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Adesso giaci su un lettimo immobile, esausta e distrutta.
Sei dolcemente inerme come una bambola rotta, adagiata sul lettino di una bimba.
Qualcosa di prepotente, di impetuoso e grande come la tua ira ti ha spezzata e vinta, ma solo per adesso. Il tuo spirito ? forte, e il tempo ti aiuter? a risistemare i cocci del tuo corpo martoriato, strumento della tua passione e ahim? anche della tua rabbia di vivere.
Quante volte ti rimproveravo di questo tuo prepotente impeto !!! Quante sere passate a discutere di questo tuo perpetuo malessere, che si traduceva spesso in inutile e perniciosa collera !!
Lo so... ci si crede immortali, specie alla tua et?.
La tua mano ieri, la tua mano dentro la mia mi ha fatto capire che il tuo spirito ha bisogno di un aiuto. Tu non chiedi mai aiuto; l'hai chiesto solo a me, perch? sai che di me ti puoi fidare. Ti star? vicino, e da quella mano, l'unica libera che ti ? rimasta, ti trasmetter? tutta la dolcezza che posso, finch? l'indulgenza di dottori e infermieri mi permetter? di starti accanto in rianimazione.
Stai tranquilla, bambolina mia, e cerca di dormire. Sogna che un giorno cavalcherai di nuovo la tua furia, perch? tu sai vivere solo cos?. Sogna che percorreremo nuovamente le nostre strade, col ginocchio che bacia l'asfalto, nostro amico e infido nemico a un tempo. Io ti rimproverer? come sempre, e tu come sempre mi riprenderai dicendo che in fondo io non vado tanto pi? piano di te, ed hai ragione... io sono matto come te, e forse di pi?, perch? non ho nemmeno la scusante dell'et?.
Io sono un randagio che compie ancora le pazzie di un diciottenne, hai ragione, e forse per questo ci siamo trovati subito cos? in sintonia e siamo diventati ci? che siamo.
Riconosco di avere ancora troppi sogni, ma "li far? cadere ad uno ad uno, spezzer? le ali del destino", e sapr? tenere i piedi per terra per avere la solidit? che ti servir? nei lunghi e penosi mesi della riabilitazione. Sarai TU la mia medicina, amica mia, quando ti sosterr? per camminare ancora, e quando inevitabilmente ti asseconder? nelle tue follie, come ho sempre fatto.
Tu cos? forte, ma in realt? cos? dolce e fragile...
Tu cos? ingenua eppure cos? matura.
Ho accolto tutte le confidenze sugli uomini che hai fatto (inevitabilmente) soffrire e su quelli che facevano soffrire te. Ti rifugiavi in me come in un fratello maggiore.
Abbiamo affrontato insieme la terribile nebbia dell'inverno, col freddo che ti bruciava le mani, ricordi? Tu ti stringevi a me per cercare un minimo calore, e io guidavo cno una mano sola per avere un braccio libero per coprire le tue mani falcidiate dal freddo e dall'umido.
Quante ne abbiamo passate !! E quante ne passeremo ancora, perch? so che non sar? questo momentaneo KO a farti desistere.
Ti voglio bene, amica mia, e non ti abbandoner?.
Non leggerai mai queste righe, ma queste cose gi? le sai.
Te la ha raccontate ieri la mia mano che prendeva la tua, su quel lettino d'ospedale...
Sei dolcemente inerme come una bambola rotta, adagiata sul lettino di una bimba.
Qualcosa di prepotente, di impetuoso e grande come la tua ira ti ha spezzata e vinta, ma solo per adesso. Il tuo spirito ? forte, e il tempo ti aiuter? a risistemare i cocci del tuo corpo martoriato, strumento della tua passione e ahim? anche della tua rabbia di vivere.
Quante volte ti rimproveravo di questo tuo prepotente impeto !!! Quante sere passate a discutere di questo tuo perpetuo malessere, che si traduceva spesso in inutile e perniciosa collera !!
Lo so... ci si crede immortali, specie alla tua et?.
La tua mano ieri, la tua mano dentro la mia mi ha fatto capire che il tuo spirito ha bisogno di un aiuto. Tu non chiedi mai aiuto; l'hai chiesto solo a me, perch? sai che di me ti puoi fidare. Ti star? vicino, e da quella mano, l'unica libera che ti ? rimasta, ti trasmetter? tutta la dolcezza che posso, finch? l'indulgenza di dottori e infermieri mi permetter? di starti accanto in rianimazione.
Stai tranquilla, bambolina mia, e cerca di dormire. Sogna che un giorno cavalcherai di nuovo la tua furia, perch? tu sai vivere solo cos?. Sogna che percorreremo nuovamente le nostre strade, col ginocchio che bacia l'asfalto, nostro amico e infido nemico a un tempo. Io ti rimproverer? come sempre, e tu come sempre mi riprenderai dicendo che in fondo io non vado tanto pi? piano di te, ed hai ragione... io sono matto come te, e forse di pi?, perch? non ho nemmeno la scusante dell'et?.
Io sono un randagio che compie ancora le pazzie di un diciottenne, hai ragione, e forse per questo ci siamo trovati subito cos? in sintonia e siamo diventati ci? che siamo.
Riconosco di avere ancora troppi sogni, ma "li far? cadere ad uno ad uno, spezzer? le ali del destino", e sapr? tenere i piedi per terra per avere la solidit? che ti servir? nei lunghi e penosi mesi della riabilitazione. Sarai TU la mia medicina, amica mia, quando ti sosterr? per camminare ancora, e quando inevitabilmente ti asseconder? nelle tue follie, come ho sempre fatto.
Tu cos? forte, ma in realt? cos? dolce e fragile...
Tu cos? ingenua eppure cos? matura.
Ho accolto tutte le confidenze sugli uomini che hai fatto (inevitabilmente) soffrire e su quelli che facevano soffrire te. Ti rifugiavi in me come in un fratello maggiore.
Abbiamo affrontato insieme la terribile nebbia dell'inverno, col freddo che ti bruciava le mani, ricordi? Tu ti stringevi a me per cercare un minimo calore, e io guidavo cno una mano sola per avere un braccio libero per coprire le tue mani falcidiate dal freddo e dall'umido.
Quante ne abbiamo passate !! E quante ne passeremo ancora, perch? so che non sar? questo momentaneo KO a farti desistere.
Ti voglio bene, amica mia, e non ti abbandoner?.
Non leggerai mai queste righe, ma queste cose gi? le sai.
Te la ha raccontate ieri la mia mano che prendeva la tua, su quel lettino d'ospedale...
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