un paese alla deriva
Energia, l'Italia dei no
Eolico, nucleare, rigassificatori: tutti bocciati. I consumi? Come mezzo miliardo di africani
L'impianto eolico di Castiglione Messer Marino, Chieti (Ansa) Lo ?scienziato? Giovanni Paneroni era sicuro di se stesso: ?Come il giovane Davide / decapit? Golia / il Paneroni impavide / cambi? l'astronomia?. Girava per le sagre paesane della Lombardia degli anni Trenta vendendo arance, torroni, ciambelle e tiramolla illustrando urbi et orbi la sua teoria scientifica. Primo: ?? il sole che ruota intorno alla terra e non il contrario, o bestie!?. Secondo: ?Il sole ha un diametro di 2 metri, pesa 14 chili, gira a 1000 chilometri fissi dalla terra e ha un calore cos? strapotente che costringe i mari a svaporare come una pignatta bollente?. Terzo: ?La terra non gira. E chi l'ha scoperto? Me! E dunque io sono uno dei dieci uomini pi? interessanti della terraferma?. (..) Mai avuto un dubbio, il Paneroni. Beato lui. Alberto Asor Rosa, invece, un rovello ce l'ha: ?A fronte della minaccia di scempio del paesaggio non ? da escludersi il ricorso alle centrali nucleari?. E come lui, uno dei protagonisti dell'intellighenzia di sinistra italiana, cominciano ad averlo in tanti. Piuttosto che distese immense di pannelli solari e sconfinate foreste metalliche di mulini a vento, non sar? il caso di tornare all'energia atomica? Ma per carit?, s'infiamma Alfonso Pecoraro Scanio: ?Chernobyl ha dimostrato che le dimensioni del rischio nucleare sono inaccettabili e immorali. Per difendere il bello non c'? bisogno di giocare alla roulette dell'atomo?. Meglio le centrali a carbone? No, le centrali a carbone no. Meglio le centrali a petrolio? No, le centrali a petrolio no. Meglio il gas, che per? chiede i rigassificatori, cio? impianti che riportino il combustibile dalla forma liquida a quella gassosa? Ma per carit?! ? vero che si potrebbero usare le piattaforme dove un tempo si estraeva metano, gi? allacciate ai metanodotti e abbandonate in mare aperto nell'Adriatico, ma prima ?bisogna preparare una valutazione sugli impatti ambientali insieme con i nostri vicini, soprattutto con la Slovenia, ma anche con la Croazia ?.
Allora l'eolico? Adagio: ?Alcuni impianti si possono fare. Per? non dobbiamo installare torri gigantesche proprio sulle rotte degli uccelli migratori, che vengono sterminati dalle pale?. Di pi?: ?L'Europa ci condannerebbe?. L'Europa, a dire il vero, ha fatto scelte diverse. Tenendo conto s? degli uccelli migratori, ma non solo. Anche la Francia rest? atterrita davanti al disastro di Chernobyl, ma si ? tenuta 59 centrali atomiche. Anche la Germania ammutol? vedendo le immagini dell'incendio al reattore numero 4, ma i suoi 17 impianti non li ha affatto chiusi seduta stante neppure negli anni in cui i verdi erano fortissimi e avevano agli Esteri Joschka Fischer, che medi? un'uscita dal nucleare (oggi tutta da rivedere) nell'arco di vent'anni. (..) E cos? tutti gli altri Paesi europei, che si sentirono come noi appestati dalle radiazioni che venivano da lontano e scossi dall'idea di non poter mangiare l'insalata o il basilico contaminati, ma non si affrettarono a mettere i lucchetti alle turbine. Risultato: siamo esposti a tutti i rischi di 158 centrali europee altrui, alcune delle quali sono a poche decine di chilometri dai nostri confini, e senza avere per contro uno straccio di elettricit?. Di pi?: siamo alla merc? dei capricci degli altri. Il che, se l'Italia fosse una comunit? di Amish della Pennsylvania che si alzano al levar del sole, si coricano al tramonto e vivono rifiutando la modernit?, non sarebbe un problema enorme. Il guaio ? che non lo siamo. Consumiamo ogni anno, tra imprese, uffici, negozi e famiglie, 338 miliardi di chilowattora. Una quantit? impalpabile. Della quale fatichiamo a capire le dimensioni se non grazie a dei paragoni. Che mettono i brividi. Secondo Eurostat, l'Italia ?brucia? tanta energia elettrica quanto Turchia, Polonia, Romania e Austria le quali messe insieme hanno 136 milioni di abitanti. O se volete (stavolta i dati sono dell'Aie, l'Agenzia internazionale dell'energia) quanto mezzo miliardo di africani. E avanti di questo passo nel 2025 consumeremo il 5,3% di tutta l'energia prodotta nel pianeta con lo 0,7% della popolazione mondiale. Bene: esaurita ogni possibilit? di sfruttare ancora di pi? le risorse idriche (ogni salto, dalle Alpi valdostane ai monti Nebrodi, ? gi? stato usato) e poveri come siamo di materie prime, la nostra autonomia ? pari al 12% del totale. Per il resto dipendiamo dall'estero.
