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Poliziotti fanno evadere prigionieri in cambio di sesso
In una notte scellerata, hanno aiutato tre romeni a fuggire. E si sono rovinati la vita e la carriera. La fuga di Victor Miclea (31 anni), Daniel Parpalia (30 anni) e Marius Bunoro (25 anni) aveva dei complici: 5 agenti della Polizia Penitenziaria di Varese, arrestati all'alba, che per l'aiuto fornito il 21 febbraio 2013, avevano accettato o espressamente richiesto qualcosa in cambio. Che cosa? Quasi tutti sesso, prestazioni gratuite con prostitute romene, le stesse che Miclea, ?pappone? di lungo corso, poteva gestire a piacimento, anche nei boschi del tradatese. E andava a colpo sicuro, perch? gli agenti pare fossero interessati all'argomento, almeno stando alle accuse.
LE RICOMPENSE
Ma non solo: un agente coinvolto aveva collaborato con la promessa di ricevere dei soldi, mentre due agenti avevano richiesto un favore. Volevano che i romeni, si attivassero per un pestaggio: si doveva riempire di botte il commissario capo del Carcere di Varese, e anche il suo vice, perch? a loro dire se ne dovevano andare; con il loro atteggiamento rispettoso dei regolamenti, avevano pi? volte rivolto ai due agenti contestazioni disciplinari. E invece, il commissario capo Alessandro Croci e la sua Polizia Penitenziaria, insieme ai carabinieri di Luino e con l'ausilio di Polizia e Guardia di finanza, coordinati dal pm Annalisa Palomba e su ordinanza concessa dal gip Anna Giorgetti, hanno indagato e rimesso a posto le cose, proprio come dovevano andare: i cinque sono stati arrestati perch?, tutti insieme, hanno favorito la fuga di quella notte.
GLI ARRESTATI
In manette, sono finiti un graduato del carcere di Varese, Rosario Russo, 45 anni, assistente capo, e quattro agenti: Francesco Trovato di 55 anni, Domenico Di Pietro di 57 anni, Carmine Petricone di 28 anni, Angelo Cassano di 40 anni.
(la conferenza stampa)
IL FAVOREGGIAMENTO
Gli agenti li hanno aiutati, in svariate maniere: Russo si ? fatto mettere di turno quella sera, ma nei giorni precedenti i romeni avevano potuto usare i cellulari per parlare con una complice che, dall'esterno, dava loro indicazioni, sulla geografia del carcere e degli spazi antistanti. Non solo: le lime per segare le sbarre, sono state introdotte ben due volte; prima da un agente in un panino, poi dalla fidanzata di uno dei tre romeni, a sua volta prostituta. La donna ne avrebbe anche provato la capacit? di segare le sbarre di ferro, in un ferramenta non lontano dai Miogni. La stessa donna avrebbe inoltre introdotto un telefono (che aveva nascosto tra le gambe), usato per comunicare quella notte.
Da una cella telefonica apparsa sui monitor della telecom, ? partita l'inchiesta. Dunque, la notte della fuga, i cinque sapevano che cosa sarebbe accaduto: i tre fuggiaschi poterono segare le sbarre di un bagno della prigione, al piano terra, dove erano detenuti, senza che nessuno fiatasse. Spaccarono un'inferriata e giunsero fino alle cucine, dove trovarono dei bancali in legno, vicino al muro di cinta, in una zona che in teoria non potevano conoscere. ?E' stata la stessa Polizia Penitenziaria a fare pulizia? ha commentato il procuratore capo di Varese, Daniela Borgonovo, soddisfatta del lavoro compiuto dagli agenti.
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