Syd87, rispondere alla tua domanda ? molto difficile.
Quella che segue ? la mia personalissima opinione; una delle possibili risposte.
Credo che le cause siano da ricercare in una serie di fattori:
- il primo ? insito nella nostra cultura; noi italiani siamo portati a ricercare la via pi? breve in tutto.
Questo fa si che si sia portati ad i cambiamenti repentini ed anche rischiosi, e credo che questa sia la caratteristica, nella storia millenaria della penisola che oggi si chiama Italia, ci abbia permesso di contribuire in modo significativo allo sviluppo delle scienze umanistiche e della civilt? in senso stretto. Pensa solo ai tantissimi artisti (pittori, scultori, architetti, scrittori, poeti, musicisti, ecc.) che la Penisola ha espresso.
Il rovescio della medaglia ? che siamo poco inclini alla politica dei piccoli passi, che implica pazienza, tenacia e costanza.
Noi siamo quelli dei miracoli, "veri" o presunti che siano, siamo quelli della zona Cesarini.
Noi non siamo bravi a programmare, a pianificare ed a perseguire obbiettivi di lungo termine.
- Il secondo ? la storia della nostra giovane Repubblica; se guardiamo agli ultimi 60 anni in Italia c'? sempre stata una spaccatura netta tra gli schieramenti.
Prima tra i partiti che rappresentavano i due blocchi che per decenni si sono fronteggiati nella guerra fredda.
Dopo la caduta del muro di Berlino tra chi ? "comunista" (anche se non lo ? mai stato) e chi al contrario ? liberale (anche se non ha idea di cosa significhi esserlo davvero).
Dalla fine degli anni sessanta ai primi anni 80 il terrorismo rosso e nero hanno pesantemente influenzato la vita del Paese e questo ? un esempio della conflittualit? esasperata che ha caratterizzato in modo cronico la Repubblica Italiana.
Noi ci siamo assuefatti a questo perenne stato di conflitto e non ne rileviamo l'atipicit? a meno di assistere ad episodi "clamorosi" che, per quanto ricordi, lo sono sempre stati in negativo.
- Il terzo ? un elemento contingente che rende un unicum la situazione politica italiana dal dopo Tangentopoli ad oggi.
Il conflitto di interesse di chi ci governa; in soldoni noi abbiamo qualcuno che dovrebbe adottare decisioni contro il proprio interesse personale per fare quello della collettivit?; non 'sta n? in cielo n? in terra.
Questa aberrazione della democrazia, che ha attecchito grazie all'abilit? dimostrata nello sfruttare gli elementi culturali e storici, precedentemente elencati, che caratterizzano la nostra societ?, ci sta portando all'auto distruzione.
Non credo che noi si sia meno capaci degli altri, anzi al contrario credo che abbiamo almeno una qualit? che altri non hanno sviluppato come noi: la cultura intesa in senso lato.
Dovremmo sfruttare questo patrimonio che abbiamo costruito in migliaia di anni ed invece preferiamo litigare su tutto perch? ci manca la capacit? di mediazione, di compromesso in senso positivo (od il pragmatismo se preferisci) che gli altri invece hanno.
Non credo neanche che la societ? italiana sia pi? egoista delle altre; a me sembra che pecchiamo piuttosto di senso civico e della consapevolezza di essere una comunit?.
E' per questo che sono convinto che per uscirne si debba cominciare a dare esempi diversi che facciano leva sul senso civico e sulla necessit? di trovare una sintesi/mediazione che essere una comunit? impone.
Sono sicuro che l'Italia ? in grado di esprimere persone di qualit? che possano darcelo questo esempio.
Ti cito due persone che, al di l? delle diverse idee/preferenze politiche si possano avere, ritengo l'abbiano oggettivamente fatto nel recente passato: Ciampi e Prodi.
Rileggendo il "poema" che ho scritto, forse si potrebbe sintetizzare il tutto e rispondere alla tua domanda, semplificando, dicendo che siamo immaturi, nel senso che ci manca la solidit?, l'equilibrio della maturit?.
