Settembre. Le sei di mattina. Quella sveglia che mi entra in funzione ogni volta che vado ad un raduno mi fa aprire gli occhi, anche se ieri sera ho tirato tardi per celebrare il cinquantesimo anniversario della licenza elementare con una ventina di ex compagni di scuola. Faccio piano per non svegliare Nives che dorme beata e vado a dare un?occhiata fuori. La bufera ha imperversato per tutta la notte e sulla strada c?? un letto di foglie ed anche qualche ramo spezzato. Il cielo ? pi? nero dell?inchiostro e piove ancora. Chi se ne frega? Prima di sera sar? ad 870 km da qui: potr? mica piovere da qui in Germania? Mi vesto e scendo in garage senza che Nives si sia accorta di nulla. Le lascio un biglietto sul tavolo della cucina, visto che non mi ha neppure sentito rientrare. Forse si sveglier? col rumore della moto che esce dal cancello. Guido piano sull?asfalto scivoloso per le foglie sbriciolate e zuppe d?acqua. Sulla piazza del mercato stanno preparando le bancarelle sotto i grandi ombrelloni. Qualcuno mi guarda perplesso. Sento uno che grida a quello del banco vicino ?du val ste mat se mutour s?un teimp acs??? (dove va ?sto matto in moto con un tempo del genere?) e mi sorge un piccolo dubbio: non star? davvero facendo una stupidaggine? Entro in autostrada e si scatena il diluvio. Fino a Imola non riesco a superare i cento ma poi comincia a schiarire e, subito dopo, il traffico ? inchiodato per un incidente. Arrivo lentamente in cima alla coda e mi ritrovo con altri due motociclisti ad aspettare che la polizia finisca i rilievi e riapra la corsia. ?Dove vai?? ?Modena. ? un segno all?altro - Lui esce a Campogalliano. Ci siamo presi il diluvio da Ancona fino a qui. Tu dove vai?? ?Germania. Un raduno? ??Azz! Auguri!?. Il traffico riparte e, sull?autostrada deserta, con le auto che sono rimaste un po? indietro, per qualche chilometro ci godiamo l?ebbrezza di essere le lepri che scappano davanti alla muta dei cani inseguitori. Prima di Modena esce il sole e la vita improvvisamente ? diversa. Mi fermo per dirlo a Nives che, lo so, si star? preoccupando da morire. E infatti, appena sente la mia voce al telefono, me ne dice di tutti i colori. Quando riesco a dirle che c?? il sole si calma un po? e poi, con un tono di voce gi? diverso, mi augura buon viaggio. Risalgo in sella e, con il sole che gi? comincia a scaldarmi, la musica della radio nelle orecchie (negli auricolari dentro il casco) e le vibrazioni del bicilindrico sotto il sedere, mi chiedo che cosa sia che mi spinge a farmi tanti chilometri in un paio di giorni. Anche se so che la risposta non c??. Perch? quello che ti spinge a fare cose del genere non lo puoi individuare, non lo puoi quantificare non lo puoi giustificare. Perch? sai che, se non ci fosse Nives ad aspettarti, di chilometri ne faresti ancora di pi? e, invece che un paio di giorni, in sella ci passeresti le settimane. Perch? sai che tu, anche se ti suscitano un po? di invidia, non sei nato per l?accelerazione rabbiosa e la piega col ginocchio che striscia per terra. Madre natura ti ha messo addosso questa voglia di vederti scorrere intorno le pianure e le colline, i fiumi e le montagne. Ti ha messo addosso il gusto di sentire cambiare l?accento nella parlata della gente ogni volta che ti fermi a far benzina o giusto per rilassarti un attimo. Perch? poi non ce la fai a stare fermo per molto tempo. Pochi minuti e ti senti di nuovo addosso quella smania, quella spinta a ripartire. Ti ha messo addosso il piacere di vedere cambiare le forme dei campanili e delle case senza avere sopra la testa quel tetto di lamiera che magari sar? cos? protettivo ma a te d? solo fastidio. E siccome il piacere lo si paga sempre, ti devi rassegnare a subire i capricci del tempo, a fermarti per mettere la tuta da pioggia e poi fermarti di nuovo per togliertela, a fermarti per infilarti una felpa sotto la giacca quando cominci a salire molto in alto, verso un passo di montagna, e fermarti di nuovo per sfilartela quando torni gi?, in pianura. Ma non ti importa. Perch? ormai lo sai che ci vorr? ben altro per farti smettere. Magari non ci vorr? molto ma ci si dovr? mettere il trascorrere inarrestabile del tempo per fermarti. Sar? solo la vecchiaia (quella maledetta che senti sempre pi? vicina) a farti scendere di sella definitivamente. A meno che il destino non ti metta sulla strada l?imprevisto definitivo che, in fondo, ? lo stai scoprendo in questi ultimi tempi ? non consideri neppure cos? malefico perch?, a ben pensarci, ti darebbe una mano a fregare quel degradarsi del fisico e della mente che, davvero, ti fa paura.
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Flashback meditativo (lungo)
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bella li nonno.... devo dire che leggendo le tue righe mi sono un po ricreduto sul mio essere un motociclista "da sparo".... nella vita purtroppo mi sono abituato a correre e a cercare di stare davanti al gruppo in qualsiasi cosa faccio..... ma a volte ? meglio rallentare e assaporare quello che ti sta attorno..... spero di diventare saggio come te con gli anni... anche perch? non ce ne separano poi molti....
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