Sentenza del tribunale di Livorno. Assolti quattro tifosi del Verona. La Cassazione a settembre invece condann? 2 attivisti di Casapound
Esiste un derby che non dura 90 minuti, ma va avanti da settant'anni e chiss? quando finir?. ? il derby sul significato di quella parte pi? disgraziata della nostra storia, che si gioca anche sul terreno dei simboli e dei gesti e vede sempre fare goal la stessa squadra. Chi vinse allora vince sempre. Ma stavolta no. Stavolta accade che il Tribunale di Livorno ha assolto quattro tifosi dell'Hellas Verona finiti sotto processo per aver avuto l'improvvida idea, in occasione di una partita, di fare il saluto romano. Iniziativa che non sorprende considerando la venatura marcatamente politica di certe tifoserie. Discorso che vale, parallelamente, per gli avversari del Verona in quel 3 dicembre 2011, giorno del fattaccio. Si d? il caso infatti che la squadra scaligera affrontasse il Livorno, che in quanto a vocazione ideologica non lascia spazio ad equivoci e basta farsi un giro sul web per cogliere il tripudio di iconografia marcata Che Guevara, falce e martello e stelle rosse.
Proprio su questo, infatti, hanno puntato gli avvocati della difesa, sostenendo che proprio a causa di questa contrapposizione tra le due tifoserie non sarebbe stato possibile, per i quattro imputati, realizzare alcun proselitismo. E il giudice ? rimasto convinto dall'argomentazione. Certo, occorrer? attendere le motivazioni della sentenza tra un mese. Certo, rimane ferreo il dogma del divieto di commentare le sentenze, sia nel bene che nel male. Perci? il massimo che concede il comune senso del pudore ? una elementare operazione logica. Perch? il calcio s? e la politica no? Perch? nel calcio ? stata riconosciuta una non punibilit? del saluto romano e in contesti politici o di rievocazione storica questo non ? ancora possibile? Il riferimento ? alla sentenza dello scorso settembre, della Corte di Cassazione, che condanna due attivisti di Casapound per aver teso il braccio curante un evento di commemorazione delle Foibe.
Eppure, anche in politica, in quella politica che si fa fuori dalle istituzioni con il movimentismo, esiste la stessa contrapposizione. Che pende per? a sinistra. Accanto a chi ricorre ad una simbologia sparuta e occasionale che si rif? al ventennio, ma che si concretizza pi? che altro in una sorta di un riconoscimento di gruppo in una medesima identit?, si delinea un ampio universo antagonista, dei centri sociali, o pi? ? politico?, dei partiti che si auto definiscono marxisti, leninisti, comunisti, vaneggiano la dittatura del proletariato e fanno sfoggio della ben nota simbologia rossa di cui il pugno chiuso ? solo un'appendice. Quanto ? accaduto alla manifestazione della Lega a Roma ? stato un paradigma degli equilibri in campo. I brutti e i cattivi erano in piazza, certo rumorosi e magari sopra le righe, ma composti. Nonostante questo bersagli delle anime belle per le quali basta un gesto o un cartello per odorare il pericolo di una nuova marcia su Roma. E dall'altra parte i buoni e belli, che hanno lanciato bombe carta, provocato la polizia, persino occupato una chiesa, nel tentativo di impedire ad un partito di fare quel che ? suo diritto, manifestare in piazza. Almeno, se prima della condanna giudiziaria arrivasse quella della morale democratica, sarebbe gi? un premio di consolazione. Ma evidentemente ? troppo chiedere. Intanto, per? esiste un giudice a Livorno. E i brutti e cattivi, almeno per una volta, hanno avuto una rivincita. In attesa che per la memoria storica vengano tempi migliori.
Fonte iltempo.it
:gaen:
Esiste un derby che non dura 90 minuti, ma va avanti da settant'anni e chiss? quando finir?. ? il derby sul significato di quella parte pi? disgraziata della nostra storia, che si gioca anche sul terreno dei simboli e dei gesti e vede sempre fare goal la stessa squadra. Chi vinse allora vince sempre. Ma stavolta no. Stavolta accade che il Tribunale di Livorno ha assolto quattro tifosi dell'Hellas Verona finiti sotto processo per aver avuto l'improvvida idea, in occasione di una partita, di fare il saluto romano. Iniziativa che non sorprende considerando la venatura marcatamente politica di certe tifoserie. Discorso che vale, parallelamente, per gli avversari del Verona in quel 3 dicembre 2011, giorno del fattaccio. Si d? il caso infatti che la squadra scaligera affrontasse il Livorno, che in quanto a vocazione ideologica non lascia spazio ad equivoci e basta farsi un giro sul web per cogliere il tripudio di iconografia marcata Che Guevara, falce e martello e stelle rosse.
Proprio su questo, infatti, hanno puntato gli avvocati della difesa, sostenendo che proprio a causa di questa contrapposizione tra le due tifoserie non sarebbe stato possibile, per i quattro imputati, realizzare alcun proselitismo. E il giudice ? rimasto convinto dall'argomentazione. Certo, occorrer? attendere le motivazioni della sentenza tra un mese. Certo, rimane ferreo il dogma del divieto di commentare le sentenze, sia nel bene che nel male. Perci? il massimo che concede il comune senso del pudore ? una elementare operazione logica. Perch? il calcio s? e la politica no? Perch? nel calcio ? stata riconosciuta una non punibilit? del saluto romano e in contesti politici o di rievocazione storica questo non ? ancora possibile? Il riferimento ? alla sentenza dello scorso settembre, della Corte di Cassazione, che condanna due attivisti di Casapound per aver teso il braccio curante un evento di commemorazione delle Foibe.
Eppure, anche in politica, in quella politica che si fa fuori dalle istituzioni con il movimentismo, esiste la stessa contrapposizione. Che pende per? a sinistra. Accanto a chi ricorre ad una simbologia sparuta e occasionale che si rif? al ventennio, ma che si concretizza pi? che altro in una sorta di un riconoscimento di gruppo in una medesima identit?, si delinea un ampio universo antagonista, dei centri sociali, o pi? ? politico?, dei partiti che si auto definiscono marxisti, leninisti, comunisti, vaneggiano la dittatura del proletariato e fanno sfoggio della ben nota simbologia rossa di cui il pugno chiuso ? solo un'appendice. Quanto ? accaduto alla manifestazione della Lega a Roma ? stato un paradigma degli equilibri in campo. I brutti e i cattivi erano in piazza, certo rumorosi e magari sopra le righe, ma composti. Nonostante questo bersagli delle anime belle per le quali basta un gesto o un cartello per odorare il pericolo di una nuova marcia su Roma. E dall'altra parte i buoni e belli, che hanno lanciato bombe carta, provocato la polizia, persino occupato una chiesa, nel tentativo di impedire ad un partito di fare quel che ? suo diritto, manifestare in piazza. Almeno, se prima della condanna giudiziaria arrivasse quella della morale democratica, sarebbe gi? un premio di consolazione. Ma evidentemente ? troppo chiedere. Intanto, per? esiste un giudice a Livorno. E i brutti e cattivi, almeno per una volta, hanno avuto una rivincita. In attesa che per la memoria storica vengano tempi migliori.
Fonte iltempo.it
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