DAL 14 GIUGNO, MA COME ANDRA' A FINIRE????
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Teatro valle occupato
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Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventer? una verit?.? - Goebbels
?Cos? poco?? - Berlusconi
?E ma che cazz...? - Goebbels dopo aver visto tutti i giornali e canali di Berlusconi
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Originally posted by minkion View Posthai ragione...? meglio che ci facciano un bel "caff?" da 15 euro a consumazione! L'edificio si presta bene :gaen:
veramente l'edificio ? gi? sotto regolare contratto d'affitto con canone che viene pagato ....mi pare che lasciare lo stesso a chi se ne fa carico e chi ha legalmente titolo ad occuparlo ed usufruirne sia abbastanza lapalissiano....
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Originally posted by Factory View Postveramente l'edificio ? gi? sotto regolare contratto d'affitto con canone che viene pagato ....mi pare che lasciare lo stesso a chi se ne fa carico e chi ha legalmente titolo ad occuparlo ed usufruirne sia abbastanza lapalissiano....
Non lo metto in dubbio e infatti non vedo l'ora che i nuovi affittuari ci facciano un bel localuccio super stiloso che tenga testa ai migliori del centro. Sar? un bel precedente per il futuro, in modo da privatizzare nella maniera pi? stramba tutti quegli edifici che non fruttano pi? come un tempo.
Il fatto che fosse il teatro pi? importante di Roma non importa: quel che ? giusto ? giusto!
Detto tra me e te non credo che i tagli alla cultura c'entrino in questo caso.
Probabilmente gli invasori ce l'hanno a morte con i nuovi affittuari per chiss? quale motivo non certo per esprimere nell'unico modo possibile la volont? di mandar avanti un progetto culturale che sta morendo :gaen:
ps: sarei tanto curioso di sapere chi siano questi nuovi affittuari e quanto pagano
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“Ho un letto per agosto!”. Cos? mi accoglie Laura, brandendo gelosamente un materassino bianco che trascina con s? da una parte all'altra del Teatro Valle. “Sai qui ? una questione di sopravvivenza”, scherza mentre cerchiamo un posto dove poter parlare indisturbate. Pi? facile a dirsi che a farsi come cosa in realt?, visto il fervore e il via vai che caratterizza questo posto, soprattutto da quando ? iniziata l'occupazione. E' infatti ormai dal 14 giugno scorso che Laura e altre 60 persone circa, per lo pi? lavoratori e lavoratrici del mondo dello spettacolo, vivono all'interno di questa che ? una delle sale pi? belle e pi? ricche di storia della citt? e d'Italia. Come mai? Per salvare il Teatro Valle dal rischio privatizzazione, sorte quasi inevitabile dopo la soppressione dell'ETI, Ente Teatrale Italiano, che a Roma gestiva anche il Quirino (appunto passato a una gestione privata e trasformato nel “Bistrot Quirino&rdquo. Da qui l'idea di riappropriarsi di questo spazio per mantenerlo pubblico. Da qui l'occupazione.
Dopo l'articolo pubblicato nelle scorse settimane, non potevo non scambiare quattro chiacchiere con loro...
Les Flaneurs: Voi avete iniziato l'occupazione del Teatro Valle il 14 giugno. Come ? nata questa idea e come ? andata fino ad adesso? E' passato pi? di un mese ormai dall'inizio.
Laura: Beh s? anche di pi?. Sta andando molto bene, anche oltre le mie aspettative per quanto mi riguarda, per il semplice fatto che inizialmente avevamo pensato a un'azione simbolica. Pi? che altro a un'occupazione breve, per dimostrare il fatto che c'era una coscienza di categoria, seppur minima, che ? il problema principale per i lavoratori dello spettacolo, ovvero il fatto che non ci sia realmente mai stata una volont? di unirsi per un interesse e una lotta comune. Quindi ? nata come tentativo di spingere in questa direzione. Inizialmente eravamo anche un po' preoccupati che l'occupazione potesse essere un flop, che potesse andare male, mentre invece sta andando ben oltre le aspettative. Di settimana in settimana abbiamo iniziato a renderci conto che le risposte che avevamo erano molto pi? forti di quelle che avevamo considerato all'inizio, quindi da questo punto di vista il mio bilancio dell'occupazione ? molto positivo. Oltre al fatto che ci hanno risposto personalit? artistiche molto famose, e alla quantit? di persone che sono arrivate, ? stata una mobilitazione che ha colpito un punto simbolico della citt?, anche molto trasversale. Non vengono solo gli addetti ai lavori, ma anche operai, pensionati, trovi davvero di tutto. Questo per me ? il segnale pi? forte.
