Mi basta leggere questo....e dovrebbe bastare anche ad altri per capire che propendere (non dico eliminare) per un'alimentazione vegetariana/vegana pu? mettere al riparo da quanto segue...
Patologie cardiovascolari, incluse dislipidemia, cardiopatia ischemica e ipertensione arteriosa
Le diete vegetariane sono associate ad una riduzione del rischio di patologie cardiovascolari (CVD) [15, 53]. Le diete vegetariane migliorano vari fattori modificabili di rischio cardiovascolare, tra cui l'obesit? addominale, la pressione arteriosa [54, 55] il profilo lipidico [56] e la glicemia [42, 57]. Le diete vegetariane inoltre provocano una diminuzione dei livelli dei markers di infiammazione come la proteina C-reattiva, riducono lo stress ossidativo e proteggono dalla formazione di placche aterosclerotiche [58]. Di conseguenza, i vegetariani hanno un ridotto rischio di sviluppare e di morire di cardiopatia ischemica [15, 53, 59].
Le diete vegane sembrano essere pi? potenti nel migliorare i fattori di rischio cardiovascolare [55, 57]. L'EPIC-Oxford Study [60] ha rivelato che chi segue una dieta vegana assume le maggiori quantit? di fibra, le minori di grassi totali e grassi saturi, e il suo peso corporeo e i livelli di colesterolo sono i pi? bassi, quando confrontati con gli onnivori e agli altri vegetariani. Una meta-analisi di 11 studi randomizzati controllati ha trovato che i partecipanti che venivano assegnati a una dieta vegetariana sperimentavano una sostanziale riduzione del colesterolo totale, del colesterolo associato a lipoproteine a bassa densit? (LDL) e del colesterolo associato a lipoproteine ad alta densit? (HDL), il che corrispondeva a una riduzione di circa il 10% del rischio di malattie cardiache [56]. La dieta vegetariana si ? dimostrata particolarmente efficace per gli individui normopeso e sovrappeso, ma meno efficace per i soggetti obesi, sottolineando quindi l'importanza di un intervento dietetico precoce per la riduzione del rischio a lungo termine [56].
Nell'Adventist Health Study-2, tra 73.308 avventisti, i ricercatori hanno trovato che i vegetariani avevano una riduzione del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cardiopatia ischemica di, rispettivamente, il 13% e il 19% rispetto ai non-vegetariani [15]. Una precedente analisi proveniente dallo studio EPIC ha trovato che i vegetariani hanno un rischio del 32% pi? basso di ospedalizzazione o di morte per patologie ischemiche cardiache [53].
I vegetariani godono di un minor rischio di malattie cardiache in virt? del consumo regolare e variato di verdura, frutta, cereali integrali, legumi e frutta secca. Le diete vegane a basso contenuto di grassi e le diete vegetariane, in combinazione con altri fattori dello stile di vita, tra cui l'abolizione del fumo e la riduzione del peso, si sono dimostrate in grado di invertire il processo aterosclerotico [61]. I fattori di rischio per la malattia coronarica, come ad esempio i livelli di colesterolo totale e LDL, il peso corporeo e l'adiposit?, migliorano entro breve tempo dall'adozione di una dieta vegetariana, anche senza l'uso di farmaci ipocolesterolemizzanti [61].
Rispetto ai non-vegetariani, i vegetariani hanno una minore prevalenza di ipertensione. I risultati dello studio EPIC-Oxford hanno mostrato che nei vegani si riscontravano i pi? bassi valori di pressione sanguigna sistolica e diastolica e i pi? bassi tassi di ipertensione tra i gruppi che seguivano diversi tipi di dieta (vegani, vegetariani, pescivori e carnivori) [62]. I dati dell'Adventist Health Study-2 hanno confermato che i vegani hanno livelli pi? bassi di pressione sanguigna e la pi? bassa prevalenza di ipertensione tra tutti i vegetariani, significativamente pi? bassi di coloro che mangiano carne [55]. Una meta-analisi che ha confrontato la pressione arteriosa di oltre 21.000 soggetti in tutto il mondo, ha mostrato che coloro che seguono una dieta vegetariana hanno la pressione sistolica di circa 7 mmHg e la pressione diastolica 5 mmHg inferiori rispetto ai soggetti studiati che consumano un dieta onnivora [63].
