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A quanto pare....tutto il mondo ? paese.... 
L'agente dei Navy Seal che ha ucciso Osama Bin Laden non ha la pensione - Il Messaggero
NEW YORK ? La Nazione sar? anche grata. Gli americani saranno anche orgogliosi e affascinati dal suo eroismo, dal suo coraggio, dalla perfezione della missione. Ma per ?lo sparatore? la vita ? alquanto tristee povera.
L?uomo in questione ? quello che ha sparato e ucciso Osama, ?lo sparatore? appunto.E? un membro della squadra di due dozzine di Navy Seal che il primo maggio del 2011 entrarono nel fortino di Abbottabad, in Pakistan, e giustiziarono il terrorista che aveva orchestrato gli attentati dell?undici settembre 2001. L?uomo, un veterano con 12 missioni pericolosissime alle spalle, ha lasciato la Navy tre mesi dopo la tredicesima missione, il fiore all?occhiello della sua carriera. Ma un anno e mezzo dopo, non ha ancora ricevuto la pensione di invalidit?, si paga di tasca propria un?assicurazione medica che gli costa 500 dollari al mese, e ha addestrato la moglie e i figli a essere pronti a difendersi da possibili tentativi di vendetta.
La sua storia ? raccontata in un articolo di 35 pagine sull?edizione di marzo della rivista Esquire. L?autore del lungo articolo, Phil Bronstein, direttore del Center for Investigative Reporting, di Berkeley (California), ha lavorato oltre un anno per intervistare lo sparatore e controllare con i suoi colleghi di missione che ogni cosa fosse corretta.
Bronstein non nasconde la sua indignazione per il fatto che tanti militari che hanno rischiato la vita in missioni pericolosissime che richiedevano un?eccezionale preparazione facciano fatica a rientrare nella vita civile e a trovare un impiego. Questi combattenti come lo sparatore, cio? i membri delle squadre speciali, sono la crema delle forze armate Usa, ma sono svantaggiati dal fatto che devono mantenere il segreto su quasi tutto quel che hanno fatto. Non possono scrivere sul loro curriculum: ?Ho ammazzato Osama bin Laden?. E in un mercato del lavoro cos? risicato come quello di oggi, con tanti ex-militari tutti con le stesse abilit?, la concorrenza ? davvero insormontabile.
La Navy Seal 6, per di pi?, deve guardarsi anche dal rischio di vendette. Lo sparatore racconta che il Pentagono sta preparando uno speciale programma di protezione, sulla falsariga di quello gestito dai Marshals in difesa di testimoni che rischiano la vita in casi di processi contro la mafia ecc. Ma i tempi sono lentissimi, e comunque gli si chiederebbe di lasciare tutto, abbandonare il resto della famiglia, gli amici, ecc, per andare in una citt? estranea e ricominciare daccapo, naturalmente fingendo di non essere un ex Seal. Quindi lo sparatore ha deciso di accettare le difficolt? della vita civile, e addestrare personalmente la sua famiglia a difendersi. Alla moglie ha insegnato a sparare attraverso la porta chiusa della camera da letto, sedendosi sul letto e poggiando il calcio dell?arma al muro per controllare la forza del rinculo. Ai bambini ha spiegato di nascondersi nella vasca da bagno, la parte pi? sicura e protetta da esplosioni. E tutti hanno una valigia pronta, nel caso debbano scappare all?improvviso.
Lo sparatore era il secondo nella fila che era salita sino al piano dove dormiva Osama. Il primo della fila si era dovuto buttare su due donne che si erano parate loro dinanzi. E quindi ? toccato al secondo entrare nella camera, puntare l?arma nel buio, mentre davanti a lui Osama si proteggeva con il corpo della moglie pi? giovane.
Il giornalista Bronstein ha visto in compagnia dello sparatore il film che ricostruisce la vicenda, quello Zero Dark Thirty che ? candidato all?Oscar, ma ? stato criticato perch? fa credere che Osama bin Laden sia stato trovato perch? sui sospetti fu usata la tortura. ?S?, non ? vero? in quel film torturano la gente fino al midollo?, commenta polemico la testa di cuoio. E poi aggiunge tanti piccole notazioni. Una soprattutto: nel film non si fa che gridare, nella realt? la missione fu svolta nel silenzio pi? assoluto.
