Noi viviamo molto spesso di paure: nei confronti del domani, dell'ignoto, di un fatto che temiamo. Tali paure a volte possono essere collettive: la paura della fine del mondo, di una catastrofe nucleare o ecologica ecc. Per non parlare della paura vissuta proprio come clima che si respira giorno per giorno, ad es. in una società totalitaria (si pensi alle condizioni di vita durante il periodo nazista o stalinista o fascista) oppure nel mondo della delinquenza (la paura fa da padrona nel mondo del crimine giacché si diventa dei boss solo incutendo terrore agli altri e minacciando di violenza ...). come si vede, la paura è un'emozione molto comune, anzi è tipica non solo degli uomini ma anche degli animali, per cui ... non si vede che cosa ci sia da dire per suscitare una qualche riflessione.
Eppure ... proprio da un punto di vista filosofico la paura e l'angoscia sono state esaminate fin dall'antichità.
Ricorderò solo due nomi: Epicuro e Kierkegaard. Il primo fondò anzi buona parte della sua filosofia proprio sul tentativo di far superare all'uomo le sue paure (specialmente quella verso gli dèi e quella della morte) affinché potesse vivere libero e felice. Il secondo ci ha lasciato stupende riflessioni sul concetto dell'angoscia che sono state riprese persino a livello psichiatrico. A parte ciò, cosa possiamo dirne in generale?
Innanzitutto si potrebbe sottolineare il fatto che la paura è una emozione di difesa, ed è provocata da un pericolo reale o immaginato. Tale definizione (tratta dal Dizionario di psicologia di U. Galimberti, ed. Utet 1992) ci dice che la paura è sempre paura di qualche cosa, di un "oggetto" particolare, ed è comunque una reazione naturale di difesa, e quindi ... guai se non ci fosse, guai se non provassimo mai paura (saremmo temerari, degli imprudenti e anche degli sciocchi ... perché non terremmo conto del pericolo che ci sovrasta ... e dunque rischieremmo stupidamente la vita!).
Insomma, un po' di paura è salutare e ci dà anche ... la giusta carica (pensate ai momenti prima di un esame) per affrontare una situazione delicata; inoltre ci dà delle indicazioni morali non di poco conto: ci dice di essere prudenti e, come si sa, la prudenza è una delle virtù. Per dirla con una battuta, se vuoi essere felice, ogni tanto devi provare un po' di paura!
L'angoscia invece non ha un oggetto specifico ma designa uno stato emotivo che è tipico solo dell'uomo: io provo l'angoscia quando mi rendo conto che la mia vita è una serie continua di possibilità diverse che - ed è questo l'importante - possono in ogni istante cambiare e dunque trasformare radicalmente la mia esistenza. Chi mi vieta, infatti, in un qualunque momento, di modificare quanto ho appena fatto, di mutare drasticamente la mia vita? Chi mi può vietare - per fare un esempio estremo - di fare una strage, di uccidere e uccidermi, di fare "pazzie" e simili? A volte solo la pigrizia, però, se volessimo e ci intestardissimo ...
Ecco, l'angoscia è appunto prendere consapevolezza che, in ogni istante della nostra vita, noi possiamo negare la scelta appena fatta e ciò ... ci provoca appunto l'angoscia. Ma se è così, l'angoscia non dobbiamo cercare di superarla o negarla, al contrario, dobbiamo farla nostra, accettarla e viverla come condizione esistenziale inevitabile della nostra vita. Anzi, oserei dire che se non vivessimo l'angoscia, se non l'avessimo mai provata, ciò vorrebbe dire che forse non abbiamo ancora riflettuto abbastanza sulla condizione umana.