Diabete
Rispetto agli onnivori, i latto-ovo-vegetariani e i vegani hanno un rischio inferiore di sviluppare diabete di tipo 2. L'Adventist Health Study-2 ha riportato che coloro che i carnivori hanno una prevalenza di diabete di pi? che doppia rispetto ai latto-ovo-vegetariani e ai vegani, anche dopo aggiustamento per il BMI [47].
Tra coloro che non presentavano diabete, l'Adventist Health Study ha rilevato che la probabilit? di sviluppare la malattia era ridotta del 77% per i vegani e del 54% per i latto-ovo-vegetariani, rispetto ai non-vegetariani (dopo l'aggiustamento per l'et?). Anche dopo che i dati sono stati aggiustati per il BMI e per altri fattori confondenti (NdT: cio? ? stata rimossa l'influenza di questi fattori sul risultato finale), l'associazione ? rimasta forte: i vegani mostravano una probabilit? ridotta del 62% di sviluppare il diabete, mentre i latto-ovo-vegetariani del 38% [64].
Prevenzione
Negli ultimi due decenni, studi prospettici osservazionali e studi clinici di intervento hanno fornito evidenza significativa che le diete ricche di cereali integrali, frutta, verdura, legumi, semi oleaginosi e frutta secca, e povere di cereali raffinati, carni rosse o trasformate e di bevande zuccherate sono in grado di ridurre il rischio di diabete e migliorano il controllo glicemico e il profilo lipidico in pazienti con diabete [65]. L'assunzione di cereali integrali ? stata associata in modo consistente a un minor rischio di sviluppare diabete, anche dopo aggiustamento per il BMI [66]. Il consumo di legumi, che sono alimenti a basso indice glicemico, pu? apportare benefici per il diabete, riducendo i livelli di glucosio sia postprandiale che dopo il pasto successivo, effetto noto come "effetto del secondo pasto" [67]. Una meta-analisi ha dimostrato che un maggior consumo di frutta o verdura, in particolare verdure verdi, era associato ad una riduzione significativa del rischio di diabete di tipo 2 [68]. Nel Nurses' Health Study I e II, un maggiore consumo di frutta secca, in particolare di noci, ? stato associato ad un rischio ridotto di diabete [69]. Al contrario, le carni rosse e trasformate sono risultate fortemente associate con concentrazioni di glucosio e di insulina a digiuno pi? elevate e con un maggior rischio di diabete [70]. Potenziali fattori eziologici per l'associazione tra carne e diabete sono i contenuti di acidi grassi saturi, di prodotti avanzati della glicosilazione, di nitrati e nitriti, di ferro eme, di trimetilammina-N-ossido, di aminoacidi ramificati e di intereferenti endocrini [70].
Trattamento
In uno studio clinico randomizzato di intervento che ha confrontato una dieta vegana a basso contenuto di grassi con una dieta basata sulle linee guida dell'American Diabetes Association, nel gruppo che aveva seguito la dieta vegana ? stato osservato un maggiore miglioramento del controllo glicemico, del profilo lipidico e del peso corporeo [71]. In uno studio randomizzato controllato della durata di 24 settimane condotto su pazienti con diabete di tipo 2, il gruppo che seguiva una dieta vegetariana isocalorica ha riportato maggiori miglioramenti nella sensibilit? insulinica, nella riduzione del grasso viscerale e una maggiore riduzione dei marker infiammatori rispetto coloro che seguivano una dieta convenzionale per diabetici [72].
Secondo una meta-analisi di sei studi clinici controllati, le diete vegetariane sono risultate associate a un miglioramento del controllo glicemico in soggetti con diabete di tipo 2 [73]. I modelli alimentari vegetariani e vegani caratterizzati da cibi vegetali ricchi di fibre nutrienti, riducono il rischio di diabete di tipo 2 e servono come efficace strumento terapeutico nella gestione del diabete di tipo 2.
Cancro
I risultati dell'Adventist Health Study-2 hanno mostrato che le diete vegetariane sono associate ad un minor rischio di tutti i tipi di cancro, e in particolare a un minor rischio di cancro dell'apparato gastrointestinale. Inoltre, una dieta vegana ha mostrato di essere pi? efficace di qualsiasi altro pattern dietetico nel ridurre l'incidenza di tutti i tipi di cancro [74]. Recentemente ? stato riportato che le diete vegane riducono il rischio di cancro alla prostata del 35% [75]. Una meta-analisi di sette studi ha riportato che i vegetariani mostravano un'incidenza di tutti i tipi di cancro ridotta del 18% rispetto ai non-vegetariani [59].
