cmq se quel cornuto di coreano psicopatico, non avesse avuto le armi avrebbe perpetrato lo stesso il suo piano, incendiando, avvelenando, facendo esplodere ecc... insomma usando uno degli altri mille modi possibile per fare una strage, perchè il Rwanda insegna che quando c'è la volontà folle di "eliminare" i propri rivali e non si sono le armi da fuoco, si possono sempre usare quelle primitive come le pietre i bastoni e le lame. (quasi un milione di morti in rwanda, un olocausto a colpi di machete! (fonte ONU))
Vi ricordate della setta giapponese che avvelenò il metrò col gas nervino??? E i bambini della scuola di Beslan? oppure vogliamo citare i nostri delitti di Cogne, di Erba o di Novi Ligure? non è mai stata usata un’arma da fuoco;
Il problema principale x me non sono le armi, quelle offendo o "difendono" a seconda di chi le usa, non hanno una mente non hanno una coscienza o volontà di uccidere. Il problema vero, ce lo insegna la storia, è che l’aggressione è uno strumento primario della Natura che l’umano non ha ancora rimosso totalmente dal proprio comportamento e che, in presenza di determinati stimoli e/o situazioni, tende a riaffiorare.
Che la difesa dall’aggressione è anch’essa uno strumento della Natura in quanto anch’essa assolve alla funzione di assicurare la continuazione della specie.
Di solito, generalizzando un attimo, in un conflitto sopravvive l’aggressore fisicamente più forte oppure l’aggredito la cui volontà di sopravvivenza è più forte. Entrambi obbediscono allo stesso imperativo che la Natura porta in sé.
Ora, la società umana si è data dei codici di comportamento che si sono evoluti dalla legge del taglione fino a forme meno “drastiche”.
Ha stabilito cioè il principio che la difesa del singolo deve essere affidata alla collettività attraverso esercito, forze dell’ordine, tribunali, carceri.
Contemporaneamente ha affidato all’educazione, cioè alla conoscenza, almeno una parte della prevenzione.
Da notare che anche l’educazione è una forma di imposizione preventiva di regole che istintivamente l’animale-uomo tenderebbe a non rispettare ai fini della necessità primaria della sopravvivenza.
Ciò nonostante, essendo questo un processo in divenire, possono verificarsi casi in cui le strutture che la società si è data non siano sufficienti ad assicurare che TUTTI rispettino le regole e, conseguentemente, a proteggere QUELLI CHE RISPETTANO LE REGOLE (cioè che hanno rinunciato ad una parte del proprio individuale diritto immediato e primario a sopravvivere) da QUELLI CHE NON RISPETTANO LE REGOLE.
A questo punto entra in gioco il LIBERO ARBITRIO: l’individuo AGGREDITO decide LIBERAMENTE se reagire o non reagire.
Se ieri negli USA, mancando in quel momento uno dei rappresentanti delle strutture a preposte alla difesa della collettività, ci fosse stato subito uno degli aggrediti in grado di REAGIRE e contrastare l’aggressore e se, intervenendo, lo avesse fermato subito, non si sarebbero risparmiate altre vite?
Dicevano bene gli Antichi Romani: "Si vis pacem, para bellum" o "Paritur pax bello"
Vi ricordate della setta giapponese che avvelenò il metrò col gas nervino??? E i bambini della scuola di Beslan? oppure vogliamo citare i nostri delitti di Cogne, di Erba o di Novi Ligure? non è mai stata usata un’arma da fuoco;
Il problema principale x me non sono le armi, quelle offendo o "difendono" a seconda di chi le usa, non hanno una mente non hanno una coscienza o volontà di uccidere. Il problema vero, ce lo insegna la storia, è che l’aggressione è uno strumento primario della Natura che l’umano non ha ancora rimosso totalmente dal proprio comportamento e che, in presenza di determinati stimoli e/o situazioni, tende a riaffiorare.
Che la difesa dall’aggressione è anch’essa uno strumento della Natura in quanto anch’essa assolve alla funzione di assicurare la continuazione della specie.
Di solito, generalizzando un attimo, in un conflitto sopravvive l’aggressore fisicamente più forte oppure l’aggredito la cui volontà di sopravvivenza è più forte. Entrambi obbediscono allo stesso imperativo che la Natura porta in sé.
Ora, la società umana si è data dei codici di comportamento che si sono evoluti dalla legge del taglione fino a forme meno “drastiche”.
Ha stabilito cioè il principio che la difesa del singolo deve essere affidata alla collettività attraverso esercito, forze dell’ordine, tribunali, carceri.
Contemporaneamente ha affidato all’educazione, cioè alla conoscenza, almeno una parte della prevenzione.
Da notare che anche l’educazione è una forma di imposizione preventiva di regole che istintivamente l’animale-uomo tenderebbe a non rispettare ai fini della necessità primaria della sopravvivenza.
Ciò nonostante, essendo questo un processo in divenire, possono verificarsi casi in cui le strutture che la società si è data non siano sufficienti ad assicurare che TUTTI rispettino le regole e, conseguentemente, a proteggere QUELLI CHE RISPETTANO LE REGOLE (cioè che hanno rinunciato ad una parte del proprio individuale diritto immediato e primario a sopravvivere) da QUELLI CHE NON RISPETTANO LE REGOLE.
A questo punto entra in gioco il LIBERO ARBITRIO: l’individuo AGGREDITO decide LIBERAMENTE se reagire o non reagire.
Se ieri negli USA, mancando in quel momento uno dei rappresentanti delle strutture a preposte alla difesa della collettività, ci fosse stato subito uno degli aggrediti in grado di REAGIRE e contrastare l’aggressore e se, intervenendo, lo avesse fermato subito, non si sarebbero risparmiate altre vite?
Dicevano bene gli Antichi Romani: "Si vis pacem, para bellum" o "Paritur pax bello"
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