Craig, un mio amico intimo e collega dell?universit?, comunicava energia e vitalit? ovunque andasse. Focalizzava la sua attenzione su di te mentre gli parlavi e ti faceva sentire pi? importante che mai. La gente lo adorava. Un giorno d'autunno Craig ed io stavamo studiando: era una bella giornata piena di sole, e io guardavo fuori dalla finestra, quando scorsi uno dei miei docenti che attraversava il parcheggio.?Ecco uno che vorrei proprio evitare d'incontrare? dissi. ?Perch??? chiese Craig. Gli spiegai che qualche mese prima ci eravamo lasciati in malo modo: io mi ero offeso per qualcosa che lui mi aveva detto, e a mia volta gli avevo risposto per le rime. ?Inoltre? aggiunsi ?non gli vado a genio.? Craig guard? in basso verso il professore. ?Forse hai capito male? disse. ?Forse ? proprio il contrario, e ti comporti cos? perch? sei tu che hai paura. Probabilmente pensa di non piacerti, cos? lui ti ? ostile. Alla gente piace la gente che l'apprezza. Se mostri interesse nei suoi confronti, lui far? altrettanto. Su, vai gi? e parlagli.?Rimasi colpito dalle sue parole. Decisi di fare una prova e scesi gi? per le scale, diretto al parcheggio. Salutai l'insegnante con calore e gli chiesi come avesse passato le vacanze. Mi guard?, sinceramente sorpreso. Poi ci incamminammo chiacchierando, e non feci fatica a immaginare il mio saggio amico che ci guardava dalla finestra con un sorriso d'approvazione. Craig mi aveva fatto capire un concetto elementare, tanto elementare che non riuscivo a convincermi di non esserci arrivato da solo. Come la maggior parte dei giovani, mi sentivo insicuro, e temevo sempre il giudizio degli altri, mentre invece erano proprio gli altri a preoccuparsi di come li avrei giudicati io. Da quel giorno, invece di vedere - e temere - la critica negli occhi del mio prossimo, cercai di riconoscere la necessit? che la gente ha di stabilire un rapporto, di comunicare e regalare agli altri qualcosa di s?. In questo modo ho scoperto un volto nuovo della gente, un volto che non avrei mai conosciuto altrimenti.
Per esempio, una volta, su un treno che attraversava il Canada, cominciai a chiacchierare con un signore che tutti evitavano perch? parlava e si compor*tava come fosse ubriaco. Salt? fuori che quel poveretto si stava riprenden*do da un ictus. Era stato macchinista sulla stessa linea ferroviaria che stava*mo percorrendo, e durante la notte mi raccont? la storia di ogni chilometro dei percorso, che si chiamava Pile O? Bones (?Mucchio d'ossa?) per le mi*gliaia di scheletri di bisonti lasciati un tempo sul terreno dai cacciatori india*ni. E mi parl? anche del leggendario Big Jack, un operaio svedese addetto alla posa dei binari che poteva solleva*re da solo rotaie del peso di oltre 200 chili; e del conduttore McDonald, che aveva come compagno di viaggio un coniglio. Mentre il sole mattutino sor*geva colorando l'orizzonte, quell'uomo mi prese per la mano e mi fiss? negli occhi. ?Grazie dell'attenzione? mi dis*se. ?In genere nessuno mi d? retta?. Non avrebbe dovuto ringraziarmi: il piacere era stato tutto mio.
A Oakland, in California, fui ferma*to una volta a un angolo di strada da un gruppetto di turisti che aveva biso*gno di un'informazione; si trattava di una famiglia di australiani proveniente da una citt? della remota costa nord-oc*cidentale di quel paese. Chiesi loro co*me si vivesse laggi? e, mentre prende*vamo un caff?, mi raccontarono degli enormi coccodrilli marini ?con il dor*so largo come la capote di un'automo*bile? che frequentavano i paraggi di casa loro. Ogni incontro, scoprii, si tra*sformava in un'avventura, ogni perso*na diventava una lezione di vita, li ric*co, il povero, il forte e il debole, tutti erano pieni di dubbi e di sogni, proprio come me. E ognuno aveva una storia speciale da raccontare: bastava solo che li ascoltassi.
