Il caso dei Pensionati, che per le ultime Europee hanno ottenuto centottanta volte quello che avevano investito. L?eccezione dei radicali
Spesi 16 mila euro, incassati tre milioni I partiti e il business dei rimborsi elettorali
Nel 2006 le forze politiche hanno ricevuto oltre 200 milioni
Il radiotelegrafista Fatuzzo Carlo, giunto alla veneranda et? di 43 anni, intercett? sulle onde elettromagnetiche un?ispirazione: datti alla politica. Detto fatto, fond? il partito dei pensionati. Il pi? redditizio del mondo. Basti dire che nella campagna per le ultime europee invest? 16.435 euro ottenendo un rimborso centottanta volte pi? alto: quasi tre milioni. Un affare mai visto neanche nelle fiammate borsistiche della corsa all?oro di internet. Eppure, il suo ? solo il caso pi? plateale. Perch?, fatta eccezione per i radicali, quei rimborsi sono sempre spropositati rispetto alle somme realmente spese. E dimostrano in modo abbagliante come i partiti, negli ultimi anni, abbiano davvero esagerato. Il referendum del 18 aprile ?93 era stato chiarissimo: il 90,3% delle persone voleva abolire il finanziamento pubblico dei partiti. Giuliano Amato, a capo del governo, ne aveva preso atto con parole nette: ?Cerchiamo di essere consapevoli: l?abolizione del finanziamento statale non ? fine a se stessa, esprime qualcosa di pi?, il ripudio del partito parificato agli organi pubblici e collocato tra essi?.
Certo, il voto era stato influenzato dal vento impetuoso della rivolta morale contro gli abusi della Prima Repubblica, travolta da mille scandali. E magari ? vero che conteneva una certa dose di antiparlamentarismo, trascinato da mugghianti mandrie di torelli giustizialisti che presto si sarebbero trasformati in pensosi bovi garantisti. Di pi?: forse era solo una illusione velleitaria l?idea che una democrazia complessa potesse reggersi sulla forza di partiti dalle opinioni forti e dai corpi leggeri come piume. Maanche chi da anni teorizza la necessit? che la societ? si faccia carico di mantenere i partiti quali strumenti di democrazia, dovr? ammettere che la deriva fa spavento. Ve lo ricordate perch? nacquero, i rimborsi elettorali? Per aggirare, senza dar nell?occhio, quel referendum del ?93. E sulle prime l?obolo imposto era contenuto: 800 lire per ogni cittadino residente e per ognuna delle due Camere. Totale: 1.600 lire. Pari, fatta la tara all?inflazione, a un euro e 10 centesimi di oggi. Erano troppo pochi? Pu? darsi. Certo ? che, via via che l?ondata del biennio ?92/?93 si quietava nella risacca, i partiti si sono ripresi tutto. Diventando sempre pi? ingordi. Fino a divorare oggi, nelle sole elezioni politiche, dieci volte pi? di dieci anni fa. Eppure, la prima svolta sembr? gi? esagerata. Era il 1999. L?idea transitoria del 4 per mille (volontario) sul quale i partiti prendevano degli anticipi, si era rivelata un fallimento.
A marzo, con un pezzo della destra che denunciava l?ingordigia dei ?rossi?, passarono l?abolizione delle agevolazioni postali in campagna elettorale e l?eliminazione dell?anticipo: i partiti avrebbero dovuto restituire in 5 anni, nella misura del 20% annuo del totale, le somme ?eventualmente ricevute in eccesso?. Macch?. Non solo la restituzione fu svuotata dalla scelta di non varare mai (mai) il decreto di conguaglio. Ma due mesi dopo, col voto favorevole d?una maggioranza larghissima e il plauso anche della Lega (?Questa legge ci avvicina all?Europa?, disse Maurizio Balocchi, coordinatore dei tesorieri dei partiti) pass? un ritocco assai vistoso: da 800 a 4.000 lire per ogni elettore e per ogni camera alle Politiche. Pi? rimborsi analoghi per le Europee e le Regionali. Pi? un forfait, volta per volta, per le elezioni amministrative. Una grandinata di soldi mai vista prima. Che avrebbe portato nel 2001 le forze politiche a incassare in rimborsi oltre 165 miliardi di lire, pari a 92.814.915 euro. Una somma enorme. Eppure l?anno dopo, a maggioranza parlamentare ribaltata, mentre invitavano gli italiani a tenere duro perch? dopo l?11 settembre i cieli erano foschi, i partiti erano ancora l?, pi? affamati di prima. Ricordate le risse di quel 2002? La destra irrideva agli anni del consociativismo cantando le virt? della nuova era dove mai i suoi voti sarebbero stati mischiati a quelli ?comunisti?. La sinistra barriva nelle piazze che mai si sarebbe lasciata infettare da un accordo con l?orrida destra.
