Il tempo di un “chissenefrega”. Una frazione d’attimo per salvare una vita.
“Chissenefrega”, ha detto Mario Ciarambino. Chissenefrega se sono un invalido, ha pensato. Chissenefrega di come sto, perchè io quella ragazza la devo salvare.
Non un eroe per caso, dunque, ma un uomo generoso che ha pensato a quello che faceva, anche se ci ha pensato in un decimo di secondo. Lui, un cittadino tranquillo, cinquantenne ha salvato una ragazza che si era buttata dal sesto piano.
Era appena uscito da una sala giochi a Giardinetti, quartiere dell'estrema periferia romana, quando gli è piovuta una scarpa in testa. «Ma che è?», si è domandato.
Lo sguardo verso l’alto, istintivamente. E lei, qualla ragazza appesa nel vuoto al balcone di un palazzo. «Che fai? Fermati, per carità». Ma lei niente. E’ disperata. Si lascia andare.
E Mario la vede precipitare da quasi 15 metri. Invece di scansarsi, si è messo con le braccia tese con la speranza di salvarla. Un’impresa impossibile. Invece, questa volta Mario, 50 anni, due figlie, invalido, non è rimasto schiacciato dal corpo della ragazza, ma è riuscito a salvarle la vita. Lui ha attutito il colpo con il suo corpo in modo che la testa della giovane non si schiantasse sul cemento, mentre le gambe della ragazza sono finite su una Smart parcheggiata.
Mario Ciarambino, fisico asciutto, non molto alto ma tanto coraggio, se l’è cavata con la sospetta frattura di una gamba. La ragazza 26 anni, invece, è ricoverata a causa di qualche frattura ma non rischia la vita né avrà conseguenze gravi per quel volo da quasi venti metri.
«Che le devo dire – racconta Mario Ciarambino seduto su una sedia a rotelle al pronto soccorso -. C’ho ripensato a freddo a quello che ho fatto. Ho davvero corso il rischio di morire. Il peso di quella ragazza da venti metri d’altezza poteva uccidermi. Anche i medici mi hanno detto che ho rischiato tantissimo. Ma, in quel momento, quando ho visto quella donna appesa al balcone ho fatto la cosa che ritenevo più giusta fare: ho cercato di salvarla».
«Ero in strada – dice – ho visto cadere dall’alto una pantofola rosa. Per questo ho alzato gli occhi sulla parte alta del palazzo. Ho visto quella ragazza appesa. Era minuta, o forse mi sembrava così per la distanza. Ho gridato “che fai? Dai non lo fare”.
Poi, l’ho vista cadere e allora ho cercato di prenderla al volo. Mi rendo conto solo ora che sono stato un incosciente. Il mio corpo ha deviato la traiettoria della caduta. La ragazza è finita sopra me e sulla Smart che è di un pompiere mio amico».
I poliziotti, specialmente in quel quartiere di Roma, Giardinetti, ne hanno viste di tutti i colori. Ma questa, davvero, supera ogni fantasia. Sono rimasti increduli quando hanno accertato la dinamica del tentato suicidio finito bene solo grazie al coraggio di Mario. «Roba dell’altro mondo», hanno detto. E invece no. Roba di questo mondo, cose che succedono a Natale. O no?
“Chissenefrega”, ha detto Mario Ciarambino. Chissenefrega se sono un invalido, ha pensato. Chissenefrega di come sto, perchè io quella ragazza la devo salvare.
Non un eroe per caso, dunque, ma un uomo generoso che ha pensato a quello che faceva, anche se ci ha pensato in un decimo di secondo. Lui, un cittadino tranquillo, cinquantenne ha salvato una ragazza che si era buttata dal sesto piano.
Era appena uscito da una sala giochi a Giardinetti, quartiere dell'estrema periferia romana, quando gli è piovuta una scarpa in testa. «Ma che è?», si è domandato.
Lo sguardo verso l’alto, istintivamente. E lei, qualla ragazza appesa nel vuoto al balcone di un palazzo. «Che fai? Fermati, per carità». Ma lei niente. E’ disperata. Si lascia andare.
E Mario la vede precipitare da quasi 15 metri. Invece di scansarsi, si è messo con le braccia tese con la speranza di salvarla. Un’impresa impossibile. Invece, questa volta Mario, 50 anni, due figlie, invalido, non è rimasto schiacciato dal corpo della ragazza, ma è riuscito a salvarle la vita. Lui ha attutito il colpo con il suo corpo in modo che la testa della giovane non si schiantasse sul cemento, mentre le gambe della ragazza sono finite su una Smart parcheggiata.
Mario Ciarambino, fisico asciutto, non molto alto ma tanto coraggio, se l’è cavata con la sospetta frattura di una gamba. La ragazza 26 anni, invece, è ricoverata a causa di qualche frattura ma non rischia la vita né avrà conseguenze gravi per quel volo da quasi venti metri.
«Che le devo dire – racconta Mario Ciarambino seduto su una sedia a rotelle al pronto soccorso -. C’ho ripensato a freddo a quello che ho fatto. Ho davvero corso il rischio di morire. Il peso di quella ragazza da venti metri d’altezza poteva uccidermi. Anche i medici mi hanno detto che ho rischiato tantissimo. Ma, in quel momento, quando ho visto quella donna appesa al balcone ho fatto la cosa che ritenevo più giusta fare: ho cercato di salvarla».
«Ero in strada – dice – ho visto cadere dall’alto una pantofola rosa. Per questo ho alzato gli occhi sulla parte alta del palazzo. Ho visto quella ragazza appesa. Era minuta, o forse mi sembrava così per la distanza. Ho gridato “che fai? Dai non lo fare”.
Poi, l’ho vista cadere e allora ho cercato di prenderla al volo. Mi rendo conto solo ora che sono stato un incosciente. Il mio corpo ha deviato la traiettoria della caduta. La ragazza è finita sopra me e sulla Smart che è di un pompiere mio amico».
I poliziotti, specialmente in quel quartiere di Roma, Giardinetti, ne hanno viste di tutti i colori. Ma questa, davvero, supera ogni fantasia. Sono rimasti increduli quando hanno accertato la dinamica del tentato suicidio finito bene solo grazie al coraggio di Mario. «Roba dell’altro mondo», hanno detto. E invece no. Roba di questo mondo, cose che succedono a Natale. O no?
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