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miti e leggende ........

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    #1

    miti e leggende ........

    sono semrpe stata affascinata dalle leggende greche, sin dal liceo quando le traducevamo mi piaceva moltissimo fantasticare sulle spiegazioni umane agli eventi naturali.. vorrei dedicare questo post alle pi? belle leggende.. ecco a voi secondo i greci.. l'origine dell'eco che sentiamo fra le montagne...

    Eco e Narciso


    La ninfa Eco abitava tra le selve montane; essendo molto loquace talvolta gli dei dell?Olimpo la mandavano a chiamare per farsi raccontare tutte le storie che era capace d?inventare sul momento e scacciare cos? la loro noia. Era soprattutto Giove ad approfittarne spesso: infatti, quando il re degli dei aveva in programma qualche scappatella sulla Terra, pregava Eco d?intrattenere Giunone.
    La ninfa faceva miracoli, e cos? la dea l?aveva carissima e ne era deliziata. Purtroppo, per?, un giorno che Giove si era trattenuto troppo a lungo sulla Terra, le chiacchiere della povera Eco infastidirono Giunone a tal punto che si adir? e le inflisse un severo castigo: da quel giorno non avrebbe mai pi? potuto parlare come prima, ma sarebbe stata costretta a ripetere solo l?ultima sillaba dell?ultima parola di colui che l?avesse interpellata.
    Il castigo fu veramente duro, e la sofferenza aument? quando la fanciulla s?innamor? di Narciso.
    Figlio del ***- fiume Cefiso e della ninfa Liriope, Narciso era un bellissimo giovane, ignaro, per?, della propria bellezza, poich? tra i boschi dei monti, dove viveva cacciando, non c?erano specchi in cui potersi mirare.
    Quando era bambino l?indovino Tiresia cos? aveva vaticinato sul suo avvenire: Questo bambino vivr? fino a quando non conoscer? se stesso scorgendo la propria immagine.
    Molte ninfe e fanciulle mortali s?innamorarono di lui, per? Narciso non ricambiava nessuna. Anche Eco s?innamor? del giovane, ma non ebbe maggior fortuna delle altre perch? Narciso non solo non corrispondeva il suo amore, ma era infastidito dal suo strano modo di parlare, sicch? cominci? ad indispettirsi seriamente e a maltrattarla.
    Eco soffriva tanto, non riusciva ad allontanarsi da lui, ma si rendeva conto che il bellissimo giovane non voleva assolutamente saperne di lei, e cos? cominci? a piangere e a deperire, e ad ogni sgarbatezza di Narciso correva a nascondersi ai piedi di una rupe, dove trascorreva giorni interi senza prendere cibo: ormai si era ridotta pelle ed ossa, mentre la sua voce continuava a ripetere l?ultima sillaba delle parole che sentiva.
    La sua bellezza sfior?, Eco si consum? lentamente e di lei non rimasero che le ossa e un filo di voce.
    Gli dei, allora, impietositi, la mutarono in rupe, per questo ancora oggi tutti coloro che passano davanti ad una rupe e pronunciano qualche parola odono Eco che risponde l?ultima sillaba.
    La spietata indifferenza di Narciso verso l?infelice Eco, che per lui era morta d?amore, suscit? l?indignazione degli dei, e soprattutto di Nemesi, la dea della vendetta, che decise di punirlo. Discese, allora, dall?Olimpo e, assunto l?aspetto di un cacciatore, si avvicin? al giovane proponendogli di condurlo in un luogo ricco di selvaggina.
    Narciso acconsent?, ed insieme al cacciatore giunse in un luogo mai visto prima: una bellissima radura circondata da alti alberi, e nel mezzo c?era una fonte dalle acque chiare ed immobili.
    Nemesi lo condusse presso l?orlo della fonte e lo invit? a piegarsi sull?acqua, ed allora Narciso vide la cosa pi? bella del creato, vide se stesso.
    Chino sull?acqua rest? a contemplare lungamente la sua immagine mentre Nemesi gli sussurrava all?orecchio con voce fredda: Rimarrai qui per sempre, Narciso; rimarrai qui per l?eternit? a contemplare il tuo volto pi? bello di quello di tutte le ninfe e di tutte le dee. Nessun cuore di donna soffrir? pi? per la tua bellezza che ora hai conosciuto. Questo era il significato del vaticinio di Tiresia.
    E Narciso rimase l? per sempre, piegato sull?acqua, incapace di staccarsi dalla visione della propria immagine.
    Come simbolo della mitologica figura del giovinetto che s?invagh? della propria bellezza rimase il fiore giallo del narciso che, pallido e delicato, cresce lungo i piccoli corsi d?acqua, piegando il suo stelo quasi a volersi specchiare.

