Felix Baumgartner, protetto solo da una tuta, si lancer? nel vuoto da oltre 36 mila metri di altezza.
Luned? prossimo, 8 ottobre (l'organizzazione ha fatto sapere che il tentativo ? stato spostato al giorno dopo a causa del forte vento, ndr), l’austriaco Felix Baumgartner, 43 anni, si sveglier?, far? colazione e poi si lancer? nel vuoto a 36.576 metri di altezza cercando di superare la velocit? del suono. A due giorni dal tentativo di diventare l’uomo pi? veloce del mondo, ostenta tranquillit?: ?Non sono nuovo a missioni del genere. Beh, certo, questa ? dura?. Felix ? famoso per un volo in caduta libera sul Canale della Manica, eppure questo azzardo ? particolarmente rischioso anche per la ?sopravvivenza? in volo. La sola onda d’urto che provocher? il suo corpo potrebbe essere troppo forte. Ma tutto ? pronto per la Red Bull Stratos, l’impresa che il pilota si appresta a compiere dopo mesi di allenamenti. Funzioner? cos?: protetto da una tuta spaziale pressurizzata, Baumgartner sar? all’interno di una capsula trainata da un pallone a elio e arriver? a oltre 36mila metri di altezza. Poi depressurizzer? il ?guscio? e si lancer? nel vuoto: tre minuti di volo libero in cui, stando ai calcoli dello staff Red Bull, dovrebbe infrangere la barriera del suono (1193,4 km/h). Solo a 1500 metri di altezza aprir? il paracadute.
Baumgartner, perch??
?Gli esperimenti molto rischiosi sono all’ordine del giorno per me, ma questa ? un’impresa storica. I rischi non sono pochi, per non parlare delle difficolt? prima di raggiungere la stratosfera. Solo un esempio: i primi 300 metri di salita con la capsula sono i pi? rischiosi, perch? se qualcosa andasse storto, non avrei tempo n? di uscire dalla capsula dispiegando il mio paracadute, n? di aprire quello della capsula stessa?.
Lei si definisce “un professionista del rischio”. Ma anche la ricerca scientifica si aspetta dei risultati da questa missione. Che cosa?
?Questa impresa non solo infranger? numerosi record mondiali, rimasti imbattuti da oltre mezzo secolo (52 anni fa l’americano Joe Kittinger si lanci? da 31mila metri circa d’altezza, ndr), ma soprattutto fornir? dati e determiner? nuovi protocolli medici per i progetti aerospaziali internazionali attuali e futuri, promuovendo lo studio degli aspetti psicologici e fisiologici per la sopravvivenza umana nello spazio. In futuro forse sar? possibile portare a casa gli astronauti dallo spazio in tutta sicurezza se la loro navicella dovesse avere problemi di funzionamento.
Come avviene la sua preparazione fisica? E immagino ce ne sia una psicologica: com’??
?Abbiamo dato molta importanza agli esercizi cardiovascolari perch? la resistenza ? fondamentale. Ho lavorato poi sull’aspetto mentale: c’? bisogno di controllo assoluto. Altri tipi di allenamento in questi mesi hanno incluso esercizi nella galleria del vento per abituarmi alle limitazioni della tuta pressurizzata, bungee jumping da una gru per esercitarmi nella tecnica di caduta, paracadutismo con la tuta pressurizzata da aerei ed elicotteri, ore di simulazioni nella capsula per familiarizzare con la strumentazione e le procedure che dovr? seguire, prove in una camera posta ad una certa altitudine per simulare le condizioni della stratosfera, e, infine, lanci test dalla stratosfera, l’ultimo ? stato quello che ho fatto a luglio da un’altitudine di 29.455 metri?.
Se lei dovesse dare un nome a quella ?cosa? che la spinge a simili imprese, quale nome sceglierebbe?
?Pi? che grazie a una “cosa” quello che mi spinge a superare questi limiti ? lo spirito di emulazione verso persone del calibro di Jacques Piccard, il leggendario oceanografo che nel 1960 comp? l’immersione pi? profonda della storia e che una volta ha detto: “In tutti noi c’? una forza che ci spinge a non riposarci mai fino a quando possiamo andare un po’ pi? in l?”. Questo impulso a cercare di capire le cose andando oltre le nostre conoscenze e presupposizioni – un desiderio di espandere le nostre capacit? e fiducia in un regno che rimane inesplorato – ? la forza che anima la nostra missione?.