Finch? presentarono insieme una leggina, firmata praticamente da un rappresentante di ciascun partito perch? nessuno gridasse allo scandalo (Deodato, Ballaman, GiovanniBianchi, Biondi, Buontempo, Colucci, Alberta De Simone, Luciano Dussin, Fiori, Manzini, Mastella, Mazzocchi, Mussi, Pistone, Rotondi, Tarditi, Trupia, Valpiana) che portava i rimborsi addirittura a 5 euro per ogni iscritto alle liste elettorali e per ciascuna delle due Camere. Una scelta discutibile con l?aggiunta di una indecente furberia: anche il calcolo dei rimborsi per il Senato andava fatto sulla base degli elettori della Camera. I quali sono, senza calcolare gli italiani all?estero, 47.160.244. Contro i 43.062.020 degli aventi diritto a votare per Palazzo Madama: 4.098.224 in meno. Risultato: si sono accaparrati, solo quest?anno, con quel trucchetto, 20.491.120 euro in pi?. Il triplo, per dare un?idea, di quanto ? costata a Padova la ?Citt? della speranza? che grazie alla generosit? dei benefattori privati riesce a svolgere il ruolo di Centro diagnostico nazionale a disposizione di tutti gli ospedali italiani per l?individuazione e la cura delle leucemie infantili. O, se volete, quanto ? stato investito in dieci anni nella ricerca dal centro patavino. Totale dei rimborsi elettorali per il 2006: 200.819.044 euro. Una montagna di denaro destinata l?anno prossimo, dice la Finanziaria, a crescere ancora di altri 3 milioni e mezzo di euro.
Confronti: i partiti assorbono oggi oltre il doppio (quasi 201 milioni contro quasi 93) di quanto assorbivano cinque anni fa. Il balzello ? passato dal 1993 ad oggi, con l?appoggio, la complicit? o il tacito consenso di tutti (salvo le eccezioni di cui dicevamo e un po? di distinguo) da 1,1 a 10 euro per ogni cittadino. E ogni ciclo elettorale (politiche, regionali, europee, amministrative...) ci costa ormai un miliardo di euro a lustro. Per carit?, qualcuno cui tutto questo sembra abnorme, c??. Lo si ? visto anche ieri con la richiesta di nuove regole di Cesare Salvi, Massimo Villone e Valdo Spini. I quali hanno rilanciato in parte anche le proposte di Silvana Mura, la tesoriera dell?Italia dei Valori che ha presentato due emendamenti alla Finanziaria per limitare i rimborsi almeno al calcolo di chi ? andato a votare e abrogare una leggina approvata dal precedente parlamento che stabilisce lo scandaloso principio in base al quale i rimborsi elettorali (erogati in tranche annuali) sono dovuti anche nel caso di scioglimento anticipato delle Camere. Scelte di pura decenza, eppure devastanti. Lo dice il confronto fra le somme spese effettivamente per le campagne elettorali, e accertate da un?indagine della Corte dei Conti (l?unico che ci permette di compilare tabelle omogenee) sulle Europee del 1999 e del 2004. La differenza, come si nota, ? scandalosamente enorme. E non solo per il Partito dei pensionati, che gi? nel ?99 aveva ricevuto 76 volte ci? che aveva speso. Basti vedere il guadagno della Fiamma Tricolore (che ha incassato 81 volte di pi?), di Rifondazione (13 volte di pi?), dei Comunisti Italiani (12 volte di pi?), dell?Ulivo (7,8 volte di pi?), di Alessandra Mussolini (6 volte di pi?), della Lega (5,9 volte di pi?) ma anche dei grandi partiti. Totale delle spese accertate: 88 milioni di euro. Totale dei rimborsi: 249. Quasi il triplo.
