci rinfaccer? le due o trecentomila uccisioni volute dal leader siriano. . Ma, se vogliamo che la guerra contro l?Isis sia efficace, ? giunto il momento di accantonare (temporaneamente) questi ricordi
Come possiamo misurare se questa volta si sta davvero dando vita ad una coalizione capace di combattere il terrorismo islamico? Dall?impegno a dirci coraggiosamente alcune verit? connesse a tale scelta. E a farlo nei modi pi? diretti, espliciti. Iniziando dalla prima (che non ? nemmeno detto sia la pi? terribile): se ? vero che Stati Uniti e Russia - e noi con loro - hanno deciso di rinviare ad un ?secondo tempo? la deposizione di Assad, dovremo imparare
ad obbedire in materia siriana ad una sorta di ?legge dell?oblio?. Quantomeno di un oblio momentaneo. La legge di cui stiamo parlando ? quella che si autoimposero gli antifascisti italiani che tra il 1943 e l?inizio del 1944 avrebbero voluto liberarsi di Vittorio Emanuele III e del maresciallo Pietro Badoglio, ma dovettero cambiare proposito. Sbarc? in Italia Palmiro Togliatti che, su un saggio impulso di Stalin, sugger? il rinvio della questione istituzionale a un tempo successivo alla fine della guerra. Fu cos? che le due resistenze, quella vera e propria e quella sabauda, dimenticarono i motivi di ostilit? e poterono
combattere gomito a gomito.
I conti li avrebbero fatti, ordinatamente, un anno dopo la conclusione del conflitto.
La situazione di adesso ? ovviamente diversa ma c?? qualcosa di simile.
Veniamo, perci?, alle conseguenze sgradevoli della decisione di posticipare la questione Assad. La prima comporta l?abbandono al loro destino dei ribelli anti-Assad, quei ?fantasmi? (la definizione ? del ministro degli Esteri russo) sui quali Barack Obama aveva investito cinquecento milioni di dollari, ricevendone una delusione tale che gi? un mese fa era stata sospesa la generosa politica di aiuti. Dobbiamo poi iniziare a dimenticare (temporaneamente) come tutto ha avuto inizio: le manifestazioni di Damasco del marzo 2011, allorch? gli uomini di Assad chiusero i manifestanti dentro le moschee per poi lasciarli uscire a piccoli gruppi, farli prendere a sassate e legnate da militanti baathisti e provocare in questo modo 180 morti nel giro di una decina di giorni. Dovremmo dimenticare (temporaneamente) che a novembre di quello stesso anno la Lega araba vot? al Cairo una dura reprimenda contro la Siria anche in conseguenza del fatto che proprio in quei giorni, secondo un rapporto della Commissione di inchiesta indipendente dell?Onu, le forze di Assad avevano ucciso una quantit? impressionante di oppo-sitori tra i quali ?almeno 256 bambini?.
Nel febbraio successivo, pi? di ottanta persone furono trucidate a Homs. Persero successivamente la vita, per mano di uomini di Assad, un fotografo francese e l?americana (inglese d?adozione) Marie Colvin del Sunday Times . Da quel momento inizi? una vera e propria mattanza. Dobbiamo poi (temporaneamente) dimenticare la nuova strage di bambini che si consum? il 25 maggio del 2012 a Hula, definita ?una tragedia brutale? dall?inviato Onu Robert Mood. E premere sulla Turchia perch? affidi (momentaneamente) al dimenticatoio l?abbattimento, un mese dopo, del suo caccia F-4. Dobbiamo non pensare pi? alla diserzione, in luglio, del generale Manaf Tlass figlio di quel Mustafa Tlass che era stato braccio destro del padre di Assad, Hafez, nonch? organizzatore del massacro di Hama del 1982. Ci sembr? che l?abbandono dell?ultimo erede di quella dinastia di sterminatori segnasse l?inizio della fine per l?autocrate siriano. Bene: quella sensazione di sollievo possiamo dimenticarcela definitivamente. Temporaneo dovrebbe essere invece l?oblio per quel che l?aviazione di Damasco inizi? a fare il 15 dicembre del 2012, bombardando il campo profughi palestinesi di Yarmuk; un missile centr? la moschea Abdel Qader Husseini provocando una strage nell?indifferenza di opinioni pubbliche occidentali in altre circostanze ben pi? vigili sulle sorti di quello stesso popolo. Dobbiamo (temporaneamente) dimenticare che l?anno successivo Assad cominci? a usare armi chimiche e che gli Stati Uniti, pur avendo annunciato che quella sarebbe stata l?invalicabile ?linea rossa? prima di un loro intervento, non ritennero di reagire. Eravamo nell?estate del 2013 e a met? settembre Ban Ki-moon sostenne che Assad aveva commesso ?crimini contro l?umanit?? annunciando che ci sarebbe stato ?un processo per accertare le sue responsabilit?? quando tutto fosse finito. Di questo, magari, ricordiamocene al momento opportuno. Evitiamo invece (temporaneamente) di andare con la memoria alla vicenda di quel chirurgo trentaduenne, Abbas Khan, cittadino inglese, che fu fatto prigioniero dalla polizia siriana, tenuto in carcere tredici mesi finch? quando, su pressione del Foreign Office, il regime ne annunci? la liberazione, i secondini comunicarono che si era suicidato in cella.