Il 12% lo compriamo direttamente dai Paesi vicini, il che significa, spiega l'ingegner Giancarlo Bolognini, ?che all'estero ci sono 8 centrali nucleari della potenza di quella di Caorso che lavorano a pieno regime per noi?. Il 75% ce lo facciamo da noi ma solo grazie a materie prime acquistate da governi e societ? stranieri (gas dalla Russia e dall'Algeria, petrolio da pi? parti).
Risultato finale: l'energia elettrica prodotta in Italia costa il 60% pi? della media europea, due volte quella francese e tre volte quella svedese. Si pensi che per produrre elettricit?, spiega l'Aie, l'Italia brucia in un anno tanto olio combustibile quanto l'India in un anno e mezzo. Per l'esattezza in 551 giorni. E tanto gas quanto tutta l'America Latina in 439 giorni. Va da s? che siamo il Paese europeo che (nonostante il gas naturale copra ormai la met? del settore) dipende di pi? dal petrolio. Nel solo 2005 ne abbiamo consumato nelle centrali circa 6 milioni e mezzo di tonnellate, pari a 32 superpetroliere come la Exxon Valdez che anni fa affond? in Alaska causando un disastro ecologico. Sei volte di pi? che la Germania o la Francia, dodici volte pi? che il Regno Unito.
Una ?bolletta? pazzesca. Di oltre 30 miliardi di euro l'anno. (?) Un Paese serio, davanti a un quadro cos? fosco di dissesto energetico e alla minaccia di blackout come quello che paralizz? ore e ore l'Italia il 28 settembre del 2003 per un guasto dovuto alla caduta in un albero in Svizzera, non si darebbe pace nella ricerca di vie d'uscita. Nucleare o solare, eolica o geotermica: ma una soluzione. La cronaca di questi anni, invece, ? un impasto di veti, controveti, velleitarismi, fughe in avanti, vilt? e retromarce. Nel caos pi? totale. (?) Se abbiano ragione o torto, ad avere tanta fiducia nel nucleare, non lo sappiamo. Lo stesso Carlo Rubbia, in un'intervista ad ?Arianna editrice?, conferma che ?il nucleare di oggi produce scorie radioattive da far paura? e che ?in realt? avevamo il modo per produrre energia bruciando proprio le scorie, anzi l'Italia era leader nel mondo in questa tecnologia? ma ora ?ce la stanno copiando i giapponesi ?. Insomma, la questione ? aperta. E non ha senso, tanto pi? dopo aver visto le reazioni sconvolte sul tema delle scorie a Scanzano Jonico o in Sardegna, andarsi a impiccare in discussioni nelle quali sono spaccati gli stessi scienziati.
Ma resta il tema: o facciamo qualcosa o restiamo appesi, con le nostre fabbriche e le nostre lampadine, ai capricci degli stranieri che ci tengono in pugno. Ed ? l? che si vede la disastrosa incapacit? della nostra classe dirigente, non solo dei ?signor no? dell'ambientalismo talebano, di fare delle scelte. Anche gli svedesi, per dire, votarono a favore del progressivo abbandono del nucleare. Molto prima di noi, nel 1980. Ma dandosi scadenze lunghe lunghe. Per spegnere completamente la centrale di Barseb?ck hanno aspettato venticinque anni e l'ultima chiss? quando la chiuderanno davvero dato che tutti i sondaggi dicono che la stragrande maggioranza dei cittadini ha cambiato idea: piuttosto che finire ostaggio degli stranieri, meglio il nucleare. In ogni caso, si sono mossi. Cercando sul serio le alternative possibili. Come hanno fatto tutti i governi seri in tutto il mondo. Compresi quelli che il petrolio ce l'hanno. Noi invece?