Studi epidemiologici hanno consistentemente dimostrato che il consumo regolare di frutta, verdura, legumi, cereali integrali si associa ad un ridotto rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro [76]. Diverse sostanze fitochimiche come sulforafano, acido ferulico, genisteina, indolo-3-carbinolo, curcumina, epigallocatechina-3-gallato, diallil-disolfuro, resveratrolo, licopene e quercetina, contenute in verdura, legumi, frutta, spezie e cereali integrali, possono fornire protezione contro il cancro [77, 78]. Queste sostanze fitochimiche sono note per interferire con svariati processi cellulari coinvolti nella progressione del cancro [79].
I vegetariani consumano tipicamente livelli pi? elevati di fibra rispetto ad altre diete. Lo studio EPIC, che coinvolge 10 paesi europei, ha riportato una riduzione del 25% del rischio di cancro colonrettale per coloro che assumevano la maggior quantit? di fibre rispetto a coloro che ne assumevano la pi? bassa quantit? [80]. In due grandi coorti statunitensi, invece, ? stata osservata una correlazione positiva tra il consumo di carne rossa trasformata e il rischio di cancro al colon-retto [81]. ? stato visto inoltre che il consumo di carne processata aumenta il rischio di morire di cancro [82]. In una revisione sistematica e meta-analisi di 26 studi epidemiologici, si ? visto che il rischio relativo di sviluppare adenomi colonrettali era di 1,27 volte (NdT: il 27% in pi?) per ogni 100 g di carne rossa al giorno, e di 1,29 volte (NdT: il 29% in pi?) per ogni 50 g al giorno di carne lavorata [83].
Osteoporosi
Studi sull'osso hanno riportato che i vegetariani hanno livelli simili o leggermente ridotti di densit? minerale ossea rispetto agli onnivori, e che i vegani in genere mostrano i livelli pi? bassi [84]. Queste differenze sono relativamente modeste, e sembrano non essere di rilevanza clinica, a condizione che i nutrienti critici siano adeguatamente forniti dalla dieta.
Le diete vegetariane sono associate a diversi fattori benefici per la salute dell'osso, tra cui un elevato consumo di frutta e verdura; un abbondante apporto di magnesio, potassio, vitamina K, vitamina C; un carico acido relativamente basso [36]. Al contrario, le diete vegetariane possono compromettere la salute delle ossa qualora contengano livelli insufficienti di calcio, vitamina D, vitamina B-12 e proteine [36]. Lo studio EPIC-Oxford ha registrato un aumento del 30% del rischio di fratture nei vegani, ma nessun aumento del rischio di fratture nei latto-ovo-vegetariani rispetto ai non-vegetariani. Tuttavia, quando nella valutazione sono stati inclusi solo i vegani che assumevano pi? di 525 mg/die di calcio, non ? pi? stata rilevata alcuna differenza nel rischio di fratture tra i gruppi [84]. L'Adventist Health Study-2 ha riportato che un consumo pi? frequente di legumi e di analoghi della carne riduceva il rischio di frattura dell'anca, con un effetto protettivo maggiore rispetto alla carne [85]. Le proteine hanno un impatto neutro o leggermente positivo sulla salute dell'osso [36]. Un insufficiente apporto di vitamine D e B-12 sono stati correlati a una bassa densit? minerale ossea, e a un aumento del rischio di frattura e osteoporosi [36].
Per raggiungere e mantenere un'ottima salute delle ossa, vegetariani e vegani devono essere ben consigliati di soddisfare la RDA per tutti i nutrienti, in particolare calcio, vitamina D, vitamina B-12 e proteine, e di consumare abbondanti quantit? di verdura e frutta [36].
Le diete vegetariane nel corso del ciclo vitale
Le diete vegane, latto-vegetariane e latto-ovo-vegetariane correttamente pianificate sono appropriate, soddisfano le esigenze nutrizionali e promuovono una crescita normale in tutte le fasi del ciclo vitale, compresi la gravidanza e l'allattamento, la prima e la seconda infanzia, l'adolescenza, l'et? adulta, l'et? anziana, e sono adeguate anche per gli atleti.