LF: Come si gestisce l'occupazione di un luogo storico come questo? Soprattutto tenendo conto del via vai di persone che c'? qui ogni giorno...Come si assicura il rispetto del luogo? Come vi siete organizzati?
L: E' molto difficile gestire l'equilibrio tra esterno ed interno, nel senso che da un lato abbiamo un rispetto enorme del luogo, dall'altro c'? la volont? di mantenerci aperti verso l'esterno. Vorresti dare la sensazione a chi viene da fuori che questo ? un posto per tutti, ma abbiamo a che fare con un luogo storico, con materiali deperibili, inoltre abbiamo la responsabilit? enorme di uno spazio che abbiamo deciso di tenere sempre aperto e dove stiamo vivendo. Cerchiamo di trasmettere rispetto per il luogo senza risultare troppo “fascisti”. Siamo realmente responsabili di questo spazio, ne abbiamo un rispetto enorme e ora ? diventato anche la nostra casa! C'? questo equilibrio molto delicato che ogni giorno dobbiamo rimettere in discussione. Per la vita di tutti i giorni poi ci sono i turni per pulizie o il servizio d'ordine; siamo in un regime di occupazione in uno spazio non deputato a questo. E' una situazione un po' particolare, sicuramente unica nel suo genere.
LF: A questo punto non si pu? evitare il parallelismo con la Sala Vittorio Arrigoni di San Lorenzo (l'ex Cinema Palazzo, ndr). L? l'occupazione ? iniziata addirittura ad aprile. E' un segnale positivo secondo te, anche una mobilitazione come quella? Forse significa una volont? di riappropriarsi di luoghi che altrimenti verrebbero destinati a usi non propri o comunque lontani dalla loro natura?
L: Io penso sia un segnale di una tendenza generale di risveglio, in Italia ma anche in Europa, perch? si va a delegittimare una politica poco lungimirante sul bene comune dei cittadini, e questi stessi, dopo anni trascorsi a delegare, hanno deciso di prendersi la responsabilit? dei luoghi che sono propri. San Lorenzo ? un quartiere con una sua specificit?, e pensare di realizzarvi un Casin? ? un'idea delirante, quindi ? normale che siano stati i cittadini stessi a mobilitarsi contro un progetto che non rispettava le caratteristiche del luogo. E' un segnale di quanto sta accadendo ora, ossia la volont? delle persone di difendere tutto ci? che ? bene comune. Ora vogliamo rilanciare l'idea che anche la cultura condivida questo valore. Sono state fatte politiche culturali distruttive negli ultimi decenni, i tempi sono maturi per una rivolta culturale, che poi ? quello che vorremmo creare. Se la politica non rispetta per prima un patto sociale, ? dovere dei cittadini prendere parte attiva nella gestione dei luoghi. Ed ? proprio quello che noi stiamo cercando di dimostrare.
LF: Qui la sera c'? un via vai continuo di persone, anche personaggi e artisti, la risposta da parte della gente c'?.
L: E' la dimostrazione che i teatri non sono vuoti perch? la gente non vuole pi? andare a teatro. I teatri sono vuoti perch? non rispondono pi? direttamente alle esigenze delle comunit?. Il teatro ? il luogo cardine di una comunit?, e se un luogo come questo si svuota, forse ? perch? esistono politiche dei prezzi inaccessibili ai pi?, oltre a non esserci un'attenzione reale al contesto del quartiere. Quello che noi stiamo facendo qui, ? un'azione particolare, ed ? legata a una situazione straordinaria; sicuramente non ? la modalit? che consigliamo, ma dimostra che la gente vorrebbe andare a teatro, non ? vero il contrario, ovvero che ? disinteressata, e noi lo abbiamo dimostrato. Chi gestisce spazi culturali in questa citt?, dovrebbe chiedersi come mai non accade anche nei loro spazi. Forse c'? una mancanza di attenzione al contesto territoriale, e una inaccessibilit? ai luoghi per colpa di una politica dei prezzi troppo alta. Io vedo che qui ? possibile mischiare generi, ed ? possibile mischiare pubblici. Il problema della politica culturale in questo Paese ? che ? troppo prudente: la cultura non pu? essere prudente, il pensiero non pu? e non deve essere prudente. (e infatti nel teatro troneggia uno striscione con scritto “Come ? triste la prudenza”, ndr).
