Visto il successone del precedente io e l'utente misterioso abbiamo pensato di dare vita ad un serial ![Laughing](https://www.daidegasforum.com/core/images/smilies/icon_lol.gif)
![Laughing](https://www.daidegasforum.com/core/images/smilies/icon_lol.gif)
sempre dallo scrittore misterioso:
qualche tempo fa, preso dall?indolenza dell?autunno, mi sono steso sulla mia chaise longue per riflettere su coloro che ormai dominano il nostro vivere quotidiano e che io chiamo i comici.
e per comici intendo una vasta categoria che ricomprende in s? politici, opinionisti, tronisti, veline e cos? via.
insomma una corte di giullari che per una serie infinita di motivi, speranzosi di ingraziarsi qualcuno o qualcosa, arringano, fomentano, blandiscono e proclamano in un crescendo rossiniano.
per? non ? sulle loro azioni che mi voglio soffermare quanto sulla decisione di diventare un ?comico?.
? evidente che questi comici, prima di decidere di fare questa ?scelta professionale?, hanno avuto la possibilit? di meditare e di confrontare il valore della loro scelta rispetto ad un altra.
immaginino che abbiano deciso di fare i comici, invece di prendere una qualche laurea, perch? una volta presa la laurea questa vale meno professionalmente di quanto non valga imparare bene il mestiere di fare il comico.
possiamo quindi stabilire che questa scelta iniziale del comico ? di dare un senso alla propria vita.
ma andiamo avanti. il comico - una volta presa la decisione di fare questo lavoro - deve imparare: deve andare come si diceva una volta a ?bottega?, imparare dagli altri comici come si fa il lavoro; poi mettersi all'opera e cominciare anche lui a fare il comico; ha imparato le tecniche e anche lui inizia a far ridere adoperando gli strumenti dell?ironia, del sarcasmo, delle allusioni, dei doppi sensi, ecc..
se ? un eccellente comico, a un certo punto mediter? sugli strumenti che utilizza e si chieder? se per caso non farebbe meglio il proprio lavoro modificando in qualche parte alcuni degli strumenti; se poi ? un genio, si inventer? persino qualche nuovo strumento per la comicit?.
i comici dei nostri giorni non lo sanno, ma nel momento in cui riflettono sull?uso degli strumenti della comicit? fanno un'opera filosofica.
ma perch??
perch? ? chiaro che mentre il comico pensa a mutare gli strumenti della sua comicit? non ? divertente ma tale riflessione gli permetter? un domani di essere pi? comico e quindi fa filosofia della comicit?, in quanto riflette sull'attivit? che sta svolgendo.
ci? porta a concludere che certe stupidaggini dei comici dei nostri giorni hanno profonde radici filosofiche e ci? mi ha reso, ad un tratto, sgomento, ma mi ha fatto anche ricordare cosa ripeteva john maynard keynes: contro la stupidit? anche gli dei sono impotenti. ci vorrebbe il signore. ma dovrebbe scendere lui di persona, non mandare il figlio; non ? il momento dei bambini.
qualche tempo fa, preso dall?indolenza dell?autunno, mi sono steso sulla mia chaise longue per riflettere su coloro che ormai dominano il nostro vivere quotidiano e che io chiamo i comici.
e per comici intendo una vasta categoria che ricomprende in s? politici, opinionisti, tronisti, veline e cos? via.
insomma una corte di giullari che per una serie infinita di motivi, speranzosi di ingraziarsi qualcuno o qualcosa, arringano, fomentano, blandiscono e proclamano in un crescendo rossiniano.
per? non ? sulle loro azioni che mi voglio soffermare quanto sulla decisione di diventare un ?comico?.
? evidente che questi comici, prima di decidere di fare questa ?scelta professionale?, hanno avuto la possibilit? di meditare e di confrontare il valore della loro scelta rispetto ad un altra.
immaginino che abbiano deciso di fare i comici, invece di prendere una qualche laurea, perch? una volta presa la laurea questa vale meno professionalmente di quanto non valga imparare bene il mestiere di fare il comico.
possiamo quindi stabilire che questa scelta iniziale del comico ? di dare un senso alla propria vita.
ma andiamo avanti. il comico - una volta presa la decisione di fare questo lavoro - deve imparare: deve andare come si diceva una volta a ?bottega?, imparare dagli altri comici come si fa il lavoro; poi mettersi all'opera e cominciare anche lui a fare il comico; ha imparato le tecniche e anche lui inizia a far ridere adoperando gli strumenti dell?ironia, del sarcasmo, delle allusioni, dei doppi sensi, ecc..
se ? un eccellente comico, a un certo punto mediter? sugli strumenti che utilizza e si chieder? se per caso non farebbe meglio il proprio lavoro modificando in qualche parte alcuni degli strumenti; se poi ? un genio, si inventer? persino qualche nuovo strumento per la comicit?.
i comici dei nostri giorni non lo sanno, ma nel momento in cui riflettono sull?uso degli strumenti della comicit? fanno un'opera filosofica.
ma perch??
perch? ? chiaro che mentre il comico pensa a mutare gli strumenti della sua comicit? non ? divertente ma tale riflessione gli permetter? un domani di essere pi? comico e quindi fa filosofia della comicit?, in quanto riflette sull'attivit? che sta svolgendo.
ci? porta a concludere che certe stupidaggini dei comici dei nostri giorni hanno profonde radici filosofiche e ci? mi ha reso, ad un tratto, sgomento, ma mi ha fatto anche ricordare cosa ripeteva john maynard keynes: contro la stupidit? anche gli dei sono impotenti. ci vorrebbe il signore. ma dovrebbe scendere lui di persona, non mandare il figlio; non ? il momento dei bambini.
![briggin](https://www.daidegasforum.com/core/images/smilies/icon_biggrin.gif)
![briggin](https://www.daidegasforum.com/core/images/smilies/icon_biggrin.gif)
Comment