Macchevelodiciamoaf? :gaen:
Patologie cardiovascolari, incluse dislipidemia, cardiopatia ischemica e ipertensione arteriosa
Le diete vegetariane sono associate ad una riduzione del rischio di patologie cardiovascolari (CVD) [15, 53]. Le diete vegetariane migliorano vari fattori modificabili di rischio cardiovascolare, tra cui l'obesit? addominale, la pressione arteriosa [54, 55] il profilo lipidico [56] e la glicemia [42, 57]. Le diete vegetariane inoltre provocano una diminuzione dei livelli dei markers di infiammazione come la proteina C-reattiva, riducono lo stress ossidativo e proteggono dalla formazione di placche aterosclerotiche [58]. Di conseguenza, i vegetariani hanno un ridotto rischio di sviluppare e di morire di cardiopatia ischemica [15, 53, 59].
Le diete vegane sembrano essere pi? potenti nel migliorare i fattori di rischio cardiovascolare [55, 57]. L'EPIC-Oxford Study [60] ha rivelato che chi segue una dieta vegana assume le maggiori quantit? di fibra, le minori di grassi totali e grassi saturi, e il suo peso corporeo e i livelli di colesterolo sono i pi? bassi, quando confrontati con gli onnivori e agli altri vegetariani. Una meta-analisi di 11 studi randomizzati controllati ha trovato che i partecipanti che venivano assegnati a una dieta vegetariana sperimentavano una sostanziale riduzione del colesterolo totale, del colesterolo associato a lipoproteine a bassa densit? (LDL) e del colesterolo associato a lipoproteine ad alta densit? (HDL), il che corrispondeva a una riduzione di circa il 10% del rischio di malattie cardiache [56]. La dieta vegetariana si ? dimostrata particolarmente efficace per gli individui normopeso e sovrappeso, ma meno efficace per i soggetti obesi, sottolineando quindi l'importanza di un intervento dietetico precoce per la riduzione del rischio a lungo termine [56].
Nell'Adventist Health Study-2, tra 73.308 avventisti, i ricercatori hanno trovato che i vegetariani avevano una riduzione del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cardiopatia ischemica di, rispettivamente, il 13% e il 19% rispetto ai non-vegetariani [15]. Una precedente analisi proveniente dallo studio EPIC ha trovato che i vegetariani hanno un rischio del 32% pi? basso di ospedalizzazione o di morte per patologie ischemiche cardiache [53].
I vegetariani godono di un minor rischio di malattie cardiache in virt? del consumo regolare e variato di verdura, frutta, cereali integrali, legumi e frutta secca. Le diete vegane a basso contenuto di grassi e le diete vegetariane, in combinazione con altri fattori dello stile di vita, tra cui l'abolizione del fumo e la riduzione del peso, si sono dimostrate in grado di invertire il processo aterosclerotico [61]. I fattori di rischio per la malattia coronarica, come ad esempio i livelli di colesterolo totale e LDL, il peso corporeo e l'adiposit?, migliorano entro breve tempo dall'adozione di una dieta vegetariana, anche senza l'uso di farmaci ipocolesterolemizzanti [61].
Rispetto ai non-vegetariani, i vegetariani hanno una minore prevalenza di ipertensione. I risultati dello studio EPIC-Oxford hanno mostrato che nei vegani si riscontravano i pi? bassi valori di pressione sanguigna sistolica e diastolica e i pi? bassi tassi di ipertensione tra i gruppi che seguivano diversi tipi di dieta (vegani, vegetariani, pescivori e carnivori) [62]. I dati dell'Adventist Health Study-2 hanno confermato che i vegani hanno livelli pi? bassi di pressione sanguigna e la pi? bassa prevalenza di ipertensione tra tutti i vegetariani, significativamente pi? bassi di coloro che mangiano carne [55]. Una meta-analisi che ha confrontato la pressione arteriosa di oltre 21.000 soggetti in tutto il mondo, ha mostrato che coloro che seguono una dieta vegetariana hanno la pressione sistolica di circa 7 mmHg e la pressione diastolica 5 mmHg inferiori rispetto ai soggetti studiati che consumano un dieta onnivora [63].