Certo, sar? dura dover abbassare lo sguardo ogni volta che qualcuno ci rinfaccer? le due o trecentomila uccisioni volute da Assad. Ma, se vogliamo che la guerra contro l?Isis sia efficace, ? giunto il momento di accantonare (temporaneamente) questi ricordi. E di farlo a testa alta, senza infingimenti, ammettendolo apertamente. Tanto pi? che, probabilmente, questo non sar? neanche il peggiore dei compromessi che ci verranno chiesti. Del resto sarebbe da sciocchi pensare che si possa partecipare ad un?impresa cos? ambiziosa senza essere costretti a pagare un prezzo. Limitiamoci, per il momento, ad evitare gli eccessi indotti dal realismo politico, a non inoltrarci per sentieri che potrebbero condurci alla beatificazione del despota di Damasco. Il poeta ottantacinquenne Ali Ahmad Said, in arte Adonis, in un?intervista al quotidiano di Beirut As-Safir ha test? sostenuto che Assad non ? affatto un dittatore sanguinario, che ? stato democraticamente eletto, che i profughi sono semplici migranti e che la Siria ? minacciata da un complotto internazionale di forze oscure che vogliono distruggerla. Non sappiamo se sia anche in omaggio a queste sue dichiarazioni che tra qualche giorno la citt? tedesca di Osnabrueck gli assegner? il premio per la pace intitolato a Erich-Maria Remarque. Ma, con tutto il rispetto per quel poeta, forse sarebbe saggio non dare eccessiva enfasi a quella cerimonia.
19 novembre 2015 (modifica il 19 novembre 2015 | 07:25)
? RIPRODUZIONE RISERVATA
per la serie i musulmani ammazzano gli stessi musulmani prima di dar fastidio all occidente....
e l occidente si allea o meno in base ai propi interessi..perch? le notizie ( tutte controllabili nei siti governativi ) non sono mai uscite si giornali o tv...mentre se "scorreggia" un ebreo in israele finisce su tutti i telegiornali......e si parla SOLO di siria...figuriamoci il resto..
e la chicca del scrittore siriano a cui viene dato il premio per la pace in una cittadina tedesca, il quale afferma che assad ? un sant uomo...ci mostra la realt? di un mondo ....ipocrita fino al midollo...
"Il poeta ottantacinquenne Ali Ahmad Said, in arte Adonis, in un?intervista al quotidiano di Beirut As-Safir ha test? sostenuto che Assad non ? affatto un dittatore sanguinario, che ? stato democraticamente eletto, che i profughi sono semplici migranti e che la Siria ? minacciata da un complotto internazionale di forze oscure che vogliono distruggerla. Non sappiamo se sia anche in omaggio a queste sue dichiarazioni che tra qualche giorno la citt? tedesca di Osnabrueck gli assegner? il premio per la pace intitolato a Erich-Maria Remarque. Ma, con tutto il rispetto per quel poeta, forse sarebbe saggio non dare eccessiva enfasi a quella cerimonia. "
Le colpe di Assad (l?alleato)
Sar? dura dover abbassare lo sguardo ogni volta che qualcuno ci rinfaccer? le due o trecentomila uccisioni volute dal leader siriano. . Ma, se vogliamo che la guerra contro l?Isis sia efficace, ? giunto il momento di accantonare (temporaneamente) questi ricordi
Come possiamo misurare se questa volta si sta davvero dando vita ad una coalizione capace di combattere il terrorismo islamico? Dall?impegno a dirci coraggiosamente alcune verit? connesse a tale scelta. E a farlo nei modi pi? diretti, espliciti. Iniziando dalla prima (che non ? nemmeno detto sia la pi? terribile): se ? vero che Stati Uniti e Russia - e noi con loro - hanno deciso di rinviare ad un ?secondo tempo? la deposizione di Assad, dovremo imparare
ad obbedire in materia siriana ad una sorta di ?legge dell?oblio?. Quantomeno di un oblio momentaneo. La legge di cui stiamo parlando ? quella che si autoimposero gli antifascisti italiani che tra il 1943 e l?inizio del 1944 avrebbero voluto liberarsi di Vittorio Emanuele III e del maresciallo Pietro Badoglio, ma dovettero cambiare proposito. Sbarc? in Italia Palmiro Togliatti che, su un saggio impulso di Stalin, sugger? il rinvio della questione istituzionale a un tempo successivo alla fine della guerra. Fu cos? che le due resistenze, quella vera e propria e quella sabauda, dimenticarono i motivi di ostilit? e poterono
combattere gomito a gomito.
I conti li avrebbero fatti, ordinatamente, un anno dopo la conclusione del conflitto.
La situazione di adesso ? ovviamente diversa ma c?? qualcosa di simile.
