solo per aggiungere una voce (che non ? la mia ma quella di uno che oggi sciopera) questo l'ho trovato su un altro sito che si occupa di tutt'altre cose (non di politica in ogni caso):
Dal momento che in casa mia si contano gli euro e i centesimi, questo ? per me un giorno di lotta ma anche di sofferenza, perch? so che nella busta paga del prossimo mese ci sar? un ammanco. Ma lo sciopero serve a questo: acquistare consapevolezza su ci? che divide e unisce. Tenersi lontani dalle convenienze di una sudditanza acritica e tenere la schiena dritta per continuare a guardare lontano. Non per noi ma per i nostri figli a cui lasceremo ci? che rimarr? di questo paese. Dividersi dai furbi e dagli ipocriti, diffidare fortemente degli indifferenti, come ricordava Gramsci e unirsi a chi ci somiglia. Non per il denaro in tasca, nemmeno per le ideologie che sono quasi del tutto scomparse. Ma per la dignit? del lavoro, che non pu? essere trasformato in merce. Per il decoro della vita, che non va banalizzato traducendolo in tv al plasma e viaggi esotici, ma va invece coltivato all?interno di di noi stessi rivolgendoci le domande giuste: ha senso continuare cos?? Che cosa serve per cambiare? Domande pesanti, ed ? per questo che insieme alla divisione, lo sciopero porta l?unit?. Per rispondere insieme e farci forza l?un l?altro. Perch? ci sono traguardi che sono fuori della portata del singolo, checch? ne dicano i filosofi del protagonismo, pagati dai padroni per spingerci gli uni contro gli altri, per allettarci con il denaro dato fuori busta strizzando l?occhio, e alla fine dividerci. Perch? alla fine saranno sempre loro, a spartirsi la torta. Invece no. Potrebbe essere no, lo sciopero serve anche a contarsi e a mettere paura a chi tiene strette le briglie di questo paese.
Dal momento che in casa mia si contano gli euro e i centesimi, questo ? per me un giorno di lotta ma anche di sofferenza, perch? so che nella busta paga del prossimo mese ci sar? un ammanco. Ma lo sciopero serve a questo: acquistare consapevolezza su ci? che divide e unisce. Tenersi lontani dalle convenienze di una sudditanza acritica e tenere la schiena dritta per continuare a guardare lontano. Non per noi ma per i nostri figli a cui lasceremo ci? che rimarr? di questo paese. Dividersi dai furbi e dagli ipocriti, diffidare fortemente degli indifferenti, come ricordava Gramsci e unirsi a chi ci somiglia. Non per il denaro in tasca, nemmeno per le ideologie che sono quasi del tutto scomparse. Ma per la dignit? del lavoro, che non pu? essere trasformato in merce. Per il decoro della vita, che non va banalizzato traducendolo in tv al plasma e viaggi esotici, ma va invece coltivato all?interno di di noi stessi rivolgendoci le domande giuste: ha senso continuare cos?? Che cosa serve per cambiare? Domande pesanti, ed ? per questo che insieme alla divisione, lo sciopero porta l?unit?. Per rispondere insieme e farci forza l?un l?altro. Perch? ci sono traguardi che sono fuori della portata del singolo, checch? ne dicano i filosofi del protagonismo, pagati dai padroni per spingerci gli uni contro gli altri, per allettarci con il denaro dato fuori busta strizzando l?occhio, e alla fine dividerci. Perch? alla fine saranno sempre loro, a spartirsi la torta. Invece no. Potrebbe essere no, lo sciopero serve anche a contarsi e a mettere paura a chi tiene strette le briglie di questo paese.
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