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella
30 aprile 2008
Energia, l'Italia dei no
Eolico, nucleare, rigassificatori: tutti bocciati. I consumi? Come mezzo miliardo di africani
- LE PUNTATE PRECEDENTI
- Dai privilegi dei bidelli agli onorevoli
- Nei porti italiani le navi non entrano pi?
L'impianto eolico di Castiglione Messer Marino, Chieti (Ansa) Lo ?scienziato? Giovanni Paneroni era sicuro di se stesso: ?Come il giovane Davide / decapit? Golia / il Paneroni impavide / cambi? l'astronomia?. Girava per le sagre paesane della Lombardia degli anni Trenta vendendo arance, torroni, ciambelle e tiramolla illustrando urbi et orbi la sua teoria scientifica. Primo: ?? il sole che ruota intorno alla terra e non il contrario, o bestie!?. Secondo: ?Il sole ha un diametro di 2 metri, pesa 14 chili, gira a 1000 chilometri fissi dalla terra e ha un calore cos? strapotente che costringe i mari a svaporare come una pignatta bollente?. Terzo: ?La terra non gira. E chi l'ha scoperto? Me! E dunque io sono uno dei dieci uomini pi? interessanti della terraferma?. (..) Mai avuto un dubbio, il Paneroni. Beato lui. Alberto Asor Rosa, invece, un rovello ce l'ha: ?A fronte della minaccia di scempio del paesaggio non ? da escludersi il ricorso alle centrali nucleari?. E come lui, uno dei protagonisti dell'intellighenzia di sinistra italiana, cominciano ad averlo in tanti. Piuttosto che distese immense di pannelli solari e sconfinate foreste metalliche di mulini a vento, non sar? il caso di tornare all'energia atomica? Ma per carit?, s'infiamma Alfonso Pecoraro Scanio: ?Chernobyl ha dimostrato che le dimensioni del rischio nucleare sono inaccettabili e immorali. Per difendere il bello non c'? bisogno di giocare alla roulette dell'atomo?. Meglio le centrali a carbone? No, le centrali a carbone no. Meglio le centrali a petrolio? No, le centrali a petrolio no. Meglio il gas, che per? chiede i rigassificatori, cio? impianti che riportino il combustibile dalla forma liquida a quella gassosa? Ma per carit?! ? vero che si potrebbero usare le piattaforme dove un tempo si estraeva metano, gi? allacciate ai metanodotti e abbandonate in mare aperto nell'Adriatico, ma prima ?bisogna preparare una valutazione sugli impatti ambientali insieme con i nostri vicini, soprattutto con la Slovenia, ma anche con la Croazia ?.
Allora l'eolico? Adagio: ?Alcuni impianti si possono fare. Per? non dobbiamo installare torri gigantesche proprio sulle rotte degli uccelli migratori, che vengono sterminati dalle pale?. Di pi?: ?L'Europa ci condannerebbe?. L'Europa, a dire il vero, ha fatto scelte diverse. Tenendo conto s? degli uccelli migratori, ma non solo. Anche la Francia rest? atterrita davanti al disastro di Chernobyl, ma si ? tenuta 59 centrali atomiche. Anche la Germania ammutol? vedendo le immagini dell'incendio al reattore numero 4, ma i suoi 17 impianti non li ha affatto chiusi seduta stante neppure negli anni in cui i verdi erano fortissimi e avevano agli Esteri Joschka Fischer, che medi? un'uscita dal nucleare (oggi tutta da rivedere) nell'arco di vent'anni. (..) E cos? tutti gli altri Paesi europei, che si sentirono come noi appestati dalle radiazioni che venivano da lontano e scossi dall'idea di non poter mangiare l'insalata o il basilico contaminati, ma non si affrettarono a mettere i lucchetti alle turbine. Risultato: siamo esposti a tutti i rischi di 158 centrali europee altrui, alcune delle quali sono a poche decine di chilometri dai nostri confini, e senza avere per contro uno straccio di elettricit?. Di pi?: siamo alla merc? dei capricci degli altri. Il che, se l'Italia fosse una comunit? di Amish della Pennsylvania che si alzano al levar del sole, si coricano al tramonto e vivono rifiutando la modernit?, non sarebbe un problema enorme. Il guaio ? che non lo siamo. Consumiamo ogni anno, tra imprese, uffici, negozi e famiglie, 338 miliardi di chilowattora. Una quantit? impalpabile. Della quale fatichiamo a capire le dimensioni se non grazie a dei paragoni. Che mettono i brividi. Secondo Eurostat, l'Italia ?brucia? tanta energia elettrica quanto Turchia, Polonia, Romania e Austria le quali messe insieme hanno 136 milioni di abitanti. O se volete (stavolta i dati sono dell'Aie, l'Agenzia internazionale dell'energia) quanto mezzo miliardo di africani. E avanti di questo passo nel 2025 consumeremo il 5,3% di tutta l'energia prodotta nel pianeta con lo 0,7% della popolazione mondiale. Bene: esaurita ogni possibilit? di sfruttare ancora di pi? le risorse idriche (ogni salto, dalle Alpi valdostane ai monti Nebrodi, ? gi? stato usato) e poveri come siamo di materie prime, la nostra autonomia ? pari al 12% del totale. Per il resto dipendiamo dall'estero.