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    #2
    Esistono sempre in Grecia dei reperti risalenti intorno all'anno mille.
    Si tratta di tradizioni millenarie che da sempre hanno contraddistindo un popolo affacciato sul mare e influenzato da continui traffici.
    Risale ed e' datata attraverso un esame al carbonio 12 una statua del 1100 raffigurante una strana divinita' china quasi supina su se stessa.
    Tale divinita' aveva nome BUCUM ed era venerata da tutta la popolazione.
    La figura mitologica di tipo maschile risulta quasi essere avveneristica, in quanto la posizione assunta e il modo con la quale viene raffigurata imita perfettamente la postura dei cittadini moderni.
    Pare fra l'altro che le feste in onore del *** BUCUM consistessero in una tavola apparecchiata da ogni sorta di attrezzo e marchingegno di cui, presa una persona del villaggio e posta supina a pancia in giu' su tale tavolozza doveva provare a piacer di popolo al motto di tu davanti e dietro tutti quanti.
    Pare fra l'altro che l'idea del trapano moderno sia venuta in mente a qualcuno durante queste feste...
    Scusa se ti ho ucciso la poesia ma non potevo resistere....

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      #3
      ROMOLO E REMO

      Dopo la fuga da *****, Enea giunse nel Lazio e venne accolto dal re Latino, ne sposò la figlia Lavinia e fondò la città di Lavinio (l'odierna Pratica di Mare).
      Dopo trent'anni, Ascanio, figlio di Enea, fondò una nuova città, Alba Longa, sulla quale regnarono i suoi discendenti. Molti anni dopo uno di questi, Numitore, fu spodestato dal fratello Amulio, il quale, per evitare che potessero nascere eredi legittimi, costrinse la figlia di Numitore, Rea Silvia, a farsi vestale.
      Rea Silvia fu posseduta con la forza dal *** Marte, in un bosco sacro dove era andata a prendere dell'acqua. Dall'unione nacquero due fratelli gemelli: Romolo e Remo.
      Per ordine dello zio, la madre fu mandata a morte, come prevedeva la legge per le vestali che non rispettavano il voto di castità. Il fiume Aniene, dove il corpo fu gettato, ne ebbe pietà e la resuscitò. I figli le vennero tolti per essere uccisi, come tutti i figli illegittimi o indesiderati. Il servo incaricato non ebbe cuore di farlo e li affidò alla sorte deponendoli in una cesta che lasciò scorrere sulle acque del Tevere verso un miglior destino.
      Per le piogge recenti il fiume era straripato ed aveva allagato i campi nella zona del Velabro. La cesta coi due bambini si arenò in una pozza e, quando le acque del fiume si ritirarono, la cesta rimase all'asciutto ai piedi di un albero di fico (il ficus ruminalis).
      Altre fonti fanno coincidere il punto dove si fermò la cesta con i gemelli con una grotta collocata alla base del Palatino, detta "Lupercale" perché sacra a Marte e a Fauno Luperco.
      Allevati da una lupa
      Faustolo trova la lupa con i gemelli
      Rubens, ai Musei Capitolini
      Una lupa, scesa dai monti al fiume per abbeverarsi, fu attirata dai vagiti dei due bambini, li raggiunse e si mise ad allattarli. Vuole la tradizione che anche un picchio portò loro del cibo. Così li trovò il pastore Faustolo, che li raccolse e li portò dalla moglie Acca Larenzia (o Laurenzia).
      I bambini crebbero nella capanna di Faustolo e Laurenzia, situata sulla sommità del Palatino, nella zona del colle chiamata "Germalo" (o "Cermalo"). Faustolo li aveva chiamati Romolo e Remo.
      I fratelli divennero adulti e per caso vennero a conoscenza della loro origine reale e dell'usurpazione di Amulio. Un giorno, durante le feste dei Lupercali litigarono con i pastori di Numitore. Dopo la rissa, Remo fu portato da Amulio, con l'accusa di aver devastato i campi di Numitore. Amulio inviò il prigioniero dal fratello per il giudizio ma questi, impressionato dalla somiglianza con sua figlia Rea Silvia, lo lasciò andare. Nel frattempo, Faustolo aveva raccontato a Romolo delle loro origini e dell'usurpazione di Amulio.
      Romolo radunò i compagni e si diresse da Amulio, raggiunto da Remo liberato da Numitore. Amulio venne ucciso e Numitore ritornò re di Alba Longa.
      Ottenuto da lui il permesso, Romolo e Remo lasciarono Alba Longa e si recarono sulla riva del Tevere per fondare una nuova città nei luoghi dove erano cresciuti.
      “Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli auspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova citt&#224; e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione. Cos&#236;, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l'Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice tocc&#242; a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi il doppio quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re l'uno e l'altro contemporaneamente. Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorit&#224; nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si pass&#242; al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette [pi&#249; probabilmente il pomerium , il solco sacro] e quindi Romolo, al colmo dell'ira, l'avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: <<Cos&#236;, d'ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura.>> In questo modo Romolo s'impossess&#242; da solo del potere e la citt&#224; appena fondata prese il nome del suo fondatore.
      Romolo divenne quindi il primo re di Roma.


