Il blitz per bomba caduta da soffitto
Una bomba fissata al soffitto della palestra della scuola di Beslan. "Fissata" per modo di dire perch? quel nastro adesivo che la reggeva alla parete si ? staccato e da l? ? cominciata l'apocalisse. "Eravamo tutti ammassati nella palestra - ha raccontato una sopravvissuta - quando il nastro ha ceduto e una bomba ? cascata, esplodendo". Poi il fuggi fuggi con la situazione che ? precipitata. "Ci sparavano addosso da ogni parte" racconta un altro.
Quell'esplosione dicono due ragazzini coperti di tagli, "ci ha dato la possibilit? di scappare. Eravamo sdraiati sul pavimento, terrorizzati, quando abbiamo sentito il botto. Allora ci siamo alzati e siamo corsi alle finestre, per spaccare i vetri. Per fortuna quelli della palestra erano di plastica, altrimenti ci saremmo feriti pi? gravemente". Uno dei due ha confermato che "i sequestratori ci hanno presi di mira. Ci sparavano addosso da sopra, dal soffitto. La gente scappava in tutte le direzioni, c'erano almeno 200 o 300 persone che correvano con noi".
Un'altra donna ha parlato di "due grandi ordigni messi nei canestri da basket, e collegati da un filo attraverso tutto il campo da gioco". Un bambino si aggirava smarrito fra i reporter: "Non riesco a trovare i miei genitori, non riesco a ricordarmi che faccia abbiano".
Una ragazza, Diana, ha raccontato che gli ostaggi sono stati costretti a bere le proprie urine per dissetarsi: "Non ci davano nulla da mangiare n? da bere. Facevamo pipi' nelle bottiglie e la filtravamo con le magliette per calmare l'arsura". Di fame, sete, caldo avevano gi? riferito le donne liberate gioved? in un momento incoraggiante delle trattative.
Dalle loro testimonianze emerge l'assoluta indifferenza dei sequestratori per l'eta' dei piccoli ostaggi: "i piu' piccoli erano terrorizzati, ma disciplinati - aveva detto l'insegnante Rita Gazdinova, rilasciata con la figlia Madina, di tre anni, ma che aveva dovuto lasciare dentro altre due figlie di 11 e 14 anni - per? chiedevano spesso di andare in bagno, e ogni volta che piangevano troppo, quelli sparavano in aria per zittirli". Galina Zandarova, anche lei rilasciata ieri, ha ribadito il racconto della compagnia di prigionia, aggiungendo che nel primo giorno, due "vedove nere" si sono fatte saltare per aria per eliminare chi faceva resistenza. "Ci hanno detto che le loro sorelle avevano vinto". Sempre Zandarova ha parlato di esecuzioni sommarie dei feriti: "li portavano in corridoio per finirli".
Una bomba fissata al soffitto della palestra della scuola di Beslan. "Fissata" per modo di dire perch? quel nastro adesivo che la reggeva alla parete si ? staccato e da l? ? cominciata l'apocalisse. "Eravamo tutti ammassati nella palestra - ha raccontato una sopravvissuta - quando il nastro ha ceduto e una bomba ? cascata, esplodendo". Poi il fuggi fuggi con la situazione che ? precipitata. "Ci sparavano addosso da ogni parte" racconta un altro.
Quell'esplosione dicono due ragazzini coperti di tagli, "ci ha dato la possibilit? di scappare. Eravamo sdraiati sul pavimento, terrorizzati, quando abbiamo sentito il botto. Allora ci siamo alzati e siamo corsi alle finestre, per spaccare i vetri. Per fortuna quelli della palestra erano di plastica, altrimenti ci saremmo feriti pi? gravemente". Uno dei due ha confermato che "i sequestratori ci hanno presi di mira. Ci sparavano addosso da sopra, dal soffitto. La gente scappava in tutte le direzioni, c'erano almeno 200 o 300 persone che correvano con noi".
Un'altra donna ha parlato di "due grandi ordigni messi nei canestri da basket, e collegati da un filo attraverso tutto il campo da gioco". Un bambino si aggirava smarrito fra i reporter: "Non riesco a trovare i miei genitori, non riesco a ricordarmi che faccia abbiano".
Una ragazza, Diana, ha raccontato che gli ostaggi sono stati costretti a bere le proprie urine per dissetarsi: "Non ci davano nulla da mangiare n? da bere. Facevamo pipi' nelle bottiglie e la filtravamo con le magliette per calmare l'arsura". Di fame, sete, caldo avevano gi? riferito le donne liberate gioved? in un momento incoraggiante delle trattative.
Dalle loro testimonianze emerge l'assoluta indifferenza dei sequestratori per l'eta' dei piccoli ostaggi: "i piu' piccoli erano terrorizzati, ma disciplinati - aveva detto l'insegnante Rita Gazdinova, rilasciata con la figlia Madina, di tre anni, ma che aveva dovuto lasciare dentro altre due figlie di 11 e 14 anni - per? chiedevano spesso di andare in bagno, e ogni volta che piangevano troppo, quelli sparavano in aria per zittirli". Galina Zandarova, anche lei rilasciata ieri, ha ribadito il racconto della compagnia di prigionia, aggiungendo che nel primo giorno, due "vedove nere" si sono fatte saltare per aria per eliminare chi faceva resistenza. "Ci hanno detto che le loro sorelle avevano vinto". Sempre Zandarova ha parlato di esecuzioni sommarie dei feriti: "li portavano in corridoio per finirli".
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