THE FAMILY MAN
(USA 2000), di Brett Ratner - Protagonisti: Nicolas Cage, T?a Leoni, Jeremy Piven, Don Cheadle
Jack Campbell ? un uomo d'affari di successo ("il vanto del capitalismo") e che fa soldi a palate, come consulente finanziario, tra Manhattan e Wall Street. Un giorno si risveglia nel New Jersey, nel bel mezzo di una vita parallela, quella che avrebbe vissuto se 13 anni prima non avesse deciso di partire per Londra a specializzarsi in economia, lasciando la fidanzata, Kate, all'aeroporto che gli chiedeva di rinunciare al viaggio. Siamo nel campo delle pure possibilit?, cose che possono succedere solo se interviene un angelo a cambiare il corso della storia, a duplicare l'esistenza, a presentarci il ventaglio di possibilit? che ogni scelta pu? innescare. Un angelo, comunque non l'angelo custode o addirittura un d?mone briccone, qui nelle vesti di un giovane nero che mette alla prova le anime umane, sottoponendole ad un'"occhiatina". Un film che si sviluppa su due impianti di sceneggiatura diversi, con prospettive di contenuto e di forma divergenti. In sostanza due vite diverse per due film paralleli: una da "single broker upper class", da "sciupafemmine" e profeta integralista del *** denaro, da uomo cio? che pu? avere tutto quello che vuole alzando un dito, come permettersi in ristorante una bottiglia di vino da 700 dollari; e un'altra da marito che ha sposato la donna a cui durante gli studi ha promesso eterno amore, con la routine della figliolanza, con un lavoro brutto e che garantisce appena la sopravvivenza. Un film dominato dall'estetica del capitalismo, ma che caldeggia una tesi semplice e buonista, sintesi melensa di una vagonata di buoni sentimenti: ? molto meglio vivere come un padre di famiglia - un family man appunto - una vita fatta di affetti semplici piuttosto che, da self made man ricco sfondato e arrivato, ma sostanzialmente solo, perch? gli affetti se li compra con il potere dei soldi. Il film ? una brutta copia di una lunga serie di film americani degli anni trenta e cinquanta, con un Nicolas Cage che arranca per diventare simpatico, ma che ci sottopone all'idea del doppio ruolo(l'avevamo gi? visto in "Face Off" di John Woo sdoppiarsi in criminale e poliziotto), del clone che si scontra con se stesso. La filosofia dei "se" aveva gi? prodotto recentemente film pi? intelligenti, come "Sliding Doors" (1997) di Peter Howitt. Ma in realt? il film di Brett Ratner, esperto in video musicali rap ed action movie ("Rush Hour - Due mine vaganti", 1998), cita a piene mani - la scena della neve ? platealmente citazionista - da "It's a wonderful life" ("La vita ? meravigliosa", 1946) di Frank Capra, una commedia che sapeva giocare abilmente sui registri della commedia e del drammatico. Era la storia di un brav'uomo di nome George Bailey (James Stewart), onesto e sfortunato, che vuol togliersi la vita quando gli appare, nei panni di un simpatico vecchietto, il suo angelo custode e gli mostra come sarebbe stato il mondo se non fosse mai nato. Cage ha detto che inizialmente il film "sembrava una sceneggiatura molto sdolcinata", ma la sua presenza non sembra aver dato una svolta ad un film che, qualcuno ha sostenuto, ? passato negli USA come una specie di spot funzionale alla campagna elettorale di Bush. Da noi funzionano meglio gli spot del Mulino Bianco, ma nessuno se n'? accorto.
Dedicato a Ja5 a cui questo film (e anche al sottoscritto) piace tantissimo
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