L?uomo in questione ? quello che ha sparato e ucciso Osama, ?lo sparatore? appunto.E? un membro della squadra di due dozzine di Navy Seal che il primo maggio del 2011 entrarono nel fortino di Abbottabad, in Pakistan, e giustiziarono il terrorista che aveva orchestrato gli attentati dell?undici settembre 2001. L?uomo, un veterano con 12 missioni pericolosissime alle spalle, ha lasciato la Navy tre mesi dopo la tredicesima missione, il fiore all?occhiello della sua carriera. Ma un anno e mezzo dopo, non ha ancora ricevuto la pensione di invalidit?, si paga di tasca propria un?assicurazione medica che gli costa 500 dollari al mese, e ha addestrato la moglie e i figli a essere pronti a difendersi da possibili tentativi di vendetta.
La sua storia ? raccontata in un articolo di 35 pagine sull?edizione di marzo della rivista Esquire. L?autore del lungo articolo, Phil Bronstein, direttore del Center for Investigative Reporting, di Berkeley (California), ha lavorato oltre un anno per intervistare lo sparatore e controllare con i suoi colleghi di missione che ogni cosa fosse corretta.
Bronstein non nasconde la sua indignazione per il fatto che tanti militari che hanno rischiato la vita in missioni pericolosissime che richiedevano un?eccezionale preparazione facciano fatica a rientrare nella vita civile e a trovare un impiego. Questi combattenti come lo sparatore, cio? i membri delle squadre speciali, sono la crema delle forze armate Usa, ma sono svantaggiati dal fatto che devono mantenere il segreto su quasi tutto quel che hanno fatto. Non possono scrivere sul loro curriculum: ?Ho ammazzato Osama bin Laden?. E in un mercato del lavoro cos? risicato come quello di oggi, con tanti ex-militari tutti con le stesse abilit?, la concorrenza ? davvero insormontabile.
La Navy Seal 6, per di pi?, deve guardarsi anche dal rischio di vendette. Lo sparatore racconta che il Pentagono sta preparando uno speciale programma di protezione, sulla falsariga di quello gestito dai Marshals in difesa di testimoni che rischiano la vita in casi di processi contro la mafia ecc. Ma i tempi sono lentissimi, e comunque gli si chiederebbe di lasciare tutto, abbandonare il resto della famiglia, gli amici, ecc, per andare in una citt? estranea e ricominciare daccapo, naturalmente fingendo di non essere un ex Seal. Quindi lo sparatore ha deciso di accettare le difficolt? della vita civile, e addestrare personalmente la sua famiglia a difendersi. Alla moglie ha insegnato a sparare attraverso la porta chiusa della camera da letto, sedendosi sul letto e poggiando il calcio dell?arma al muro per controllare la forza del rinculo. Ai bambini ha spiegato di nascondersi nella vasca da bagno, la parte pi? sicura e protetta da esplosioni. E tutti hanno una valigia pronta, nel caso debbano scappare all?improvviso.
Lo sparatore era il secondo nella fila che era salita sino al piano dove dormiva Osama. Il primo della fila si era dovuto buttare su due donne che si erano parate loro dinanzi. E quindi ? toccato al secondo entrare nella camera, puntare l?arma nel buio, mentre davanti a lui Osama si proteggeva con il corpo della moglie pi? giovane.
Il giornalista Bronstein ha visto in compagnia dello sparatore il film che ricostruisce la vicenda, quello Zero Dark Thirty che ? candidato all?Oscar, ma ? stato criticato perch? fa credere che Osama bin Laden sia stato trovato perch? sui sospetti fu usata la tortura. ?S?, non ? vero? in quel film torturano la gente fino al midollo?, commenta polemico la testa di cuoio. E poi aggiunge tanti piccole notazioni. Una soprattutto: nel film non si fa che gridare, nella realt? la missione fu svolta nel silenzio pi? assoluto.
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