Veniamo, perci?, alle conseguenze sgradevoli della decisione di posticipare la questione Assad. La prima comporta l?abbandono al loro destino dei ribelli anti-Assad, quei ?fantasmi? (la definizione ? del ministro degli Esteri russo) sui quali Barack Obama aveva investito cinquecento milioni di dollari, ricevendone una delusione tale che gi? un mese fa era stata sospesa la generosa politica di aiuti. Dobbiamo poi iniziare a dimenticare (temporaneamente) come tutto ha avuto inizio: le manifestazioni di Damasco del marzo 2011, allorch? gli uomini di Assad chiusero i manifestanti dentro le moschee per poi lasciarli uscire a piccoli gruppi, farli prendere a sassate e legnate da militanti baathisti e provocare in questo modo 180 morti nel giro di una decina di giorni. Dovremmo dimenticare (temporaneamente) che a novembre di quello stesso anno la Lega araba vot? al Cairo una dura reprimenda contro la Siria anche in conseguenza del fatto che proprio in quei giorni, secondo un rapporto della Commissione di inchiesta indipendente dell?Onu, le forze di Assad avevano ucciso una quantit? impressionante di oppo-sitori tra i quali ?almeno 256 bambini?.
Nel febbraio successivo, pi? di ottanta persone furono trucidate a Homs. Persero successivamente la vita, per mano di uomini di Assad, un fotografo francese e l?americana (inglese d?adozione) Marie Colvin del Sunday Times . Da quel momento inizi? una vera e propria mattanza. Dobbiamo poi (temporaneamente) dimenticare la nuova strage di bambini che si consum? il 25 maggio del 2012 a Hula, definita ?una tragedia brutale? dall?inviato Onu Robert Mood. E premere sulla Turchia perch? affidi (momentaneamente) al dimenticatoio l?abbattimento, un mese dopo, del suo caccia F-4. Dobbiamo non pensare pi? alla diserzione, in luglio, del generale Manaf Tlass figlio di quel Mustafa Tlass che era stato braccio destro del padre di Assad, Hafez, nonch? organizzatore del massacro di Hama del 1982. Ci sembr? che l?abbandono dell?ultimo erede di quella dinastia di sterminatori segnasse l?inizio della fine per l?autocrate siriano. Bene: quella sensazione di sollievo possiamo dimenticarcela definitivamente. Temporaneo dovrebbe essere invece l?oblio per quel che l?aviazione di Damasco inizi? a fare il 15 dicembre del 2012, bombardando il campo profughi palestinesi di Yarmuk; un missile centr? la moschea Abdel Qader Husseini provocando una strage nell?indifferenza di opinioni pubbliche occidentali in altre circostanze ben pi? vigili sulle sorti di quello stesso popolo. Dobbiamo (temporaneamente) dimenticare che l?anno successivo Assad cominci? a usare armi chimiche e che gli Stati Uniti, pur avendo annunciato che quella sarebbe stata l?invalicabile ?linea rossa? prima di un loro intervento, non ritennero di reagire. Eravamo nell?estate del 2013 e a met? settembre Ban Ki-moon sostenne che Assad aveva commesso ?crimini contro l?umanit?? annunciando che ci sarebbe stato ?un processo per accertare le sue responsabilit?? quando tutto fosse finito. Di questo, magari, ricordiamocene al momento opportuno. Evitiamo invece (temporaneamente) di andare con la memoria alla vicenda di quel chirurgo trentaduenne, Abbas Khan, cittadino inglese, che fu fatto prigioniero dalla polizia siriana, tenuto in carcere tredici mesi finch? quando, su pressione del Foreign Office, il regime ne annunci? la liberazione, i secondini comunicarono che si era suicidato in cella.
Certo, sar? dura dover abbassare lo sguardo ogni volta che qualcuno ci rinfaccer? le due o trecentomila uccisioni volute da Assad. Ma, se vogliamo che la guerra contro l?Isis sia efficace, ? giunto il momento di accantonare (temporaneamente) questi ricordi. E di farlo a testa alta, senza infingimenti, ammettendolo apertamente. Tanto pi? che, probabilmente, questo non sar? neanche il peggiore dei compromessi che ci verranno chiesti. Del resto sarebbe da sciocchi pensare che si possa partecipare ad un?impresa cos? ambiziosa senza essere costretti a pagare un prezzo. Limitiamoci, per il momento, ad evitare gli eccessi indotti dal realismo politico, a non inoltrarci per sentieri che potrebbero condurci alla beatificazione del despota di Damasco. Il poeta ottantacinquenne Ali Ahmad Said, in arte Adonis, in un?intervista al quotidiano di Beirut As-Safir ha test? sostenuto che Assad non ? affatto un dittatore sanguinario, che ? stato democraticamente eletto, che i profughi sono semplici migranti e che la Siria ? minacciata da un complotto internazionale di forze oscure che vogliono distruggerla. Non sappiamo se sia anche in omaggio a queste sue dichiarazioni che tra qualche giorno la citt? tedesca di Osnabrueck gli assegner? il premio per la pace intitolato a Erich-Maria Remarque. Ma, con tutto il rispetto per quel poeta, forse sarebbe saggio non dare eccessiva enfasi a quella cerimonia.
19 novembre 2015 (modifica il 19 novembre 2015 | 07:25)
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