Sergio Rizzo Gian Antonio Stella
Spesi 16 mila euro, incassati tre milioni I partiti e il business dei rimborsi elettorali
Nel 2006 le forze politiche hanno ricevuto oltre 200 milioni
Il radiotelegrafista Fatuzzo Carlo, giunto alla veneranda et? di 43 anni, intercett? sulle onde elettromagnetiche un?ispirazione: datti alla politica. Detto fatto, fond? il partito dei pensionati. Il pi? redditizio del mondo. Basti dire che nella campagna per le ultime europee invest? 16.435 euro ottenendo un rimborso centottanta volte pi? alto: quasi tre milioni. Un affare mai visto neanche nelle fiammate borsistiche della corsa all?oro di internet. Eppure, il suo ? solo il caso pi? plateale. Perch?, fatta eccezione per i radicali, quei rimborsi sono sempre spropositati rispetto alle somme realmente spese. E dimostrano in modo abbagliante come i partiti, negli ultimi anni, abbiano davvero esagerato. Il referendum del 18 aprile ?93 era stato chiarissimo: il 90,3% delle persone voleva abolire il finanziamento pubblico dei partiti. Giuliano Amato, a capo del governo, ne aveva preso atto con parole nette: ?Cerchiamo di essere consapevoli: l?abolizione del finanziamento statale non ? fine a se stessa, esprime qualcosa di pi?, il ripudio del partito parificato agli organi pubblici e collocato tra essi?.
Certo, il voto era stato influenzato dal vento impetuoso della rivolta morale contro gli abusi della Prima Repubblica, travolta da mille scandali. E magari ? vero che conteneva una certa dose di antiparlamentarismo, trascinato da mugghianti mandrie di torelli giustizialisti che presto si sarebbero trasformati in pensosi bovi garantisti. Di pi?: forse era solo una illusione velleitaria l?idea che una democrazia complessa potesse reggersi sulla forza di partiti dalle opinioni forti e dai corpi leggeri come piume. Maanche chi da anni teorizza la necessit? che la societ? si faccia carico di mantenere i partiti quali strumenti di democrazia, dovr? ammettere che la deriva fa spavento. Ve lo ricordate perch? nacquero, i rimborsi elettorali? Per aggirare, senza dar nell?occhio, quel referendum del ?93. E sulle prime l?obolo imposto era contenuto: 800 lire per ogni cittadino residente e per ognuna delle due Camere. Totale: 1.600 lire. Pari, fatta la tara all?inflazione, a un euro e 10 centesimi di oggi. Erano troppo pochi? Pu? darsi. Certo ? che, via via che l?ondata del biennio ?92/?93 si quietava nella risacca, i partiti si sono ripresi tutto. Diventando sempre pi? ingordi. Fino a divorare oggi, nelle sole elezioni politiche, dieci volte pi? di dieci anni fa. Eppure, la prima svolta sembr? gi? esagerata. Era il 1999. L?idea transitoria del 4 per mille (volontario) sul quale i partiti prendevano degli anticipi, si era rivelata un fallimento.
A marzo, con un pezzo della destra che denunciava l?ingordigia dei ?rossi?, passarono l?abolizione delle agevolazioni postali in campagna elettorale e l?eliminazione dell?anticipo: i partiti avrebbero dovuto restituire in 5 anni, nella misura del 20% annuo del totale, le somme ?eventualmente ricevute in eccesso?. Macch?. Non solo la restituzione fu svuotata dalla scelta di non varare mai (mai) il decreto di conguaglio. Ma due mesi dopo, col voto favorevole d?una maggioranza larghissima e il plauso anche della Lega (?Questa legge ci avvicina all?Europa?, disse Maurizio Balocchi, coordinatore dei tesorieri dei partiti) pass? un ritocco assai vistoso: da 800 a 4.000 lire per ogni elettore e per ogni camera alle Politiche. Pi? rimborsi analoghi per le Europee e le Regionali. Pi? un forfait, volta per volta, per le elezioni amministrative. Una grandinata di soldi mai vista prima. Che avrebbe portato nel 2001 le forze politiche a incassare in rimborsi oltre 165 miliardi di lire, pari a 92.814.915 euro. Una somma enorme. Eppure l?anno dopo, a maggioranza parlamentare ribaltata, mentre invitavano gli italiani a tenere duro perch? dopo l?11 settembre i cieli erano foschi, i partiti erano ancora l?, pi? affamati di prima. Ricordate le risse di quel 2002? La destra irrideva agli anni del consociativismo cantando le virt? della nuova era dove mai i suoi voti sarebbero stati mischiati a quelli ?comunisti?. La sinistra barriva nelle piazze che mai si sarebbe lasciata infettare da un accordo con l?orrida destra.
