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? vecchio, ma ? la prima volta[lunghissimo]

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    #1

    ? vecchio, ma ? la prima volta[lunghissimo]

    l'ho letto ora per la prima voolta e ne sono rimasto...turbato, stranito...
    non ? opera mia (e come potrebbe), ma di un altro motociclista come noi.

    -------

    Oddone incontr? la Morte in un gelido e soleggiato sabato di gennaio.
    Proprio in uno di quei giorni, cos? rari durante gli inverni padani, nei quali la nebbia sembra uno spauracchio fantastico, irreale, scacciato da un sole sfolgorante. E quel sole si specchia negli infiniti brillanti di brina che ricoprono come un tappeto campagne e sempreverdi. Uno di quei rari giorni in cui spira il vento gelato che ha ripulito l'aria rendendola cristallina al punto che da Milano sembra di poter allungare la mano e di poter toccare tutto l'arco della Prealpi e delle Alpi coperte di neve.
    E' il giorno in cui i motociclisti che non hanno messo in letargo la propria compagna a due ruote non riescono a resistere all'irrefrenabile desiderio di far cantare il motore e di correre sulle strade. Andare, partire, lanciarsi e scivolare in quel nitore in compagnia del vento, verso nord, con le montagne e la neve negli occhi, con qualche eccitante lama di gelo a filtrare negli indumenti pesanti, o ad infiltrarsi dal bordo della visiera pur chiusa, o nel buco del guanto pesante. Ma con la virile smorfia di un sorriso goduto poderosamente scolpita sul grugno da duro biker. Ehi! Basta un'ora, due, e si ritorna rigenerati e vaccinati contro altre settimane di nebbia, neve o pioggia. In pace con se stessi e con il mondo.
    Oddone fece " pinpincavalin " per scegliere tra la Yamaha FZR 1000 e l'Harley Electra Glide, entrambe coperte da assicurazione in quel periodo. Vinse la Yamaha, ma lui ci pens? su un po' e decise per una cavalcata custom, lenta e ponderata, per godersi il paesaggio senza doversi troppo concentrare sulla guida e su una esagerata attenzione per eventuali tratti di strada ghiacciati. Inoltre avrebbe molto gradito, vista la temperatura nana, il buon riparo del largo parabrezza dell'Harley.
    Scald? bene il motore e part? alle undici del mattino, prendendo la provinciale verso Trezzo d'Adda. Era ben imbottito, come se avesse dovuto andare a sciare, e non sentiva minimamente freddo.
    Andava e motociclettava di gusto.


    Si sent? gelare quando La incontr?.
    Ad un incrocio.