Il 12% lo compriamo direttamente dai Paesi vicini, il che significa, spiega l'ingegner Giancarlo Bolognini, ?che all'estero ci sono 8 centrali nucleari della potenza di quella di Caorso che lavorano a pieno regime per noi?. Il 75% ce lo facciamo da noi ma solo grazie a materie prime acquistate da governi e societ? stranieri (gas dalla Russia e dall'Algeria, petrolio da pi? parti).
Risultato finale: l'energia elettrica prodotta in Italia costa il 60% pi? della media europea, due volte quella francese e tre volte quella svedese. Si pensi che per produrre elettricit?, spiega l'Aie, l'Italia brucia in un anno tanto olio combustibile quanto l'India in un anno e mezzo. Per l'esattezza in 551 giorni. E tanto gas quanto tutta l'America Latina in 439 giorni. Va da s? che siamo il Paese europeo che (nonostante il gas naturale copra ormai la met? del settore) dipende di pi? dal petrolio. Nel solo 2005 ne abbiamo consumato nelle centrali circa 6 milioni e mezzo di tonnellate, pari a 32 superpetroliere come la Exxon Valdez che anni fa affond? in Alaska causando un disastro ecologico. Sei volte di pi? che la Germania o la Francia, dodici volte pi? che il Regno Unito.
Una ?bolletta? pazzesca. Di oltre 30 miliardi di euro l'anno. (?) Un Paese serio, davanti a un quadro cos? fosco di dissesto energetico e alla minaccia di blackout come quello che paralizz? ore e ore l'Italia il 28 settembre del 2003 per un guasto dovuto alla caduta in un albero in Svizzera, non si darebbe pace nella ricerca di vie d'uscita. Nucleare o solare, eolica o geotermica: ma una soluzione. La cronaca di questi anni, invece, ? un impasto di veti, controveti, velleitarismi, fughe in avanti, vilt? e retromarce. Nel caos pi? totale. (?) Se abbiano ragione o torto, ad avere tanta fiducia nel nucleare, non lo sappiamo. Lo stesso Carlo Rubbia, in un'intervista ad ?Arianna editrice?, conferma che ?il nucleare di oggi produce scorie radioattive da far paura? e che ?in realt? avevamo il modo per produrre energia bruciando proprio le scorie, anzi l'Italia era leader nel mondo in questa tecnologia? ma ora ?ce la stanno copiando i giapponesi ?. Insomma, la questione ? aperta. E non ha senso, tanto pi? dopo aver visto le reazioni sconvolte sul tema delle scorie a Scanzano Jonico o in Sardegna, andarsi a impiccare in discussioni nelle quali sono spaccati gli stessi scienziati.
Ma resta il tema: o facciamo qualcosa o restiamo appesi, con le nostre fabbriche e le nostre lampadine, ai capricci degli stranieri che ci tengono in pugno. Ed ? l? che si vede la disastrosa incapacit? della nostra classe dirigente, non solo dei ?signor no? dell'ambientalismo talebano, di fare delle scelte. Anche gli svedesi, per dire, votarono a favore del progressivo abbandono del nucleare. Molto prima di noi, nel 1980. Ma dandosi scadenze lunghe lunghe. Per spegnere completamente la centrale di Barseb?ck hanno aspettato venticinque anni e l'ultima chiss? quando la chiuderanno davvero dato che tutti i sondaggi dicono che la stragrande maggioranza dei cittadini ha cambiato idea: piuttosto che finire ostaggio degli stranieri, meglio il nucleare. In ogni caso, si sono mossi. Cercando sul serio le alternative possibili. Come hanno fatto tutti i governi seri in tutto il mondo. Compresi quelli che il petrolio ce l'hanno. Noi invece?
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella
30 aprile 2008
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