Che storie curiose
Un anno per mare, anzi, un anno e un paio di settimane: qualsiasi marinaio ne uscirebbe fiaccato. Ma non a bordo del misterioso peschereccio che sta per approdare sulle coste della Columbia Britannica, in Canada, o quanto meno passarci vicino. Si tratta, infatti, di una imbarcazione giapponese scampata allo tsunami dell'11 marzo 2011, trascinata al largo dalle onde e avvistato ora da un aereo della difesa canadese.
BUONE CONDIZIONI - Marc Proulx, coordinatore marittimo del Joint Rescue Coordination Center (Jrcc) della British Columbia, ha spiegato: ?Sembra piuttosto solida anche se ? striata di ruggine per un anno di permanenza in mare?. La nave ? parte di uno dei tanti giganteschi campi di detriti galleggianti che si sono formati dopo il terribile terremoto, con annesso maremoto. Adesso si trova a circa 120 miglia nautiche dalle isole Queen Charlotte, nei pressi di Cape Saint James. Dopo l'avvistamento da parte dell'aviazione canadese, gi? lo scorso 20 marzo, e dopo aver verificato che non ci fosse nessuno a bordo (?O perlomeno nessuno in pericolo?, ha spiegato un altro membro del Jrcc), sono state contattate le autorit?
Detriti avvistati da un elicottero subito dopo lo tsunami (AP/Yomiuri Shimbun)
di Tokio che hanno identificato il proprietario del peschereccio grazie al numero di telaio. La barca era destinata alla pesca dei calamari, e ha iniziato il suo lungo e lugubre viaggio da Hachinohe, nella prefettura di Aomori. Potrebbe concluderlo ora a circa 10.000 km di distanza.
ISOLE DI DETRITI - La nave, di cui non ? stato divulgato il nome, non ? per? l'unico residuo dello tsunami che sembra destinato ad arrivare in Canada, in Alaska o nello stato di Washington. Diverse previsioni sostengono infatti che entro il 2013 le coste dell'isola di Vancouver dovrebbero iniziare a ricevere detriti in massa, dopo diversi ritrovamenti di materiale proveniente da Cina e Corea del Sud avvenuti nei mesi scorsi, in particolare a Tofino e Ucluelet. In mezzo all'oceano Pacifico, infatti, "navigano" ancora diversi ammassi di materiale proveniente dalle zone disastrate.
Maria Strada
Un anno per mare, anzi, un anno e un paio di settimane: qualsiasi marinaio ne uscirebbe fiaccato. Ma non a bordo del misterioso peschereccio che sta per approdare sulle coste della Columbia Britannica, in Canada, o quanto meno passarci vicino. Si tratta, infatti, di una imbarcazione giapponese scampata allo tsunami dell'11 marzo 2011, trascinata al largo dalle onde e avvistato ora da un aereo della difesa canadese.
BUONE CONDIZIONI - Marc Proulx, coordinatore marittimo del Joint Rescue Coordination Center (Jrcc) della British Columbia, ha spiegato: ?Sembra piuttosto solida anche se ? striata di ruggine per un anno di permanenza in mare?. La nave ? parte di uno dei tanti giganteschi campi di detriti galleggianti che si sono formati dopo il terribile terremoto, con annesso maremoto. Adesso si trova a circa 120 miglia nautiche dalle isole Queen Charlotte, nei pressi di Cape Saint James. Dopo l'avvistamento da parte dell'aviazione canadese, gi? lo scorso 20 marzo, e dopo aver verificato che non ci fosse nessuno a bordo (?O perlomeno nessuno in pericolo?, ha spiegato un altro membro del Jrcc), sono state contattate le autorit?
Detriti avvistati da un elicottero subito dopo lo tsunami (AP/Yomiuri Shimbun)
di Tokio che hanno identificato il proprietario del peschereccio grazie al numero di telaio. La barca era destinata alla pesca dei calamari, e ha iniziato il suo lungo e lugubre viaggio da Hachinohe, nella prefettura di Aomori. Potrebbe concluderlo ora a circa 10.000 km di distanza.
ISOLE DI DETRITI - La nave, di cui non ? stato divulgato il nome, non ? per? l'unico residuo dello tsunami che sembra destinato ad arrivare in Canada, in Alaska o nello stato di Washington. Diverse previsioni sostengono infatti che entro il 2013 le coste dell'isola di Vancouver dovrebbero iniziare a ricevere detriti in massa, dopo diversi ritrovamenti di materiale proveniente da Cina e Corea del Sud avvenuti nei mesi scorsi, in particolare a Tofino e Ucluelet. In mezzo all'oceano Pacifico, infatti, "navigano" ancora diversi ammassi di materiale proveniente dalle zone disastrate.
Maria Strada
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