Diabete
Rispetto agli onnivori, i latto-ovo-vegetariani e i vegani hanno un rischio inferiore di sviluppare diabete di tipo 2. L'Adventist Health Study-2 ha riportato che coloro che i carnivori hanno una prevalenza di diabete di pi? che doppia rispetto ai latto-ovo-vegetariani e ai vegani, anche dopo aggiustamento per il BMI [47].
Tra coloro che non presentavano diabete, l'Adventist Health Study ha rilevato che la probabilit? di sviluppare la malattia era ridotta del 77% per i vegani e del 54% per i latto-ovo-vegetariani, rispetto ai non-vegetariani (dopo l'aggiustamento per l'et?). Anche dopo che i dati sono stati aggiustati per il BMI e per altri fattori confondenti (NdT: cio? ? stata rimossa l'influenza di questi fattori sul risultato finale), l'associazione ? rimasta forte: i vegani mostravano una probabilit? ridotta del 62% di sviluppare il diabete, mentre i latto-ovo-vegetariani del 38% [64].
Prevenzione
Negli ultimi due decenni, studi prospettici osservazionali e studi clinici di intervento hanno fornito evidenza significativa che le diete ricche di cereali integrali, frutta, verdura, legumi, semi oleaginosi e frutta secca, e povere di cereali raffinati, carni rosse o trasformate e di bevande zuccherate sono in grado di ridurre il rischio di diabete e migliorano il controllo glicemico e il profilo lipidico in pazienti con diabete [65]. L'assunzione di cereali integrali ? stata associata in modo consistente a un minor rischio di sviluppare diabete, anche dopo aggiustamento per il BMI [66]. Il consumo di legumi, che sono alimenti a basso indice glicemico, pu? apportare benefici per il diabete, riducendo i livelli di glucosio sia postprandiale che dopo il pasto successivo, effetto noto come "effetto del secondo pasto" [67]. Una meta-analisi ha dimostrato che un maggior consumo di frutta o verdura, in particolare verdure verdi, era associato ad una riduzione significativa del rischio di diabete di tipo 2 [68]. Nel Nurses' Health Study I e II, un maggiore consumo di frutta secca, in particolare di noci, ? stato associato ad un rischio ridotto di diabete [69]. Al contrario, le carni rosse e trasformate sono risultate fortemente associate con concentrazioni di glucosio e di insulina a digiuno pi? elevate e con un maggior rischio di diabete [70]. Potenziali fattori eziologici per l'associazione tra carne e diabete sono i contenuti di acidi grassi saturi, di prodotti avanzati della glicosilazione, di nitrati e nitriti, di ferro eme, di trimetilammina-N-ossido, di aminoacidi ramificati e di intereferenti endocrini [70].
Trattamento
In uno studio clinico randomizzato di intervento che ha confrontato una dieta vegana a basso contenuto di grassi con una dieta basata sulle linee guida dell'American Diabetes Association, nel gruppo che aveva seguito la dieta vegana ? stato osservato un maggiore miglioramento del controllo glicemico, del profilo lipidico e del peso corporeo [71]. In uno studio randomizzato controllato della durata di 24 settimane condotto su pazienti con diabete di tipo 2, il gruppo che seguiva una dieta vegetariana isocalorica ha riportato maggiori miglioramenti nella sensibilit? insulinica, nella riduzione del grasso viscerale e una maggiore riduzione dei marker infiammatori rispetto coloro che seguivano una dieta convenzionale per diabetici [72].
Secondo una meta-analisi di sei studi clinici controllati, le diete vegetariane sono risultate associate a un miglioramento del controllo glicemico in soggetti con diabete di tipo 2 [73]. I modelli alimentari vegetariani e vegani caratterizzati da cibi vegetali ricchi di fibre nutrienti, riducono il rischio di diabete di tipo 2 e servono come efficace strumento terapeutico nella gestione del diabete di tipo 2.
Cancro
I risultati dell'Adventist Health Study-2 hanno mostrato che le diete vegetariane sono associate ad un minor rischio di tutti i tipi di cancro, e in particolare a un minor rischio di cancro dell'apparato gastrointestinale. Inoltre, una dieta vegana ha mostrato di essere pi? efficace di qualsiasi altro pattern dietetico nel ridurre l'incidenza di tutti i tipi di cancro [74]. Recentemente ? stato riportato che le diete vegane riducono il rischio di cancro alla prostata del 35% [75]. Una meta-analisi di sette studi ha riportato che i vegetariani mostravano un'incidenza di tutti i tipi di cancro ridotta del 18% rispetto ai non-vegetariani [59].