      dedicato alla nostra CITTA' ETERNA

      ettore
      Last edited by ett69; 13-09-07, 10:04.

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        #4
        Originally posted by LASTMINUTE View Post
        Esistono sempre in Grecia dei reperti risalenti intorno all'anno mille.
        Si tratta di tradizioni millenarie che da sempre hanno contraddistindo un popolo affacciato sul mare e influenzato da continui traffici.
        Risale ed e' datata attraverso un esame al carbonio 12 una statua del 1100 raffigurante una strana divinita' china quasi supina su se stessa.
        Tale divinita' aveva nome BUCUM ed era venerata da tutta la popolazione.
        La figura mitologica di tipo maschile risulta quasi essere avveneristica, in quanto la posizione assunta e il modo con la quale viene raffigurata imita perfettamente la postura dei cittadini moderni.
        Pare fra l'altro che le feste in onore del *** BUCUM consistessero in una tavola apparecchiata da ogni sorta di attrezzo e marchingegno di cui, presa una persona del villaggio e posta supina a pancia in giu' su tale tavolozza doveva provare a piacer di popolo al motto di tu davanti e dietro tutti quanti.
        Pare fra l'altro che l'idea del trapano moderno sia venuta in mente a qualcuno durante queste feste...
        Scusa se ti ho ucciso la poesia ma non potevo resistere....
        babba io ke l'ho capito solo alla fine ke mi sfottevi

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          #5
          grazie ettore &#232; molo bella!

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            #6
            Quest'anno ho scoperto quella dell'isola di Dia (di fronte a Iraklion,Creta)...e' molto bella come tutte le leggende greche

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              #7
              e se ci mettiamo anche questi?????

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                #8
                carino Isa ..mi piaciUe .. ...azz...del 2007...ma se io non riesco a uppare post con pi? di un anno?
                non mi tornano i conti
                Last edited by danystoner; 31-12-11, 10:09.

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                  #9
                  Originally posted by ett69 View Post
                  ROMOLO E REMO

                  ...bla bla bla...

                  dedicato alla nostra CITTA' ETERNA

                  ettore
                  Originally posted by Isa.xox View Post
                  grazie ettore &#232; molo bella!
                  Non per rovinarvi la festa, ma l'eneide l'ha scritta Virgilio... Il mantovano Virgilio... :sissi:

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