Un vecchio e barbuto vagabondo mi raccont? come fosse riuscito a sfamare la sua famiglia durante la crisi econo*mica degli Anni Trenta: sparava con la doppietta dentro uno stagno e poi rac*coglieva i pesci storditi dall'esplosione che galleggiavano in superficie. Un vi*gile mi spieg? che aveva imparato a muovere le mani per dirigere il traffico osservando attentamente toreri e diret*tori d'orchestra. E una giovane estetista mi comunic? la gioia che provava os*servando le anziane ospiti di una casa di riposo che sorridevano ammirando le loro nuove acconciature. Quanto spesso ci lasciamo sfuggire queste op*portunit?. La ragazza che tutti vedono bruttina, il giovane vestito da punk: queste persone, e tutte le altre che ab*biamo intorno, hanno qualcosa da rac*contare, proprio come voi. E, come voi, sognano di trovare qualcuno di*sposto ad ascoltarle.
Ecco la lezione di Craig. Prima di tutto, amate la gente; poi, fate domande. Vedrete che la luce che irradiate sugli altri torner? a riflettersi su di voi, centuplicata in splendore.
Per esempio, una volta, su un treno che attraversava il Canada, cominciai a chiacchierare con un signore che tutti evitavano perch? parlava e si compor*tava come fosse ubriaco. Salt? fuori che quel poveretto si stava riprenden*do da un ictus. Era stato macchinista sulla stessa linea ferroviaria che stava*mo percorrendo, e durante la notte mi raccont? la storia di ogni chilometro dei percorso, che si chiamava Pile O? Bones (?Mucchio d'ossa?) per le mi*gliaia di scheletri di bisonti lasciati un tempo sul terreno dai cacciatori india*ni. E mi parl? anche del leggendario Big Jack, un operaio svedese addetto alla posa dei binari che poteva solleva*re da solo rotaie del peso di oltre 200 chili; e del conduttore McDonald, che aveva come compagno di viaggio un coniglio. Mentre il sole mattutino sor*geva colorando l'orizzonte, quell'uomo mi prese per la mano e mi fiss? negli occhi. ?Grazie dell'attenzione? mi dis*se. ?In genere nessuno mi d? retta?. Non avrebbe dovuto ringraziarmi: il piacere era stato tutto mio.
A Oakland, in California, fui ferma*to una volta a un angolo di strada da un gruppetto di turisti che aveva biso*gno di un'informazione; si trattava di una famiglia di australiani proveniente da una citt? della remota costa nord-oc*cidentale di quel paese. Chiesi loro co*me si vivesse laggi? e, mentre prende*vamo un caff?, mi raccontarono degli enormi coccodrilli marini ?con il dor*so largo come la capote di un'automo*bile? che frequentavano i paraggi di casa loro. Ogni incontro, scoprii, si tra*sformava in un'avventura, ogni perso*na diventava una lezione di vita, li ric*co, il povero, il forte e il debole, tutti erano pieni di dubbi e di sogni, proprio come me. E ognuno aveva una storia speciale da raccontare: bastava solo che li ascoltassi.
Un vecchio e barbuto vagabondo mi raccont? come fosse riuscito a sfamare la sua famiglia durante la crisi econo*mica degli Anni Trenta: sparava con la doppietta dentro uno stagno e poi rac*coglieva i pesci storditi dall'esplosione che galleggiavano in superficie. Un vi*gile mi spieg? che aveva imparato a muovere le mani per dirigere il traffico osservando attentamente toreri e diret*tori d'orchestra. E una giovane estetista mi comunic? la gioia che provava os*servando le anziane ospiti di una casa di riposo che sorridevano ammirando le loro nuove acconciature. Quanto spesso ci lasciamo sfuggire queste op*portunit?. La ragazza che tutti vedono bruttina, il giovane vestito da punk: queste persone, e tutte le altre che ab*biamo intorno, hanno qualcosa da rac*contare, proprio come voi. E, come voi, sognano di trovare qualcuno di*sposto ad ascoltarle.
Ecco la lezione di Craig. Prima di tutto, amate la gente; poi, fate domande. Vedrete che la luce che irradiate sugli altri torner? a riflettersi su di voi, centuplicata in splendore.
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