meditate.... gente...meditate.
Il bocconiano clochard che rifiuta l’assistenza di Stato | L'intraprendente
Il bocconiano clochard che rifiuta l?assistenza di Stato
di Stefano Magni
Dari Tjupa ? un giovane trentenne che, quando lo vedi, ti ricorda immediatamente due film. Il primo ? Terminal, di Steven Spielberg, con un Tom Hanks che interpreta un uomo dell?Est europeo privo di cittadinanza (perch? il suo Paese ha cessato di esistere) e dunque prigioniero del terminal di un aeroporto americano. Dari Tjupa ? nato in Unione Sovietica, ma l?Urss non esiste pi?. ? cresciuto in Estonia, ma non avendovi vissuto abbastanza a lungo ha perso anche quella cittadinanza. Vive a Milano, ma, dopo 13 anni, non ha ancora ottenuto la cittadinanza italiana. ? apolide, ma non gli ? ancora stato riconosciuto questo status. Da apolide non riconosciuto, non pu? avere un contratto di lavoro, ? prigioniero dell?Italia, non potrebbe neppure sposarsi. Il secondo film che ricorda ? La ricerca della felicit? di Gabriele Muccino, con un Will Smith che vive da clochard, ma studia per diventare un finanziere. Anche Dari ha vissuto in aeroporto, ha dormito in un rifugio della Caritas Ambrosiana, eppure ? un giovane distintissimo, che ama il mercato e studia alla Bocconi, dove sta per laurearsi. Ringrazia ?un uomo straordinario, Salvatore Grillo, che si occupa dei diritti allo studio ? ci spiega in un italiano perfetto - ? lui che ha parlato di me al vicedirettore della Caritas Ambrosiana, il dottor Gualzetti, che mi ha trovato un posto?.
Ma Dari rifiuta di essere un povero da aiutare. Non ? nella sua filosofia. Si definisce un appassionato di Ayn Rand (la ?profetessa? del libero mercato) e ?da apolide, chiedo semplicemente allo Stato di lasciarmi in pace, di lasciarmi lavorare. Che non si metta in mezzo fra me e i potenziali datori di lavoro che vorrebbero assumermi?. Avendo conosciuto molte persone bisognose, non ritiene che il governo debba avere un ruolo sociale: ?Lo Stato deve comunque farsi da parte, perch? tra i nuovi poveri ho trovato persone perbene, ex titolari di piccole aziende, fallite a causa dell?eccessivo peso del fisco. E poi, fra i clochard, ci sono quelli che scelgono di esserlo e anche loro sono disturbati dallo Stato: vessati dalla polizia, anche se non stanno facendo del male a nessuno?. La Caritas, spiega, ? un ente privato: ?Nell?ex Unione Sovietica, dove tutto era nelle mani dello Stato, non avrebbe potuto esistere. E i poveri morivano di freddo, per strada?.
Ma la filosofia liberale non ? quella dei ?soli ricchi?? ?Alcuni uomini si sono arricchiti solo grazie allo Stato, a spese degli altri. ? nei loro confronti che, nell?opinione pubblica, cresce un rancore giustificato. Ma in uno Stato minimo vi sarebbe molta meno ostilit?: la ricchezza sarebbe legata alla produttivit??. In ogni caso: ?Anche se dormo in un dormitorio e mangio alla mensa dei poveri, la visione di un uomo distinto che scende da una bella macchina, mi infonde coraggio. Ci? che mi preoccupa di pi? ? la diffusione dell?invidia, anche in Italia, come nell?ex Urss. L?Unione Sovietica avrebbe dovuto essere una societ? egualitaria, ma ci si invidiava anche per un appartamento un po? pi? grande, per una televisione, per un pezzo di carne in pi??. L?individualismo, invece, ?non va vissuto come un sistema di prevaricazione. Puoi vivere la tua vita, perseguire i tuoi interessi e rispettare il prossimo. ? il collettivismo, semmai, che realizza l?incubo dell?homo homini lupus, perch? pone ciascun uomo contro tutti gli altri in una continua lotta di sopravvivenza?.