Ma c'è di più: le ansie, gli spaventi, le fobie che possiamo provare non sono altro che i sintomi della paura o della angoscia, mascherati da malesseri medici. In altri termini, tutte le nostre paure (usando il termine in senso generale) non sono altro che sintomi del nostro disagio esistenziale, della nostra paura di vivere. E la nostra paura di vivere è tale perché ... finora siamo sempre fuggiti da noi stessi, non abbiamo avuto tempo per fermarci un po' a riflettere, a venire in chiaro di quello che siamo, e ci siamo storditi in mille attività pur di non pensare (è il divertissement di cui parla Pascal nei suoi Pensieri).
Noi abbiamo grandi paure, come la paura della morte e la paura di non riuscire a dare un senso alla nostra vita. Nel primo caso la paura della morte non si riferisce tanto alla morte in sé (di cui non abbiamo esperienza) ma in realtà la paura dell'aldilà, la paura di essere giudicati e di conseguenza puniti.
Il secondo caso è la paura di ... aver sprecato la propria vita, la paura di non aver fatto nulla di valido o di aver fatto troppo poco. Comunque sia, tutto ciò è indice di quel disagio esistenziale di cui dicevo prima. Insomma, la cosa più importante per l'uomo, quella da farsi prima di tutte le altre, la cosa da non rimandare ... è la conoscenza di se stesso. Solo nella misura in cui riusciremo a riflettere un po' su noi stessi, riusciremo a vivere meglio. L'origine di tanti malesseri, depressioni, stress, fobie ecc. è proprio lì, nella mancata conoscenza di noi stessi.
Abbiamo tutti sotto gli occhi i casi di persone ricche, di successo, indaffaratissime eppure infelicissime e piene di paure ... perché rifuggono da loro stesse; sono debolissime interiormente perché non conoscono chi sono e non sanno che cosa vale veramente ... sono da compatire, non da invidiare! E invece i mass media ce li additano come modelli di vita da imitare. Che stupidaggine! Del resto la nostra non è forse una società malata, alienata e infelice? Ma lo è solamente perché ... ha dimenticato di ricercare la saggezza ed ha capovolto i veri valori, mettendo al primo posto quelli illusori e temporanei invece di quelli che sono essenziali e che tutti possiamo perseguire (ricchi o poveri, giovani o vecchi) quali la libertà, la verità, l'amore, la pace, la tolleranza, il rispetto ecc. ecc. ecc. Una società sana e i cui membri non hanno paura è quella ricca ... di spirito e non di cose!
tengo a precisare che nn l'ho scritto io......nn sn così geniale ed acculturata...
Eppure ... proprio da un punto di vista filosofico la paura e l'angoscia sono state esaminate fin dall'antichità.
Ricorderò solo due nomi: Epicuro e Kierkegaard. Il primo fondò anzi buona parte della sua filosofia proprio sul tentativo di far superare all'uomo le sue paure (specialmente quella verso gli dèi e quella della morte) affinché potesse vivere libero e felice. Il secondo ci ha lasciato stupende riflessioni sul concetto dell'angoscia che sono state riprese persino a livello psichiatrico. A parte ciò, cosa possiamo dirne in generale?
Innanzitutto si potrebbe sottolineare il fatto che la paura è una emozione di difesa, ed è provocata da un pericolo reale o immaginato. Tale definizione (tratta dal Dizionario di psicologia di U. Galimberti, ed. Utet 1992) ci dice che la paura è sempre paura di qualche cosa, di un "oggetto" particolare, ed è comunque una reazione naturale di difesa, e quindi ... guai se non ci fosse, guai se non provassimo mai paura (saremmo temerari, degli imprudenti e anche degli sciocchi ... perché non terremmo conto del pericolo che ci sovrasta ... e dunque rischieremmo stupidamente la vita!).
Insomma, un po' di paura è salutare e ci dà anche ... la giusta carica (pensate ai momenti prima di un esame) per affrontare una situazione delicata; inoltre ci dà delle indicazioni morali non di poco conto: ci dice di essere prudenti e, come si sa, la prudenza è una delle virtù. Per dirla con una battuta, se vuoi essere felice, ogni tanto devi provare un po' di paura!
