Correre una mezza maratona comporta una buona preparazione fisica. Comporta un buon equilibrio mentale. Comporta tanta fatica.
Quella che ho corso oggi ? stata la mia prima mezza maratona..per la cronaca la Roma-Ostia?21 km che portano dritti verso al mare.
Tra l?altro corsa dietro un falso nome. Mi sono iscritto in ritardo ed ho preso il posto di una persona che non se l?? sentita di correre. Quindi sul pettorale c?era scritto Nervini Guido?.sul petto, a caratteri cubitali, c?era scritto Roberto?Desmoone!!!!!!!!!
Tutto mi ? stato nuovo. A partire dai compagni. Io ho sempre corso da solo?.questa volta mi sono trovato a far parte di una squadra.
L?arrivo alla partenza ? stato molto esaltante?vestito nei miei ?colori ufficiali?.
I preparativi..il riscaldamento che vola via come se fosse niente?il posizionamento in griglia?tutto bellissimo.
Con altri due della mia squadra siamo partiti praticamente ultimi. All?inizio ero scettico?avevo davanti un muro umano. Volevo stare pi? avanti.
Si parte. Ossia?.gli altri partono. Noi dobbiamo aspettare 2 minuti prima di poter passare sotto l?arco in gomma gonfiabile che segna la partenza. Cominciamo a correre i primi chilometri. Mentre cerco di rompere il fiato facendo attenzione ai mille piedi che mi corrono intorno i primi dubbi mi entrano in testa. Non ho mai corso 21 km?come dovr? gestirmi? Domenica scorsa in allenamento avevo corso 17 km?qui la situazione ? diversa.
I miei due compagni hanno un buon passo. Sono atleticamente pi? preparati di me. Ma li seguo perch? mi sentivo in forma.
La cosa bella di partire ultimi ? che si superano una marea di persone. Ognuno tiene il suo passo?e quando ti rendi conto di avere un passo pi? veloce ti senti bene dentro.
Il primo rifornimento salta?non avevo bisogno di liquidi. La strada ? un saliscendi ma so gi? quando arriver? la prima salita (pi? che salita un falsopiano pi? in salita dei precedenti)..quindi tengo la mente pronta.
Il serpentone umano si incanala verso quest?ultima..io continuo imperterrito nella coda dei miei due compagni.
La salita passa in un lampo ed ? ora di rifornirsi. Fino a li ero andato forte?forse troppo. Mi sono reso conto che in fondo mancavano ancora 10 km all?arrivo e dico agli altri due che volevo rallentare un poco perch? quello che contava per me era arrivare senza troppi traumi?era la mia prima volta in fin dei conti?.
Loro allungano un poco alla volta?in realt? siamo stati vicini ancora per almeno 3 o 4 km.
Dopo il 12? km, essendo rimasto solo ed avendo molto tempo per pensare, comincio a studiare ci? che ho intorno. Al chiasso della partenza risponde ora la cadenza dei passi e il fiatone di quelli che cominciavano ad andare in crisi. Ognuno porta ora un?andatura che difficilmente abbandoner? fino al traguardo. Tutto sembra molto lento. Ogni tanto devo sgranchire le braccia mentre le gambe rispondono ancora molto bene.
Per l?ultima fatica decido di assumere un po? di glucosio.
Al 16? km ecco l?ultimo, desiderato, rifornimento. Bevo dell?acqua?la prossima dopo il traguardo.
Quando riprendo il ritmo mi rendo subito conto di due cose: le gambe cominciano a girare di meno e comincio a sentire dolore sotto ad un piede. Capisco subito che quel dolore ? provocato da una vescica (solo dopo ho scoperto che le vesciche erano due?molto brutte e dolorose) formatasi probabilmente a seguito del calzino.
La condizione atletica dei miei quadricipiti decade in modo incredibilmente veloce. Ma tutto ci? non mi preoccupa..anzi?scopro un aspetto del mio corpo che non avevo mai sperimentato prima. Comincio a capire i segnali che arrivano dai miei muscoli. Non era un fattore di fiato. Ma di muscoli. E loro mi dicevano che avrebbero voluto tanto riposarsi un po?.
Ovviamente imperterrito continuo. Il passo ora non ? dettato dalla mia volont?/ragione ma dai muscoli. Ad ogni piccolo tentativo di incremento della velocit? sento, chiaro, il quadricipite mandarmi segnali di crampo. Ma sotto quella soglia posso ancora correre e lo faccio.
L?arrivo ad Ostia ? fantastico. La marea di spettatori ti applaude e ti incita?.indistintamente dal sesso, dall?et? e dal passo.