    L? in mezzo al maledetto incrocio con i suoi stupidi ed inutili semafori c'era la maledetta automobile messa di traverso, con la fiancata sfondata. E per terra frammenti di vetro e di plastica ed i pezzi della motocicletta che giaceva distrutta metri pi? in l?. E poi i segni di una impossibile frenata, e quelli di un impatto e di una strisciata sull'asfalto.
    Oddone si sent? stringere il cuore come in una morsa, quando vide sul ciglio della strada il corpo coperto dal plaid colorato. Una coperta corta, dalla quale spuntavano due stivaletti neri.
    Non vide la gente che si assiepava commentando sottovoce. Vide "Lei", che osservava la forma nascosta sotto la coperta standosene immobile e silenziosa e tenendo piegato il capo nascosto dal cappuccio. Non c'era emozione in quello stare l?, in quell'essere presente. Lei era la Morte. Professionale, distaccata, fredda.
    Lentamente Oddone attravers? l'incrocio, evitando i rottami che giacevano a terra e cercando di non guardare n? il morto, n? gli spettatori che guardavano lui che passava con l'Harley, n? la moto che giaceva a terra, per non essere tentato di volerne riconoscere marca e modello, nonostante la distruzione.
    Lo spaventava pensare all'elegante e potente moto sportiva che quel miserevole rottame era stato soltanto pochi minuti prima.
    La sirena echeggi? alle sue spalle mentre si stava allontanando. Sirena di che, al diavolo! Polizia, inutile ambulanza? Ormai era fatta... era tutto finito. Il solito automobilista con la testa nelle nuvole, che svolta senza guardare, o frena di colpo, o apre la portiera o... o... o! Cento modi per fracassare testa ed ossa a noi che stiamo sulle moto!
    Oddone guidava a bassa velocit?, sconvolto da ci? che aveva dovuto vedere. La giornata era diventata intollerabilmente fredda, il piacere della guida invernale si era dissolto, il sole e le montagne coperte di neve sembravano appartenere ad un orizzonte che non era pi? il suo.
    Preg? brevemente per quell'uomo, che era stato un motociclista come era lui, fratello in quella passione travolgente che porta a cavalcare quei meravigliosi cavalli d'acciaio, tanto splendidi quanto vulnerabili, tanto esaltanti quanto pericolosi.
    Poi, all'improvviso, Oddone si rese conto di non essere solo, a cavallo della sua Electra Glide. Non riusc? a continuare nel suo vagabondare. Dovette fermarsi su uno spiazzo sterrato vicino ad un prato dall'erba secca coperta di brina. Scese di sella e tolse il casco. Non cap? se la causa del brivido gelido che gli scivol? lungo le membra fosse il venticello teso che spirava da nord, oppure la figura incappucciata di nero che sedeva sul sellone posteriore dell'Harley, appoggiandosi rilassata all'alto schienale.
    - Mi piace, la tua moto... - disse la Morte, ed aveva la voce dolce e profonda di una bella donna.
    Una bella donna sulla quale il Tempo non avesse potere alcuno. Una donna placida, matura, sicura del suo fascino e capace di trasmettere tutto ci? attraverso la sua voce.
    Niente roba rantolante, parole secche come il crepitare d'ossa, o sussurri malefici. Tutt'altro: una cosa ammaliante.
    - Una grande Harley tutta nera e cromata, con un motore come un grande cuore pulsante. Mi si addice, non trovi? - il cappuccio della Signora in Nero si mosse lentamente, come se lei stesse gustando la vista della moto sulla quale stava seduta.
    Oddone se ne stava zitto, con il casco tra le mani.
    - Spero di non averti spaventato... quando ti ho visto passare su questo splendore non ho saputo resistere alla tentazione di venire a fare un giretto con te. Il mio lavoro l'avevo finito, ormai, ed avevo ed ho un po' di tempo prima del prossimo appuntamento. -
    - Ha fatto bene. - dichiar? Oddone, e si sent? molto stupido, sia perch? si era rivolto alla Morte dandole educatamente del "lei", sia perch? era convinto che le sue parole fossero suonate, come dire? un tantino false.
    Il cappuccio della Signora vibr? leggermente, proprio come se lei stesse ridendo.
    - Grazie. - disse poi. - La tua moto ? anche molto comoda. L'hai chiamata Augusta, no? Bel nome. D? la giusta idea. -
    Oddone non sapeva cosa dire. Quello che gli stava succedendo non era vero, non poteva esserlo. Doveva avere preso un colpo di freddo. Forse una cosa grave, per procurargli una simile allucinazione...