LF: Da quando l'occupazione ? iniziata, da parte del mondo politico sono arrivate diverse proposte per mettere fine alla protesta, rassicurandovi sul futuro del teatro. Cosa non va in quelle proposte, cosa non vi soddisfa?
L: Il problema in realt? (perch? poi alla fine ci hanno anche dato piena disponibilit? a realizzare qui al Valle un centro della drammaturgia italiana, cos? come abbiamo proposto) in questa occupazione, ? che ci ha unito l'insofferenza verso la gestione di quelli che sono spazi del nostro lavoro, finora sempre gestiti da qualcun altro. Per noi quello che abbiamo fatto, ? una delegittimazione della politica per come gestisce questi luoghi. Non abbiamo mai accettato tavoli di confronto proprio perch? non abbiamo mai accettato questi signori come interlocutori reali con cui avere uno scambio. Se questo posto noi non lo avessimo occupato, probabilmente avrebbe fatto la fine del Quirino, e quindi la questione ? proprio questa: noi non vogliamo pi? entrare in una dinamica politica di questo genere. Per questo abbiamo rifiutato tavoli fino ad ora: queste persone rappresentano una modalit? di gestione della cosa pubblica che vogliamo scardinare.
LF: Non avete paura per?, che col passare del tempo il vostro messaggio si perda? Soprattutto perch? si avvicina settembre, periodo in cui tutti i teatri riaprono i battenti con nuove stagioni teatrali...
L: L'implosione ? un rischio reale perch? non c'? appunto una leadership vera e propria e siamo un gruppo molto eterogeneo, e poi perch? c'? una mentalit? molto legata alla produttivit?. Nella nostra concezione delle cose c'? la produttivit?, ed ? ovvio che far saltare una stagione teatrale ? visto come un danno. Per? questo ? uno spazio che ? vissuto dalla cittadinanza in un certo modo, e proprio per questo parte della cittadinanza stessa ne ? esclusa; la questione allora ? anche approfittare di questa occasione per rimettere in discussione un modo di vivere e abitare un teatro. In quanti modi si pu? vivere uno spazio come questo? E' un ragionamento legato al teatro come luogo della comunit? che si incontra e parla, e che si confronta, e non solo un luogo dove ci sono degli spettacoli. Il rischio che il messaggio si perda c'? ed ? enorme, ma proprio perch? lo stiamo rilanciando in un modo che va oltre la questione di come gestire un teatro e dirigerlo artisticamente: stiamo ragionando su come ricostituire una comunit? e un luogo per la comunit?. Probabilmente ? un'utopia per? non dedicarci un tempo e un luogo per pensarlo sarebbe inquietante..
LF: Da quando ? iniziata l'occupazione, avete mai avuto problemi con le forze dell' ordine?
L: Ad oggi nulla di troppo pericoloso, oltre a qualche minaccia, soprattutto i primi giorni quando veniva la polizia. Poi comunque stiamo sollevando un gran polverone. Certamente si avvicina agosto, ed ? un momento delicato perch? normalmente gli spazi occupati vengono sgomberati proprio ad agosto, la stampa parler? meno di noi, e anche noi saremo pi? stanchi. Quindi stiamo cercando di rilanciare una serie di attivit? per agosto, come dei corsi tenuti dalle maestranze: ad esempio i macchinisti che hanno una competenza e un'esperienza enorme, metteranno a disposizione il loro sapere, ma verranno anche attori che terranno corsi aperti al pubblico, e pensiamo a visite guidate. L'idea ? quella di rimanere qui.
LF: Un'ultima domanda: perch? per il Quirino non c'? stata tutta questa mobilitazione?
L: Forse non c'era ancora una condizione di coscienza collettiva reale adatta. Ora ? un momento in cui stanno accadendo tante cose, possiamo parlare di una presa di coscienza, soprattutto dopo i fatti del 14 dicembre, perch? piazza c'erano veramente tutti. Non ? una questione di tempi non maturi: quello che abbiamo fatto qui ? qualcosa che non era mai accaduto prima, e ora anche in altre citt? iniziano a pensare che sia possibile realizzare questa cosa.
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