Studi epidemiologici hanno consistentemente dimostrato che il consumo regolare di frutta, verdura, legumi, cereali integrali si associa ad un ridotto rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro [76]. Diverse sostanze fitochimiche come sulforafano, acido ferulico, genisteina, indolo-3-carbinolo, curcumina, epigallocatechina-3-gallato, diallil-disolfuro, resveratrolo, licopene e quercetina, contenute in verdura, legumi, frutta, spezie e cereali integrali, possono fornire protezione contro il cancro [77, 78]. Queste sostanze fitochimiche sono note per interferire con svariati processi cellulari coinvolti nella progressione del cancro [79].
I vegetariani consumano tipicamente livelli pi? elevati di fibra rispetto ad altre diete. Lo studio EPIC, che coinvolge 10 paesi europei, ha riportato una riduzione del 25% del rischio di cancro colonrettale per coloro che assumevano la maggior quantit? di fibre rispetto a coloro che ne assumevano la pi? bassa quantit? [80]. In due grandi coorti statunitensi, invece, ? stata osservata una correlazione positiva tra il consumo di carne rossa trasformata e il rischio di cancro al colon-retto [81]. ? stato visto inoltre che il consumo di carne processata aumenta il rischio di morire di cancro [82]. In una revisione sistematica e meta-analisi di 26 studi epidemiologici, si ? visto che il rischio relativo di sviluppare adenomi colonrettali era di 1,27 volte (NdT: il 27% in pi?) per ogni 100 g di carne rossa al giorno, e di 1,29 volte (NdT: il 29% in pi?) per ogni 50 g al giorno di carne lavorata [83].
Osteoporosi
Studi sull'osso hanno riportato che i vegetariani hanno livelli simili o leggermente ridotti di densit? minerale ossea rispetto agli onnivori, e che i vegani in genere mostrano i livelli pi? bassi [84]. Queste differenze sono relativamente modeste, e sembrano non essere di rilevanza clinica, a condizione che i nutrienti critici siano adeguatamente forniti dalla dieta.
Le diete vegetariane sono associate a diversi fattori benefici per la salute dell'osso, tra cui un elevato consumo di frutta e verdura; un abbondante apporto di magnesio, potassio, vitamina K, vitamina C; un carico acido relativamente basso [36]. Al contrario, le diete vegetariane possono compromettere la salute delle ossa qualora contengano livelli insufficienti di calcio, vitamina D, vitamina B-12 e proteine [36]. Lo studio EPIC-Oxford ha registrato un aumento del 30% del rischio di fratture nei vegani, ma nessun aumento del rischio di fratture nei latto-ovo-vegetariani rispetto ai non-vegetariani. Tuttavia, quando nella valutazione sono stati inclusi solo i vegani che assumevano pi? di 525 mg/die di calcio, non ? pi? stata rilevata alcuna differenza nel rischio di fratture tra i gruppi [84]. L'Adventist Health Study-2 ha riportato che un consumo pi? frequente di legumi e di analoghi della carne riduceva il rischio di frattura dell'anca, con un effetto protettivo maggiore rispetto alla carne [85]. Le proteine hanno un impatto neutro o leggermente positivo sulla salute dell'osso [36]. Un insufficiente apporto di vitamine D e B-12 sono stati correlati a una bassa densit? minerale ossea, e a un aumento del rischio di frattura e osteoporosi [36].
Per raggiungere e mantenere un'ottima salute delle ossa, vegetariani e vegani devono essere ben consigliati di soddisfare la RDA per tutti i nutrienti, in particolare calcio, vitamina D, vitamina B-12 e proteine, e di consumare abbondanti quantit? di verdura e frutta [36].
Le diete vegetariane nel corso del ciclo vitale
Le diete vegane, latto-vegetariane e latto-ovo-vegetariane correttamente pianificate sono appropriate, soddisfano le esigenze nutrizionali e promuovono una crescita normale in tutte le fasi del ciclo vitale, compresi la gravidanza e l'allattamento, la prima e la seconda infanzia, l'adolescenza, l'et? adulta, l'et? anziana, e sono adeguate anche per gli atleti.
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