    - Beh, se ? grave, non lo ? al punto da richiedere la mia presenza. - disse la Morte. - Ho ancora un po' di tempo libero, ma se ti spavento posso andarmene subito, se vuoi. -
    - Non sono proprio a mio agio, per la verit?. -
    - Anche se sai che non sono qui per te? -
    - Beh, insomma, questo mi tranquillizza un po'. - ammise Oddone, e poi corrug? la fronte cullando un pensiero sgradevole.
    - Ti stai chiedendo quanto tempo dovr? passare prima che il nostro appuntamento diventi una realt? compiuta... -
    - Lei sa leggere nel pensiero? -
    - Puoi darmi del tu. Mi hai portato a spasso sulla tua moto, no? -
    - Sai leggere nel pensiero? -
    - Che importanza ha? Secondo te un motociclista che ne vede un altro morto in mezzo alla strada riesce a non pensare "Chiss? quando toccher? a me?" -
    - No, certo. - ammise Oddone.
    - Vedi? Non occorre leggerti nel pensiero per sapere che stai pensando se anche a te toccher? incontrarmi in quel modo, o su un'automobile, piuttosto che in un letto... Certo preferiresti che non capitasse con la moto, forse per non dover distruggere uno dei tuoi sette gioielli a due ruote. -
    - E' proprio cos?... Per? io detesto la psico-logica. Chi la conosce mi pu? leggere dentro come in un libro aperto. -
    - Su, non te la prendere... E' solo che hai paura delle tue paure. Ed io mi sento di fare qualcosa per te, per ricambiare il piacere che mi hai dato portandomi in moto con te. Vorrei aiutarti ad esorcizzarle, le tue paure. Raccontale a me ed a te stesso, e vedrai che starai meglio. Parlami prima di tutte le cose brutte, e poi lascia che la luce del sole le sbiadisca, intanto che parliamo di tutte le sensazioni meravigliose che le motociclette sanno dare. Alla fine me ne potr? andare... Pensa! Potrai anche fare un paragone fra l'emozione che hai provato ad avere ME seduta sulla tua moto, alle tue spalle, e quella che ti d? una donna con grandi seni morbidi appoggiati contro la tua schiena... -
    " Chiss? se anche la Morte ha le..." cominci? a pensare Oddone.
    - Non essere irrispettoso! - lo rimprover? bonariamente la Morte, e lui si convinse che Lei poteva davvero leggere nel pensiero.
    - Dimmi perch? hai sette moto. - sussurr? la Signora, ed Oddone le spieg?:
    - Tante me ne sono piaciute, e tante ho avuto la fortuna di potermi permettere di possedere. -
    - Dispari di numero... perch? cos?, se ne distruggerai una incontrandomi, ne resteranno sempre tre per uno per ciascuno dei tuoi figli. -
    - E' cos?. - confess? Oddone, e la prima delle sue paure, quella pi? grande e potente, usc? fuori.
    - La vedo. - disse la Morte. - Vedo la paura per la vita dei tuoi figli... vedo che vorresti poter sfogare la tua passione per le moto pi? ancora di quanto tu non faccia, e regalare la passione ai tuoi figli come qualcosa di prezioso. Ma vedo che ti odi per questo, perch? temi di dar loro qualcosa che metta in pericolo la loro vita... -
    - Arrivo a desiderare che invece di amare le moto quanto le amo io , arrivino ad odiarle proprio in contrapposizione al mio modo di vivere questa passione... e ne sfuggano per sempre i pericoli che ne costituiscono il prezzo. -
    - Puoi sempre sperarlo. Puoi sperare che non sentano il richiamo di questa eccitante forma di libert?... Il richiamo dell'andare e dell'andare e dell'andare senza fermarsi... -
    - E dei colori e dei profumi, e del caldo e del freddo, e del vento che ti stuzzica o ti rinfresca... Che ? lo stesso vento che ora ti accarezza ed ora ti strapazza... che ora ti accompagna ed ora ti perseguita, mentre corri le strade. -
    - S?. Questo e molto altro ancora, che tu conosci. C'? sempre quel prezzo da pagare, che tu conosci... E c'? la paura... Dammene un'altra, delle tue paure! -
    - Basta cos? poco! Un attimo di distrazione. Mio o di chiunque altro... ed arrivi tu. -
    - Non ? soltanto questo, il prezzo. Non lasciare che le paure restino annidate dentro di te... c'? un prezzo anche pi? alto. -
    - Ma tutto ? gi? scritto? E' inutile lottare, risparmiarsi, essere prudenti? Il nostro appuntamento con te ? gi? fissato, ? ineluttabile? Oppure ? in nostro potere rimandare l'incontro ad un momento pi? lontano? - chiese Oddone accoratamente, cercando una risposta che fosse una via d'uscita dal castello di dubbi nel quale a volte si accorgeva di essere rinchiuso.