Ti senti un superuomo in questi momenti. Scorgi negli sguardi di quelli che ti applaudono ammirazione e rispetto. Molti ti guardano come a dirti ?ma chi te lo fa fare? mentre altri sembrano dirti ?corri figlio mio, corri!?. Gli occhi delle persone attorno ti parlano fortemente quando tu sei al limite fisico. O forse siamo noi che non riusciamo a scorgere certe sottigliezze in momenti normali.
L?arrivo al mare non coincide con la fine della fatica. Si gira a destra e si hanno davanti ancora 4 km. Oramai le energie sono terminate. Le gambe stanno sempre paggio e le vesciche mi fanno uscire le lacrime dagli occhi ma non mollo! Ora percorrere un km diventa difficile?.i quadricipiti sono sempre al limite crampo. Gli incitamenti della folla diventano ora necessari. Ti spingono. Come le onde di cui il tirreno e gonfio.
La maratona sta finendo. Io sono finito. Ma sono felice come un bambino. Emozionato da tutto, dal pubblico, dalla fatica, dal dolore, dall?idea di avercela fatta.
Il fiato e il cuore sono in ottime condizioni. Il resto meno. Le braccia ora sono pesantissime?non riesco neanche a muovere le dita. Non posso neanche scioglierle perch? se no mi si prendono i crampi. Arrivo duro e teso come una corda.
Il traguardo segna la fine di tutto. Alzo al cielo il dito. Mi sento il Baldini delle olimpiadi. E? stato fantastico! Irripetibile! Unico!
Dopo il riposo?il rifornimento?e poi tutti a cambiarsi. Ci si scambiano sensazioni e racconti con tutti. Pacche sulle spalle. Tutti uniti nello spirito di sacrificio che comporta una maratona lunga come questa. Solo chi prova sulla sua pelle il dolore pu? capire gli altri.
Ora sono qui a rivivere passo per passo quell?ora quarantotto minuti e ventuno secondi che ha significato molto per me. Il traguardo di una preparazione. Il traguardo di un sogno. Quando nessuno ci credeva. Quando ma chi te lo fa fare. Quando?quando?ce l?ho fatta!
Ed ora? Questo di sicuro non ? un arrivo ma una partenza. Ora mi aspetta il campionato provinciale di corsa campestre a met? marzo. Poi una serie fitta di gare a minor percorrenza fino ad ottobre. Sperando di trovare la forza e il modo per andare l?ha dove tutti i miei sogni si concentrano: New York.
Se siete arrivati fin qui a leggere il mio racconto vi ringrazio della vostra pazienza. Avete mai pensato di diventare podisti pure voi?
Quella che ho corso oggi ? stata la mia prima mezza maratona..per la cronaca la Roma-Ostia?21 km che portano dritti verso al mare.
Tra l?altro corsa dietro un falso nome. Mi sono iscritto in ritardo ed ho preso il posto di una persona che non se l?? sentita di correre. Quindi sul pettorale c?era scritto Nervini Guido?.sul petto, a caratteri cubitali, c?era scritto Roberto?Desmoone!!!!!!!!!
Tutto mi ? stato nuovo. A partire dai compagni. Io ho sempre corso da solo?.questa volta mi sono trovato a far parte di una squadra.
L?arrivo alla partenza ? stato molto esaltante?vestito nei miei ?colori ufficiali?.
I preparativi..il riscaldamento che vola via come se fosse niente?il posizionamento in griglia?tutto bellissimo.
Con altri due della mia squadra siamo partiti praticamente ultimi. All?inizio ero scettico?avevo davanti un muro umano. Volevo stare pi? avanti.
Si parte. Ossia?.gli altri partono. Noi dobbiamo aspettare 2 minuti prima di poter passare sotto l?arco in gomma gonfiabile che segna la partenza. Cominciamo a correre i primi chilometri. Mentre cerco di rompere il fiato facendo attenzione ai mille piedi che mi corrono intorno i primi dubbi mi entrano in testa. Non ho mai corso 21 km?come dovr? gestirmi? Domenica scorsa in allenamento avevo corso 17 km?qui la situazione ? diversa.
I miei due compagni hanno un buon passo. Sono atleticamente pi? preparati di me. Ma li seguo perch? mi sentivo in forma.
La cosa bella di partire ultimi ? che si superano una marea di persone. Ognuno tiene il suo passo?e quando ti rendi conto di avere un passo pi? veloce ti senti bene dentro.
Il primo rifornimento salta?non avevo bisogno di liquidi. La strada ? un saliscendi ma so gi? quando arriver? la prima salita (pi? che salita un falsopiano pi? in salita dei precedenti)..quindi tengo la mente pronta.
Il serpentone umano si incanala verso quest?ultima..io continuo imperterrito nella coda dei miei due compagni.