L'angoscia invece non ha un oggetto specifico ma designa uno stato emotivo che è tipico solo dell'uomo: io provo l'angoscia quando mi rendo conto che la mia vita è una serie continua di possibilità diverse che - ed è questo l'importante - possono in ogni istante cambiare e dunque trasformare radicalmente la mia esistenza. Chi mi vieta, infatti, in un qualunque momento, di modificare quanto ho appena fatto, di mutare drasticamente la mia vita? Chi mi può vietare - per fare un esempio estremo - di fare una strage, di uccidere e uccidermi, di fare "pazzie" e simili? A volte solo la pigrizia, però, se volessimo e ci intestardissimo ...
Ecco, l'angoscia è appunto prendere consapevolezza che, in ogni istante della nostra vita, noi possiamo negare la scelta appena fatta e ciò ... ci provoca appunto l'angoscia. Ma se è così, l'angoscia non dobbiamo cercare di superarla o negarla, al contrario, dobbiamo farla nostra, accettarla e viverla come condizione esistenziale inevitabile della nostra vita. Anzi, oserei dire che se non vivessimo l'angoscia, se non l'avessimo mai provata, ciò vorrebbe dire che forse non abbiamo ancora riflettuto abbastanza sulla condizione umana.
Ma c'è di più: le ansie, gli spaventi, le fobie che possiamo provare non sono altro che i sintomi della paura o della angoscia, mascherati da malesseri medici. In altri termini, tutte le nostre paure (usando il termine in senso generale) non sono altro che sintomi del nostro disagio esistenziale, della nostra paura di vivere. E la nostra paura di vivere è tale perché ... finora siamo sempre fuggiti da noi stessi, non abbiamo avuto tempo per fermarci un po' a riflettere, a venire in chiaro di quello che siamo, e ci siamo storditi in mille attività pur di non pensare (è il divertissement di cui parla Pascal nei suoi Pensieri).
Noi abbiamo grandi paure, come la paura della morte e la paura di non riuscire a dare un senso alla nostra vita. Nel primo caso la paura della morte non si riferisce tanto alla morte in sé (di cui non abbiamo esperienza) ma in realtà la paura dell'aldilà, la paura di essere giudicati e di conseguenza puniti.
Il secondo caso è la paura di ... aver sprecato la propria vita, la paura di non aver fatto nulla di valido o di aver fatto troppo poco. Comunque sia, tutto ciò è indice di quel disagio esistenziale di cui dicevo prima. Insomma, la cosa più importante per l'uomo, quella da farsi prima di tutte le altre, la cosa da non rimandare ... è la conoscenza di se stesso. Solo nella misura in cui riusciremo a riflettere un po' su noi stessi, riusciremo a vivere meglio. L'origine di tanti malesseri, depressioni, stress, fobie ecc. è proprio lì, nella mancata conoscenza di noi stessi.
Abbiamo tutti sotto gli occhi i casi di persone ricche, di successo, indaffaratissime eppure infelicissime e piene di paure ... perché rifuggono da loro stesse; sono debolissime interiormente perché non conoscono chi sono e non sanno che cosa vale veramente ... sono da compatire, non da invidiare! E invece i mass media ce li additano come modelli di vita da imitare. Che stupidaggine! Del resto la nostra non è forse una società malata, alienata e infelice? Ma lo è solamente perché ... ha dimenticato di ricercare la saggezza ed ha capovolto i veri valori, mettendo al primo posto quelli illusori e temporanei invece di quelli che sono essenziali e che tutti possiamo perseguire (ricchi o poveri, giovani o vecchi) quali la libertà, la verità, l'amore, la pace, la tolleranza, il rispetto ecc. ecc. ecc. Una società sana e i cui membri non hanno paura è quella ricca ... di spirito e non di cose!
tengo a precisare che nn l'ho scritto io......nn sn così geniale ed acculturata...
Comment