    - Hai troppo ben presente la favola del soldato di Samarcanda! Puoi immaginare quanto io ami una ipotesi tanto suggestiva ed arguta, ma non ? cos?: io arrivo quando ? giunto il momento, mai prima! Siete voi uomini che a volte, comportandovi da pazzi, arrivate in anticipo agli appuntamenti, mettendomi fretta e costringendomi a correre. Non ? cosa ch'io ami, ma non posso farne a meno. Devo essere sempre dove ? richiesta la mia presenza... Tu lo sai, tutti lo sanno: ? ineluttabile, tu l'hai detto. -
    - Ma sta scritto? -
    La Morte allarg? le braccia, e sembr? stringersi nelle spalle.
    - Sta scritto che io arrivi SEMPRE, non QUANDO io debba arrivare. Per? sta scritto ch'io arrivi quando DEVO arrivare. -
    - Non capisco. -
    - Se sali su una moto da cento cavalli, la lanci alla massima velocit? e chiudi gli occhi per venti secondi, stava scritto che tu lo facessi? Stava scritto che io e te avessimo un appuntamento in quel momento? -
    - No. -
    - Ma se tu fai questo, tu mi dai un appuntamento. E se sta scritto che devo essere presente, io devo essere presente. -
    - Chi scrive se devi essere presente? -
    - Se fosse scritto che l'uomo debba saperlo, tu lo sapresti gi?, non credi? -
    - Detesto la logica, quando mi si rivolta contro come un serpente! Morde. Fa male. Lascia brutte cicatrici. -
    - Su, non fare cos?... Nulla ? scritto "da sempre", altrimenti non esisterebbe la libert?; per contro, nulla ? che non venga scritto, o lentamente nel tempo o d'improvviso. Non ha importanza che ci? avvenga in seguito ad un atto di volont? di uno o di altri, oppure in seguito ad una casualit?. Non ha importanza quanto di totalmente assoluto sia nella casualit?, o quanto parziale o marginale sia la casualit? stessa. Quando accade qualcosa per cui io debba essere presente, io lo sono. Cos? dev'essere. -
    Oddone scosse la testa, con la fronte corrugata, come se avesse udito concetti espressi in una lingua sconosciuta. Ma riusc? ugualmente a porgere un'altra domanda:
    - Ma tu, quanto tempo PRIMA di un appuntamento sai di doverci andare? -
    - Il tempo necessario per arrivarci. -
    - Sapevo che mi avresti risposto cos?... -
    - Perch? non c'? altra risposta, non credi? Non arrivo mai in ritardo, nemmeno quando lo sono davvero: l'ora dell'appuntamento ? quando arrivo. N? prima, n? dopo. Nessuno pu? dire di essere morto n? un minuto, n? un'ora, n? un giorno dopo il momento nel quale avrebbe dovuto morire. Nessuno pu? dire di avermi aspettato. Si muore quando io arrivo, non quando eventualmente avrei dovuto arrivare. -
    Oddone rest? muto. Non sapeva cosa dire, annichilito dalla basilarit? di questi assunti.
    - Su, motociclista, continua: il prezzo pu? essere pi? alto. -
    - S?. Continuo. Questo il prezzo: mancare in malo modo all'appuntamento con te! Il nostro corpo ? cos? fragile... Basta poco, e ce ne restiamo qui, con il corpo o la mente devastati, a litigare con la vita nostra e con quella di chi ci sta intorno. Distrutti, inabili . A soffrire o far soffrire. A soffrire "e" a far soffrire. Magari ad aspettare con ansia TE, che non ti decidi ad arrivare, finch? non sta scritto che ? arrivata l'ora dell'appuntamento. -
    - Non ? destino, questo, che sia prerogativa unica di chi ha la passione per le moto. - sussurr? la Signora in Nero, indicando con una manica l'Harley in nero sulla quale continuava a stare piacevolmente seduta. - C'? chi ha sub?to quanto temi senza aver neppure in parte goduto le sensazioni che voi godete sulle moto. Il prezzo ? alto, ? vero, ma parliamo anche della mercanzia che si acquista. Parlamene tu, come ne parli a te stesso quando respiri il piacere che le tue sette amanti sanno darti... -
    Oddone esib? un sorriso un po' amaro, chiedendosi se era proprio quello ci? che la Morte voleva da lui. Aveva la voglia e la forza di parlarne, per?. Di parlare del piacere della moto.