Finch? presentarono insieme una leggina, firmata praticamente da un rappresentante di ciascun partito perch? nessuno gridasse allo scandalo (Deodato, Ballaman, GiovanniBianchi, Biondi, Buontempo, Colucci, Alberta De Simone, Luciano Dussin, Fiori, Manzini, Mastella, Mazzocchi, Mussi, Pistone, Rotondi, Tarditi, Trupia, Valpiana) che portava i rimborsi addirittura a 5 euro per ogni iscritto alle liste elettorali e per ciascuna delle due Camere. Una scelta discutibile con l?aggiunta di una indecente furberia: anche il calcolo dei rimborsi per il Senato andava fatto sulla base degli elettori della Camera. I quali sono, senza calcolare gli italiani all?estero, 47.160.244. Contro i 43.062.020 degli aventi diritto a votare per Palazzo Madama: 4.098.224 in meno. Risultato: si sono accaparrati, solo quest?anno, con quel trucchetto, 20.491.120 euro in pi?. Il triplo, per dare un?idea, di quanto ? costata a Padova la ?Citt? della speranza? che grazie alla generosit? dei benefattori privati riesce a svolgere il ruolo di Centro diagnostico nazionale a disposizione di tutti gli ospedali italiani per l?individuazione e la cura delle leucemie infantili. O, se volete, quanto ? stato investito in dieci anni nella ricerca dal centro patavino. Totale dei rimborsi elettorali per il 2006: 200.819.044 euro. Una montagna di denaro destinata l?anno prossimo, dice la Finanziaria, a crescere ancora di altri 3 milioni e mezzo di euro.
Confronti: i partiti assorbono oggi oltre il doppio (quasi 201 milioni contro quasi 93) di quanto assorbivano cinque anni fa. Il balzello ? passato dal 1993 ad oggi, con l?appoggio, la complicit? o il tacito consenso di tutti (salvo le eccezioni di cui dicevamo e un po? di distinguo) da 1,1 a 10 euro per ogni cittadino. E ogni ciclo elettorale (politiche, regionali, europee, amministrative...) ci costa ormai un miliardo di euro a lustro. Per carit?, qualcuno cui tutto questo sembra abnorme, c??. Lo si ? visto anche ieri con la richiesta di nuove regole di Cesare Salvi, Massimo Villone e Valdo Spini. I quali hanno rilanciato in parte anche le proposte di Silvana Mura, la tesoriera dell?Italia dei Valori che ha presentato due emendamenti alla Finanziaria per limitare i rimborsi almeno al calcolo di chi ? andato a votare e abrogare una leggina approvata dal precedente parlamento che stabilisce lo scandaloso principio in base al quale i rimborsi elettorali (erogati in tranche annuali) sono dovuti anche nel caso di scioglimento anticipato delle Camere. Scelte di pura decenza, eppure devastanti. Lo dice il confronto fra le somme spese effettivamente per le campagne elettorali, e accertate da un?indagine della Corte dei Conti (l?unico che ci permette di compilare tabelle omogenee) sulle Europee del 1999 e del 2004. La differenza, come si nota, ? scandalosamente enorme. E non solo per il Partito dei pensionati, che gi? nel ?99 aveva ricevuto 76 volte ci? che aveva speso. Basti vedere il guadagno della Fiamma Tricolore (che ha incassato 81 volte di pi?), di Rifondazione (13 volte di pi?), dei Comunisti Italiani (12 volte di pi?), dell?Ulivo (7,8 volte di pi?), di Alessandra Mussolini (6 volte di pi?), della Lega (5,9 volte di pi?) ma anche dei grandi partiti. Totale delle spese accertate: 88 milioni di euro. Totale dei rimborsi: 249. Quasi il triplo.
Sergio Rizzo Gian Antonio Stella
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