Le giornate si accorciano, fa freddo, il cielo ? grigio. Le moto sono una cosa sempre pi? rara da vedere sulle strade di tutti i giorni. Esco di casa, piove. Sono le 6. Stamattina mi sono alzato fin troppo presto. Salgo in macchina, me ne vado al lavoro, tanto che sto qui a fare? Un'orario insolito, non c'? nessuno per strada, ? tutto buio, tutto tranne la luce fioca emessa dalla porta socchiusa dell'ingresso di un negozio. Stanno sfornando il pane. Mi fermo, ne prendo un p? e riparto. La pioggerellina cade tintinnando sul vetro della macchina, gli annoiatissimi spazzolini vanno avanti e indietro, noiosi, con il loro ritmo ipnotizzante, puliscono il vetro. C'? un vecchietto in bicicletta. Star? andando a prendere il pane. Che tenerezza mi fanno i vecchietti, li vedi sulle loro bicilette quasi sempre nere, con il cestino, la giacchetta e il cappello. Sono sempre uguali, sar? cos? anche io? Lo osservo e mi tornano alla mente i racconti di mio nonno sulla guerra, su come si stava quando lui aveva la mia et?, quando lui doveva ricostruire un'italia che valeva ancora la pena chiamare per nome ed essere fieri nel farlo. Proseguo, senza accorgermene, pensando, sono gi? nel parcheggio dell'officina. Sono le 6.25. Oltrepasso il cancello, piove ancora, piano piano. C'? un micio sotto vicino alle scale antincendio. Bianco e nero, vieni qui piccolo. Si avvicina, quasi mi incanta con il suo sguardo, spezzo un pezzettino di pane e glielo allungo. Si avvicina, lo annusa e poi decide che forse ? meglio quello dello stomaco vuoto, decide di mangiarlo. Rimango l?, sotto la pioggia, senza obrello. Lo guardo mangiare. Ogni tanto si volta e mi osserva, poi mi si avvicina di nuovo e comincia a far le fusa. Ok ok te ne do ancora, apro lo zaino e tolgo un paio di fette di salame dal mio pranzo e gliele do. Stavolta ? pi? deciso, le mangia e se ne va. Che belli i gatti. Indipendenti, ruffiani, solitari. Io non so esser cos?, anche se a volte lo vorrei. Ho i capelli bagnati, meglio che entro senn? mi prendo un raffreddore e non ne ho voglia.
L'officina ? buia, silenziosa, morta. Fra poco si animer? di mille rumori, si accenderanno le radio e la giornata comincer? a vivere.
Entro nel mio ufficio, il lieve ronzio della stufa elettrica mi incanta. Chiudo gli occhi e penso. Il buio mi avvolge, i pensieri si rincorrono, il silenzio ? quasi assordante. Rimango qui, immobile, in uno stato di semi coscienza...
A un tratto qualcosa mi risveglia, apro gli occhi e mi giro, sento una mano poggiata sulla mia spalla. "Tutto bene Paolo?" E' il mio capo... "S? Alberto, ciao, tutto bene, mi stavo solo godendo questi 5 minuti"...
L'officina ? buia, silenziosa, morta. Fra poco si animer? di mille rumori, si accenderanno le radio e la giornata comincer? a vivere.
Entro nel mio ufficio, il lieve ronzio della stufa elettrica mi incanta. Chiudo gli occhi e penso. Il buio mi avvolge, i pensieri si rincorrono, il silenzio ? quasi assordante. Rimango qui, immobile, in uno stato di semi coscienza...
A un tratto qualcosa mi risveglia, apro gli occhi e mi giro, sento una mano poggiata sulla mia spalla. "Tutto bene Paolo?" E' il mio capo... "S? Alberto, ciao, tutto bene, mi stavo solo godendo questi 5 minuti"...
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