Quella che segue ? la mia personalissima opinione; una delle possibili risposte.
Credo che le cause siano da ricercare in una serie di fattori:
- il primo ? insito nella nostra cultura; noi italiani siamo portati a ricercare la via pi? breve in tutto.
Questo fa si che si sia portati ad i cambiamenti repentini ed anche rischiosi, e credo che questa sia la caratteristica, nella storia millenaria della penisola che oggi si chiama Italia, ci abbia permesso di contribuire in modo significativo allo sviluppo delle scienze umanistiche e della civilt? in senso stretto. Pensa solo ai tantissimi artisti (pittori, scultori, architetti, scrittori, poeti, musicisti, ecc.) che la Penisola ha espresso.
Il rovescio della medaglia ? che siamo poco inclini alla politica dei piccoli passi, che implica pazienza, tenacia e costanza.
Noi siamo quelli dei miracoli, "veri" o presunti che siano, siamo quelli della zona Cesarini.
Noi non siamo bravi a programmare, a pianificare ed a perseguire obbiettivi di lungo termine.
- Il secondo ? la storia della nostra giovane Repubblica; se guardiamo agli ultimi 60 anni in Italia c'? sempre stata una spaccatura netta tra gli schieramenti.
Prima tra i partiti che rappresentavano i due blocchi che per decenni si sono fronteggiati nella guerra fredda.
Dopo la caduta del muro di Berlino tra chi ? "comunista" (anche se non lo ? mai stato) e chi al contrario ? liberale (anche se non ha idea di cosa significhi esserlo davvero).
Dalla fine degli anni sessanta ai primi anni 80 il terrorismo rosso e nero hanno pesantemente influenzato la vita del Paese e questo ? un esempio della conflittualit? esasperata che ha caratterizzato in modo cronico la Repubblica Italiana.
Noi ci siamo assuefatti a questo perenne stato di conflitto e non ne rileviamo l'atipicit? a meno di assistere ad episodi "clamorosi" che, per quanto ricordi, lo sono sempre stati in negativo.
- Il terzo ? un elemento contingente che rende un unicum la situazione politica italiana dal dopo Tangentopoli ad oggi.
Il conflitto di interesse di chi ci governa; in soldoni noi abbiamo qualcuno che dovrebbe adottare decisioni contro il proprio interesse personale per fare quello della collettivit?; non 'sta n? in cielo n? in terra.
Questa aberrazione della democrazia, che ha attecchito grazie all'abilit? dimostrata nello sfruttare gli elementi culturali e storici, precedentemente elencati, che caratterizzano la nostra societ?, ci sta portando all'auto distruzione.
Non credo che noi si sia meno capaci degli altri, anzi al contrario credo che abbiamo almeno una qualit? che altri non hanno sviluppato come noi: la cultura intesa in senso lato.
Dovremmo sfruttare questo patrimonio che abbiamo costruito in migliaia di anni ed invece preferiamo litigare su tutto perch? ci manca la capacit? di mediazione, di compromesso in senso positivo (od il pragmatismo se preferisci) che gli altri invece hanno.
Non credo neanche che la societ? italiana sia pi? egoista delle altre; a me sembra che pecchiamo piuttosto di senso civico e della consapevolezza di essere una comunit?.
E' per questo che sono convinto che per uscirne si debba cominciare a dare esempi diversi che facciano leva sul senso civico e sulla necessit? di trovare una sintesi/mediazione che essere una comunit? impone.
Sono sicuro che l'Italia ? in grado di esprimere persone di qualit? che possano darcelo questo esempio.
Ti cito due persone che, al di l? delle diverse idee/preferenze politiche si possano avere, ritengo l'abbiano oggettivamente fatto nel recente passato: Ciampi e Prodi.
Rileggendo il "poema" che ho scritto, forse si potrebbe sintetizzare il tutto e rispondere alla tua domanda, semplificando, dicendo che siamo immaturi, nel senso che ci manca la solidit?, l'equilibrio della maturit?.
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