    - C'? il senso di libert?. Ci sono le strade dei boschi e dei monti e quelle della riva dei laghi e dei fiumi. Ci sono i mille paesaggi da conoscere e da vivere. E da... scorrere. C'? la voglia di cavalcare il vento, nei momenti in cui non senti pi? il canto del motore, quando ti sembra di non essere nemmeno seduto su una moto, ma sull'aria. E l'aria... vola!
    Oppure c'? il piacere di guidare, di condurre quella bellissima cosa viva che sta sotto di te. Il piacere di guidare "davvero"... di dovere agire, muoverti, spostarti sulla sella per piegare il tuo mezzo come la strada e la tua velocit? richiedono. Con la continua, eccitante sensazione della sfida all'equilibrio, in quel continuo gioco di forze e vettori ed energia. In quel dominare il movimento, gustando le accelerazioni e le decelerazioni mentre le usi per farle partecipare all'insieme di tutti i fattori complessi... eppur dominabili, della guida. Ed intanto la stringi con i pugni e le ginocchia, la tua moto, e lavori con i piedi sui pedali e puoi cavare dal motore tutta una sinfonia di suoni diversi. -
    - C'? da dimenticarsi la paura, no? -
    - No. S?. S?, posso dimenticare, per un po'. Ma c'?, c'? sempre! Basta tanto poco per finire in pezzi! -
    - Anche tu hai cercato l'emozione forte, per?. L'hai cercata, la paura! Andavi a pi? di duecento all'ora, quel giorno, ed era una strada provinciale. Stretta, strettissima a quella velocit?... e cos? corta! E allora? -
    - Quel rettilineo sembrava finire dieci metri avanti i miei occhi... e stavo cos? steso sulla moto che mi sembrava di avere il naso a dieci centimetri dall'asfalto della strada. Ho mollato quasi subito. -
    - E confessi? -
    - Confesso una emozione violenta, e la paura era il suo condimento. -
    - E mentre danzi con le stagioni? Hai paura anche allora? -
    - No, come potrei? Sei cos? assorbito da ci? che vedi e vivi! Ancor oggi mi racconto la primavera sulle strade di Normandia, quelle strade lunghe e diritte, immerse in campi verdissimi, sotto un cielo tutto grigio e pigro ed umido... con i pensieri che mi si muovevano nella mente in volute lente, torpide... un torpore soltanto a tratti scosso dalle macchie di colore del violento giallo dei campi di colza in fiore. Ricordo i sospiri che mi sfuggivano dentro il casco, incontro al profumo esalato da quel verde umido e corroborante. E mi racconto la primavera sulle strade verso Mantova, con gli occhi pieni del colore dei fiori degli alberi di Giuda e di quelli delle forsizie, che imbrogliano, con una gioia priva di pudore, esplodendo i fiori quando gli altri vegetali si stanno ancor dando da fare ad emettere le foglie.
    Ed intanto ogni altro albero ed arbusto si sforza di mostrarsi con il verde pi? tenero e brillante, per competere con ogni altro albero ed arbusto per conquistare la meraviglia del verde pi? fresco. -
    - Ma...? -
    - Ma non puoi non vedere quel lungo, infinito guard rail... paziente ed instancabile nell'attendere di affettarti un braccio, o una gamba, o il collo... come una lama ben affilata. Con cento occasioni perch? tu e la tua moto andiate a fare la quella spiacevole esperienza. -
    - Non ci pensare. Dimmi dei profumi, invece. -
    - Ci sono i profumi della primavera avanzata, quando si va in giro con la visiera del casco semiaperta, per lasciarli penetrare ed affondarvi il viso... il profumo delle ginestre delle isole, quello della lavanda di Provenza! Le dolcissime robinie di Lombardia, le glicini, i tigli!
    Ti ritrovi a guidare nell'estate, e non ti sei neppure accorto di quando ci sei entrato.
    Trovi l'alito caldo ed umido dei campi strapieni di mais, e l'aroma fragrante del fieno appena tagliato, e l'odore irruente del letame che nutre la terra, ed i vapori bollenti delle erbe che cuociono al sole. -
    - Ma... ma? -
    - Ma come fai ad ignorare quei muretti infiniti di cemento , quelle grigie meraviglie componibili che separano le carreggiate, e che ti aspettano? Un sasso schizzato da una ruota d'auto, una vespa che ti s'infila nel casco... oppure un piccolo urto, una ruota che perde aderenza. Tu lo sai, ci sono ampie possibilit? di scelta: grattugiarsi fino alle ossa strisciando il muretto o l'asfalto... oppure giocare a carambola restando al di qua... - e qui Oddone gesticol?, mimando un tragico flipper. - O saltare di l? per spiaccicarsi meglio. Senza sapere chi sceglie quale sia il tuo gioco... Forse senza nemmeno il tempo di capire quale sia, il dannato gioco! -