Il bocconiano clochard che rifiuta l’assistenza di Stato | L'intraprendente
Il bocconiano clochard che rifiuta l?assistenza di Stato
di Stefano Magni
Dari Tjupa ? un giovane trentenne che, quando lo vedi, ti ricorda immediatamente due film. Il primo ? Terminal, di Steven Spielberg, con un Tom Hanks che interpreta un uomo dell?Est europeo privo di cittadinanza (perch? il suo Paese ha cessato di esistere) e dunque prigioniero del terminal di un aeroporto americano. Dari Tjupa ? nato in Unione Sovietica, ma l?Urss non esiste pi?. ? cresciuto in Estonia, ma non avendovi vissuto abbastanza a lungo ha perso anche quella cittadinanza. Vive a Milano, ma, dopo 13 anni, non ha ancora ottenuto la cittadinanza italiana. ? apolide, ma non gli ? ancora stato riconosciuto questo status. Da apolide non riconosciuto, non pu? avere un contratto di lavoro, ? prigioniero dell?Italia, non potrebbe neppure sposarsi. Il secondo film che ricorda ? La ricerca della felicit? di Gabriele Muccino, con un Will Smith che vive da clochard, ma studia per diventare un finanziere. Anche Dari ha vissuto in aeroporto, ha dormito in un rifugio della Caritas Ambrosiana, eppure ? un giovane distintissimo, che ama il mercato e studia alla Bocconi, dove sta per laurearsi. Ringrazia ?un uomo straordinario, Salvatore Grillo, che si occupa dei diritti allo studio ? ci spiega in un italiano perfetto - ? lui che ha parlato di me al vicedirettore della Caritas Ambrosiana, il dottor Gualzetti, che mi ha trovato un posto?.
Ma Dari rifiuta di essere un povero da aiutare. Non ? nella sua filosofia. Si definisce un appassionato di Ayn Rand (la ?profetessa? del libero mercato) e ?da apolide, chiedo semplicemente allo Stato di lasciarmi in pace, di lasciarmi lavorare. Che non si metta in mezzo fra me e i potenziali datori di lavoro che vorrebbero assumermi?. Avendo conosciuto molte persone bisognose, non ritiene che il governo debba avere un ruolo sociale: ?Lo Stato deve comunque farsi da parte, perch? tra i nuovi poveri ho trovato persone perbene, ex titolari di piccole aziende, fallite a causa dell?eccessivo peso del fisco. E poi, fra i clochard, ci sono quelli che scelgono di esserlo e anche loro sono disturbati dallo Stato: vessati dalla polizia, anche se non stanno facendo del male a nessuno?. La Caritas, spiega, ? un ente privato: ?Nell?ex Unione Sovietica, dove tutto era nelle mani dello Stato, non avrebbe potuto esistere. E i poveri morivano di freddo, per strada?.
Ma la filosofia liberale non ? quella dei ?soli ricchi?? ?Alcuni uomini si sono arricchiti solo grazie allo Stato, a spese degli altri. ? nei loro confronti che, nell?opinione pubblica, cresce un rancore giustificato. Ma in uno Stato minimo vi sarebbe molta meno ostilit?: la ricchezza sarebbe legata alla produttivit??. In ogni caso: ?Anche se dormo in un dormitorio e mangio alla mensa dei poveri, la visione di un uomo distinto che scende da una bella macchina, mi infonde coraggio. Ci? che mi preoccupa di pi? ? la diffusione dell?invidia, anche in Italia, come nell?ex Urss. L?Unione Sovietica avrebbe dovuto essere una societ? egualitaria, ma ci si invidiava anche per un appartamento un po? pi? grande, per una televisione, per un pezzo di carne in pi??. L?individualismo, invece, ?non va vissuto come un sistema di prevaricazione. Puoi vivere la tua vita, perseguire i tuoi interessi e rispettare il prossimo. ? il collettivismo, semmai, che realizza l?incubo dell?homo homini lupus, perch? pone ciascun uomo contro tutti gli altri in una continua lotta di sopravvivenza?.
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