La salita passa in un lampo ed ? ora di rifornirsi. Fino a li ero andato forte?forse troppo. Mi sono reso conto che in fondo mancavano ancora 10 km all?arrivo e dico agli altri due che volevo rallentare un poco perch? quello che contava per me era arrivare senza troppi traumi?era la mia prima volta in fin dei conti?.
Loro allungano un poco alla volta?in realt? siamo stati vicini ancora per almeno 3 o 4 km.
Dopo il 12? km, essendo rimasto solo ed avendo molto tempo per pensare, comincio a studiare ci? che ho intorno. Al chiasso della partenza risponde ora la cadenza dei passi e il fiatone di quelli che cominciavano ad andare in crisi. Ognuno porta ora un?andatura che difficilmente abbandoner? fino al traguardo. Tutto sembra molto lento. Ogni tanto devo sgranchire le braccia mentre le gambe rispondono ancora molto bene.
Per l?ultima fatica decido di assumere un po? di glucosio.
Al 16? km ecco l?ultimo, desiderato, rifornimento. Bevo dell?acqua?la prossima dopo il traguardo.
Quando riprendo il ritmo mi rendo subito conto di due cose: le gambe cominciano a girare di meno e comincio a sentire dolore sotto ad un piede. Capisco subito che quel dolore ? provocato da una vescica (solo dopo ho scoperto che le vesciche erano due?molto brutte e dolorose) formatasi probabilmente a seguito del calzino.
La condizione atletica dei miei quadricipiti decade in modo incredibilmente veloce. Ma tutto ci? non mi preoccupa..anzi?scopro un aspetto del mio corpo che non avevo mai sperimentato prima. Comincio a capire i segnali che arrivano dai miei muscoli. Non era un fattore di fiato. Ma di muscoli. E loro mi dicevano che avrebbero voluto tanto riposarsi un po?.
Ovviamente imperterrito continuo. Il passo ora non ? dettato dalla mia volont?/ragione ma dai muscoli. Ad ogni piccolo tentativo di incremento della velocit? sento, chiaro, il quadricipite mandarmi segnali di crampo. Ma sotto quella soglia posso ancora correre e lo faccio.
L?arrivo ad Ostia ? fantastico. La marea di spettatori ti applaude e ti incita?.indistintamente dal sesso, dall?et? e dal passo.
Ti senti un superuomo in questi momenti. Scorgi negli sguardi di quelli che ti applaudono ammirazione e rispetto. Molti ti guardano come a dirti ?ma chi te lo fa fare? mentre altri sembrano dirti ?corri figlio mio, corri!?. Gli occhi delle persone attorno ti parlano fortemente quando tu sei al limite fisico. O forse siamo noi che non riusciamo a scorgere certe sottigliezze in momenti normali.
L?arrivo al mare non coincide con la fine della fatica. Si gira a destra e si hanno davanti ancora 4 km. Oramai le energie sono terminate. Le gambe stanno sempre paggio e le vesciche mi fanno uscire le lacrime dagli occhi ma non mollo! Ora percorrere un km diventa difficile?.i quadricipiti sono sempre al limite crampo. Gli incitamenti della folla diventano ora necessari. Ti spingono. Come le onde di cui il tirreno e gonfio.
La maratona sta finendo. Io sono finito. Ma sono felice come un bambino. Emozionato da tutto, dal pubblico, dalla fatica, dal dolore, dall?idea di avercela fatta.
Il fiato e il cuore sono in ottime condizioni. Il resto meno. Le braccia ora sono pesantissime?non riesco neanche a muovere le dita. Non posso neanche scioglierle perch? se no mi si prendono i crampi. Arrivo duro e teso come una corda.
Il traguardo segna la fine di tutto. Alzo al cielo il dito. Mi sento il Baldini delle olimpiadi. E? stato fantastico! Irripetibile! Unico!
Dopo il riposo?il rifornimento?e poi tutti a cambiarsi. Ci si scambiano sensazioni e racconti con tutti. Pacche sulle spalle. Tutti uniti nello spirito di sacrificio che comporta una maratona lunga come questa. Solo chi prova sulla sua pelle il dolore pu? capire gli altri.
Ora sono qui a rivivere passo per passo quell?ora quarantotto minuti e ventuno secondi che ha significato molto per me. Il traguardo di una preparazione. Il traguardo di un sogno. Quando nessuno ci credeva. Quando ma chi te lo fa fare. Quando?quando?ce l?ho fatta!
Ed ora? Questo di sicuro non ? un arrivo ma una partenza. Ora mi aspetta il campionato provinciale di corsa campestre a met? marzo. Poi una serie fitta di gare a minor percorrenza fino ad ottobre. Sperando di trovare la forza e il modo per andare l?ha dove tutti i miei sogni si concentrano: New York.
Se siete arrivati fin qui a leggere il mio racconto vi ringrazio della vostra pazienza. Avete mai pensato di diventare podisti pure voi?
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