    Oddone chin? il capo e tacque.
    Il venticello gelido gli pass? sulle orecchie, teso come un rasoio.
    - Ma, nonostante tutto, il bagnato, o il ghiaccio, o il terriccio viscido che sporca l'asfalto non ti fermano, d'inverno. Eppure l'unico profumo che senti ? quello del freddo... E sei qui con la moto, e ti porti a spasso un'ospite. -
    - Avrei preferito farti correre su monti e colline, in mezzo ai colori ed ai profumi dell'autunno. - Oddone sbirci? la Signora, che contemplava le montagne imbiancate, e si rese conto di ci? che aveva appena detto. - Ma tu li conosci da sempre, dall'alba dei tempi... -
    - Dimmeli tu... ? tanto tempo che non ci penso pi?. Forse me ne sono scordata. Racconta, su. -
    - Non ? possibile raccontare tutte le sfumature del verde, del marrone, del giallo e dell'arancio che si affollano nei boschi dell'autunno! Magari lo sapessi fare! Dimentico perfino i primi due o tre degli infiniti rossi degli aceri, non appena ? passato un po' di tempo, quando i miei occhi non ne sono pi? riempiti... Ogni bosco ha un profumo diverso, e questo profumo cambia, se lo respiri al mattino, piuttosto che a met? del giorno o al tramonto. E poi cambia ancora al variare dell'umidit?... e dopo una notte umida respiri fragranze che ti allargano i polmoni e la mente... -
    - Continua... -
    - ... -
    - Continua, su, non essere ritroso. Io sono... -
    - Non dirlo! E' soltanto nel cuore dell'autunno che i colori ed i profumi ora ti imbaldanziscono, quando il sole ? caldo e l'aria asciutta, ora ti commuovono, quando tramonta il sole. Ed infine ti riempiono di dolcezza e tristezza e rimpianto, quando rinfresca ed ? pi? umido, e molte sono le foglie gi? cadute ed i profumi sono quelli che sentivi da bambino nei boschi e nelle campagne e tra i cespugli delle rive dei fiumi. -
    - E dov'? la paura? -
    - Mah! - ammise Oddone, dopo averci pensato su un po'. - Forse non ? davvero paura, quella di volare via insieme alle foglie e di perdersi nei boschi dell'autunno... Forse non c'? paura di finire tra alberi e cespugli. O forse non ? il momento di pensarci, o il caso di continuare a farlo. -
    - E' cos?. Alla fine le paure sono consumate, sbiadite, ridotte. E ti resta cos? tanto in cambio! -
    - Davvero? -
    - Tu lo senti. Io mi porto via le tue paure , ed il piacere di tutte le cose belle che mi hai raccontato . Continua a goderne. Continua! -
    - Con minor paura? -
    - S?, o no. Non importa, se continui a goderne. Con prudenza, se vuoi, perch? lo devi. -
    Oddone rest? in silenzio, fissando la Signora in Nero, che se ne stava ancora seduta sull'Harley, rilassata, con il vestito ed il cappuccio che ondeggiavano con grazia, e compostamente, al soffio del vento dell'inverno.
    - Ti saluto, ora. E' tempo ch'io vada. -
    - Arrivederci, Morte. -
    - Arrivederci, motociclista. Sii prudente. Cerca di non arrivare in anticipo al nostro appuntamento! -
    - InchAllah. - disse Oddone, come suo solito.
    Ma la Signora in Nero era gi? svanita.

    Lui si mise a cavallo dell'Harley ed avvi? il motore. Sospir?. Si sentiva pi? tranquillo. Rasserenato. Beh, anche rassegnato. Stette ad ascoltare il canto del motore. Il poderoso ronfare lo cull?, e le vibrazioni lo riscaldarono.
    Il sole continuava a splendere, in quel bellissimo, gelido sabato. Oddone consider? che la Morte appariva ora qui, ora l?, ma la Vita era dappertutto. Era il caso di vivere. Infil? il casco e riport? la moto sulla strada, dirigendosi a nord.
    Le montagne coperte di neve scintillavano incoronando l'orizzonte, ed era uno spettacolo bello da piangere.


    Oddone incontr? la Morte in un gelido e soleggiato sabato di gennaio.

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    #2
    Mamma mia troppo lungo......

    poi lo leggo per?.

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      #3
      letto, molto bello

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        #4
        Ho i brividi...? bellissima!

        non ho altre parole da esprimere...? veramente straordinaria!

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        Working...
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