Roberta Scorranese
Luned? prossimo, 8 ottobre (l'organizzazione ha fatto sapere che il tentativo ? stato spostato al giorno dopo a causa del forte vento, ndr), l’austriaco Felix Baumgartner, 43 anni, si sveglier?, far? colazione e poi si lancer? nel vuoto a 36.576 metri di altezza cercando di superare la velocit? del suono. A due giorni dal tentativo di diventare l’uomo pi? veloce del mondo, ostenta tranquillit?: ?Non sono nuovo a missioni del genere. Beh, certo, questa ? dura?. Felix ? famoso per un volo in caduta libera sul Canale della Manica, eppure questo azzardo ? particolarmente rischioso anche per la ?sopravvivenza? in volo. La sola onda d’urto che provocher? il suo corpo potrebbe essere troppo forte. Ma tutto ? pronto per la Red Bull Stratos, l’impresa che il pilota si appresta a compiere dopo mesi di allenamenti. Funzioner? cos?: protetto da una tuta spaziale pressurizzata, Baumgartner sar? all’interno di una capsula trainata da un pallone a elio e arriver? a oltre 36mila metri di altezza. Poi depressurizzer? il ?guscio? e si lancer? nel vuoto: tre minuti di volo libero in cui, stando ai calcoli dello staff Red Bull, dovrebbe infrangere la barriera del suono (1193,4 km/h). Solo a 1500 metri di altezza aprir? il paracadute.
Baumgartner, perch??
?Gli esperimenti molto rischiosi sono all’ordine del giorno per me, ma questa ? un’impresa storica. I rischi non sono pochi, per non parlare delle difficolt? prima di raggiungere la stratosfera. Solo un esempio: i primi 300 metri di salita con la capsula sono i pi? rischiosi, perch? se qualcosa andasse storto, non avrei tempo n? di uscire dalla capsula dispiegando il mio paracadute, n? di aprire quello della capsula stessa?.
Lei si definisce “un professionista del rischio”. Ma anche la ricerca scientifica si aspetta dei risultati da questa missione. Che cosa?
?Questa impresa non solo infranger? numerosi record mondiali, rimasti imbattuti da oltre mezzo secolo (52 anni fa l’americano Joe Kittinger si lanci? da 31mila metri circa d’altezza, ndr), ma soprattutto fornir? dati e determiner? nuovi protocolli medici per i progetti aerospaziali internazionali attuali e futuri, promuovendo lo studio degli aspetti psicologici e fisiologici per la sopravvivenza umana nello spazio. In futuro forse sar? possibile portare a casa gli astronauti dallo spazio in tutta sicurezza se la loro navicella dovesse avere problemi di funzionamento.
Come avviene la sua preparazione fisica? E immagino ce ne sia una psicologica: com’??
?Abbiamo dato molta importanza agli esercizi cardiovascolari perch? la resistenza ? fondamentale. Ho lavorato poi sull’aspetto mentale: c’? bisogno di controllo assoluto. Altri tipi di allenamento in questi mesi hanno incluso esercizi nella galleria del vento per abituarmi alle limitazioni della tuta pressurizzata, bungee jumping da una gru per esercitarmi nella tecnica di caduta, paracadutismo con la tuta pressurizzata da aerei ed elicotteri, ore di simulazioni nella capsula per familiarizzare con la strumentazione e le procedure che dovr? seguire, prove in una camera posta ad una certa altitudine per simulare le condizioni della stratosfera, e, infine, lanci test dalla stratosfera, l’ultimo ? stato quello che ho fatto a luglio da un’altitudine di 29.455 metri?.
Se lei dovesse dare un nome a quella ?cosa? che la spinge a simili imprese, quale nome sceglierebbe?
?Pi? che grazie a una “cosa” quello che mi spinge a superare questi limiti ? lo spirito di emulazione verso persone del calibro di Jacques Piccard, il leggendario oceanografo che nel 1960 comp? l’immersione pi? profonda della storia e che una volta ha detto: “In tutti noi c’? una forza che ci spinge a non riposarci mai fino a quando possiamo andare un po’ pi? in l?”. Questo impulso a cercare di capire le cose andando oltre le nostre conoscenze e presupposizioni – un desiderio di espandere le nostre capacit? e fiducia in un regno che rimane inesplorato – ? la forza che anima la nostra missione?.
Roberta Scorranese
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