Quello che segue, l'ha scritto Giancarlo un amico Guzzista (anche lui neppure troppo giovane) e spero che apprezzerete.
Perch? il filo dei miei pensieri scende lungo quello del gas, della
frizione, del freno. E da questi risalgono, come fossero quelli
di "lei".
Lo stesso succede coi miei piedi.
E con il bacino.
Perch? con la moto faccio corpo unico, la sento; mi avverte della
qualit? dell'aderenza in modo immediato, ed il mio corpo (testa,
spalle, schiena, ginocchia: e direttamente mani, piedi, bacino)
asseconda il suo gioco. Ognuna delle due ruote mi manda segnali, e
cos? il motore. Il nostro ? un dialogo, sospeso sul filo
dell'equilibrio. Che cerca l'armonia, e solo da questa nasce il
viaggio.
L'auto no: ? un videogame d'accordo; ma anche una cosa mediata.
Perfino su una spider agile e leggera - sapete, una volta esistevano
auto meravigliose nervose e leggere per quanto poco potenti - anche
su una spider dicevo, la sensazione non ? la stessa. Perfino sulla
500ina, eri chiuso dentro e la controllavi da lontano...
C'? un mondo di lamiera che mi divide dall'asfalto, dall'aria, dai
rumori. Che mi tiene dritto e mi schiaccia di qua e di l?. Che mi
impedisce di muovermi liberamente, di spostare il peso del corpo
liberamente (se sono solo) od impercettibilmente (quando viaggiamo in
coppia). Non mi asseconda: non la assecondo.
Se voglio, stacco la spina e viaggio indefinitamente, osservando con
la coda dell'occhio e reagendo in modo semi-automatico, semi-
distratto.
E' altro-da-me, un cubo da riempire e muovere senza grande
partecipazione.
Mi trasporta, e posso solo dominarla.
Ecco: dominare.
La moto, non la domino: io la guido, lei si fa guidare.
Impossibile distrarmi, staccare la spina: la vigilanza e la
partecipazione mi sono essenziali per condurla, per averla fedele ed
amica.
E' il cavallo.
Contrapposto alla goffa carrozza.
E' mai esistito un centauro... met? carrozza?
Perch? il filo dei miei pensieri scende lungo quello del gas, della
frizione, del freno. E da questi risalgono, come fossero quelli
di "lei".
Lo stesso succede coi miei piedi.
E con il bacino.
Perch? con la moto faccio corpo unico, la sento; mi avverte della
qualit? dell'aderenza in modo immediato, ed il mio corpo (testa,
spalle, schiena, ginocchia: e direttamente mani, piedi, bacino)
asseconda il suo gioco. Ognuna delle due ruote mi manda segnali, e
cos? il motore. Il nostro ? un dialogo, sospeso sul filo
dell'equilibrio. Che cerca l'armonia, e solo da questa nasce il
viaggio.
L'auto no: ? un videogame d'accordo; ma anche una cosa mediata.
Perfino su una spider agile e leggera - sapete, una volta esistevano
auto meravigliose nervose e leggere per quanto poco potenti - anche
su una spider dicevo, la sensazione non ? la stessa. Perfino sulla
500ina, eri chiuso dentro e la controllavi da lontano...
C'? un mondo di lamiera che mi divide dall'asfalto, dall'aria, dai
rumori. Che mi tiene dritto e mi schiaccia di qua e di l?. Che mi
impedisce di muovermi liberamente, di spostare il peso del corpo
liberamente (se sono solo) od impercettibilmente (quando viaggiamo in
coppia). Non mi asseconda: non la assecondo.
Se voglio, stacco la spina e viaggio indefinitamente, osservando con
la coda dell'occhio e reagendo in modo semi-automatico, semi-
distratto.
E' altro-da-me, un cubo da riempire e muovere senza grande
partecipazione.
Mi trasporta, e posso solo dominarla.
Ecco: dominare.
La moto, non la domino: io la guido, lei si fa guidare.
Impossibile distrarmi, staccare la spina: la vigilanza e la
partecipazione mi sono essenziali per condurla, per averla fedele ed
amica.
E' il cavallo.
Contrapposto alla goffa carrozza.
E' mai esistito un centauro... met? carrozza?
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