Re: DDG:un virtualismo reale
Le scadenze della vita sono perentorie.
Purtroppo.
Capita. Capita che le cose, le parole, i sentimenti a volte, nonostante il packaging colorato e luccicante, sul retro abbiano una data di scadenza.
Che brutta cosa, vero? Poche e semplici letterine apparentemente innocue che, invece, ricordano senza possibilit? di appello quanto tutto sia volatile, effimero, mai perenne.
Le cose, le parole, i sentimenti.
Certo, a volte ? anche una garanzia per ?il consumatore?? che brutto termine.
Il problema ? che capita sempre pi? spesso che all?uomo venga attribuita una veste che non gli si addice, ma che egli, inerzialmente, non faccia nulla per scrollarsela di dosso.
Si, siamo diventati consumatori. Di tutto.
Di cose, di parole. Di sentimenti, anche.
Che hanno una data di scadenza.
Ci siamo legati cos? indissolubilmente all?idea di avere un grande fratello che ci spia che quasi ci sembra triste non averlo. Ci siamo abituati a vivere le nostre emozioni in pubblico, in una sorta di anacronistico tribunale in cui i giudici sono la totalit? di persone che popolano la stanza, la nostra vita e noi, gli unici dannati imputati.
E in questo modo abbiamo imparato a giocare cos? spudoratamente con i sorrisi, le scuse, gli alibi che quasi, dopo averli raccontati pi? volte, finiamo addirittura per considerarli veri, anche per noi stessi.
Che mondo di poveri illusi. Di consumatori spregiudicati, di date di scadenza serrate e che non contemplano pi? l?avverbio ?preferibilmente?.
No. O si consuma ?entro?, o si muore.
C?? un quid di ?assoluto? in tutto ci? che stona, di un fracasso fastidioso, con la ?precariet?? della vita umana. Perch? l?uomo ? tutto, tranne che ?assoluto?.
Concediamoci il beneficio del dubbio.
Concediamoci che le date di scadenza abbiano sempre qualche giorno in pi?, ci assicurino quel ?preferibilmente? che rassicura tanto.
Concediamoci di regalare le nostre emozioni, il nostro tempo, il nostro silenzio pregno di significati, inzuppato di sogni e vivo di curiosit??concediamoci di essere curiosi, di dare libert? alla necessit? di conoscere paesi, cose, parole, emozioni che da soli non potremmo provare (Ulisse docet)?concediamoci la serenit? di rimanere soli con noi stessi, senza tribunali e senza occhi scrutatori, facciamoci guardare solo da chi scegliamo noi?.ecco, concediamoci di regalare tutte queste cose a qualcun altro.
Che non ci conosce. E proprio per questo non ci giudica.
Concediamoci di non avere alcuna data di scadenza, noi?che sappiamo ancora dare un significato a quel silenzio rotto solo dal un perenne e freddo ticchettio di tasti.
Bello spunto, Mora.
Originally posted by lamoranovecilindri
Purtroppo.
Capita. Capita che le cose, le parole, i sentimenti a volte, nonostante il packaging colorato e luccicante, sul retro abbiano una data di scadenza.
Che brutta cosa, vero? Poche e semplici letterine apparentemente innocue che, invece, ricordano senza possibilit? di appello quanto tutto sia volatile, effimero, mai perenne.
Le cose, le parole, i sentimenti.
Certo, a volte ? anche una garanzia per ?il consumatore?? che brutto termine.
Il problema ? che capita sempre pi? spesso che all?uomo venga attribuita una veste che non gli si addice, ma che egli, inerzialmente, non faccia nulla per scrollarsela di dosso.
Si, siamo diventati consumatori. Di tutto.
Di cose, di parole. Di sentimenti, anche.
Che hanno una data di scadenza.
Ci siamo legati cos? indissolubilmente all?idea di avere un grande fratello che ci spia che quasi ci sembra triste non averlo. Ci siamo abituati a vivere le nostre emozioni in pubblico, in una sorta di anacronistico tribunale in cui i giudici sono la totalit? di persone che popolano la stanza, la nostra vita e noi, gli unici dannati imputati.
E in questo modo abbiamo imparato a giocare cos? spudoratamente con i sorrisi, le scuse, gli alibi che quasi, dopo averli raccontati pi? volte, finiamo addirittura per considerarli veri, anche per noi stessi.
Che mondo di poveri illusi. Di consumatori spregiudicati, di date di scadenza serrate e che non contemplano pi? l?avverbio ?preferibilmente?.
No. O si consuma ?entro?, o si muore.
C?? un quid di ?assoluto? in tutto ci? che stona, di un fracasso fastidioso, con la ?precariet?? della vita umana. Perch? l?uomo ? tutto, tranne che ?assoluto?.
Concediamoci il beneficio del dubbio.
Concediamoci che le date di scadenza abbiano sempre qualche giorno in pi?, ci assicurino quel ?preferibilmente? che rassicura tanto.
Concediamoci di regalare le nostre emozioni, il nostro tempo, il nostro silenzio pregno di significati, inzuppato di sogni e vivo di curiosit??concediamoci di essere curiosi, di dare libert? alla necessit? di conoscere paesi, cose, parole, emozioni che da soli non potremmo provare (Ulisse docet)?concediamoci la serenit? di rimanere soli con noi stessi, senza tribunali e senza occhi scrutatori, facciamoci guardare solo da chi scegliamo noi?.ecco, concediamoci di regalare tutte queste cose a qualcun altro.
Che non ci conosce. E proprio per questo non ci giudica.
Concediamoci di non avere alcuna data di scadenza, noi?che sappiamo ancora dare un significato a quel silenzio rotto solo dal un perenne e freddo ticchettio di tasti.
Bello spunto, Mora.
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